La Genesi alla lettera

Indice

Libro XI

24.31 - Gli empi, gli apostati di Cristo e della Chiesa sono "corpo" del diavolo

La Scrittura dunque, per mezzo del profeta Isaia dice: Come mai è caduto dal cielo Lucifero, che sorge al mattino?

È stato abbattuto a terra colui che mandava ambasciate a tutte le nazioni.

Eppure tu dicevi in cuor tuo: "Salirò in cielo, porrò il mio trono sopra le stelle del cielo, sederò su di un monte eccelso, al di sopra dei monti più alti del nord, salirò sulle nubi, sarò simile all'Altissimo!".

Ora invece scenderai agli inferi, ( Is 14,12-15 ) ecc.

Queste parole vengono interpretate come riferite al diavolo simboleggiato nel re di Babilonia.

La maggior parte delle cose suddette si riferiscono però al "corpo" del diavolo, a coloro cioè che egli recluta anche dal genere umano, e specialmente a coloro che a lui si uniscono mediante la superbia, ripudiando i comandamenti di Dio.

Infatti come nel Vangelo è chiamato "uomo" colui che era il diavolo: Un uomo nemico ha fatto ciò, ( Mt 13,28 ) così uno che era uomo è chiamato "diavolo" in quest'altro passo del Vangelo: Non sono stato forse io ad eleggere voi, i dodici?

Eppure uno di voi è un diavolo. ( Gv 6,70 )

Inoltre il corpo di Cristo, che è la Chiesa, è chiamato Cristo - come quando S. Paolo dice: Voi siete discendenti di Abramo, ( Gal 3,29 ) mentre poco prima aveva detto: Le promesse furono fatte ad Abramo e al suo discendente.

[ La Scrittura ] non dice: e ai discendenti, come se si trattasse di molti, ma: al tuo discendente, come a uno solo, cioè Cristo; ( Gal 3,16 ) e ancora: Come il corpo è uno solo, eppure ha molte membra, e tutte le membra del corpo, pur essendo molte, sono un corpo solo, così anche Cristo. ( 1 Cor 12,12 )

Allo stesso modo anche il corpo del diavolo è chiamato "il diavolo", poiché il diavolo è il capo di esso, cioè della moltitudine degli empi, soprattutto di coloro che - per così dire - cadono dal cielo separandosi da Cristo e dalla Chiesa.

A proposito di questo corpo vengono affermate, sotto forma di simbolo, molte cose che convengono non tanto al capo quanto al corpo e alle sue membra.

Lucifero, che spuntava al mattino e cadde, può quindi indicare la genìa degli apostati separati da Cristo o dalla Chiesa; codesti individui si cambiano in tenebre avendo perduta la luce che portavano in loro, allo stesso modo che coloro, i quali si convertono a Dio, passano dalle tenebre alla luce; in altre parole, coloro che erano tenebre, diventano luce.

25.32 - Sono corpo del diavolo anche gli eretici

S'intendono riferite parimenti al diavolo, simboleggiato nel principe di Tiro, le seguenti parole del profeta Ezechiele: Tu sei sigillo di somiglianza e corona di gloria; tu vivevi nelle delizie del paradiso di Dio.

Tu eri ornato d'ogni specie di pietre preziose, ( Ez 28,12-13 ) ecc.; queste espressioni, come le altre che seguono, si riferiscono non tanto allo spirito che è il principe del male, quanto al suo corpo.

Ora, la Chiesa è chiamata "Paradiso", come si legge nel Cantico dei cantici: Giardino chiuso, fonte sigillata, pozzo d'acque vive, paradiso pieno di alberi fruttiferi. ( Ct 4,12-13 )

Da questo paradiso si sono staccati tutti gli eretici separandosene o in modo visibile e materiale o con una separazione occulta e spirituale, benché sembri che rimangano uniti con il corpo della Chiesa; tutti coloro che [ si sono separati ] sono tornati al loro vomito, sebbene dopo che erano stati rimessi loro tutti i peccati, avessero camminato per un po' di tempo sulla via della giustizia.

La loro condizione finale è divenuta peggiore della prima, e sarebbe stato meglio per loro non conoscere la via della giustizia piuttosto che, una volta conosciutala, voltar le spalle al santo comandamento ch'era stato loro consegnato. ( Pr 26,11; 2 Pt 2,21-22 )

Questa genìa perversa è denotata dal Signore allorché dice che lo spirito maligno, dopo essere uscito da un uomo, torna con altri sette spiriti e s'installa in quella casa, ch'egli ha trovato già spazzata, e così la condizione finale di quell'uomo è peggiore della prima. ( Mt 12,43-45 )

A questa genìa d'individui, divenuti ormai corpo del diavolo, possono applicarsi le parole: Dal giorno che tu sei stato creato con i Cherubini - cioè con il trono di Dio, che tradotto significa: "pienezza di scienza" - e: Egli ti pose sul monte santo di Dio ( Sal 3,5 ) - cioè nella Chiesa, e quindi nei Salmi si dice: Egli mi ascoltò dal suo monte santo, tu eri in mezzo a pietre scintillanti ( Ez 28,14 ) - cioè tra i santi dallo spirito fervente, pietre viventi, ti sei comportato senza commettere peccati nei tuoi giorni dal dì che fosti creato,
finché in te non furono trovati i tuoi peccati. ( Ez 28,15 )

Queste parole potrebbero essere esaminate più accuratamente e così potrebbe forse mostrarsi che non solo possono avere questo senso ma che non possono averne assolutamente alcun altro.

26.33 - Conclusione: quattro ipotesi sulla caduta degli angeli

Ma la discussione sarebbe troppo lunga e la questione esigerebbe un altro trattato riservato a questo argomento; per adesso quindi ci basti questo compendio della seguente [ quadruplice ] alternativa:

1) o il diavolo, fin dal primo istante della sua creazione, per la sua empia superbia, cadde dalla felicità che avrebbe avuta, se lo avesse voluto;

2) o ci sono altri angeli, destinati a funzioni più umili in questo mondo, con i quali era vissuto godendo una certa loro felicità senza avere la prescienza del futuro e dalla compagnia dei quali, per la sua empia superbia, cadde come una specie di arcangelo con gli angeli sottomessi al suo comando - quand'anche fosse in qualche modo possibile addurre quest'ipotesi, ma sarebbe strano che fosse possibile -;

3) o almeno bisognerebbe cercare una ragione che spiegasse come tutti gli angeli santi, nell'ipotesi che il diavolo con i suoi angeli fosse vissuto con loro ugualmente felice per un certo tempo, non avevano ancora nemmeno essi una prescienza sicura della propria felicità perpetua ma la ricevettero solo dopo la caduta del diavolo;

4) o bisognerebbe [ infine ] cercare per qual demerito il diavolo insieme con i suoi compagni fu separato dagli altri angeli prima del suo peccato, sicché fosse ignaro della sua futura caduta, mentre gli altri angeli erano sicuri della loro perseveranza.

Noi tuttavia non dovremmo avere il minimo dubbio non solo che gli angeli peccatori sono stati precipitati in una specie di prigione nell'atmosfera caliginosa che avvolge la terra e vi sono detenuti per esser puniti nel giudizio [ finale ], come assicura l'apostolo [ Pietro ], ( 2 Pt 2,4 ) ma dobbiamo credere pure che nella beatitudine celeste degli angeli santi non è incerta la loro vita eterna, e questa non sarà incerta neppure per noi, conforme alla misericordia, alla grazia e alla promessa assolutamente fedele di Dio, quando saremo uniti a loro dopo la risurrezione e la trasformazione del nostro corpo terreno.

Noi viviamo in virtù di questa speranza e ci sentiamo confortati dalla grazia della sua promessa.

Ci sono poi altri quesiti riguardanti il diavolo e cioè: perché Dio lo ha creato pur prevedendo che si sarebbe pervertito; perché Dio, pur essendo onnipotente, non volge la sua volontà verso il bene.

Per questi quesiti sarà bene attenersi a quanto abbiamo detto allorché abbiamo trattato gli stessi problemi a proposito degli uomini peccatori per vedere che cosa può essere inteso o creduto, oppure se si trova - se è possibile - una soluzione migliore.

27.34 - Come il diavolo tentò l'uomo con il serpente e con la donna

Dio, dunque, il cui sovrano potere trascende tutto ciò ch'egli ha creato e che si serve degli angeli santi per far sì che il diavolo rimanga scornato - poiché dalla sua malizia trae vantaggio la Chiesa di Dio - non permise al diavolo di tentare la donna se non per mezzo del serpente, e l'uomo se non mediante la donna.

Ma nel caso del serpente fu il demonio a parlare servendosi di quello come di uno strumento eccitando la sua natura come egli poteva eccitarla e come quella poteva essere eccitata per produrre i suoni delle parole e i segni sensibili attraverso i quali la donna comprendesse la volontà del tentatore.

Al contrario nel caso della donna, che era una creatura razionale capace di articolare parole per un suo impulso personale, non fu il diavolo a parlare ma fu la donna che pronunciò le parole con cui persuase [ l'uomo ] sebbene fosse il diavolo a incoraggiarla interiormente con la sua istigazione occulta, come aveva agito esteriormente per mezzo del serpente.

Per la verità, se il diavolo avesse agito solo con l'istigazione occulta, come spinse Giuda a consegnare Cristo, ( Gv 13,2 ) la sua azione avrebbe potuto ottenere il suo effetto in un'anima spinta [ in tentazione ] dalla passione dell'orgoglio per il proprio potere.

Il diavolo però - come ho già detto - ha la volontà di tentare [ l'uomo ] ma non è in suo potere né il fare né il modo di fare ciò.

Egli dunque tentò perché gli era stato permesso ed effettuò la tentazione nel modo che gli era stato permesso; non sapeva però che la sua azione sarebbe stata utile a una categoria di persone né voleva questo risultato e per ciò stesso veniva schernito dagli angeli.

28.35 - Come il serpente poté conversare con la donna

Il serpente perciò non capiva le parole rivolte alla donna che erano proferite per suo mezzo, perché non si deve credere che l'anima del serpente fosse trasformata in una natura razionale, dal momento che neppure gli esseri umani, la cui natura è razionale, sanno ciò che dicono quando il demonio parla in loro nello stato d'ossessione che richiede l'intervento dell'esorcista.

Tanto meno si può credere che il serpente avrebbe potuto capire le parole che il diavolo pronunciava per mezzo di esso e dalla sua bocca, dato che non avrebbe compreso le parole che avesse udito pronunciare da un essere umano non invasato dall'ossessione diabolica.

Si crede anche che i serpenti odano e comprendano le parole dei Marsi e che sotto l'effetto dei loro incantesimi siano soliti balzar fuori dai loro nascondigli.

Anche in questo caso però agisce un potere diabolico per farci conoscere quali esseri la Provvidenza sottomette in ogni luogo ad altri esseri secondo un ordine naturale, e che cosa, con il suo potere sapientissimo, permette perfino a volontà cattive; così avviene che i serpenti siano abituati a essere stimolati dagli incantesimi degli uomini più di alcun altra specie di animali.

Anche questa è una prova non piccola che la natura umana fu sedotta alla sua origine dal colloquio del serpente con la donna.

I demoni infatti si compiacciono del potere ad essi dato di stimolare i serpenti mediante incantesimi umani per ingannare comunque quanti possono.

Questo potere è stato dato loro per mostrare una certa affinità che essi hanno con questa specie di animali e richiamare così alla mente ciò che avvenne all'origine [ del genere umano ]; questo fatto fu permesso affinché i caratteri tipici di ogni tentazione diabolica, simboleggiata nella natura del serpente, fossero fatti conoscere al genere umano, per istruire il quale essi dovevano essere scritti.

Ciò apparirà chiaro quando Dio pronuncerà la sua sentenza contro il serpente.

29.36 - In che senso il diavolo è chiamato "il più prudente", cioè "astuto"

La Scrittura perciò chiama il serpente il più avveduto, cioè il più astuto di tutti gli animali, ( Gen 3,1 ) a motivo dell'astuzia del diavolo che in esso e per mezzo di esso compiva l'inganno; così diciamo anche noi che una lingua è accorta o astuta quando è mossa da un individuo per convincere un altro in modo accorto ed astuto a far qualcosa.

In realtà questo potere o facoltà non appartiene al membro corporeo chiamato lingua ma di certo allo spirito che se ne serve.

Allo stesso modo chiamiamo bugiarda la penna di certi scrittori mentre la facoltà di mentire è propria solo d'un essere vivente e pensante.

La penna infatti viene chiamata bugiarda per il fatto che l'adopera un bugiardo per dire bugie, come se chiamassimo bugiardo il serpente poiché il diavolo se ne servì come uno scrittore si serve della sua penna per ingannare.

29.37 - Il serpente poté parlare alla donna per un prodigio del demonio

Ho creduto bene di sottolineare questo particolare, perché nessuno immagini che gli animali privi di ragione abbiano un'intelligenza umana o che tutto a un tratto siano trasformati in animali dotati di ragione.

Non vorrei che alcuno cadesse nella ridicola e funesta opinione della trasmigrazione delle anime dagli uomini nelle bestie o di quelle delle bestie negli uomini.

Il serpente parlò dunque alla donna come l'asina, su cui cavalcava Balaam, parlò a un uomo, ( Nm 22,28 ) con la sola differenza che nel primo caso era opera del diavolo mentre nel secondo era opera di un angelo.

Gli angeli buoni e quelli cattivi compiono alle volte azioni simili, come le compirono Mosè e i maghi del Faraone. ( Es 7,10-11 )

Tuttavia anche nel compiere questi prodigi gli angeli buoni sono più potenti mentre gli angeli cattivi non possono compierne alcuno se non è loro permesso da Dio per tramite degli angeli buoni, affinché ciascuno venga ripagato conforme alle disposizioni del proprio cuore o conforme alla grazia concessa da Dio; in ambedue i casi egli agisce con giustizia e bontà secondo la profondità che è nella ricchezza della sapienza e scienza di Dio. ( Rm 11,33 )

30.38 - Il dialogo tra il serpente e la donna

Il serpente dunque disse alla donna: "È vero che Dio ha detto: "Non dovete mangiare d'alcun albero del paradiso""?

La donna rispose al serpente: "Del frutto degli alberi che sono nel paradiso noi possiamo mangiare, ma quanto al frutto dell'albero che sta al centro del paradiso Dio ha detto: "Non dovete mangiare e non dovete toccarlo, per evitare di morire"". ( Gen 3,1-3 )

Il primo a rivolgere la domanda fu quindi il serpente e poi la donna rispose in quel modo; sicché la sua trasgressione sarebbe stata inescusabile e in alcun modo si sarebbe potuto affermare che la donna si fosse dimenticata del precetto di Dio, quantunque anche la sola dimenticanza del precetto, specialmente di quell'unico precetto tanto importante, sarebbe stata una negligenza assai colpevole, meritevole di essere punita.

Tuttavia la trasgressione del precetto è più evidente quando esso è ritenuto nella memoria e, disprezzando il precetto, viene disprezzato Dio che in certo senso risiede ed è presente in esso.

Ecco perché, dopo aver detto: Per coloro che si ricordano dei suoi comandamenti, il Salmista crede necessario aggiungere: affinché li adempiano. ( Sal 103,18 )

Poiché molti li ritengono nella memoria ma per disprezzarli e così il loro peccato di trasgressione è tanto più grave in quanto non c'è alcuna scusa della loro dimenticanza.

30.39 - Il serpente persuade con la menzogna le persone bramose del proprio potere

Rispose, quindi, il serpente alla donna: "Voi non morrete affatto.

Dio anzi sapeva che il giorno in cui ne mangerete si apriranno i vostri occhi e sarete simili a dèi, conoscitori del bene e del male". ( Gen 3,4-5 )

In qual modo queste parole avrebbero potuto persuadere la donna che l'azione proibita da Dio era buona e utile, se già nel suo spirito non ci fosse stato l'amore della propria autonomia e una specie di superba presunzione di se stessa che sarebbe stata messa a nudo ed umiliata mediante la tentazione?

Finalmente essa, non soddisfatta delle parole del serpente, si mise ad osservare l'albero e vide che l'albero era buono da mangiare e gradevole agli occhi; ( Gen 3,6 ) e poiché non credeva che mangiandone potesse morire, avrà pensato - a mio avviso - che Dio, dicendo: Se ne mangerete, morrete di certo, ( Gen 3,3 ) avesse parlato [ solo ] in senso figurato. Prese quindi un frutto dell'albero, ne mangiò e ne diede anche a suo marito che era con lei, offrendoglielo forse anche con alcune parole persuasive, che la Scrittura lascia a noi di capire pur senza riferirle.

O forse non c'era più bisogno di persuadere suo marito, dal momento che egli vide che lei non era morta per aver mangiato il frutto?

31.40 - In che senso si aprirono gli occhi dei progenitori

Essi, dunque, ne mangiarono. E si aprirono gli occhi ad entrambi. ( Gen 3,7 )

Si aprirono, per veder cosa, se non se stessi con reciproca concupiscenza in castigo del peccato nato dalla morte della carne?

Per conseguenza il loro non era più un corpo soltanto naturale, capace di venir trasformato in uno stato più perfetto e spirituale senza dover morire, [ come sarebbe avvenuto ] qualora si fossero mantenuti obbedienti, ma era ormai un corpo destinato alla morte, in cui la legge delle membra era in contrasto con quella dello spirito. ( Rm 7,23 )

In realtà non erano stati creati con gli occhi chiusi né andavano girando nel paradiso di delizie come ciechi e a tentoni col pericolo di toccare l'albero vietato anche senza saperlo e coglierne i frutti proibiti senza saperlo.

In qual modo, allora, furono condotti ad Adamo gli animali e gli uccelli per vedere come li avrebbe chiamati, se non li vedeva?

E in qual modo la donna, quando fu fatta, venne condotta davanti al marito e questi disse: Ora essa è osso tratto dalle mie ossa e carne tratta dalla mia carne ( Gen 2,23 ) ecc., se non la vedeva? In qual modo, infine, la donna vide che l'albero era buono da mangiare, piacevole a vedersi e affascinante a conoscersi, se i loro occhi erano chiusi?

31.41 - "Aprire gli occhi" qui e nell'episodio di Emmaus significa "conoscere"

Non dobbiamo, tuttavia, intendere in senso figurato un intero passo sulla base d'una sola frase metaforica.

Altri vedrà in qual senso il serpente disse: Si apriranno i vostri occhi.

Lo scrittore sacro racconta che il serpente disse così, ma lascia al lettore considerare in qual senso, proprio o simbolico, lo disse.

Quanto invece alla frase riferita dalla Scrittura: E si aprirono i loro occhi e si accorsero d'esser nudi, ( Gen 3,7 ) è stata scritta come sono narrati tutti gli altri fatti realmente avvenuti e perciò non ci devono indurre a considerarli come un racconto allegorico.

Poiché neppure l'Evangelista introduceva [ nel suo racconto ] parole dette da un'altra persona in senso figurato e nemmeno narrava, secondo il proprio arbitrio, fatti realmente accaduti quando, a proposito dei due discepoli [ di Emmaus ], di cui uno era Cleofa, dice che, dopo che il Signore ebbe spezzato il pane, si aprirono i loro occhi e lo riconobbero, mentre non lo avevano riconosciuto durante la via. ( Lc 24,13-31 )

Naturalmente l'Evangelista non vuol dire che camminavano ad occhi chiusi, ma solo che non avevano potuto riconoscerlo.

Come dunque in quel passo del Vangelo, così neppure in questo passo [ della Genesi ] si tratta di un racconto in senso figurato, sebbene la Scrittura usi una frase metaforica parlando di "occhi aperti" - che erano aperti anche prima - per indicare che si aprirono allora nel senso che videro e compresero ciò a cui prima non avevano fatto attenzione.

Quando infatti [ i nostri progenitori ] furono spinti da una temeraria curiosità a trasgredire il precetto, bramosi di sperimentare cose a loro nascoste e sapere qual conseguenza sarebbe derivata dal toccare il frutto proibito e provar piacere a infrangere i vincoli della proibizione con l'usare una funesta libertà credendo probabilmente che non ne sarebbe seguita la morte ch'essi avevano temuta.

Dobbiamo infatti pensare che il frutto di quell'albero fosse d'una specie simile a quella dei frutti degli altri alberi ch'essi avevano sperimentato essere innocui.

Essi perciò credettero piuttosto che Dio avrebbe potuto perdonare facilmente il loro peccato anziché sopportare con pazienza di non conoscere di che specie fosse il frutto o perché Dio avesse proibito di mangiarne.

Appena dunque trasgredirono il precetto, si trovarono completamente nudi interiormente, abbandonati dalla grazia che avevano offeso con una sfrontata arroganza e con orgoglioso amore per la propria indipendenza.

Gettando allora uno sguardo sulle proprie membra essi provarono un movimento di concupiscenza ch'era loro ignoto.

Indice