Lettere circolari

Indice

Sesta lettera circolare

Sull'eccellenza ed i doveri della vocazione

« Renouamini spiritu mentis vestrae ». « Rinnovatevi nell'intimo della vostra anima ». ( Ef 4,23 ).

« Novate vobis novale et nolite serere super spinas » « Preparatevi con cura una terra nuova e non seminate su spine ». ( Ger 4,3 ).

Laudetur Jesus Ghristus.

Miei cari e venerandi Confratelli,

La lettera che mi avete scritto in comune, dopo la vostra Consacrazione nella piccola Società del Cuore adorabile di Gesù, mi ha procurato la più dolce soddisfazione.

Mi rallegro nel Signore e Lo benedico dal più intimo dell'animo di avervi chiamati in modo specialissimo al suo servizio in questa Società.

Voi Gli appartenevate già assai sinceramente: e perché eravate suoi, ha voluto che a Lui aderiste con legami più forti e con una maggior conformità tra i vostri sentimenti e quelli del suo divin Cuore.

Me ne rallegro con voi ed in me stesso gioisco per la nuova unione, che il Signore nella sua misericordia m'ha fatto la grazia di contrarre con così degni collaboratori.

Non basterebbe a me testimoniarvi tutta la gioia che provo per la nostra unione; desidero contribuire, con l'aiuto del Signore, alla vostra edificazione, consolarmi con voi vicendevolmente, e fomentare, per quanto sta in me, quel sacro fuoco che lo Spirito Santo ha acceso nei vostri cuori.

Me lo fa desiderare il tenero amore che già sento per voi; il nome di Padre, che voi mi date, me ne fa un dovere; e la fiducia di cui mi onorate vi da diritto ad attenderlo da me.

È per questo motivo che ho creduto di poter mettere come intestazione di questa lettera quelle parole dell'Apostolo : « Renovamini spiritu mentis vestrae» ( Ef 4,23 ) « Rinnovatevi nell'intimo del vostro cuore » e quelle del Profeta: « Novate vobis novale, et nolite serere super spinas » ( Ger 4,3 ).

Preparatevi con cura una nuova terra e non seminate tra spine ».

Vi rivolgo queste parole, non come a uomini ancor novizi nelle cose dello spirito, ma come a maestri in Israele, come a uomini versati nella scienza della salute e che « si sono esercitati con un lungo uso a discernere il bene ed il male: « qui prò consuetudìne, exercitatos habent sensus ad discretionem boni ac mali » ( Eb 5,14 ); come a sacerdoti virtuosi che, poco soddisfatti delle virtù raggiunte, aspirano a quanto è di più perfetto, e che, senza indugiarsi a osservare la strada già percorsa, gettano i loro sguardi lontano davanti a sé e solo pensano a quella che devono ancor percorrere per meritarsi la corona che Dio tiene in serbo alla loro fedeltà ( Ap 3,13-14 ).

Potrei io in verità non rispettare in voi la vivezza della fede di cui siete penetrati, l'abbondanza dei lumi, da cui è rischiarato il vostro spirito, lo zelo che vi anima per la salvezza dei vostri fratelli, i lavori sostenuti, le pene che avete sofferto e che soffrite ancora per la causa di Gesù Cristo e della sua Chiesa; infine il desiderio sincero che avete di seguire Gesù Cristo quanto più vicino vi sia possibile con la sua grazia?

Tali sono i vostri sentimenti, non ne posso dubitare.

La scelta che avete fatto basta per convincermene.

Che potevate proporvi, in realtà, impegnandovi nella Società del Sacro Cuore di Gesù, in una Società il cui più sacro e inviolabile dovere è di entrare il più possibile nei sentimenti di questo Divin Cuore, d'avere con lui la più completa conformità, di partecipare ai più puri ardori della sua carità per Dio, agli affetti del suo generoso amore per gli uomini; che potevate, dico, proporvi d'altro se non di tendere costantemente a quanto la perfezione cristiana, religiosa, sacerdotale ha di più sublime, se non di vivere nella più perfetta rinuncia e di immolare ad ogni momento voi stessi e quanto il cuore umano può naturalmente amare nelle fiamme del Divino Amore?

Ora, l'esservi proposte queste mire, averne fatto la base e la regola della vostra condotta, non è esservi veramente spogliati di ogni sentimento, non dico solamente vizioso, ma anche naturale ed umano?

Non è forse esservi interamente rinnovati nello spirito e rivestiti di Gesù Cristo?

Non è forse aver fatto passare sul terreno del vostro cuore non tanto il vomere dell'aratro, ma la spada, penetrante dello spirito, per non lasciarvi nulla di duro e di sterile, e per purgarlo completamente dei rovi e delle spine che avrebbe soffocato il seme divino, impedendogli di produrre i più abbondanti frutti?

In una parola, non è forse aver compiuto tutto ciò che ci è imposto dalle parole dell'Apostolo e del Profeta: « Renovamini … novale? ».

Non devo dunque, miei cari Confratelli, svilupparvi il significato di queste parole.

Le avete meditate e perfettamente comprese; avete fatto di più: votandovi interamente a Gesù Cristo, consacrandovi al suo Divin Cuore, avete già messo in pratica quanto insegnano di più perfetto.

Voi siete un terreno nuovo, un giardino di delizie degno degli sguardi e dell'abitazione del diletto.

Voi siete come noi possiamo desidelare che siate, come devono sforzarsi di essere coloro che aspirano, entrando nella Società, ad avere qualche accesso al Cuore adorabile di Gesù.

Voi siete, come è detto nel nostro « Specimen » tanto dominati dal desiderio della perfezione evangelica, talmente svincolati dai desideri e dagli affetti terreni, che non ci sono travagli, fatiche e sacrifici che vi possano fermare e smorzare l'ardore che vi spinge a seguire dovunque il Divino Agnello Gesù Cristo Signore Nostro e nostro Modello, dovunque voglia condurvi.

In voi, e il cuore e lo spirito, tutto è come rigenerato da un secondo battesimo, quel battesimo di fuoco che è dono dello Spirito Santo : « Vetera transierunt : ecce facta sunt omnia nova ». « È passato ciò che era vecchio, tutto si è rinnovato » ( 2 Cor 5,17 ).

sicut aves laqueo comprehenduntur, sic caphintur homines in tempore malo, cum eis extemplo superuenerit » ( Sir 9,12 ); tutte queste considerazioni devono ispirarci un salutare timore.

Si, miei carissimi e degnissimi Confratelli, qualunque idea possa io formarmi del vostro zelo e delle vostre virtù, per quante vittorie abbiate riportato, per quanto avanti siate nelle vie di Dio, non devo nascondervelo; io temo, per il vivo interesse che prendo alla vostra perfezione ed anche voi dovete temere per voi stessi; temo che vi stanchiate infine di combattere; temo che i vostri successi vi ispirino una falsa sicurezza; oppure che, spaventati alla vita dei nemici, di cui il numero e l'ostinatezza sembrano accrescersi in proporzione degli sforzi che fate per resistere loro, veniate a scoraggiarvi e non perseveriate con costanza nella gloriosa impresa ispiratavi dallo Spirito Santo, coraggiosamente decisa da voi alla maggior gloria del Signore.

Per prevenire questi mali che temiamo, non basta essere rinnovati nello spirito una volta ed aver strappato dai cuori quanto poteva mettere in voi un ostacolo ai felici effetti della grazia; bisogna in più, con l'aiuto di una continua mortificazione e della rinuncia più completa, ricominciare incessantemente, questo lavoro, questo rinnovamento nello spirito, questo dissodamento interiore di tutto il vostro essere: ed è principalmente in questo senso che io vi ho messo sotto gli occhi l'esortazione che l'Apostolo ed il Profeta fanno ugualmente a tutti quelli che vogliono sinceramente servire il Signore.

I - Necessità di rinnovarsi incessantemente nello Spirito della propria vocazione

Ma, voi Io sapete, la condizione dell'uomo quaggiù è tale che non può perseverare a lungo nello stesso stato.

Ciò che in proposito dice il Santo Giobbe, non è meno vero nell'ordine morale che nell'ordine fisico ( Gb 14,2 ).

Noi siamo soggetti a mille cambiamenti, assaliti da mille nemici.

La nostra salvezza non corre mal un pericolo maggiore di quando la crediamo al sicuro da ogni pericolo.

Coloro che ci sembrano i più innocui non sono quelli di cui abbiamo meno da fidarci.

« Cavele ab hominibus ( Mt 10,17 ). « State in guardia dagli uomini ».

I nostri avversari più terribili nella via della perfezione sono quelli suscitati contro di noi dalla carne e dal sangue.

Gli stessi sentieri della virtù sono disseminati di precipizi, a destra e a sinistra.

Quante illusioni si incontrano! Si ritiene perfezione ciò che non è che vana apparenza.

Ci si impegna su una via che sembra diritta; ed ogni passo che vi si muove, allontana dalla luce e conduce alla morte.

Spesso i difetti più notevoli, quelli che urtano di più il prossimo, ci sembrano a stento leggeri imperfezioni.

Dobbiamo incessantemente lottare contro nemici invisibili e furiosi, contro nemici i cui ocelli stanno sempre aperti sulla nostra condotta, che conoscono le nostre tendenze, che spiano ogni momento e non trascurano occasione alcuna di nuocerci.

Vi tendono in questo momento delle imboscate. Gli sforzi generosi che voi fate, raddoppiano la loro rabbia e il loro furore contro di voi; e questa piccola milizia, in cui vi siete impegnati per muovere loro guerra - non possiamo dubitarne in seguito agli assalti ostinati che le muovono da tempo - questa piccola milizia è l'oggetto particolare del loro odio.

Sembrano temere che, venendo essa un giorno ad estendersi in tutto l'universo, non diventi, sotto gli auspici e con la protezione dei sacri Cuori di Gesù e di Maria, una temibile falange che, composta da validi soldati di Gesù Cristo, e raccogliendo le disperse forze d'Israele, s'opponga efficacemente ai loro sforzi, respinga i loro attacchi, tolga loro una grande porzione di spoglie e serva come baluardo alla Chiesa nei tempi più tiepidi, tempi che è facile prevedere e che ci sono predetti nei Libri Santi.

Dovete dunque attendervi che gli spiriti del male vi muoveranno lunghe e penose lotte e che si verificherà pienamente per voi questa parola dell'Apostolo: « Omnes qui pie volunt vivere in Christo Jesu, persecutionem patientur ».

Tutti quanti vogliono piamente vivere in Gesù Cristo, saranno perseguitati ( 2 Tm 3,12 ).

Tutte queste considerazioni, che sono ancor più pressanti perché abbiamo ancora da temere quei giorni che la Scrittura chiama « l'ora dei cattivi ed il potere delle tenebre ». « Haec est bora vostra et polestas tenebrarum » ( Lc 22,53 ).

Questi giorni cattivi che, come dice l'autore ispirato, stanno per piombare improvvisi sugli uomini i quali cadono in folla nelle reti di Satana, come i pesci sono presi all'amo e gli uccelli con le reti: « sicut pisces capiuntur hamo et

II - Mezzi di rinnovarsi e di rafforzarsi

Un'alta idea della perfezione a cui Dio vi chiama, un grande desiderio di arrivarvi, una ferma fiducia che il Signore è disposto a darvi, con una liberalità degna di lui, tutte le grazie, tutti gli aiuti di cui abbisognerete per questo, in qualunque situazione possiate essere; ecco i primi sentimenti che dovete avere al vostro inizio in questa nuova carriera; e, come l'ho detto, tutto mi persuade che voi ne siate vivamente penetrati.

Siate ugualmente convinti che con il sostegno di queste grazie e di questi aiuti, se ad essi corrisponderete costantemente con fedeltà, asseconderete i piani misericordosi di Dio su di voi.

Non ci saranno affatto ostacoli né difficoltà che voi non supererete; né perfezione alla quale non giungerete, se essa sarà, per rapporto a voi, nell'ordine della Divina Provvidenza; e con questo mezzo, arrivati a quel grado di santità che i! Signore vi ha destinato, voi potete sperare, uscendo da questa vita mortale, d'essere ammessi tosto ai divini amplessi, nel soggiorno della gloria e della felicità eterna.

Ma ricordatevi nello stesso tempo, che per ricevere queste grazie dalla mano liberale del nostro Dio, non sarebbe sufficiente domandarle e sollecitarle: bisogna in più entrare nelle disposizioni che vi renderanno capaci di riceverle; e quanto più queste disposizioni saranno perfette, tanto più le grazie che riceverete saranno abbondanti.

La prima, la più indispensabile di queste disposizioni è il timore salutare di cui ho parlato, timore che è l'inizio della sapienza e che, essendo fondato sulla conoscenza di voi stessi, della vostra miseria, dei vostri bisogni, stabilirà sempre più nei vostri cuori una profonda umiltà.

Questa umiltà vi farà gridare incessantemente verso Dio, che solo può concedere, per la sua infinita misericordia, in vista del meriti di Gesù Cristo, gli aiuti potenti che vi sono necessari per arrivare alla perfezione.

Vi farà vedere imperfezioni notevoli nelle vostre migliori azioni; vi dimostrerà come siete ancora lontani dal camminare, con i santi e con un passo uguale al loro, alla sequela del Nostro Divin Maestro; e tale constatazione, spegnendo in voi ogni vana compiacenza, tratterà e ravviverà continuamente in voi quella fame e quella sete di giustizia, a cui sono state promesse la sazietà e la felicità: « Beati qui esuriunt et sitiunt iustitiam quoniam saturabuntur ».

« Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati ». ( Mt 5,6 ).

Sotto l'impulso di questa fame, divorati da questa sete bruciante di giustizia, con quale ardore attenderete all'adempimento di tutti i vostri doveri!

Non mi fermerò a parlare di quelli che riguardano in generale tutti i cristiani, e che sono la base di tutti gli altri; voi li dovete adempiere con una grande esattezza; ed io non dubito affatto che lo facciate: « In omnibus operibus tuis praecellens esto » « Siate perfetti in tutte le vostre opere » ( Sir 33,23 ).

È una conseguenza della professione che fate di tendere alla perfezione, e più particolarmente della natura dello stato che avete abbracciato; stato che trattenendovi, come gli Apostoli, in mezzo al mondo, per l'edificazione del mondo, vi obbliga ad essere, come essi, « il buon odore di Gesù Cristo ».

La vostra vita dev'essere una vita di fede.

La speranza deve fissare tutti i vostri desideri nell'eternità e farvi considerare come fango tutti i beni, i vantaggi della terra.

La carità deve purificare tutte le vostre intenzioni e dirigerle verso Colui che solo merita di essere amato per se stesso.

Non entrerò affatto neppure nei particolari dei doveri che vi riguardano come preti, doveri che tanto più esigono la vostra attenzione in quanto sono più sublimi e valgono ancor più per la perfezione.

Sapete che la minima negligenza nei loro riguardi sarebbe di una grande importanza e che ne deriverebbero conseguenze funeste.

Ma mi auguro che riflettiate come questi doveri, e generalmente tutti quelli che siete tenuti a compiere per qualche ufficio, dignità, particolare circostanza, sono presentemente, a vostro riguardo, come dei doveri religiosi; come, adempiendoli, voi compite quanto vi prescrive l'obbedienza religiosa, e come questa intenzione riesca a rialzare di molto il merito delle vostre azioni.

Lo stesso può essere detto di tutti i doveri particolari di ogni stato, per rapporto a quelli che sono di questa Società.

È tutto ciò che credo di doverne, dire, attendendo che venga indicalo ad ogni sorta di persone in qual modo ciascuno deve, fra noi, occuparsi religiosamente dei doveri particolari del proprio stato.

III - Ai novizi

Io mi propongo unicamente di parlare di alcuni doveri che concernono più direttamente coloro che da poco tempo si sono impegnati in questa Società, avendo fatto solamente la propria Consacrazione.

Pensino spesso all'offerta che hanno fatto allora di se stessi, alla protesta che è unita a questa offerta ed ai mezzi che sono indicati in quest'atto, e che essi hanno promesso di adottare, per aderire più strettamente a Nostro Signore e seguirlo più da vicino.

Ricordino spesso i motivi che li hanno portati a consacrarsi in questo modo al Signore;

le grazie;

i lumi che allora ne hanno ricevuti;

gli assalti che lo spirito delle tenebre ha sferrato per distoglierli da questo sacro impegno;

quanto hanno tatto per uscire vittoriosi dal combattimento;

i sentimenti generosi di cui sono stati penetrati, pronunciando la loro consacrazione;

e come, dopo averla fatta, abbiano goduto nel Signore della felicità che sentivano di appartenere a Lui in un modo nuovo;

come hanno sentito il pregio del favore fatto ad essi chiamandoli a sé.

Si consiglia ad essi di rinnovare spesso, anche quotidianamente, questa consacrazione, domandando al Signore la grazia di esservi costantemente fedeli.

Non possono sperare d'aver sempre gli stessi lumi, la stessa grazia sensibile.

Devono anche aspettarsi di vedersene presto o tardi privati.

La notte succede al giorno, le tenebre alla luce, l'aridità della prova alle dolcezze della consalazione.

Dio lo permette così per il bene dei suoi servi.

Quanto più essi agiscono nell'oscurità della fede, senza il sostegno delle grazie e delle consolazioni sensibili, e tanto più ciò che fanno al suo servizio è meritorio e gradevole al suo sguardo; è con questo mezzo che escono dallo stato d'infanzia, che sono svezzati dal seno, e che, come uomini, sono nutriti con un alimento più solido.

Ma per parecchi questo tempo di privazione è un tempo di combattimento.

Il tentatore si sforza di persuadere ad essi che sono decaduti dal loro primitivo fervore; che invece di progredire nella virtù, hanno retrocesso; che ciò che provano è una punizione che si sono meritata; che è una dimostrazione di non trovarsi sulla via a cui Dio li chiamava e che hanno preso come vocazione ciò che non era che fervore passeggero, eccitato forse in essi dal padre della menzogna.

Non è allora tempo di discutere sulla propria vocazione.

Non è nel turbamento e nelle tenebre che si possa discernere la verità; bisogna attendere la luce per giudicare bene degli oggetti.

Questa tentazione è fondata sulla fiducia posta nei propri lumi e nelle grazie sensibili di cui si era favoriti.

Da ciò si misurava il proprio progresso; si ritiene al contrario che tutto è perduto perché il Signore ha ritirato da noi la sua presenza sensibile, che non si ha più la stessa facilità nell'orazione, che lo spirito è ripieno di distrazioni, il cuore di sentimenti bassi e terrestri.

Nulla di più falso d'un simile giudizio; nulla di più contrario all'unanime dottrine dei maestri della vita spirituale.

Si scandagli solamente il proprio cuore; ci si domandi se si è agito con precipitazione, se la scelta fatta non è stata il risultato di matura deliberazione; se la volontà che si aveva di servir Dio era sincera; se motivi umani hanno inflitto sulla nostra determinazione.

Ci si può render testimonianza di non aver voluto ingannarsi, e meno ancora di ingannare Dio; siamo pienamente certi che Dio non ha voluto ingannarci; cosa è che si deve temere?

Dopo tutto, se qualche agitazione rimane ancora, si protesti di nuovo di voler essere intieramente di Dio, e di volerlo con tutto il cuore e puramente per amore di Lui.

Si potrà rinnovare allora con frutto la propria Consacrazione.

In seguito si rimanga in pace.

Quando a Dio piacerà, si dissiperanno le nubi, la tempesta si placherà e nell'anima avverrà una grande calma.

La grazia della vocazione

È qui il momento di parlare della grazia della vocazione alla vita religiosa. Questa grazia è necessaria.

Tale necessità è fondata sulla parola di Dio: « Non vos ine eligistis ». « Non siete voi che mi avete scelto » ( Gv 15,16 ).

« Nemo venit ad Patrem nisi per me ». « Nessuno viene al Padre, se non per mezzo mio » ( Gv 14,6 ).

È fondata sui nostri bisogni, sul nostro accecamento.

Ci sono diverse vie per andare a Dio e non tutte convengono ugualmente a tutti.

Come potremmo, per conto nostro, conoscere quella che ci conviene, quella in cui Dio ha preparato per noi le sue grazie?

Non c'è che Dio che possa farci conoscere queste cose.

La vocazione alla vita religiosa è una grazia di predilezione.

« Vocavit ad se quos Ipse voluit ». « Nostro Signore ha chiamato a sé coloro che ha voluto » ( Mc 3,12 ).

Non possiamo di nostra iniziativa abbracciare uno stato che ci avvicina maggiormente a Nostro Signore.

Bisogna che Egli ci chiami, bisogna che dica a noi, come ai suoi Apostoli: « Veni, sequere me ». « Vieni e seguimi » ( Mt 9,9 ).

Ma come ce lo dice? In che cosa consiste la grazia della vocazione a questa o a quella Società religiosa?

Natura della vocazione e suoi segni

Non temerei di ripetere qui quel che su ciò ho detto altrove.

La grazia della vocazione religiosa consiste nella conoscenza che Egli ci da della Società a cui ci chiama; nella luce con cui ci mostra che sarebbe a noi vantaggioso entrare in quella Società e che faremmo con ciò cosa gradevole a Dio; in una attrazione che muove dolcemente i nostri cuori e fa loro desiderare questo stato; infine nella fiducia che in questo stato Dio ci accorderà le grazie necessario per santificarci in esso e servirvi utilmente la Chiesa.

Queste cose bastano per assicurarci della vocazione di Dio.

A volte sono accompagnate da circostanze straordinarie che colpiscono; la luce si fa più viva, l'attrattiva più forte, la volontà di Dio ci viene manifestata in modo da lasciarci appena dubbio.

Ma tali casi sono rari. Di solito Dio si nasconde sotto le apparenze delle cause naturali; non ci lascerà intravedere che per metà l'opera della sua grazia; non ci intima in una maniera assoluta la sua volontà.

Agisce così perché, restando più libera la volontà, il suo sacrificio sia più meritorio e dimostri ancor di più al Signore la nostra fede, la nostra confidenza, il nostro amore.

Esigere delle assicurazioni e delle prove più forti, quasi una certezza del divino volere, è pretendere di più di quanto Dio voglia darci, è dimostrare poca fiducia in Lui e con questo esporsi anche al pericolo di perdere la nostra vocazione.

Occorrono dunque tante precauzioni per darci a Dio, per impegnarci in uno stato santo e che non tende che alla sua gloria, mentre se ne prendono così poche per deciderci a più pericolosi stati del mondo?

Se amiamo il Signore, un leggero invito da parte sua deve bastarci; a maggior ragione deve bastare quando è stato ripetuto sovente;

quando si fa sentire a noi nel mezzo degli esercizi più santi;

quando, ascoltandolo ed aderendovi, l'anima prova la pace e la calma di una buona coscienza;

quando non vi può resistere senza cader tosto nel turbamento e nell'agitazione;

quando l'inferno e i suoi alleati fanno ogni loro sforzo per distogliercene;

quando al contrario uomini di Dio, coloro che ci tengono il suo posto, ci incoraggiano a seguire la sua voce;

quando infine nessun motivo umano può influenzare la nostra decisione.

Riconoscere in sé questi segni di una vera vocazione e non corrispondervi, è rendersi colpevole di una certa infedeltà in una materia importantissima per la salvezza.

Aver riconosciuti tali segni, essersi conseguentemente impegnati, ritornare poi sui propri passi, è essere del numero di coloro, di cui è detto nel Vangelo : « Nemo mittens manum suam ad aratrum et respiciens retro, aptus est regno Dei » « Chi ha messo mano all'aratro e guarda indietro, non è atto al regno di Dio » ( Lc 9,62 ).

Inoltre prendere deliberazioni dopo un primo impegno, che è stato preso con molta circospezione, è una chiara illusione che impedisce all'anima di perfezionarsi nello spirito della propria vocazione e di adempierne interamente i doveri.

Ciò che avete dunque da fare al presente, miei carissimi e degnissimi Confratelli, per progredire nel rinnovamento interiore, è di abbandonarvi con fiducia nelle mani della Divina Provvidenza che non inganna mai coloro che cercano sinceramente il Signore; è di non ragionare più da capo sulla vostra vocazione con la mira di assicurarvene ognor più; è di pensare unicamente ad adempierne santamente tutti i doveri, tenendo costantemente gli occhi fissi sul Divino Modello, Gesù Cristo, Nostro Signore e Nostro Dio.

IV - Via pratica da tenere

Non ignorate che per la Consacrazione da voi fatta per essere ammessi nella Società del Cuore adorabile di Gesù, dovete proporvi di osservare i voti sostanziali della religione, come se vi foste già legati per voto: non già perché mancandovi, anche in cosa notevole, vi rendiate con ciò colpevoli di una trasgressione sacrilega; ma perché non potreste farlo senza qualche infedeltà alla grazia della vostra vocazione e perché tale infedeltà, se fosse durevole, ve la farebbe perdere infallìbilmente.

Ecco le parole dello « Specimen » che esprimono quest'obbligo: « Id vero sciat omnino necesse est, hunc actum ( Consecrationis ) nullam vim habere voti, sed firmioris tantum propositi, seque, licet nondum ullo voto obstrictum, ad servanda, tamen tria vota substantialia Religionis perinde dispositum esse debere, ac si iam ad id faciendum teneretur ». « Bisogna assolutamente che sappia che quest'atto di Consacrazione non ha affatto la forza di un voto, ma solamente di una più ferma risoluzione, e che, benché non sia ancor legato da alcun voto, deve tuttavia essere disposto ad osservare i tre voti sostanziali di religione, come se vi fosse già tenuto ».

È dunque a questo primo dovere che dovete applicarvi; e se lo fate, adempirete nel contempo tutti gli altri.

Fin dai vostri primi passi nella carriera della vita religiosa, formatevi la più alta idea della pratica dei voti e siate intimamente persuasi che, quanto allo spirito ed alla pratica interiore di questi voti, i membri della Società del Cuore di Gesù ( dico la stessa cosa di quelli della Società del Cuore di Maria ), desiderando raggiungere la perfezione propria di questa Società, non devono rendersi meno perfetti di quanto è stato possibile esserlo in alcuno degli ordini religiosi che mai siano esistiti nel seno della Santa Chiesa.

Spirito dei voti

È nel Cuore stesso di Gesù Cristo che bisogna che voi attingiate lo spirito della povertà religiosa; è nei suoi misteri, in quello della sua Natività nella stalla di Betlem, della sua vita nascosta a Nazaret, della sua morte sul Calvario, che vi è necessario studiarne la pratica interiore.

Abbiate per la povertà i sentimenti di Gesù Cristo.

Meditate spesso nel suo Vangelo, le benedizioni che da ai poveri e gli anatemi che lancia contro i ricchi che hanno quaggiù la loro consolazione.

Pieni di queste lezioni, aspirerete allo spogliamento più perfetto delle cose della terra, e giudicherete questo bene come un ostacolo alla vostra felicità, come un fardello che ritarda il vostro cammino, come un vestito nocivo che dà presa al vostro nemico e gli fornisce un mezzo per atterrarvi.

Quanto allo spirito del voto di castità, non perdete di vista quanto ci prescrive la regola 28a del Sommario, che bisogna sforzarci, con la purezza del nostri spiriti e dei nostri corpi, di avvicinarci, quanto è possibile, alla purezza degli spiriti angelici.

Abbiate la maggior cura di evitare quanto potrebbe offuscare in voi lo splendore dell'innocenza; e liberandovi, quanto possono permetterlo le miserie di questa vita, dalla schiavitù dei sensi, compite ciò che l'Apostolo vi fa intendere con queste parole; « In carne non estis, sed in spiritu » « Voi non siete nella carne ma nello spirito » ( Rm 8,9 ).

« Fin da quaggiù la nostra conversazione sia nel cielo » ( Ap 3,20 ).

Lo spirito del volo di obbedienza esige che inoriate in tutto alla volontà propria, per seguire in tutto l'impulo della divina volontà.

Proponetevi ciò che l'obbedienza ha di più perfetto; diventi essa non soltanto la regola e la determinante delle vostre azioni esterne: lo sia pure dei vostri affetti, pensieri, desideri e dei vostri giudizi.

Considerate il comando del Superiori come quello di Dio, quando questo comando non ha nulla di contrario alla legge di Dio.

Obbedite ad essi come a Gesù Cristo, con gioia e perseveranza, senza guardare se le cose siano penose o facili, gradevoli o sgradevoli alla natura, per poter dire con il nostro Divin Maestro: « Ego quae placita sunt ei, facio semper ». « Faccio sempre ciò che piace a lui ». ( Gv 8,29 ).

La pratica esterna dei voti deve essere perfetta tra noi; ma bisogna osservare le regole che la prudenza e la necessità ci prescrivono e che, in fondo, non portano pregiudizio alcuno alla perfezione dello spirito e neppure al merito che possiamo acquistare.

Ciò riguarda soprattutto il voto di povertà.

Siccome in questa nostra Società, nel foro interno e davanti a Dio si è spogli di tutto, e tuttavia nel foro esterno, e davanti agli uomini, per motivi che si riferiscono alla gloria di Dio, è permesso di mantenere il possesso dei propri beni, non bisogna perdere di vista che per agire conformemente al voto di povertà, non si deve disporre di quanto si ha se non con il permesso espresso o presunto.

I permessi sono espressi o dalle Regole o dalla voce dei Superiori.

I primi sono molto estesi fra noi, come comporta la natura stessa delle nostre Società.

Abbracciano ciò che conviene allo stato di ciascuno e ciò che importa il complesso della vita civile.

I secondi riguardano ciò che potrebbe essere dubbio o nelle cose di maggior importanza.

Per dubbio si intendono quanto non è chiaramente formulato nelle regole o ciò di cui non si vede palesemente la convenienza e la necessità.

Di fronte a cose di questa specie, bisogna ricorrere al permesso dei Superiori.

Questa differenza è segnata all'articolo « De Paupertate » n. 6 Cap. II, Specimen.

In questo secondo caso, quando si è lontani dal Superiore e si può ragionevolmente convincersi che egli accorderebbe quanto gli fosse domandato, si può usare del permesso presunto.

Così, in ogni caso, si agisce con la facoltà e per agire così, basta una intenzione generale, senza che sia necessario rinnovarla ogni volta.

Questo punto è essenziale, e quando lo si compie in un modo religioso, come è detto nell'articolo or ora citato dello Specimen, si è sicuri di non far nulla contro il voto di povertà.

Prativa dei voti

Osservo solamente:

1) Nella pratica dei voti, e nominamente in quello di povertà, ci sono cose di precetto ed altre di semplice consiglio; queste non sono di stretto obbligo.

2) Le regole sulla povertà, che sono nel Sommario, non ci riguardano che in quanto si conciliano con la natura delle nostre Società, come si può vedere nella spiegazione da noi fatta del Sommario.

3) La pratica esterna del voto di povertà non è né può essere la medesima per tutti nelle nostre Società, poiché le condizioni, le cariche, i bisogni non sono per tutti identici; e come coloro, che di condizione inferiore, le cui cariche e i cui bisogni sono meno grandi, agirebbero contro la povertà se, innalzandosi al disopra della mediocrità del proprio stato, si permettessero di vivere come ci si può concedere in condizioni più elevate; così quelli che si trovano in condizioni più alte si scosterebbero dallo spirito di povertà che è proprio delle nostre Società se, senza riguardo alle convenienze del proprio stato, sotto pretesto di una maggior perfezione, volessero da sé, e senza l'approvazione dei Superiori, praticare una povertà che non sarebbe compatibile con gli obblighi del loro stato.

4) In molti casi, la nostra povertà esteriore sarà modellata sulla povertà apostolica ed esigerà da noi grandi virtù ed un intiero abbandono di noi stessi alla Divina Provvidenza.

5) Ogni uso dei nostri beni, ogni spesa giustificata da qualche virtù conforme al nostro stato, non potrebbe essere una mancanza contro il nostro voto di povertà.

La pratica esteriore del voto di castità: con ciò intendo le cure che bisogna prendere, le virtù che si devono praticare per conservarla in tutta la sua perfezione: la vigilanza su noi stessi sulle nostre parole ed azioni, la custodia dei sensi, la più grande modestia, la mortificazione esterna ed interna, la fuga dei piaceri e dei divertimenti, una vita frugale, l'allontanamento delle conversazioni inutili o dannose.

Questa pratica, dico, dev'essere tanto più perfetta tra noi quanto la natura stessa delle nostre Società, il bene della Chiesa, la mira della gloria di Dio ci obbligano spesso a vivere in mezzo ad un mondo perverso e corrotto, di cui dobbiamo evitare il contagio e che occorre edificare con i nostri esempi.

Si capisce facilmente, dopo quanto ne è stato detto, con quale perfezione dev'essere esteriormente praticato tra noi il voto di obbedienza.

Mi limito a notare che questa obbedienza esterna è di tutti i momenti e che è più estesa e continua di quanto potesse esserlo in ognuno degli altri ordini religiosi.

Eccone la ragione. Nelle altre Società religiose, siccome si viveva in comunità, separati dal resto degli uomini, si rimaneva esenti, in linea di fatto, dal praticare ogni altra specie di obbedienza naturale, civile, ecclesiastica, almeno in gran parte, e per così dire, abitualmente.

Non si dovevano ricevere ordini, di solito, che dal Superiore della comunità; e quando fossero stati adempiti i doveri dell'obbedienza religiosa, non ne restavano altri da compiere.

Non è così invece nelle nostre Società. L'obbedienza di cui qui si fa professione, non esclude nessuna altra specie di obbedienza; le riassume tutte, essa da loro maggior forza, le santifica.

I figliuoli non sono meno obbligati di praticare l'obbedienza verso i genitori; i cittadini verso le autorità civili, nelle cose che sono di loro competenza; i sacerdoti verso i loro superiori ecclesiastici.

Essi vi sono obbligati anche ad un nuovo titolo: per la professione che fanno di tendere alla perfezione, per la loro Regola e per la volontà dei Superiori, che ne fanno loro un dovere.

Non devono affatto lamentarsene. Il Nostro Maestro Divino ci ha dato l'esempio di tutte queste specie di obbedienza.

Esse sono diventate, per i membri di queste nostre Società, una parte dell'obbedienza religiosa e se vogliono soltanto rettificare la loro intenzione, risolleveranno con questo mezzo il merito delle loro azioni, e praticheranno in ogni cosa ed in ogni momento, l'obbedienza religiosa.

Di qui, quante azioni virtuose! Qual cumulo di meriti! Quante ricchezze spirituali acquistate in un sol giorno!

Poiché agire per il motivo dell'obbedienza religiosa, è agire in vista della Divina Volontà che ci è sicuramente indicata da questa obbedienza.

Non ci può essere motivo più eccellente, né meno soggetto ad illusione.

Tentazioni

Avervi parlato dei voti, avervi indicato, sia pur leggermente, come potete praticarli in un modo perfetto, è aver raggiunto il mio scopo, avervi offerto il mezzo più efficace per rinnovarvi incessantemente nello spirito, perché il vostro cuore sia in ogni tempo come un terreno ben dissodato, purgato da rovi e spine e completamente disposto a ricevere la rugiada dal cielo: « Renovamini spiritu … Novate vobis novale … ».

Con ciò io sono dispensato di parlarvi della pratica delle altre virtù.

Esse sono tutte eminentemente contenute nella pratica dei voti.

Ma prima di finire questa lettera, già lunghissima, voglio ancora premunirvi contro alcuni inganni che lo spirito del male tende abitualmente alle anime per distoglierle dalla perfezione religiosa, ed indicarvi nello stesso tempo alcuni mezzi di preservarvene.

Quando non si è ancor morti a se stessi ed alle cose del mondo, e si conserva il gusto per ciò che il mondo ama, quando si da considerazione a ciò che egli stima ed al contrario si temono la croce, le sofferenze e quanto Nostro Signore ha scelto come suo retaggio sulla terra, il demonio si serve di queste disposizioni imperfette per far cadere le anime nelle sue imboscate.

Da una parte rappresenta loro, sotto le tinte più seducenti, tutte le soddisfazioni che potrebbero innocentemente, almeno così pare a loro, procurarsi nel mondo; d'altra parte esagera ai loro occhi le pene e le difficoltà che avranno da subire nella religione, e cerca di atterrirle, prospettando loro la vita triste e faticosa a cui in essa saranno per sempre condannate.

La maggioranza di quelli che disertano la religione cadono in questa imboscata.

Io non la temo per voi. Voi siete tanto illuminati da percepire immediatamente la falsità di queste tinte, tanto rassodati nella virtù da non subire impressione alcuna su di voi dal fascino mondano.

L'inganno che il nemico della salvezza tende alle anime timorate, ha un alcunché di più sottile.

Esse aspirano sinceramente alla loro salvezza; il loro unico timore è di non riuscire in questo massimo affare; ma questo timore, sovente poco controllato, li getta nel turbamento, nella perplessità, negli scrupoli.

Contro queste anime il nemico si serve delle stesse disposizioni che egli ha avuto cura di fomentare in essi.

Insinua ad essi che quanto hanno intrapreso eccede le loro forze, che, deboli come sono, devono accontentarsi di fare come gli altri, senza affatto aggravarsi di nuovi obblighi che non riusciranno ad adempiere e che finiranno con il renderli più colpevoli.

Supererete una simile tentazione con non considerarvi isolatamente come se doveste combattere da soli, ma invece considerandovi sempre come strettamente uniti a Gesù Cristo, che, chiamandovi più specialmente alla sua sequela, si è fatto vostro garante e si è impegnato a darvi tutte le grazie che potete desiderare per giungere alla perfezione del vostro stato.

Una simile tentazione non è temibile che per le persone pusillanimi e poco esperte nelle vie di Dio.

Non penso che si debba temerla molto per quelle che, conoscendo la propria debolezza, mettono ogni loro fiducia in Dio e sono decise ad intraprendere qualunque cosa, a soffrire tutto per piacergli.

Il demonio ricorre ad altri artifici contro queste anime forti, decise al bene ed al maggior bene.

Trasformandosi in angelo di luce, si serve del desiderio stesso, che esse nutrono, della maggior perfezione, per distoglierle dalla via tracciata loro da Dio.

Egli si sforza di persuaderli che questa via è esposta a molti pericoli, che non fornisce sufficientemente mezzi di salvezza e di perfezione, che non è abbastanza austera e che, rimanendo tra le sollecitudini del secolo, non si godrà mai in Dio quella profonda pace che costituisce la felicità dell'anima quaggiù.

Mi rendo ragione che questi motivi possano fare impressione su cuori ben disposti e che anche le loro buone disposizioni possano servire ad ingannarli.

Ma ricorrano alla preghiera coloro che sarebbero cosi tentati: le luci che vi riceveranno impediranno ad essi di cadere nell'inganno.

Vedranno, chiaramente illuminati da Dio, che la via più sicura per noi non è sempre quella che ci si presenta come maggiormente tale, ma invece quella a cui Dio ci chiama, poiché è in questa via che ci ha preparato il maggior soccorso, è qui che lui stesso sarà sempre con noi per guidare i nostri passi e metterci al riparo da ogni pericolo.

Gli Apostoli, la gran parte dei santi sacerdoti, di santi Vescovi, non si sarebbero salvati se, resistendo alla vocazione di Dio che li chiamava, in mezzo al mondo, all'istruzione dei popoli, da sé avessero cercato la loro perfezione nella solitudine.

Vedranno che non sono le austerità che costituiscono la santità, e che un cuore staccato da tutto, anche se immerso nelle sollecitudini del secolo, non ne subisce alcuna e può godere della massima tranquillità interiore.

Constateranno anche, da una certa inquietudine, da una segreta compiacenza che esperimentano in se stessi quando si lasciano affascinare da questa falsa apparenza di perfezione, che tutte le belle idee, di cui si nutrono, non sono che un giuoco del demonio per dissuaderli dalla via su cui devono procedere.

Quando per mala ventura ne fossero usciti, egli saprebbe bene tendere ad essi nuove imboscate.

Vi è facile, carissimi confratelli, applicare quanto ho detto ora alle nostre Società.

Quanto più le conoscerete e tanto più sarete, convinti che non c'è virtù pratica di perfezione di cui esse non siano suscettibili; che per quanto non prescrivano austerità, non ne riprovano alcuna; e che un cuore l'etto, un'anima inferiore e fedele alle regole prescritte, vi troverà abbondantemente tutto quanto può desiderare per raggiungere la più alta perfezione; che, essendo la caratteristica di queste Società il sintetizzare eminentemente lo spirito di tutte le altre società religiose, ciascuno dei suoi membri, sotto la direzione dell'obbedienza, vi potrà seguire la propria particolare attrattiva per questo o quest'altro esercizio di pietà e di mortificazione, quando i Superiori avranno riconosciuto che questa attrattiva viene da Dio; che infine la nota caratteristica di queste Società è la più pura carità, la massima conformità alla Volontà di Dio, e l'imitazione più perfetta del Cuore adorabile di Gesù e di quello della sua santissima Madre.

Non si vedono propositi più perfetti da prefiggersi.

Aggiungo che queste Società sono l'opera di Dio, come c'è argomento di crederlo, in seguito all'approvazione, per quanto non solenne, di colui che sulla terra è il primo organo dello Spirito Santo; se Dio le ha volute, come molte ragioni ci portano a pensarlo, per conservare, per perpetuare nella sua Chiesa la pratica dei consigli evangelici, allorquando le disgrazie, che ancora minacciano la Chiesa, non permetteranno più che sussista ancora alcuno di quei Corpi che hanno come proprietà la vita comune; per ciascuno di noi è una grande fortuna ed un vantaggio infinitamente prezioso poter contribuire al loro consolidamento ed esserne come le prime pietre.

Quante grazie e quanti favori non deve ciò attirare su di noi!

Altri mezzi per vivere lo spirito della vocazione

Queste considerazioni generali non possono che rinfrancarvi ognor più nello spirito della vostra vocazione.

Ecco alcuni altri punti che vi raccomando pure particolarmente, perché assai adatti a produrre lo stesso effetto.

1) Una grande unione con i Superiori, ed una grande apertura di cuore per essi.

La vicendevole comunicazione tra Superiori ed inferiori è, in tutti i tempi, di una assoluta necessità tra noi.

Solamente per essa possiamo tutti assieme formare un medesimo Corpo ed esercitarci alle virtù religiose, soprattutto all'obbedienza.

Ma questa necessità è ancora più grande per coloro che con l'atto di Consacrazione, sono da poco entrati nella prima probazione.

Diversamente, come potrebbero essere conosciuti?

Come potrebbero istruirsi nelle mille cose che non si imparano se non con la pratica e con l'uso?

Ed è per questo motivo che non appena le circostanze lo permetteranno, ci saranno, per coloro che verranno ammessi, soprattutto se non in un'età poco avanzata, delle case dove i novizi abiteranno per un po' di tempo con colui che sarà incaricato di formarli alla vita religiosa.

In mancanza di tali case comuni, bisogna che le comunicazioni siano frequenti quanto lo possono essere e qualora le circostanze non permettono di vedersi, bisogna supplirvi con lettere.

Ciò non basterebbe ancora. Vi raccomando forte.niente, come un punto molto essenziale, quell'apertura di cuore che prescrivono le nostre regole.

La manifestazione della coscienza è nelle nostre Società uno dei punti più importanti della disciplina religiosa e, per quanto sacerdoti ed uomini già formati alla pratica delle virtù non ne abbiamo lo stesso bisogno di quanti sono appena principianti nella vita spirituale, mentre si trovano nel tempo delle prime prove, devono spesso avervi ricorso.

Finché lo potranno, non trascureranno di farlo una volta al mese.

Oltre al formulario di resoconto di coscienza che si trova nel Sommario, ne è stato steso uno per la Società del Cuore di Maria, che può pure servire per quella del Cuore di Gesù.

2) La lettura assidua delle nostre regole, in modo da rendervele familiari tanto da presentarsi alla mente ogni volta che vi si offre l'occasione di osservarle.

C'era l'uso, nella Compagnia di Gesù, di leggerle o di sentirle leggere una volta al mese.

Si osserverà questo uso se ogni giorno se ne leggeranno uno o due articoli, come si fa tra noi in diversi posti.

Questa lettura deve servirsi come da specchio in cui osserverete con cura se la vostra condotta è conforme a quella delle regole.

Per regole generali, intendo quanto è scritto nel Sommario e nello Specimen, per la Società del Cuore di Gesù; e sul Piano e la Regola di condotta per le Figlio del Cuore di Maria.

Sarà ugualmente utile rileggere di tempo in tempo la nostra spiegazione del Sommario.

3) Domandate spesso al Signore, con tutto il fervore di cui siete capaci, che vi accordi la grazia di perseverare e di perfezionarvi nello spirito della vostra vocazione e che diffonda abbondantemente le sue benedizioni sulle due Società nascenti del Cuore di Gesù e del Cuore di Maria e su tutti i membri che le compongono,

perché progrediscono nel suo santo servizio, diventino veramente utili alla Chiesa, meritino di ricevere dal Padre comune dei fedeli un'approvazione piena ed intiera che le eriga in Società religiose;

perché con i favori di questa approvazione, s'estendano anche in regioni lontane, tra tutti i popoli dell'universo, portando dovunque frutti di salvezza per la gloria di Dio,

per l'esaltazione del Cuore adorabile di Gesù e per il bene universale della Chiesa; e perché crescano in fervore ed in perfezione, a misura che cresceranno in numero.

Queste specie di domande saranno certo utilissime a voi stessi.

Ci sono nella società piccole preghiere composte secondo queste diverse intenzioni ed atto a richiamarci alla perfezione del nostro stato.

Non sono obbligatorie; ma voi sarete senza dubbio portati a recitarle, per il tenero affetto che vi conviene di avere per lo stato a cui la Divina Provvidenza si è degnata di chiamarvi ed in cui vi ha preparato grazie particeli che vi metteranno in grado di attuare i grandi disegni che il Signore ha sopra di voi.

Questo affetto è santo, è necessario; è l'affetto che i Figli devono avere per Colei che Dio ha dato loro per madre; ma per essere conforme allo spirito che deve animare tutti i mèmbri di queste Società, non deve essere esclusivo.

Amiamo, stimiamo, abbracciamo nel Signore tutte le altre Società religiose che si sono create o che si creeranno nel seno della santa Chiesa cattolica e rendiamo loro, per la gloria di Dio con una carità veramente fraterna, tutti i servigi che sarà in nostro potere di rendere loro.

Ecco, miei cari e rispettabili Confratelli, ciò che ho creduto di dovervi scrivere in risposta alle lettere con cui m'avete notificato la vostra Consacrazione nella società del santissimo Cuore di Gesù.

Dandovi gli ammonimenti che mi sono parsi di maggior convenienza con il vostro nuovo stato, ho fatto conto sulla vostra benevolenza e sulla vostra umiltà.

Riceveteli con il medesimo spirito da cui furono dettati e considerateli come un pegno della mia sincera amicizia e della tenera sollecitudine che provo per voi nel Signore.

Possano servire, come è mio desiderio, a conservare ed aumentare in voi il sodo e vero fervore.

Possano aiutarvi a compiere, nel modo più perfetto, ciò che ci è imposto dalle seguenti parole: « Renovamini spiritu mentis vestrae » « Novate vobis novale, et nolite serere super spinas ».

Saluto dal più intimo del mio animo, « in visceribiis Christi » il nostro caro Confratello, il vostro rispettabile Superiore, di cui stimo singolarmente lo zelo.

Ho spesso ammirato la costanza con cui ha perseverato nella sua vocazione, benché per parecchi anni sia stato nella sua vasta Diocesi il solo membro della Società del Cuore di Gesù.

La pena che ha provato è stato ben ricompensata dalla gioia che prova ora, perché il Signore ha soddisfatto i suoi desideri, inviandogli così degni cooperatori.

Unitamente a lui saluto il suo degnissimo e rispettabilissimo collaboratore, il nostro caro Confratello che ha avviato nella nuova milizia la grande parte di voi, dopo di aver appartenuto lui pure, come me, ad un'altra Società che per lungo tempo ha reso i più segnalati servizi alla santa Chiesa.

Similmente saluto tutte le nostre care Figlie del Cuore di Maria, e più particolarmente la loro rispettabile Superiora, che mi è carissima nel Signore per le sue virtù.

Saluto pure con lei la sua stimabile Sorella, la sua rispettabile compagna di Dôle e le nostre care sorelle che sono al servizio dei poveri, senza dimenticare quelle che, recentemente, calpestando sotto i piedi i vantaggi mondani, hanno preferito ad essi l'umile qualità dì essere serve di Gesù Cristo e della sua Santa Madre nella piccola Società delle Figlie del Cuore di Maria.

Ho creduto mio dovere, per circospezione, di tacere tutti i nomi: essi non sono meno profondamente stampati in fondo al mio cuore.

Il nostro caro Confratello, il vostro noto compatriota, che ha recentemente esercitato in una città vicina il ministero della parola, nel modo più distinto e con i frutti più consolanti; e che ora è con me nella capitale dell'antica Provenza, il sig. Perrin, si unisce a me per offrire a tutti i suoi rispetti.

Se il Signore si degna d'assecondare i nostri desideri, noi vi promettiamo, tutti e due, di procurarci la felicità di vedervi nel decorso del prossimo mese.

Nell'attesa, noi ci raccomandiamo e l'uno e l'altro alle vostre sante preghiere e non nutriamo desiderio più ardente che di essere sempre con voi nei Sacri Cuori di Gesù e Maria, « cor unum et anima una ».

A Aix-en-Provence, 11 maggio 1803

Soli Deo honor et gloria.

Indice