La Scala del Paradiso

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Grado V

Della sollicita e veramente e manifestamente efficace penitenzia, la quale è figurata in S. Piero

La penitenzia è rivocatrice della grazia ricevuta nel battesmo.

La penitenzia è un patto, il quale fa l'anima con Dio di viver bene, siccom'è vivuta male; la penitenzia è comperatrice d'umilità; la penitenzia è una continua disperazione d'ogni consolazione corporale; la penitenzia è una cogitazione non sollicita di cose temporali, e per sè sollicita e per sè giudica.

La penitenzia è figliuola della speranza ed annegamento della disperazione.

Lo penitente è uno condennato di sè medesimo, ma non è confuso, perchè non è cacciato da Dio.

La penitenzia è una reconciliazione con Dio per l'operazioni contrarie all'offensioni ed a' difetti;

la penitenzia è una emundazione di conscienzia;

la penitenzia è una volontaria pazienzia d'ogni tribulazione ed afflizione.

Il penitente è uno trovatore di propii tormenti e pene.

La penitenzia è una forte tribulazione del ventre, ed afflizione dell'anima fortemente sentita.

Correte e venite, venite ed udite tutti voi che avete provocato Iddio ad ira, ragunatevi e vedete, e narrerò a voi tutte quelle cose, le quali sono mostrate all'anima mia, onde si possa edificare; ed in prima ordiniamo la narrazione dello stato e de' modi di quelli servi di Dio, onorabili disonorati; udiamo, attendiamo e facciamo tutti noi, che abiamo ricevuto e patito alcuno cadimento spiacevole a Dio; rilevatevi e sedete voi, che per li cadimenti a fondo giacete; attendete, frati miei, alle parole mie, ed inchinate gli orecchi vostri voi che per verace conversione vi volete riconciliare con Dio.

Udendo io infermo, che in quel luogo remoto, dal monastorio, il quale si chiama carcere, il quale era sotto quello abate, quelli che vi stavano, teneano modi molto umili e novi, pregai quel giusto, che mi ci lasciasse andare; e quel grande padre, il quale non volle giammai niuna anima contristare, per consolarmi consentie alla mia petizione; ed essendo io andato alla magione de' penitenti nella contrada de' veraci piagnitori, verissimamente ( se non è presunzione a dire ) io vidi quello che occhio d'uomo negligente mai non vide, ed orecchio di uomo pusillanime non udìe, ed in cuore d'uomo ozioso non salìe, cose e parole da potere fare violenza a Dio, modi ed atti da inchinare tosto la benignità di Dio.

Vidi alcuni di quelli peccatori sanza colpa stare tutte le notti all'aria scoperta infino alla mattina, fermi colli piedi immobili; e per questa violenza che faceano alla natura, erano tutti rotti dal sonno miserabilmente, i quali coll'improperii e colle vergogne confondeano sè medesimi, e al postutto non si davano neuno riposo.

Altri di quelli vidi che risguardavano il cielo miserabilmente, e da cielo con pianti e con lamentevoli boci chiamavano l'aiutorio loro.

Altri di loro vidi stare in orazione colle mani legate di dietro, al modo delli uomini condennati, e lo volto scuro e piagnente aveano volto alla terra, condennando sè medesimi di non essere degni di risguardare il cielo, essendo impoveriti dalle cogitazioni e dalla confusione della conscienzia loro, in tanto che non aveano covelle di dire a Dio, non trovando in sè come nè onde facesseno petizione nè supplicazione, ma solamente offeriano a Dio l'anima sanza voce, e la mente sanza ragione mutola, piena di tenebre e d'una suttile disperazione.

Vidi alain'altri sedere in terra vestiti di sacco, i quali si coprivano la faccia colle ginocchia e la fronte percoteano in terra.

Altri si percoteano sempre il petto, revocandosi a memoria l'anima e la vita loro, ed alcuni bagnavano lo spazzo di lagrime, ed alcuni che non poteano lagrimare, si batteano colle discipline.

Alcuni di loro si lamentavano ed urlavano sopra l'anime loro, come è usato di fare sopra li morti, non potendo sofferire la fortezza e l'angoscia della conturbazione del cuore.

Alcuni di loro strideano col cuore, e lo strepito della mente ritenevano colla bocca; ma alcuna fiata subitamente gridavano, non potendosi più contenere.

Vidi alcuni, i quali col modo e col pianto e cogli forti pensieri erano quasi usciti di sè, e stupiti e mutoli per la molta tristizia, e diventati quasi insensibili a tutte le cose di questa vita, avendo già la mente loro profondata nell'abisso dell'umilità, e friggendo le lagrime degli occhi col fuoco delle vergogne, che faceano a lor medesimi.

Altri di loro vidi, i quali essendo pieni di tristizia, sedeano guardando pur in terra, e continuamente movendo il capo a modo di leoni, del mezzo del cuore gittavano ruggiti, e strideano co' denti per l'angoscia.

Alcuni altri di quelli perfetti con buona speranza dimandavano la remissione dei loro peccati, e si l'aveano.

Altri di loro per la indicibile umilità condannavano sè medesimi di non esser degni di ricevere remissione, e di non poter sadisfare nè render ragione a Dio.

Altri di loro essendo contriti sotto il peso della conscienzia, puramente diceano a Dio: « Padre e Signore, se è possibile cosa, non siamo cruciati nello 'nferno, non siamo fatti degni del regno, e bastaci ».

Alcuni altri pregavano Iddio d'essere cruciati in questo mondo, e nell'altro trovare misericordia.

Vidi anime umili e contrite ed inchinate sotto il peso della conscienzia, le quali arebbono potuto dare contrizione alle pietre per le voci e parole che diceano a Dio, però che risguardando in terra diceano così: « Sapemo, Signore, sapemo che noi siamo degni d'ogni pena e tormento giustamente, e non siamo sufficienti a rendere ragione e sadisfare alli molti nostri peccati, eziandio se tutto il mondo chiamassimo a piagner per noi.

Ma solo questo ti dimandiamo, e di questo ti preghiamo, che tu non ci corregghi nel furore e nell'ira tua, e non ci cruciare secondo il tuo giusto giudicio, e bastici; e liberaci da quelli molti tormenti occulti sanza simiglianza e sanza nome, de' qual ài minacciato noi, però che non siamo arditi di dimandare perfetta remissione siccome uomini, i quali non abbiamo osservata la nostra professione; anzi la prima tua benignità e remissione, che a noi ài fatta, avemo rotta ».

O amici, in quello luogo si poteano riconoscere manifestamente ed efficacemente le parole del profeta David, vedendo uomini fatti miseri ed inchinati insino alla fine loro; tutto il dì andare contristati ed avere tutto il corpo fracido di piaghe sanza veruna cura, li quali s'erano dimenticati di mangiare il pane loro, ed, il beveraggio dell'acqua con pianto mescolavano; e la cenere col pane e per pane mangiavano, avendo la pelle loro appiccata coll'ossa, e tutti secchi come fieno.

Appo quelli non si potea udire parola, se non cotali: « Ah, ah, veh, veh, giusto, giusto, perdona, perdona, Signore ».

Alcuni di loro diceano: « Misericordia, misericordia, se è possibile ».

Vidi a loro tutte le lingue arse, e a modo de' cani tenerle fuori della bocca; ed alcuni di loro si cruciavano con molto caldo, alcuni con molto freddo; alcuni di loro assaggiavano un poco d'acqua per prendere alcuno refrigerio, solo per non morire di sete; alcuni di loro pigliavano un poco di pane, e poi lo gittavano di lunge da sè, dicendo sè essere indegni del cibo razionale, siccome uomini c'avesseno fatte opere d'animali non razionali.

Or dove era appo loro apparenzia di riso?

Ove parlamento ozioso?

Ove furore?

Ove ira?

I quali non sapeano se era ira negli uomini, tanto perfettamente il pianto avea spenta in essi l'ira.

Ove era in loro parole di lite o di contradizione?

Ove dì di festa?

Ove confidenzia, allegrezza e spassamento corporale?

Ove cura di corpo?

Ove segno di vanagloria?

Ove speranza di delizie?

Ove pensiero di vino?

Ove assaggiamento di frutti?

Ove pensiero di mangiare unto o grasso o cosa cotta?

Ove dilettamento o dolcezza di gola?

Però che la speranza di tutte queste cose era tolta appo loro.

Ov'era appo loro sollicitudine o cura di cosa terrena?

Ove giudicio fare di niuna persona giamai?

Ma queste erano le cose, le quali continuamente si diceano da loro, gridando a Dio; alcuni fortemente si batteano il petto, e quasi stessero dinanzi alla porta del cielo, diceano a Dio: « Apri a noi, aprici, giudice e vendicatore, però che noi lo chiudemmo per lo nostro peccato ».

Alcuni diceano: Dimostraci la faccia tua e saremo salvi;

alcuni diceano: Illuminaci noi miseri, che sediamo in tenebre e nell'ombra della morte;

ed alcuni diceano: Tosto ci soccorrano le tue misericordie, però che siamo perduti, siamo disperati e siamo venuti meno fortemente.

Alcuni di loro diceano: Potremo credere che il Signore si degni giammai di dimostrare lo lume suo sopra di noi?

Alcuni di loro diceano: Forse che ancora il Signore si consolerà sopra noi, forse che ancora udiremo la voce sua che dirà a noi: Voi che state ne' legami insolubili, uscitene; e voi che state nell'inferno della penitenzia, prendete l'assoluzione e la perdonanza.

Forse che 'l nostro clamore e priego è entrato negli orecchi di Dio? »

Tutti sedeano, avendo sempre la morte negli occhi, e diceano: « Che pensiamo che sia minuito del debito nostro?

Sarebbe forse sadisfatto?

E qual sarà il nostro fine?

Saremo forse rivocati?

Forse che sarà perdonato a questi, che stanno condennati in queste umili tenebre?

Forse che la nostra orazione ebbe potenzia d'entrare nel conspetto di Dio?

O vero il Signore giustamente non la ricevette, e fu discacciata, confusa e digettata?

E poniamo ch'entrasse; quanto pensiamo che potesse ed operasse e riconciliasse Iddio, uscendo delle bocche delle corpora immonde, per la qual cosa non potè avere molta virtù e confidenza con Dio?

Forse che à riconciliato il giudice in tutto, o forse in parte, o forse per la metade delle piaghe e delle colpe, però che sono molte e grandi, ed abbisognano di molti sudori e di molte fatiche?

Potemo pensare che gli nostri guardiani angeli siano ancora rappressati a noi, o stanno ancora pur da lungi?

Però che se quelli non ci s'appressano, ogni nostra fatica è sanza profitto e sanza utilità, però che la nostra orazione non à virtù di confidenzia nè penna di mondizia, che possa entrare a Dio, se gli angeli che ànno cura di noi, non si appressano e prendonla ed offerisconla a Dio ».

E queste cose cercavano insieme e diceano: « Forse, forse che aremo la remissione?

Forse che ancora il Signore ci riceverà ed aperiracci? »

Alcuni altri rispondeano a queste parole, dicendo: « Chi lo sa ( come dissono quelli nostri fratelli della città di Ninive ), se 'l Signore si rivolgerà a noi, e libereracci dallo infinito tormento?

Ma noi impertanto facciamo quello che dovemo dalla nostra parte; e s'egli si degnerà d'aprirci, bene sta, e se non, benedetto sia egli, però che giustamente ci à cacciati; ma pur noi perseveriamo infino alla fine nostra chiamando; forse che alla nostra molta improntitudine egli che è buono, aperirà ».

E però sè medesimi confortavano e sollicitavano, dicendo: « Corriamo, frati, corriamo, però che abisogniamo di correre molto, però che abbiamo lasciata la nostra buona compagnia; corriamo, non perdonando alla nostra carne bestiale e sozza, ma uccidiamla com'ella ae ucciso noi »; e così facevano quelli beati peccatori.

Vidi infra loro alcuni, i quali per la moltitudine delle genuflessioni, aveano le ginocchie secche e gli occhi tutti consumati e rientrati dentro a fondo, e privati de' capelli; e per la caldezza delle ferventi lagrime aveano le gote tutte arse e piagate, e le faccie tanto secche e palide, che non c'era differenzia da quelle alle faccie de' morti; e le pettora aveano piene di piaghe e di doglie e di lividore del sangue raccolto per le molte battiture, che s'aveano date e fatte.

Ove era in quel luogo letto da posare?

Ove era vestimento saldo e netto?

Ma tutte le vestimenta erano rotte e sozze e piene di pidocchi e di pulici.

Non era simiglianza dal male che patiscono coloro, che sono vessati dalle demonia, al male che patiano costoro; e non era simiglianza dalli dolori di quelli, che si lamentano degli morti loro molto cari ed amati, alli dolori che questi patiano, nè ancora li dolori di quegli che sono scacciati e sbanditi, e di quelli che per omicidii son condannati.

Veramente sono niente quelli cruciati e quella pena non volontaria, a rispetto de' tormenti e della pena volontaria di quelli penitenti.

Ma pregovi, frati, che queste cose non reputiate fabole.

Spesse fiate questi pregavano quel grande giudice e pastore ed angelo ( dico infra gli uomini ), che gli facesse mettere i ferri nelle mani e nel collo, ed i piedi nel ceppo, e non gliene traesse infino nel monimento; ed ancora lo pregavano che le corpora loro dopo la morte non fossoro messe in sepultura.

Ed ancora non vi nasconderaggio la miseranda umilità di questi veraci beati, e la contrita penitenzia e la carità loro inverso Dio, che dovendo quelli buoni cittadini della contrada della penitenzia andare a Dio per la morte, ed appresentarsi dinanzi al giustissimo giudice, il quale non ama più l'uno che l'altro, quando s'appressavano alla fine, pregavano colui ch'era posto sopra loro, che pregasse il grande abate, facendolsi promettere per giuramento, ch'egli non degnasse di fargli mettere in sepultura umana, ma come le bestie gli facesse gittare nel fiume o nel campo; e quello abate, lucerna di discrezione, spesse volte consentìa alle petizioni loro, comandando che fosson privati d'ogni onore e dell'ufficio divino, e seppelliti fuori del cimitero.

Ed udite quale spaventoso e miserabile spettacolo era a vedere, quando s'appressava l'ora ultima della morte loro.

Quando innanzi sentiano, che alcuno di loro dovea passare di questa vita, mentre che avea il cognoscimento e la mente intera e salda, gli si poneano intorno, e con pianto e con desiderio e con modi molto miserabili, con parole piene di tristizia, movendo por compassione le capita loro, dimandavano colui che moriva, e con ardore di pietà diceano: « Frate nostro, dannato insieme con noi, come stai tu?

Come è e che dici?

Che speranza ài e che pensi?

Per la fatica che ài sofferta, ài avuto quello che domandasti, o no?

Se' pervenuto ad esso o no?

Ai ricevuto certezza o ài la speranza incerta?

Ai ripresa la libertà della mente, o dubita ancora la cogitazione tua?

Senti alcuna illuminazione nel cuore, o è ancora tenebroso e confuso di vergogna?

È fatta in te alcuna voce che dica: Ecco che se' fatto sano, o senti perdonati i tuoi peccati?

O la tua fede à fatto te salvo?

Ovvero odi forse ancora quella voce che dice: Siano messi li peccatori nell'inferno, e tutte le genti che si dimenticano di Dio?

E sia tolto il peccatore e 'l malvagio della faccia di Dio, acciò che non veggia la gloria sua; e legategli le mani ed i piedi, e gittatelo nelle tenebre di fuori?

Che dici, frate?

Preghiamotene, dilloci, acciò che cognosciamo in che dovemo essere noi, però che il tuo tempo è eschiuso, e non arai più tempo in eterno ».

A queste parole alcuni di quelli che dovean morire, rispondeano: Benedetto sia il Signore, che la nostra orazione e la sua misericordia non rimosse da noi.

Alcuni altri dicevano: Benedetto sia il Signore, che non ci lasciò essere prigioni in fra i denti delle demonia.

Alcuni dolorosamente diceano: Forse che l'anima nostra quell'acqua intollerabile delli spiriti dell'aire passerae?

non confidandosi, ma pensando che dovessero essere nel giudicio, dove si ricerca la ragione.

Alcuni rispondeano altro più dolorosamente, e diceano: « Guai a te, anima mia, che non osservasti la tua professione; in questa ora sola cognoscerai quello che t'è riposto ».

Ed io, o padre Iohanni, vedendo ed udendo queste cose appo loro, quasi mi disperai di me, risguardando la mia negligenzia, misurandola colla pazienza de' mali che pativano quelli veraci penitenti; e lo stallo e l'abitazione di quello luogo era tutto tenebroso e fetente e sozzo e caliginoso, e però ben era chiamato carcere e dannazione, sicchè l'aspetto dello loco era maestro di pianto e di tutta penitenzia.

Ma quelle cose che ad altri sono contrarie e gravi ed importabili, a quelli che son caduti dalle virtudi e dalle ricchezze spirituali, sono assai agevili e leggieri a ricevere, però che l'anima che è privata della confidanza, che solea avere con Dio, ed è caduta della speranza della impassibilità, avendo rotto e aperto il segnacolo della castità, ed essendo derubata delle ricchezze delle grazie spirituali, ed alienata dalla divina consolazione, però che à disprezzato il patto che aveva fatto col Signore, ed ae perduta la bellezza del buon fuoco delle lagrime; ed essendo percossa e ferita dalla memoria di queste cose, non solamente le dette pene e dolori prontamente riceve, ma sè medesima si studia d'uccidere secondo Iddio santamente per esercizii d'opere virtuose, se ci è rimaso in essa favilla di carità o reliquia di timor di Dio, secondo che erano in queste veracemente beati; i quali ricordandosi di questi cose, e pensando l'altezza delle virtù, delle quali erano caduti, diceano: « Ricordiamci di quello fervore, che avevamo in quelli dì antichi della nostra sollicitudine ».

Altri chiamavano a Dio, e diceano: Ove sono le tue misericordie antiche, le quali dimostrasti all'anima nostra nella tua verità?

Ricorditi delle vergogne e delli obbrobrii e dell'angosce de' servi tuoi.

Alcun altro dicea: Chi mi riponerà nello stato, nel quale io era in prima, quando Iddio mi guardava, quando risplendea la lucerna del lume suo sopra il capo del cuor mio?

In questo modo si ricordavano delle prime virtudi loro, ed a modo di fanciulli piagnenti si lamentavano e diceano: « Ov'è la mundizia della nostra orazione?

Ove la confidanza ch'avevamo in essa?

Ove il dolce dono delle lagrime, che avevamo sopra l'amaritudine de' peccati?

Ove la speranza della perfetta castità e mondizia?

Ove l'aspettazione della beata impassibilità?

Ove la fede che avevamo al pastore?

Ove la efficace operazione della sua orazione sopra di noi?

Tutte queste cose sono perite, e quasi giammai non fossono state, sono venute meno ».

E dicendo queste cose e lamentandosi, alcuni desideravano che 'l diavolo venisse loro adosso, alcuni pregavano Iddio, che cadessono in grave infermità, alcuni pregavano che perdessono gli occhi e la faccia, acciò che fossono una cosa miserabile a vedere; altri pregavano d'esser paralitici ed attratti, purchè non fossero riservati a patire i mali dell'altra vita.

Ed io, o carissimo, stando infra quelli che amavano di dimorare nella contrada del pianto, dimentica' mi di me, ed essendo tutto rapito ed alienato nella mente, non mi potea più contenere.

Ma ritorniamo al principale parlare.

Essendo io dimorato in quella carcere trenta di, con impazienza ritornai al monastero grande ed al grande abate, ed egli vedendomi tutto alienato e stupito, cognoscendo egli sapientissimo il modo della mia alienazione, disse a me: « Che è, padre Iohanni?

Vedesti le battaglie di quelli che s'affaticano? »

Ed io dissi: « Vidi, padre, e sommi maravigliato, e dissi che sono più beati quelli che sono caduti, e piangono li cadimenti loro, che quelli che non sono caduti e non piangono, imperò che per lo cadimento sono risuscitati d'una resurrezione non pericolosa ».

Ed egli mi disse: « Così il vero è », e narravami la sua lingua verace: « Dinanzi a questi dieci anni io avea qui uno frate operatore della volontà di Dio molto sollecito; ed io vedendolo cotale e così fervente di spirito, tremava per lui, e molto temea della 'nvidia del demonio, che nel molto correre non cadesse, però che è usato d'addivenire, e così addivenne a lui.

Da poi ritornò a me nella profonda notte, e dimostrommi la piaga ignuda, e dimandommi lo 'mpiastro e di volere esser cotto, e fortissimamente era conturbato del suo peccato; e vedendo che 'l medico non gli volea esser duro, anzi il volea trattare benignamente, però che era degno di compassione, egli si gittò in terra dinanzi a' pie miei, e sufficientemente gli bagnò di lagrime, e domandò d'essere condannato in quella carcere che vedesti, dicendo a me: « Impossibile cosa è che io non ci vada ».

Ed in questo modo s'ingegnò la benignità del medico convertire in durizia, la qual cosa è soprachiarissima, e rade fiate si truova negrinfermi; ed incontanente fu accompagnato a quelli penitenti, e prontamente fu fatto partefice del pianto e de' loro dolori; ed avendo il cuore piagato d'uno coltello di tristizia, lo quale procedea dalla carità di Dio, l'ottavo dì passò di questa vita, dimandando di non partecipare sepultura; ma io lo feci recare qui al monasterio, e soppellire colli padri come persona degna, però che dopo la settimana servile l'ottavo dì fu fatto libero e sciolto.

Ed è alcuno, il quale certamente il seppe, che innanzi ch'e' si levasse da' piedi miei vili e sozzi, fu riconciliato con Dio; e non n'è meraviglia, però che prendendo egli nel cuor suo la fede di quella fomicatrice, meritò quella medesima plenitudine di certezza, bagnando gli miei piè vili colle lagrime, però che 'l Signore disse, che ogni cosa era possibile al credente ».

Vidi alcune anime immonde inchinate furiosamente e pazzamente alle concupiscenzie della carne, le quali prendendo cagione dalla esperienzia dello stolto amore, quello loro amore santamente trasmutarono e puosero in Dio, e subito trapassando ogni timore, insaziabilmente ed acconciamente furono innestate nella carità di Dio; e però il Signore di quella casta fornicatrice non disse: Però che à temuto, ma disse: Però che à molto amato, e potette agevolmente cacciare l'amore coll'amore.

Ma io saccio, o padre ammirabile, che queste cose alcuni non le crederanno, ad alcuni altri saranno malagevoli a credere, ad alcuni parranno cose da fare desperare; ma quelli che aranno fervente volontà di queste battaglie di questi beati, ne prenderanno uno stimolo ed una saetta di fuoco, e sempre ne porteranno un zelo nel cuore loro.

Quegli che à avuto fervore e prontezza di spirito, e cadde da quella, questi agevolmente cognosce la propia infermità, e possedendo umilitade nel cuore suo per l'accusazione della colpa sua, questi corre più poi che non correa in prima, alla impassibilità ed a Dio.

E non sono di questo ignorante, anzi ne sono certo, che egli pervegnendo comprenda quello a che corre; ma l'uomo negligente non vegna a udire queste cose, acciò che quel poco che opera, non lo perda e dispensi, ed adempiasi in lui quella parola che disse il Signore: Da colui che non à prontezza, eziandio quello che à, gli sarà tolto, però che noi essendo caduti nel lago delle iniquitadi, non ne sogliamo esser tratti, se forse non siamo entrati nell'abisso della umilità degli penitenti; e infra l'umilitadi ae diversità e differenza.

Imperò altra cosa è l'umilità de' piagnenti, che gli fa morire agli peccati, ed altra cosa è la condannazione della coscienzia di coloro, che ancora peccano, ed altra cosa è l'umilità, la quale è data alli perfetti per divina operazione, la quale umilità gli fa ricchi di grazie spirituali.

Non ci sollicitiamo di trovare questa terza umilità per parole, però che in questo modo correremmo invano; ma il segno della prima, cioè di quella de' piagnenti, è la perfètta pazienzia delle vergogne e dell'improperii e vituperii.

Spesse fiate la presunzione fa tirannia sopra il piagnitore, e non è maraviglia; lo parlare e 'l trattato de' giudizii di Dio e de' cadimenti dell'anime è oscuro e tenebroso, e ad ogni anima incomprensibile qua' son li cadimenti, li qua' vengono per negligenzia, e qua' son quelli che son permessi dalla divina dispensazione, e qua' son quelli che vengono da reprobazione divina.

Ma io udii da uno questo che io dirò, cioè che dalli cadimenti, li quali avengono a noi secondo la divina dispensazione, tosto ci rileviamo, però che quello Iddio che ci permise il cadimento, non ci permette che siamo molto tenuti in quell'atto.

Noi che siamo caduti, sopra tutte le cose combattiamo contra il demonio dell'accidia, però che nel tempo dell'orazione ci stae adesso, riducendoci a memoria la confidenzia e la consolazione che solevamo avere, e per questo ci vuole fare cessare dall'orazione.

Non ti sbigottire cadendo cotidianamente, e non ti ritrarre adietro, ma sta fortemente pur con buon animo, ed al postutto l'angelo che ti guarda, farà reverenza alla tua sofferenza.

Mentre che la piaga è calda e recente, si può bene e leggiermente medicare, ma quelle che alcun tempo sono state quasi a schifo e sanza cura, son forti a sanare ed a medicare, ed abbisognano di molta fatica e del rasoro e del fuoco, volendosi medicare; ma quelle che sono antiche di molto tempo, sono insanabili, ma apo Dio ogni cosa è possibile.

Innanzi alla ruina ed al cadimento le demonia, per trarci a peccare, dicono che Dio è benigno e misericordioso; ma dopo il cadimento, per farci disperare, dicono che Dio è duro e sanza misericordia.

Non ubidire nè credere al demonio che ti dice, quando se' caduto nelle piccole offensioni: « Tu non ài fatto tale e tal peccato grande, e non ti contristare; questi piccoli peccati che ài fatti, non son covelle; e questo dice il demonio per ispegnere in noi lo spirito della contrizione; ma dèi pensare che come spesse fiate li piccioli doni fanno cessare lo molto furore del giudice, cosi li piccioli peccati essendo molte volte fatti, insiememente ragunati, giustamente provocano ad ira contra di noi Gesù Cristo nostro benignissimo giudice.

Quegli che veracemente mette in pena sè medesimo per fare vendetta de' suoi peccati, ogni die nel quale egli non piagne, si pensa e reputa d'avere perduto, quantunque in quel di abbia fatti alcuni altri beni.

Neuna di quelli che si lamentano de' cadimenti e delle offensioni, riceverà nella morte piena certificazione, però che la cosa che è incerta, non è ferma.

Disse il santo profeta a Dio: Perdona a me, acciò ch'io sia refrigerato per la certificazione, innanzi ch'io vada di questa vita, acciò chio non mi parta sanza piena certificazione.

Ove è lo spirito del Signore, cioè la perfetta carità che discaccia il timore, quivi è lo legame disciolto; ove è l'umilità inestimabile ed invincibile, quivi è lo legame disciolto.

Quegli che sanza queste due cose vivono e muoreno, non s'ingannino, credendosi essere disciolti, però ch'elli sono legati.

Quelli a che vivono secolarescamente, sono alienati da queste certificazioni e spezialmente dalla prima.

Alcuni corrono per la via delle misericordie e delle limosine, e lo frutto conosceranno nella morte.

Quegli che sta in lamento ed in pianto di sè medesimo, non cognoscerà il pianto nè il lamento nè il cadimento nè il difetto altrui.

Il cane che à ricevuto morso dalla fiera, diventa più furioso contro ad essa per lo dolore della piaga.

Attendiamo che lo stimolo e lo rimordimento della conscienzia non sia cessato in noi per malizia più che per mondizia.

Il segno dello scioglimento del nostro cadimento si è sempre te reputare debitore, eziandio se tanto bene facessi o tanto male patissi.

Niuna cosa è maggiore o iguale alle misericordie di Dio; però colui che se ne dispera, uccide sè medesimo.

Il segno della sollicita penitenzia e della studiosa mente è questo: reputare noi degni di tutte le tribulazioni che ci sopravengono, visibili ed invisibili, ed ancora di più.

Moisè da poi che vide Iddio nel rubo, anche ritornò in Egitto, il quale è ditto tenebra, all'opera de' mattoni di Faraone ( intendi per lui il demonio ), e da poi ritornò al rubo, e non solo al rubo, ma sane nel monte.

Chi cognosce questa parola, la quale è ben da contemplare, già mai non si dispererà.

Il grande Iob diventò povero, e da poi diventò ricco a doppio.

Li cadimenti dopo la vocazione in quelli che sono pusillanimi e negligenti, sono crudeli, però che tolgono a loro la speranza della impassibilità, e fa pensare che sia beato colui che è caduto, pur che possa uscire della fossa.

Pensa e vedi che noi non ritorniamo a Dio per quella medesima via, per la quale errammo e fummo ingannati, ma ritorniamo per una via molto più brieve.

Io vidi due ch'erano d'uno modo di vita e d'astinenza, in uno tempo andare per la via di Dio, ed uno di loro era più vecchio ed antico, ed avea portate più fatiche di penitenzia; l'altro era discepolo, e corse più che 'l vecchio, ed entrò prima nel monumento dell'umilità.

Attendiamo tutti, ma maggiormente noi che siamo caduti, che non infermiamo nella nostra mente della infermità dell'empio Origene e sanza Dio, però che l'anima contaminata, allegando e pensando la benignità di Dio e non la sua giustizia, leggiermente si comprende dell'amore delle cose concupiscibili e dilettevoli.

Udiamo il profeta che dice nel Salmo: Nella meditazione mia e maggiormente nella penitenzia mia s'accenderà il fuoco dell'orazione, il quale arde tutta la selva de' peccati.

A te, che vuogli fare penitenzia, quelli santi condennati sopradetti ti saranno determinazione, forma ed esempio e figura, e non abbisognerai di libro in tutta la vita tua, infino a tanto che Gesù Cristo figliuolo di Dio, il quale è vita eterna, ti manderà da cielo la sua luce nella risurrezione della sollicita e studiosa penitenzia.

Amen.

O penitente, tu ài salito il quinto grado della Scala, e ài mondato le cinque sensora, fuggendo per la pena volontaria il cruciato e la punizione non volontaria.

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