La Scala del Paradiso

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Grado VI

Della memoria della morte

Ad ogni parola va dinanzi la intenzione; così la memoria della morte e delle propie offensioni va innanzi al pianto e al lutto; imperò per servare il diritto ordine dopo la memoria dell'offensioni, poniamo la memoria della morte dinanzi al trattato del pianto e del lutto.

La memoria della morte è una cotidiana morte; la memoria dell'uscimento dell'anima è uno sospiro a tutte l'ore; lo spaventamento della morte è propietà della natura, la quale procedette dalla prevaricazione della inobedienzia; ma il timore della morte è un segno di non avere fatta penitenzia delle offensioni, imperò Cristo spaventò della morte, ma non la temette, per dichiarare manifestamente la propietà delle due nature ch'erano in lui.

Come il pane è necessario al corpo sopra tutti gli altri alimenti, così lo attento e sollicito pensiero di Dio e della morte sopra tutte le altre operazioni è necessario alla salute dell'anima.

La memoria della morte a quelli che stanno nel mezzo, cioè nelle battaglie, genera fatiche e dolori ed esercitazioni, anzi maggiormente delettazione e desiderio di vergogne, la qual è cosa beata; ma apo quelli che son fuori delle tribulazioni e degli tumulti e de' romori, genera transcurazione delle cure del corpo e continua orazione e guardia di mente; e queste tre cose sono madri e figliuole della memoria della morte.

Come è discernuto manifestamente lo stagno dall'ariento, quantunque abbiano simiglianza, così da coloro che ànno discrezione, chiaramente e manifestamente è discemuto il natural timore della morte, da quello che non è naturale.

Questo è il verace segno di quelli, che ànno la memoria della morte in sentimento di cuore, avere volontariamente levato l'affetto e l'amore suo vizioso da ogni creatura, e perfetto renunziamento e lasciamento della propia volontà.

Quegli che aspetta la morte continuamente, è provato al postutto; ma quegli che per umilità a tutte l'ore la desidera, questi è santo.

Ogni desiderio di morte non è buono.

Sono alcuni, che per la violenza della inchinazione naturale del continuo offendono, e però per umilità desiderano la morte;

e sono alcuni, che non vogliono fare penitenzia, e per disperazione chiamano la morte;

e son alcuni, i quali per lor propia reputazione si tengono perfetti, e però non temono la morte;

e sono alcuni, i quali per l'operazione dello Spirito Santo, cioè per la perfetta carità di Dio, che à preso il cuore, desiderano d'uscire di questa peregrinazione per andare alla patria.

Alcuni servi di Dio fanno quistione e dicono: « Da poi che la memoria della morte ci è tanto utile, perchè non vuole Iddio, che noi sappiamo dinanzi il tempo della morte nostra? »

Non cognoscendo che per questo Iddio opera e procura mirabilmente la nostra salute, però che neuno che dinanzi avesse saputo la morte sua, sarebbe andato incontanente innanzi molti tempi al battesimo nè a vita monastica, anzi tutti i di suoi arebbe consumati nelle perversitadi e nelle male operazioni, e nel tempo della morte sarebbe andato al battesimo ed alla penitenzia, ed infra quel tempo per la mala e lunga consuetudine tanto diventerebbe pieno e contaminato di malizie e di vizii che sarebbe quasi impossibile di venire a perfezione di bene.

Tu, a cui è dato dono di pianto, in quel tempo non ricevere quel demonio, che ti mette in considerazione della benignità di Dio, ma di quella benignità ti ricordi, quando ti senti essere sottratto nella profonda disperazione, però che la 'ntenzione del diavolo si è di sottrarre da te il pianto e il timore per quella considerazione della benignità di Dio.

Colui che vuole tenere in sè la memoria della morte e del giudicio etemale e di Dio e del Signore Gesù Cristo, e dassi alle cure ed alle occupazioni materiali, è assimigliato all'uomo che nuota nell'acqua, e vuole ballare colle mani.

La efficace memoria della morte ricide i cibi, ed essendo ricisi con umilità i cibi, insieme con essi si ricidono i vizii.

La privazione del dolor del cuore accieca la mente, ma la moltitudine de' cibi disecca le fonti delle lagrime; la sete e le vigilie affriggono il cuore, ed essendo affitto il cuore, escono l'acque delle lagrime.

Queste cose sono dure ed aspre alli golosi, e sono incredibili alli negligenti, ma chi à volontà di piacere a Dio, le prova prontamente.

Colui che di queste cose à ricevuto esperienzia, sorriderà sopr'esse, ma chi va per provare, non sarà così lieto.

Come la perfetta carità non cade mai, secondo che santo Paulo dice, così io affermo e dichiaro, che 'l perfetto sentimento della morte trae l'anima fuori, di timore.

Molte cose sono, che muovono e sollicitano la mente, e dico che son queste: la 'ntenzione d'amare Iddio, la memoria di Cristo, la memoria del regno del cielo, la memoria del zelo e del fervore de' santi martiri, la memoria della presenzia di Dio, secondo che dice il profeta: Io avea sempre Iddio nel mio conspetto della mente; la memoria delle sante ed intellettuali virtù, cioè degli angioli, la memoria del partimento dell'anima, e della sentenzia etemale, e de' tormenti dell'altra vita.

Dalle gran cose incominciammo, ed abiamo finito in quelle cose, che non lasciano cadere l'anima in peccato.

Narrò a me uno monaco d' Egitto, che da poi che 'l sentimento della memoria della morte gli s'era fitto nel cuore, volendo alcuna fiata per necessità consolare un poco il corpo, da quella memoria della morte li fu vietato quasi da uno giudice sentenziatore; e cosa più mirabile, che volendo egli cacciare quella memoria, non potè.

Un'altro monaco che abitò in quel luogo, ch'è chiamato Tholas, per questo attento e sollicito pensiero della morte spesse volte patia ratto di mente, e rimanendo quasi senza fiato, era riportato da' frati che 'l trovavano.

Non voglio tacere la istoria del solitario, il quale abitava in Coreb.

Costui non avendo al postutto cura di sua anima, sempre vivea in negligenzia.

Ultimamente essendo gravemente infermato, quasi per spazio d'una ora l'anima perfettamente passò dal corpo, e poi ritornando in sè pregò noi tutti quanti, che incontanente uscissimo della cella, ed egli tostamente chiudendosi dietro, dentro dodici anni stette, non parlando a neuno nè poco nè molto, non mangiando altro che pane ed acqua, e stava tutto stupito e fuori di sè, intendendo solo a quello che avea veduto in quel ratto, e non mutò giamai modo nè costume; e così stava attento, intendendo con la mente levata e sempre fervente, e lacrimando sanza strepito e remore.

E noi maravigliandoci stupivamo fortemente, vedendo uno in prima tanto negligente essere così subito mutato e transformato in così subita beata transformazione.

E quando venne il tempo che dovea passare di questa vita, noi sconciando l'uscio della cella, entrammo a lui, e pregandol molto che ci parlasse, questa sola parola udimmo da lui: « Perdonatemi, io non vi parlo se non questa parola: Neuno che senta la memoria della morte, potrà mai peccare »; e noi seppellendolo con reverenzia nel monastero, ch'era ivi presso, chiamato Castri, l'altro dì seguente cercando delle sue sante reliquie, nolle trovamo, volendo il Signore in questo certificare tutti quelli, i quali dopo la lor molta negligenzia voglion ritornare a bene, della sua sollecita penitenzia, studiosa e degna di laude.

Come alcuni determinano, che l'abisso è infinito e luogo sanza fondo, così l'attento e sollicito pensiero della morte possiede castità ed operazione inestimabile, e questo si conferma per l'esempio di questo santo detto dinanzi, però che questi cotali prendono sempre timore sopra timore, e non cessano, insino a tanto che si consumi la virtù dell'ossa loro.

Rendiamo certi noi medesimi, che questa cosa è dono di Dio cogli altri suoi beni, altrimenti come sarebbe, che andando noi alli monumenti, stiamo duri e sanza lagrime; e non vedendo li monumenti e non pensandoci, spesse fiate diventiamo compunti?

Colui il quale ae il suo affetto mortificato da tutte le cose, questi ae la memoria della morte; ma colui che ancora ae l'affetto e l'amore ad alcuna cosa, questi non può attendere a sè medesimo; perciò non volere con parole certificare ogni persona della carità che ài ad essa, ma domanda a Dio ch'egli secretamente sanza parole la faccia cognoscere a loro; e se non fai così, non ti basterà il tempo a dimostrare l'affetto dell'amore e d'avere compunzione.

Non t'ingannare, o stolto operatore, volendo ristorare tempo per tempo, lasciando l'opera d'un tempo per adempierla nell'altro tempo, però che 'l dì non basta agli uomini per rendere a Dio il debito sanza mancamento e difetto; e come disse uno, non potemo passare questo dì virtuosamente e sanza difetto e negligenzia, se non estimiamo che e' sia l'ultimo dì della vita nostra; ed è cosa maravigliosa, che li savii greci si concordano in questo con noi, però che dissoro e determinarono, che la filosofia verace era il pensiero della morte.

Finisce il sesto grado e salimento.

Tu che ci se' salito, non peccherai mai, s'egli è vero quello che dice la Santa Scrittura: Ricorditi delle cose che ultimamente ti debbono venire, e non peccherai in eterno.

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