La Scala del Paradiso

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Grado XVI

Dell'avarizia, ed insieme con essa della povertade

Molti de' savii maestri, trattando de' vizii, dopo li trattati delli predetti tiranni, cioè gola e lussuria, sono usati di porre il trattato del demonio di molti capi, cioè filargia ovvero amore di pecunia, ovvero d'avarizia; onde e noi, acciò che non mutiamo l'ordine posto dalli savii, vogliamo seguitare quello medesimo ordine, dicendo in prima poche cose della infermità, cioè del vizio dell'avarizia, e poi della sanità, cioè della virtù della povertà, brevi cose piglieremo.

L'avarizia è adoramento degl'idoli, e da essa avarizia procede la infidelità, però che è chiamata sua madre.

L'avaro per iscusare lo vizio dell'avarizia, e per volere mostrare che sia cosa ragionevole di tenere le cose soperchie, prende queste cose e cagioni non ragionevoli: in prima l'aspettamento della infermità, anche lo sopra avvenimento della vecchiezza, cioè credere invecchiare ed indivinare; ancora il comprendere del secco che debbia avvenire, ancora l'aspettare della fame che debbia seguitare.

L'avaro è schernitore e volontario prevaricatore del Vangelio di Gesù Cristo.

Quegli che possiede la carità, disperge la pecunia, ma quegli che dice di vivere colla carità e congrega pecunia, inganna sè medesimo e mente a sè stesso.

Quegli che piagne sè medesimo, si ae negato il propio corpo, però che quando è mestiere, per via di penitenzia non gli perdona niente.

Non dire che tu aduni per pietà de' poveri; quegli che ama la ospitalità, cioè di ricevere i poveri peregrini, e l'avaro si scontroro insieme, e l'avaro appellò indiscreto colui che riceveva i poveri.

Quegli che à vinta la passione dell'avarizia, ricide le sollicitudini e cure soperchie, ma quegli che è da essa legato, giammai non può mondamente orare, però che sempre penserà come possa acquistare.

Per cagione di fare la limosina a' poveri, comincerà alcuno ad essere avaro, prendendo superchia sollicitudine d'acquistare; ma da poi che avrà acquistato, sarà fatto avaro ed avrà in odio i poveri; mentre che acquista, è fatto misericordioso, ma incontanente che à ragunata la pecunia, strigne le mani.

Vidi alcuni, li quali in prima erano poveri, essere arricchiti della pecunia data a loro, che la spendessero per le necessità de' poveri di spirito, li quali essendo fatti ricchi, si dimenticaro della loro propia povertà di prima.

Lo monaco amatore della pecunia, è di lunge e libero dall'accidia per le molte sollecitudini che prende, ricordandosi sempre ad ogni ora della parola che dice santo Paolo: Quegli che è ozioso, non mangi il pane; ed ancora si ricorda di quello che santo Paolo dice di sè medesimo: Queste mie mani guadagnaro le spese a me ed a' compagni, li quali erano con meco.

Questo dicono per scusa del vizio loro.

Questa pugna dell'avarizia è una battaglia, la quale chi vince, o egli possiede carità, o egli ricide le sollicitudini.

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