La Scala del Paradiso

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Grado XXI

Della paura feminile e fanciullesca

Quelli che vivono virtuosamente nelli monasterii e nelle congregazioni, non sono usati d'essere molto impugnati dalla paura, ma quelli che dimorano nelle luogora solitarie, combattono che non siano signoreggiati da questa paura, la quale nasce dalla vanagloria, ed è figliuola della infidelità.

La paura è uno costume di fanciullo in anima vecchia vanagloriosa.

La paura è uno mancamento di fede nel vedimento delle cose improvise o dispiacevoli; il timore è uno pericolo non dinanzi pensato; il timore è uno sentimento di cuore timoroso, il quale per gli avvenimenti incerti rompe ed abbatte l'anima col corpo; il timore è privazione di certezza e di sicurtà.

L'anima superba è serva della paura, la quale si confida in sè medesima, e per divino giudicio è fatta timorosa dei suoni e dell'ombre delle creature.

Li piagnitori e li disperati non ànno paura, ma li paurosi, cioè li vanagloriosi, molte fiate patono eccesso di mente, e questo è ragionevolmente fatto, però che 'l giusto Signore giustamente lascia li superbi, acciò che per questo sieno corretti ed apparino di non levarsi in superbia.

Tutti gli paurosi sono vanagloriosi, ma tutti quelli che non sono paurosi, non sono però umili, però che li ladroni e li furi, che vanno di notte a rompere le case, leggiermente non ànno paura por ogni accidente.

Se vuogli contastare a questa passione, non sii negligente ad andare a quelle luogora, alle quali se' usato d'avere paura, ed ivi dimora di notte, però che se ti lascerai vincere a questa passione, a poco a poco invecchierà in te; ma quando tu vuogli andare a pernottare a quelle luogora, armati dell'orazione e distendi le mani a Gesù Cristo, e col nome di Gesù Cristo flagella l'impugnatori, però che non è più forte armatura in cielo e sopra la terra che questa; ed essendo liberato dalla infermità, rendi laude e grazie allo liberatore, e sempre ti difenderà.

Così come giammai non potrai il ventre d'una sola cosa saziare, così la paura non potrai con una sola cosa vincere.

Secondo la misura del pianto che à l'anima, cosi tosto questa infermità è vinta e partesi, e secondo il mancamento e difetto del pianto, così rimanerne paurosi.

Elifaz, amico di Iob, volendo manifestare la versuzie del demonio, disse: Tutti s'arricciaro li peli della carne mia.

Ma questa paura viene alcuna volta prima nell'anima, e dall'anima passa alla carne, ed alcuna fiata giugne prima nella carne, e dalla carne passa nell'anima; ma quando viene nella carne e non passa nell'anima, appresso sta la liberazione di questa infermità; ma quando per la molta contrizione del cuore prontamente aspettiamo tutte le cose improvise ed orribili e dispiacevoli, allora veramente siamo liberati dalla paura.

Non viene dalla scurità de' luoghi e dalla solitudine, che le demonia ànno tanto valore sopra noi, ma viene e procede dalla sterilità dell'anima nostra, però che è sanza contrizione e sanza amore di Dio; ed alcuna fiata è che questa paura viene per divina dispensazione e per corrigimento ed ammaestramento dell'anima.

Quegli che è fatto verace servo di Dio, non temerà se non propio lo Signore suo, ma quegli che non teme ancora Iddio, molte fiate teme l'ombra sua propia.

Quando il demonio invisibile s'appressa, teme il corpo; ma quando s'appressa l'angelo, empiesi d'allegrezza e di gaudio l'umile anima; e però noi conoscendo per la efficacia e per l'operazione ch'è in noi, l'avvenimento suo, incontanente andiamo all'orazione, sappiendo che per questa cagione il buono nostro guardiano è venuto a noi.

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