La Scala del Paradiso

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Grado XXII

Della vanagloria colle molte forme e colle molte faccie

Sono alcuni, che amano di diterminare la vanagloria sanza superbia, facendo propio e distinto parlamento di quella, e dicono che sono otto le cagioni della malizia e i vizii principali; ma santo Gregorio teologo ed alcuni altri maestri dissono, ch'erano solamente sette, ai quali io più obbedisco per questa cagione, però che niuno che abbia vinta la vanagloria, può possedere superbia, ma solo tanta differenzia ànno insieme, quanta dal fanciullo all'uomo compiuto che sono d'una natura, e quanta differenzia abbia dal pane al grano; e la prima è principio della seconda, e la seconda è fine della prima.

Onde prima diremo del principio suo, e poi quando fia tempo, diremo brevemente della consumazione e fine delli vizii, cioè immonda superbia e levamento, però che quegli che molto latamente e sottilmente vuole parlare di queste cose, è assimigliato a quegli, che vanamente e curiosamente cerca come si possano pesare le ventora.

La vanagloria secondo la sua specie è mutazione della natura, perversione de' costumi e conservazione di difetto, ma secondo la sua qualità la vanagloria è dispersione delle fatiche spirituali e perdimento de' sudori, insidie e tradizione del tesauro, figliuola dinfidelità e corriera della superbia, naufragio cioè spezzamento in porto, formica nell'area, la quale essendo cotanto piccola, a tutti li frutti delle nostre fatiche va insidiando.

Aspetta la formica che 'l grano sia compiuto, e la vanagloria aspetta che le ricchezze spirituali sieno adunate, e la formica si rallegra per furare, la vanagloria per dispergere.

Lo demonio della desperazione si rallegra, vedendo la malizia multiplicata, e lo demonio della vanagloria si rallegra, vedendo multiplicata la virtù.

La porta della disperazione è la multitudine de' peccati, la porta della vanagloria è la multitudine delle fatiche spirituali.

Ponti bene a cura, e troverai questa immonda vanagloria insino al monumento essere sempre fiorita in vestimenti ed in unguenti ed in andare pompatica, in spezie ed in tutte l'altre cose.

Sopra tutte le cose copiosamente risplende il sole, e sopra tutte le buone operazioni si rallegra la vanagloria, imperò che s'io digiuno, io n'ò vanagloria; se io lascio il digiuno per non essere conosciuto, ancora come uomo prudente me ne vanaglorio; se sono vestito di panni nobili, me ne vanaglorio; se mi vesto di panni vili, anco me ne vanaglorio; se io parlo, vincemi, se taccio, anche mi vince, e ovunque tu getti questo acuto tribulo, sempre sta colla spina ritta.

Il vanaglorioso è uno fedele coltivatore d'idoli, però che secondo apparenza adora Iddio, vogliendo piacere agli uomini e non a Dio.

Vanaglorioso è ogni uomo, che si dimostra amante di dimostrarsi.

Il digiuno del vanaglorioso è sanza mercede, e la sua orazione a Dio si è importuna, cioè dispiacevole, però che ogni una di queste cose opera per laude degli uomini.

L'operatore vanaglorioso due danni riceve: in prima che consuma il corpo, e poi che non à mercé.

Chi non farebbe derisione dell'operatore della vanagloria, il quale stando a dire i salmi e mosso da lei, ora ride e incontamente innanzi a l'uomini piagne?

Lo Signore Iddio molte fiate dagli occhi nostri nasconde gli beni che possedemo, e l'uomo laudatore, anzi maggiormente ingannatore, per le laude apre gli occhi nostri, li quali essendo aperti, le nostre ricchezze disparirò.

Quegli che è adulatore, è ministro del demonio, conducitore della superbia, dispergitore della compunzione, esterminatore delli beni, traitore fuori della diritta via, secondo che dice il profeta: Popolo mio, quelli che ti beatificano, sono quelli che t'ingannano.

Operazione di grande anima si è di sopportare le 'ngiurie lietamente, ma operazione de' santi e de' degni si è di passare le laude sanza lesione ed offensione.

Vidi alcuni piagnenti essere laudati, li quali per quelle laude molto s'adiraro e fecero quasi uno mercato, passione per passione cambiando, però che per non avere vanagloria presero l'ira, secondo che santo Paulo dice: Niuno può sapere quello che è nell'uomo, se non lo spirito che è in lui; però si confondano ed ammutiscano tutti quelli, che si studiano di lodare altrui in faccia.

Quando tu udirai che 'l tuo prossimo ed amico dice male di te o in assenzia od in presenzia, allora dimostra la carità verso di lui, lodandolo.

Grande cosa è cessare le laude degli uomini, ma più grande cosa è cessare le laude de' demonii.

Non dimostra umilità quegli che vilifica sè medesimo, però che non è gran fatto sopportare sè medesimo; ma quando l'uomo è improperato da altrui e fattogli vergogna e vituperio, e non gli menoma l'amore, quegli dimostra umilità.

Puosimi a mente che 'l demonio della vanagloria faceva questo inganno, che a uno frate mettea le cogitazioni in cuore, e all'altro frate le rivelava, ed ordinava che quello frate, a cui l'aveva revelate, dicesse a quell'altro quelle cogitazioni ch'erano nascoste nel cuore suo, acciò che da indi innanzi lo beatificasse e lodasse come profeta.

Ancora questo maligno demonio ae natura di toccare le membra del corpo e di palpare e di fare in esso corpo alcuni movimenti ed allegrezza.

Non ricevere e non credere a quel demonio, il quale ti mette a vedere, che sii sufficiente ad essere vescovo prelato o maestro de' frati, ma è fatica a cacciare questo cane dalla banca del macello, cioè dalla persona, nella quale sono manifeste e palesi sufficienzie, però che quando il demonio vede alcuno, che abbia alcuna cosa di stato pacifico e tranquillo e costante, incontanente l'ammonisce ch'esca del diserto e vada al mondo, e dicegli: « Va per la salute di quelle anime che si perdono ».

Altra forma è quella degli egizii, cioè delli uomini neri, ed altra quella delle belle imagini dipinte; così altro modo di vanagloria è di quelli che dimorano ne' monasterii, dalla vanagloria di coloro, che dimorano nel diserto.

L'operazioni della vanagloria di quelli che dimorano ne' monasterii, son queste che seguitano, che la venuta delli secolari al monasterio fae innanzi sapere, ed ammonisce quelli monaci che sono più leggieri o di corpo o di spirito, che escano loro incontro, e sì gli fa inginocchiare dinanzi da essi, e fagli enfiare dentro ed umiliare di fuori, empiendogli di superbia dentro; fa loro tenere modi reverenti e devoti, e fa loro sottigliare la voce, e fagli risguardare alle loro mani per ricevere limosina da essi, chiamandogli signori e padri e donatori della vita dopo Domenedio.

Sedendo a mensa con loro, questo demonio gli ammonisce di fare astinenzia, e riprendere gli minori e sudditi sanza misericordia.

Quelli che erano negligenti all'ufficio, gli fa essere solliciti, e quelli che non aveano buone voci, fece loro avere belle voci, e quelli ch'erano dormitori, gli fa essere vigilanti; lusinga quegli che è cantore, e pregalo che gli dea le prime antefane chiamalo padre e maestro insino al partimento de' forestieri; quelli che sono più onorati, gli fa essere superbi, e gli sprezzati empie di rancore.

La vanagloria spesse fiate invece d'onore è fatta acquistatrice di vergogna, però che alli suoi discepoli, quando s'adirano, fa loro grande vergogna.

La vanagloria quelli che sono adirosi, dinanzi dagli uomini gli fa mansueti; degli beni naturali grandemente si leva, e per queste cose gli miseri uomini spesse fiate abbatte.

Vidi lo demonio, che contristava e perseguitava lo frate suo demonio in questo modo, che adirandosi uno frate, subitamente fece venire li secolari, e lo misero vendette la vanagloria per l'ira, però che insieme non poteva servire all'una ed all'altra.

Quegli che si studia d'acquistare la vanità, doppia vita possiede, però che fra gli monaci dimora coll'abito e colla figura, ma fra li mondani sta col senno e con la cogitazione e col piacimento della mente.

Se noi ci vogliamo sollicitare di piacere a Dio, la gloria celestiale c'ingegniamo d'assaggiare, però che assaggiando quella, ogni gloria terrena disprezzerai; e maravigliomi se alcuno l'abbia vinta ovver abbandonata questa terrena gloria, se in prima non assaggioe quella celestiale.

Molte fiate quelli che sono stati derubati dalla vanagloria, convertendosi più gloriosamente la fuggono, che quelli che non furono derubati.

Vidi alcune operazioni spirituali essere cominciate per vanagloria, ed avendo auto malo principio e laido fondamento, il fine è seguitato laudabile, imperò che la intenzione fu transmutata in bene.

Quegli che si leva in alti de' beni e delle ricchezze naturali, giammai non participa gli beni che sono sopra natura.

I beni e le ricchezze naturali son quelli, che sono in noi sanza fatica, come la sottigliezza dello intelletto e lo ingegno agevole ad imparare ben leggere e ben proferire, e la prontezza e nobilità e più altre cose, però che disse il Signore: Chi è infedele nel poco, sarà infedele e vanaglorioso nel molto.

Molti affriggono vanamente le corpora loro con penitenzia per acquistare la somma impassibilità e le ricchezze delle grazie spirituali e per operare gli miracoli, e per potere dinanzi conoscere le cose venture; e non conoscono quelli miseri, come l'umilità è madre di queste cose e non le fatiche e i dolori.

Quegli che per sue fatiche vuole questi doni acquistare, fallace fondamento à messo sotto lo suo edificio; ma quegli che sempre si reputa indegno debitore, subito riceverà ricchezze spirituali non aspettate.

Non obbedire a quello demonio sterminatore, il quale t'ammonisce che sotto spezie d'utilità degli uditori manifesti le tue virtù, però che non è prefetto neuno all'uomo, se a tutto il mondo facesse utilità, facendo danno a sè medesimo.

Neuna cosa è che tanto possa edificare quelli che veggiono ed odono, quanto che gli modi e gli costumi umili e sanza pigrizia, e la parola diritta e non infinta, imperò che questo sarà dimostramento di via agli altri di non levarsi giammai in superbia, la qual cosa è la più utile che sia.

Uno contemplatore si puose a mente le sagacitadi delle demonia, e narrolle e disse così: « Sedendo io in una congregazione, vennero le demonia della vanagloria e della superbia, e puosonsi allato a me dalla mano diritta e dalla sinistra, ed uno di loro mi punse il lato col suo dito vanaglorioso, ed ammoniami che io dicessi una contemplazione ed una operazione, chilo avea fatta nel diserto; ed avendolo io cacciato, dicendo quel verso del Salmo che dice: Fuggano adietro e siano confusi quelli che pensano male contra a me, incontanente l'altro demonio, che stava dalla mano sinistra, si fece innanzi e diceami all'orecchie: « Bene abbi tu e bene facesti, e se' fatto grande, vincendo la mia madre, la quale è sanza ogni reverenzia »; allo quale io mi rivolsi, e saettando contra esso, dissi la parola che seguitava al predetto verso: Fuggano incontanente e sieno svergognati quelli che dicono a me: Bene aggi tu che bene facesti ».

Domandando io questo contemplatore, come la vanagloria fosse madre della superbia, rispuose così: « Le laude esaltano ed enfiano; ed essendo l'anima esaltata, allora la superbia prendendola la lieva suso infino al cielo, e poi la getta giù infino nell'abisso ».

È una gloria, la quale procede da Dio, onde egli dice: Io glorifico coloro che glorificano me; ed è un'altra gloria perseguitatrice, la quale a noi apparecchia il demonio, della quale disse il Signore: Guai a voi, quando gli uomini vi loderanno e diranno bene di voi; e la prima gloria conoscerai allora saviamente, quando tu con ogni industria la fuggirai, reputandola nocimento, e dovunque andrai, nasconderai la tua conversazione e lo tuo stato; ma la seconda gloria conoscerai in questo modo, quando facendo ed operando qualunque cosa a te s'appartenga di fare, sempre sarai ammonito da essa nel cuor tuo, che tu facci quella cosa per essere veduto dagli uomini, e sempre t'ammonirà questa sozza vanagloria che tenghi modi, per li quali dimostri essere in te quella virtude, la qual non è, e dice così: Fate risplendere lo lume vostro dinanzi dagli uomini, acciò che veggiano l'opere vostre buone.

Molte fiate lo Signore alli vanagloriosi per la vergogna che a loro sopraviene, fa loro venire in odio la vanagloria.

Lo principio della privazione della vanagloria è la guardia della bocca, non dicendo niuna cosa che appartenga a sua propia laude, e l'amore della vergogna; lo mezzo è lo mozzamento di tutte le intenzioni intellettuali di vanagloria; lo fine, se tanto è che lo abisso abbia fine, si è questo: cercare tutte le cose, le qua' s'appartengono a sua vergogna, e farle dinanzi alla moltitudine insensibilmente, cioè non sentendo pena di vergogna.

Non nascondere la tua vergogna e la tua confusione per intendimento e rispetto di non dare impedimento e cagione di non offendere altrui.

Qualunque ora noi chiamiamo a noi la gloria, lodandoci noi medesimi, e quando viene a noi non chiamata da noi, ma mandata d'altrui, cioè che altri ci loda, ovvero quando ci sforziamo di fare alcuna cosa ch'appartegna a vanagloria, ricordiamci del pianto nostro, che ci conviene avere per li nostri peccati, e ricordiamci del timoroso stare che ci conviene di fare dinanzi a Dio nel tempo dell'orazione, nel quale ci conviene dimorare sollicitamente; ed al postutto faremo cessare e vergognare questa procace, cioè pronta ed ardita vanagloria, se noi avemo studio e cura di verace orazione, ma se questo non l'aviamo, incontanente prendiamo attento e sollicito pensiero della morte nostra, e se non potiamo far questo, almeno temiamo la confusione e la vergogna, la quale seguita la gloria di questo mondo, secondo che dice il Signore: Chi si esalta, sarà umiliato, e non solamente nell'altra vita, ma al postutto nel tempo presente.

Quando gl'ingannatori ci cominciano a lodare, incontanente ci studiamo di ricordarci delle nostre iniquità, ed al postutto ci troveremo indegni di quello che si dice e dell'onore che a noi si fa.

Sono alcuni vanagloriosi, i quali Iddio vuole al postutto esaudire d'alcune loro petizioni, ed esso Iddio innanzi che dimandino, sì dà loro quelle cose, acciò che non le paia loro avere avute per orazione però che sarebbe loro pericolo, però che diventerebbero più superbi.

Quelli che sono più semplici che altri, non sono usati di perire per questo vizio, però che la vanagloria è scacciamento di simplicità, ed è uno stato ed una conversazione infingarda; ed è alcuno vermine, il quale mentre ch'egli cresce, mette l'alie naturalmente e vola in alto, e la vanagloria consumata, cioè quando avrae presa compiutamente la deliberazione della mente, partorisce la superbia, la quale è radice e compimento d'ogni male; ma colui che da questa vanagloria non è preso, non cadrà nell'avversatrice nimica di Dio superbia sanza capo.

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