Relatio et vota

Quoad causae substantiam

Ex actis et probatis tum ex testificali cum ex documentali probatione adaparent evidenter Servum Dei virtutes christianas necnon Evangelica consilia in mudo et forma heroica coluisse.

Brevitatis causa in virtutum theologicarum, praesertim caritatis, fidei et spei, virtutes Servi Dei praestantes, probatione immorabimur, cum omnes virtutes habent et participant eflicaciam merendi a caritate.

Vis merendi pertinet ad caritatem per essentiam, ceteris autem virtulibus per participationern ut altissime docetur ab Aquinatense. Ita, ad instar exempli, videamus nonnullurum testium praecipuora testimonia.

Ita testis, Dr. Carolus Tessitore, Praesidis Generalis « dell'Unione Catechisti del SS.mo Crocifisso e di Maria SS.ma Immacolata » ait inter alia:

« Il Servo di Dio dimostrò sempre in ogni circostanza una profonda e viva fede, che appariva in lui come un possesso tranquillo, sicuro e solido.

Quantunque la sua vita di fondatore esteriormente non manifestasse grandi difficoltà, tuttavia in realtà fu travagliata da molte e gravi contraddizioni e difficoltà che non avrebbe potuto superare se non fosse stato animato da un profondissimo spirito di fede.

Il Servo di Dio, animato da zelo per la conservazione e la propagazione della fede, si prodigò in tutti i modi per coltivare la vita cristiana nelle anime e soprattutto nei giovani di cui curava con molto impegno e competenza, anche personalmente, la istruzione catechistica.

Molte volte lo vidi preoccupato a causa di problemi di apostolato.

A questo orientamento di vita lo portava la sua stessa professione di vita religiosa nell'Istituto dei Fratelli delle Scuole Cristiane.

Di più poi istituì l'Unione dei Catechisti allo scopo di propagare la fede.

Questo suo impegno di apostolato lo condusse a tenere una vita sacrificatissima: per almeno venti anni per attendere alla scuola serale, il cui scopo era soprattutto l'insegnamento del catechismo andava a riposare dopo le ore 23.

Si deve notare che al mattino la levata era alle 4,30.

Dal modo come lo vidi qualche volta raccolto in preghiera posso arguire che il Servo di Dio facesse oggetto di profonda e assidua meditazione i misteri della fede, ne parlava con profonda convinzione, come di una cosa naturale, vissuta e costantemente presente.

Quantunque non fosse direttamente incaricato degli arredi sacri e della cappella, egli però si preoccupava che la cappella e gli oggetti sacri fossero tenuti con grande rispetto e si avesse cura per Io splendore della casa di Dio.

Il Servo di Dio, entrando in chiesa, manifestava un profondo raccoglimento: si sarebbe detto che egli avesse il senso vivo della presenza Eucaristica di Gesù nell'Eucaristia.

La sua genuflessione era sempre un esempio per noi.

Il suo raccoglimento durante la S. Messa colpiva gli stessi suoi confratelli.

A volte, quando veniva alla Casa di Carità, trascorreva delle ore in chiesa, in raccoglimento, sempre in ginocchio.

Dopo la S. Comunione, assumeva un aspetto quasi splendente.

Quando veniva alla Casa di Carità, la sua prima e ultima visita erano a Gesù Sacramentato.

Questa sua profonda devozione alla SS.ma Eucaristia spiega l'articolo della Regola della Unione dei Catechisti da lui scritta, nel quale si dice che i catechisti devono fare dell'Eucaristia il centro dei propri pensieri ed affetti.

Data l'opportunità, il Servo di Dio ci invitava a delle Ore di adorazione davanti al SS.mo Sacramento esposto, dando soprattutto uno scopo riparatorio...

Tutta la vita e l'opera del Servo di Dio erano sostenute dalla virtù della speranza, esistente in lui in modo saldo.

Tutta la sua attività era orientata al cielo: senza tener presente questo, non si spiegherebbe nulla della sua vita.

Non ho mai notato il Servo di Dio ricercare né beni terreni, né onori, né stima, e neppure una piccola soddisfazione.

La fondazione dell'Unione dei Catechisti fu certamente una impresa molto ardua: egli era certo che quest'opera senza l'aiuto di Dio non avrebbe potuto neppure iniziarsi, ed è unicamente appoggiandosi sopra l'aiuto di Dio, dopo segni manifesti che si trattava di cosa voluta dal Cielo, che egli poté iniziarla e perfezionarla.

Non ho mai notato in fratel Teodoreto nulla che fosse meno perfetto: il suo amore verso Dio si manifestava pertanto in questa perfezione della sua vita.

So che il Servo di Dio faceva la sua meditazione con la comunità e mi risulta che vi era assiduo.

Seguiva, come egli mi confidò e come illustrò a tutti i catechisti, il metodo di S. Giovanni Battista de La Salle.

Il profitto che ne ricavò è messo in evidenza dalla sua vita virtuosa.

Le sue preghiere vocali erano quelle proposte dalla Regola dei Fratelli; in più egli era fedele alla recita della devozione a Gesù Crocifisso ( due volte al giorno ).

Non parlava che di cose spirituali o connesse con le spirituali: segno manifesto della sua abituale unione con Dio...

Lo addoloravano i peccati che si commettevano e si adoperava in ogni modo perché Dio non fosse offeso.

Lo sorpresi più volte molto rammaricato per i peccati con cui si offende il Signore.

Per questo ci inculcava il senso della riparazione ( ore di adorazione ) e lo spirito di riparazione fu dal Servo di Dio introdotto nelle Regole dei Catechisti.

Il Servo di Dio era animato da vivi sentimenti di carità verso il prossimo: amava tutti in modo spirituale, per amore di Dio.

Non l'ho mai visto accarezzare un bambino o ricercare una amicizia umana: eppure arrivava a tutto e a tutti.

Tutto ciò che poteva fare per il suo prossimo, sia nel campo spirituale come in quello materiale, era nel suo programma.

Così cercò di educare cristianamente i giovani; a lui ricorrevano per consiglio e conforto gli ex allievi, che tornavano consolati.

Così pure i poveri erano soccorsi.

Non ho mai sentito il Servo di Dio lamentarsi di qualche cosa o di qualcuno.

Posso riferire in particolare che vi furono divergenze di vedute, assai gravi, circa il modo di concepire Fazione apostolica tra il Servo di Dio e il prof. Fratel Giocondo di Maria, ora defunto, che aveva fondato e assistito per molti anni il circolo « Contardo Ferrini » presso il Collegio S. Giuseppe.

A fratel Giocondo nei primi tempi, il Servo di Dio si era  rivolto per consigli e aiuto, ma poi dovette dolorosamente constatare che con lui non poteva intendersi.

Fratel Giocondo, anche per il suo temperamento si lasciò talvolta andare a parole di disappr ovazione anche gravi e offensive verso l'opera del Servo di Dio: questi non reagì mai né mai lasciò trasparire risentimento alcuno » ( cfr. Summ., pp. 44-47, §§ 151-153; 158-159 ).

Et testis Soror Maria Electa Sommariva a Crucifixo testificat: « Il Servo di Dio era un uomo che viveva soltanto di fede; un semplice contatto con lui convinceva che egli era un vero uomo di Dio.

Dalle sue parole traspariva il suo grande desiderio di fare del bene, di trasmettere la Fede, la santità negli altri.

Ricordo in modo particolare due visite durate più di un'ora in cui non profferì altre parole che non fossero espressioni della sua fede, del suo desiderio di comunicarla agli altri, del suo amore verso il prossimo.

In modo particolare ricordo che la nostra conversazione ebbe per argomento la mortificazione e la povertà.

Rilevai che il Servo di Dio soffriva per non poter dare al Signore quanto avrebbe voluto nella pratica delle dette due virtù, e che gli era penoso constatare come esse fossero poco capite anche da anime che aspirano alla perfezione.

Dal complesso della sua vita e dal suo comportamento pareva che il Servo di Dio vivesse in una continua meditazione: le cose della terra non avevano presa sul suo animo.

Posso poi attestare che il Servo di Dio aveva un'altissima stima per la parola del Signore.

Era una gara fra noi per indicarci vicendevolmente letture o predicatori che avessero potuto giovare alle nostre anime e alle nostre rispettive Comunità.

So che il Servo di Dio era profondamente lieto quando vedeva che nei giorni di ritiro spirituale i giovani catechisti trascorrevano molto tempo dinanzi al SS.mo Sacramento...

Benché non me ne parlasse, si sentiva che incontrava gravi difficoltà: non ho mai notato però un benché piccolo cenno di sconforto, di abbandono, di timore. Egli si fidava di Dio.

Con le sue parole ed il suo contegno comunicava a me la sua grande speranza e mi animava alla pratica delle virtù religiose.

Da tutta la sua vita emanava una profonda carità verso Dio.

A questo proposito desidero riferire una confidenza che ebbi dal Servo di Dio.

Da tempo avvertito in lui una attrattiva della grazia che lo spingeva all'offerta di se stesso all'amore misericordioso di Dio nello spirito di S. Teresa del Bambino Gesù, quando nell'anno 1950 si fecero più frequenti le sue visite per approfondire lo spirito di questa offerta.

Egli moltiplicava le domande in modo insistente, anzi in modo commovente ed umile: io ero commossa perché egli era tanto consumato nell'amore verso Dio.

So che anche i catechisti avvertivano in lui un cambiamento, una tenerezza spirituale nuova.

Finalmente si decise per il 1° Novembre del 1950, giorno della proclamazione del dogma dell'Assunta.

L'intero mese di ottobre che lo precedette fu consacrato alla preparazione e unimmo a questo scopo preghiere, mortificazioni e sofferenze ed il Signore rispose a modo suo a quell'atto quasi rinnovando cioè la vita inferiore del Servo di Dio.

Da quel giorno infatti si avvertì in lui un cambiamento nella sua pietà: si manifestò una dolcezza e soavità interiore nuova.

A lui poteva essere applicato il titolo di « neve ardente. » con cui il santo Padre Pio XI aveva decorato la nostra S. Teresa Redi.

Gli ultimi anni del Servo di Dio furono caratterizzati da una quasi miracolosa innocenza che prendeva fuoco.

Era l'ultima consumazione di una santità seria e robusta, che quasi di sorpresa dava una fioritura di primavera.

Quello spirito solido e forte si era soavizzato sotto quell'ultima ondata di potente amore...

Il contegno di frate! Teodoreto in chiesa era più che edificante: abitualmente immobile, composto, attento.

Tutta l'azione apostolica del Servo di Dio era indirizzata allo scopo di conservare le anime al Signore e di preservarle dal peccato.

Dal suo amore verso Dio emanava la sua carità verso il prossimo.

In particolare esercitò in modo eminente l'istruzione e la formazione dei giovani e specialmente dei più poveri, come ho accennato nelle mie deposizioni precedenti.

Non si sentì mai fratel Teodoreto parlare male del prossimo.

In comunità assolveva il compito di infermiere, che esercitò con tanta delicatezza: tutti ricordano la sua premura verso i fratelli che tornavano stanchi dai diversi quartieri della città, faceva dare loro un buon bicchiere di vino perhé si riscaldassero e si rinfrancassero.

Il Servo di Dio era fedele alle pratiche di pietà per suffragare le anime dei defunti; all'ufficio dei morti ogni lunedì, alle preghiere e comunioni prescritte dalla Regola » ( cfr. Summ., pp. 83-85, § 64-66 ).

Conclusio generalis. Omnibus attente perpensis ad dubium propositum respondimus affirmative, salvo meliore iudicio.

Indice