Relatio et vota

Le virtù eroiche

6. - La santità, come insegna il Maestro delle Cause dei Santi Benedetto XIV, è la perfezione della vita soprannaturale che si incarna nell'uomo mediante l'esercizio eroico delle virtù.

Essa è un dono dello Spirito ed è una realtà interiore ed invisibile: è Dio che comunica se stesso all'uomo mediante la Grazia santificante.

Si manifesta però all'esterno nelle opere buone compiute, mediante l'aiuto di Dio, con generosità e perseveranza per la gloria di Dio stesso e per la salvezza dei fratelli.

Sempre secondo l'insegnamento di Benedetto XIV la virtù eroica o santità è: « ille virtutis gradus, perfectio, seu fulgor et excellentia, qua facit ut homo circa materiam illius virtutis supra communem aliorum hominum operandi modum operetur, et in hoc Deo similis est » ( III, 21, 10 ).

Per riconoscerla si richiede un diuturno e costante esercizio di atti virtuosi con prontezza ed alacrità di spirito in una direttrice soprannaturale di vita, e con un perfetto dominio dei propri affetti ed impulsi di natura, tenuti a soggezione attraverso un ininterrotto lavoro di abnegazione e di superamento di se stessi.

Tali atti virtuosi inoltre, compiuti con perfezione e giocondità anche in circostanze ardue, devono essere pienamente dimostrabili non solo per le virtù in genere, ma anche in specie, cioè per le virtù teologali, cardinali ed annesse o del proprio stato.

Infatti « paucos actus, licet heroico, non sufficere... cum de virtutibus constare dici non possit in gradu heroico utiloquuntur Theologi, si multiplices non proponuntur actus a Dei Servis eliciti, qui qualitate heroica praediti sint » ( III, 21, 11 ).

7. - Esaminando le testimonianze processuali come pure la documentazione aggiunta, troviamo una larghissima convergenza di apprezzamenti e di giudizi sulla santità del Servo di Dio e sulla eroicità in genere ed in specie delle sue virtù anche se talvolta brevemente presentati.

Fratel Teodoreto, innanzitutto non improvvisò la perfezione delle virtù nel più alto grado, ma la maturò via via fin dalla infanzia e dalla adolescenza.

E, sebbene, per questo periodo non abbiamo prove sufficienti, del resto non necessarie all'economia processuale del caso in esame, e illuminante quanto scrive Fratel Leone di Maria, Postulatore Generale dei Fratelli delle Scuole Cristiane, nel suo libro sul Servo di Dio dal titolo « Fratel Teodoreto, Prof, Giovanni Garberoglio ». Ed. A. & C., Torino 1956, a due anni di distanza dalla morte del Servo di Dio, « indotto al compito anche dal pensiero dì poter presentare, in un suo Confratello, un esempio a tutti i Fratelli delle Scuole Cristiane del mondo e in lui la realizzazione piena dell'ideale lasalliano » ( Summ. Docc., p. 36 ) nel tentativo di « rendere testimonianza alla verità diligentemente ricercata con i mezzi umani a disposizione » ( Summ. Docc., p. 37 ):

« Precisamente, uno degli scopi della mia visita a Vinchio era anche quello di parlale con i pochi coetanei di Fratel Teodoreto ancora viventi.

Il primo ch'ebbi la ventura di trovare fu il Sig. Pavese Michele, papà di Don Francesco P., che tutti gli ex allievi salesiani del Piemonte conoscono bene... e, all'età di 87 anni, non c'è male davvero...

Pochi passi più sotto, eccoci in un'altra aia tipica... dove vive il Sig. Giuseppe Giolito.

Qui gli anni sono 88... Restava da sentire il Sig. Porto Pietro, anche lui di 88 anni, e che era stato per 20 anni sindaco...

A riassumere in breve, dai tre vegliardi non si sono cavale notizie particolari; ma ne venne fuori l'impressione di una specie di ' fama di santità ' in anticipo, già fin da quando Fratel Teodoreto era ancora Giovannino Garberoglio.

Ed è notizia preziosa a persuaderci ch'egli camminò sempre sulla stessa via e nella identica direzione...

Per questo appunto giunse così lontano! » ( Summ. Docce., pp. 27-29 ).

Leggiamo nello Iudicium prioris Thelogi Censoris che « anelito incessante di tutta la vita di Fr. Teodoreto è stato la santità, l'immedesimazione in Cristo.

E verso questa meta di perfezione cercò di attrarre confratelli e giovani affidati alle sue cure » ( Iudicium, p. 7 ).

Ed il secondo Teologo Censore mette in rilievo la fusione, nel Servo di Dio, tra vita contemplativa ed attiva: « Fu un uomo di preghiera e di azione.

Seguendo la linea caratteristica dai Fratelli delle Scuole Cristiane, volle dedicarsi ai ragazzi e ai giovani.

Si sentì catechista per sicura vocazione e comunicò ad altri lo stesso ideale.

Non si può spiegare la fondazione dell'Unione Catechisti senza un vero carisma che Dio gli comunicò: carisma assai preciso, in quanto egli precorse i nostri tempi nei quali c'è nella Chiesa una fioritura di Istituti Secolali» ( Iudicium alterius Theologi Censoris, p. 20 ).

Fin dal suo primo ingresso in religione il Servo di Dio godette di fama di santità ed essa andò sempre più estendendosi, in tutti gli ambienti che egli ebbe modo di frequentare.

Tale fama trova la sua origine e si solidifica nel fondamento della diuturna pratica di tutte le virtù cristiane.

Dal fiorilegio delle attestazioni al riguardo, ne scegliamo alcune, attingendo dal nostro precedente Votum: « Il Fratel Teodoreto godette di fama di santità fin dai primi anni della sua vita religiosa » ( teste 1°, Summ., p. 232, ad 53 ).

« Il Servo di Dio praticò queste virtù ( teologali, cardinali e morali ) in modo eroico, perché le mise in pratica in modo crescente come se fossero diventate una seconda natura » ( teste 3°, Summ., p. 19, ad 46; cfr. anche teste 4°, Summ., p. 35, ad 46 ).

« Se eroicità significa mantenere calma, fiducia, serenità nelle difficoltà finanziarie, organizzative e nelle incomprensioni, allora posso dire che in questo campo il Servo di Dio fu eroico » ( teste 7°, Summ., p. 70, ad 46 ).

Il teste 9°, Fratel Ernesto Moretti mette in evidenza il costante e continuo progresso nella pratica di tutte le virtù cristiane: « Ritengo che Fratel Teodoreto abbia praticato queste virtù in grado eroico; non c'è mai stato un periodo in cui egli abbia sostato, ma ha sempre progredito con una costanza e continuità che è, per me, eroica » ( Summ., p. 87 ad 46; cfr. pp. 99, ad 46; 180, ad 46; 193, ad 46 ).

S. E. Mons. Giuseppe Angrisani, Vescovo di Casale, teste 23°, si dice in grado di « affermare che la virtù del Servo di Dio non era ordinaria, ma certamente superiore al modo comune di comportarsi anche di persone pie.

Si vedeva proprio che in lui la virtù diventava una seconda natura » ( Summ., p. 247, § 683 ).

Ciò è confermato in pieno dai testi ex ufficio: « A me pare che la costanza e l'uniformità con cui il Servo di Dio esercitava le virtù proprie del suo stato dimostrino ch'egli le esercitava in grado non comune e anzi eroico » ( Prof. Vittorio Buffa, teste 31°, 1° ex officio. Summ., p. 279 ad 46 ).

« Pur non potendo specificare episodi e tratti di virtù emergenti, tuttavia l'idea complessiva, che mi sono fatto di lui era quella di un religioso che onorava il suo Istituto con una vita di zelo, di abnegazione, di pietà esimia » ( Can. Attilio Vaudagnotti, teste 33°, 3° ex officio, Summ., p. 286 ).

« Circa l'esercizio delle virtù eroiche posso dire che aveva una padronanza di sé non comune, e ho sempre ricordato l'impressione che praticasse le virtù cristiane religiose in modo straordinario in particolare mi ha fatto impressione l'inalterabile costanza e perseveranza di cui ha dato prova lungo la sua vita e nelle molte circostanze in cui l'ho potuto osservare » ( Sig.ra Amelia Villa Brera, teste 34°, 4° ex officio, Summ., p. 292, ad 46 ).

Volendo poi avere una idea delle qualità, del carattere e del temperamento del Servo di Dio, ci è di prezioso aiuto la nota preparata dal Dott. Carlo Tessitore, teste 5° nel processo, sulla figura morale di Fratel Teodoreto:

« Uomo serio che non prende le cose alla leggera in ogni campo.

Nulla di più lontano da lui di quella tiepidezza così fortemente condannata dall'Apocalisse, e dalla superficialità che rende vano tanto lavoro.

L'impegnarsi a fondo in tutte le cose che intraprendeva era nella natura del suo carattere, che non poteva soffrile gli indecisi, i tira e molla, cosi numerosi e così nocivi nella società.

Questa disposizione naturale assai favorevole all'opera della grazia, fu da questa confermata nel bene, orientata verso la perfezione in tutti i campi, specialmente nella consacrazione a Dio, e nella sua attività apostolica, e ne costituì lo stile.

In seno alla Chiesa egli scelse indubbiamente lo stato di perfezione e lavorò sul serio a realizzarne il programma.

Tale atteggiamento venne subito notato dai suoi confratelli e anche agli allievi, che lo ribattezzarono presto cosi: ' il Fratello che prega sempre '...

In tutto era ammirabile il suo equilibrio, il buon senso, il buono spirito, la semplicità e modestia, la naturalezza, tutti quei valori naturali, cioè, che la grazia non annulla, ma sublima, nonché la costante serenità e spesso anche il buon umore.

Amava persino le barzellette... Lo spirito di fede e di zelo, caratteristico della Regola lasalliana gli era come connaturato, e pareva che vivesse costantemente in una atmosfera soprannaturale, tanto era spontaneo e costante in lui il giudicare, parlare e agire secondo Dio» ( Summ. Docc., pp. 60-62 ).

Dopo quanto detto fino a questo punto, ci sembra che non si possa mettere in dubbio che la fama di santità che corona il Servo di Dio Fratel Teodoreto, scaturisca direttamente dalla pratica non comune, eroica, delle virtù cristiane per le quali ci apprestiamo ad una trattazione specifica, secondo il tradizionale schema.

8. - Non v'è dubbio che la vita di Fratel Teodoreto sia stata caratterizzata dall'esercizio delle virtù teologali in maniera eroica.

Questa affermazione poggia su abbondanti e valide testimonianze della quasi totalità dei testi, i quali sono tutti de visu.

La Fede è stata per il Servo di Dio la - molla che lo spingeva ad agire, e nello stesso tempo il fine cui indirizzare le diverse iniziative apostoliche intraprese » ( Inform., p. 39 ), vissuta nella sua autenticità e profondità, alimentata da una pietà profonda e da una costante applicazione alla preghiera, sentita come dono ricevuto e da trasmettere, attraverso l'esempio, l'incitamento, le particolari devozioni.

Riferisce Suor Maria Eletta Sommariva, teste 2°: « Dalle sue parole traspariva il suo grande desiderio di fare del bene, di trasmettere la fede, la santità negli altri.

Ricordo in modo particolare due visite durate più di un'ora in cui non profferì altre parole che non fossero espressioni della sua fede, del desiderio di comunicare agli altri, del suo amore verso il prossimo » ( Summ., p. 8 ad 21 ).

Viveva di fede, pregava perché la fede fosse trasmessa ai non credenti, la sua preoccupazione costante era il Catechismo e per questo non mancava di esortare i suoi Confratelli perché curassero nel modo migliore questo veicolo di conoscenza della Religione.

« Il Servo di Dio viveva continuamente di fede.

Lo spirito di fede era l'oggetto di tutte le sue conversazioni: tutta la sua vita era ispirata alla fede nel Signore.

Anche quando trattava di cose materiali, il suo giudizio ed il suo consiglio erano suggeriti dalla sua fede in Dio » ( Sig. Giovanni Cesone, teste 4°, Summ., p. 24 ad 20 ).

Attraverso il possesso di una fede tanto viva e meditata il Servo di Dio riusciva a superare difficoltà e contraddizioni, specialmente in ordine alle sue fondazioni.

Lo attesta il Dott. Carlo Tessitore, Presidente Generale della « Unione Catechisti del SS. Crocifisso e di Maria SS. Immacolata »:

« Quantunque la sua vita di fondatore esteriormente non manifestasse grandi difficoltà, tuttavia in realtà fu travagliata da molte e gravi contraddizioni e difficoltà che non avrebbe potuto superare se non fosse stato animato da un profondissimo spirito di fede.

Il Servo di Dio, animato da zelo per la conservazione e la propagazione della fede, si prodigò in tutti i modi per coltivare la vita cristiana nelle anime e soprattutto nei giovani di cui curava con molto impegno e competenza, anche personalmente, la istruzione catechistica » ( Summ., p. 44 ad 21 ).

Il Dott. Gaetano Sales, teste 6°, figura eminente nell'ambito della stessa « Unione », fornisce ulteriori considerazioni di quel proposito fermissimo di conservare e diffondere la fede, perché lo ritiene determinato da tre fattori essenziali:

- 1) La volontà ferma di diffondere in tutto il mondo la devozione a Gesù Crocifisso come preghiera, considerandola come compendio minimo ma essenziale della dottrina cristiana e quasi come una sintesi della liturgia del venerdì santo;

- 2) l'atto di fondare l'Unione Catechisti del SS.mo Crocifisso e di Maria SS.ma Immacolata, i quali diventassero espressione viva di quella preghiera;

- 3) la volontà ferma di assistere in ogni modo ed in ogni momento e di imprimere impulsi determinanti nei momenti di incertezza ( degli altri ) per la fondazione e Io sviluppo sempre crescente della Casa di Carità Arti e Mestieri, come devozione in opera.

Il Servo di Dio si adoperò per la conversione degli eretici, scismatici, mediante la diffusione della devozione a Gesù Crocifisso, la cui preghiera veniva tradotta per intervento suo in 18 lingue, tra le quali il russo, l'arabo,il cinese, il giapponese, il tigrino etiopico ed il malgascio » ( Summ., p. 58 ad 21 ).

Una profonda pietà eucaristica connota la vita e l'attività del Servo di Dio.

Tra l'abbondanza dei ricordi e delle citazioni, ne scegliamo alcune: « Era zelante nel diffondere la devozione a Gesù Sacramentato, specialmente in mezzo ai giovani » (Fratel Ernesto Moretti, Summ., p. 82 ad 23 ).

« Quando il Servo di Dio entrava in cappella era preso da un raccoglimento tale che nessun avvenimento umano poteva rimuoverlo.

Ho avuto occasione di osservarlo solo in cappella: il suo sguardo era fisso al tabernacolo in intima conversazione con il Signore...

Si accostava tutti i giorni alla S. Comunione e le visite al SS. Sacramento erano frequentissime » ( Fratel Angelino-Pietro Villata, teste 12°, Summ., p. 110 ad 23 ).

« Non usciva dall'Istituto senza aver fatto una breve adorazione del SS. Sacramento in cappella e rientrando in casa il suo primo atto era di nuovo una visita al SS.mo Sacramento » ( Dott. Domenico Conti, teste 15°, Summ., p. 154 ad 23 ).

« I misteri della fede erano per lui oggetto di assidua meditazione; spesso ne parlava.

Aveva somma venerazione per le cose sacre e per le persone sacre.

La sua fede e venerazione nella SS.ma Eucaristia erano esemplari.

Bastava osservarlo mentre sentiva, o qualche volta serviva, la S. Messa, e quando era in adorazione davanti al Tabernacolo o al SS.mo esposto». ( Sig. Stefano Massaia, teste 16°, Summ., p. 174 ad 23 ).

« La fede nella presenza reale di Gesù nell'Eucaristia era in Fratel Teodoreto vivissima ed ardente.

Davanti a Gesù Crocifisso passava tutto il tempo disponibile sempre in ginocchio nonostante le infermità e l'età con un atteggiamento così devoto e raccolto che denunciava di per se stesso quanto fossero intensi e profondi i suoi sentimenti di fede viva, di adorazione e di amore verso il Signore.

Per i suoi catechisti volle che l'Eucaristia fosse il centro di tutti i loro pensieri, desideri ed affetti.

La S. Messa era per lui una reale ed effettiva rinnovazione del sacrificio della croce, a cui partecipava con vero trasporto e costituiva il punto culminante della sua giornata.

Tutto il resto del suo tempo si può dire che fosse da lui vissuto come preparazione e ringraziamento alla Messa » ( Dott. Domenico Conti, teste 19°, Summ., p. 21 ad 23 ).

« Tutta la sua vita la definirei orientata a Gesù Eucaristico.

Un particolare, indescrivibile raccoglimento lo caratterizzava durante l'assistenza alla S. Messa » ( Rev.do Stefano Rota, teste 27°, Summ., p. 260 ad 23 ).

Per la Mamma Celeste il Servo di Dio riservava un amore del tutto particolare e lo dimostrava con la pratica del Santo Rosario, che era una sua caratteristica: « Il Servo di Dio riteneva che la Pia Unione fosse sorta sotto la speciale protezione della Madonna, verso la quale era tanto devoto.

Nella solennità della Vergine ci intratteneva sulle sue virtù.

Lo vedevamo recitare il Santo Rosario: durante l'assistenza, passeggiando nei corridoi egli recitava sempre il S. Rosario.

Quando si usciva con il Servo di Dio, durante il primo tratto di strada si recitava una decina di Ave Maria.

Ci proponeva soprattutto l'imitazione della Vergine venerata con il titolo di 'Immacolata'» ( Sig. Giovanni Cesore, teste 4°, Summ., p. 26 ad 26 ).

«Il Servo di Dio manifestava una vivissima devozione alla Madonna, attraverso le pratiche di pietà come il S. Rosario, la recita dell'Angelus e dell'Ave Maria nelle riunioni.

Dava importanza alle solennità dedicate alla Madonna: era sua preoccupazione spiegarcene prima il significato.

Esortava con molta insistenza noi giovani ad essere devoti della Madonna » ( Dott. Pietro Fonti, teste 14°, Summ., p. 134, ad 26 ).

9. - In corrispondenza ad una fede vissuta autenticamente è la virtù della speranza, per la quale la vita del Servo di Dio era proiettata continuamente verso la beata eternità.

Infatti era solito dire: « Il cielo è la nostra patria, a cui dobbiamo sempre tenere fisso lo sguardo ed il pensiero » ( Fratel Ernesto Moretti, teste 9°, Summ., p. 83 ad 27 ).

Il possesso dell'habitus spei in grado straordinario il Servo di Dio lo dimostrò innanzitutto nel mantenersi completamente distaccato dai beni terreni e poi nel far seguire a questo un atteggiamento di costante anelito del paradiso, con una ricerca assidua dei mezzi adatti allo scopo.

La speranza si traduceva nel Servo di Dio in atteggiamenti concreti, specialmente nei momenti di grandi incertezze e difficoltà, con un abbandono filiale e fiducioso nelle mani del Signore: « Il Servo di Dio dava la precisa impressione di non essere attirato da mire terrene ma di lavorare nella speranza del Paradiso confidando nei meriti di Gesù.

Ricordo di aver sentito dire che incontrò delle difficoltà che superò perché sostenuto da una robusta speranza in Dio e da incrollabile fiducia nella sua Provvidenza » ( Rev.do Natale Fisanotti, teste 8°, Summ., p. 74, ad 27 ).

« Non mirava ad onori terreni: egli indirizzava ogni sua azione al conseguimento del premio eterno.

Non confidava neppure nella stima degli uomini; egli mirava soltanto all'approvazione del Signore " ( Sig. Umberto Ughetto, teste 10°, Summ., p. 93, ad 27 ).

« La virtù della speranza sostenne sempre il Servo di Dio nella sua attività ed in modo particolare nei momenti più difficili della sua vita.

La fondazione dell'Unione e la direzione dei soci erano senza dubbio una impresa ardua ed egli vi si dedicò totalmente, non fidandosi delle sue forze ma unicamente nell'aiuto di Dio...

La virtù della speranza si notò in lui anche durante le sue numerose malattie nelle quali egli vedeva un mezzo per avanzare nella vita spirituale.

Io stesso fui confortato efficacemente con parole di speranza dal Servo di Dio quando lo incontrai in seguito ad un lutto grave della mia famiglia: la morte di una figlia di otto anni » ( Signor Mario Serra, teste 17°, Summ., pp. 188-189, ad 28 ).

Scrive il patrono: « La speranza di Fratel Teodoreto aveva un'altra proprietà rivelatrice dell'elevato grado del suo esercizio, aveva cioè la caratteristica di trasmettersi agli altri, e d'infondervi il coraggio a superare le difficoltà che sembrerebbero insormontabili senza il ricorso alla Divina Provvidenza » ( Inform; p. 43 ).

Dello stesso Servo di Dio leggiamo: « Dobbiamo avere sempre grande fiducia perché Nostro Signore non manca mai di aiutare i suoi in tutto e dappertutto...

Dobbiamo avere fiducia nel Signore in questi momenti difficili perché Egli ci ama con un amore infinito e si occupa di noi in ogni ora e in ogni momento...

Quando abbiamo fatto con tranquillità quello che era possibile, dobbiamo dire alla fantasia di lasciarci dormire in pace perché tutte le difficoltà saranno risolte da
Lui che tutto vede e che tutto può » ( Iudicium prioris Theologi Censoris, p. 11 ).

E per concludere queste note sulla virtù della speranza, dal Servo di Dio tradotta in tutte le situazioni della vita, riportiamo le parole del Dott. Domenico Conti, teste 19°, che ne fa una ottima descrizione: « La sua confidenza nell'onnipotenza ausiliatrice di Dio era assoluta, per cui Egli non ammetteva, innanzi tutto per sé e per gli altri, che la preghiera, cioè il ricorso a Dio non fosse il fattore risolutivo, nel senso di Dio, delle situazioni e dei problemi anche superiori alle forze umane.

Egli non ammetteva che si potesse iniziare o concludere qualcosa senza il ricorso a Dio, senza la fiducia nella sua onnipotenza, soprattutto allo svolgimento della vita in ordine a Dio.

Sempre confidando in Dio e su Dio, iniziò l'Unione come gruppo di giovani: che avrebbero dovuto riunirsi e crescere nella loro perseveranza cristiana e nel loro apostolato, unicamente fondandosi sul Vangelo...

Per questo Fratel Teodoreto dovette subire per quarant'anni una autentica persecuzione basata appunto sull'incomprensione.

Per quarant'anni dovette sentire la sua opera giudicata come impossibile, angusta, chiusa e pietistica...

Per questo divenne sempre più profondo e semplificatore ' il poggiare il suo capo sul Cuore di Gesù '.

Anzi questo divenne l'unico suo sostanziale esercizio, abbandonando a Gesù l'Unione, i suoi problemi, la sua vita e la sua stessa santificazione » ( Summ., pp. 214-215 ad 28 ).

10. - Tutta la vita del Servo di Dio é dominata dalla carità, la virtù teologale che è sintesi ed espressione delle altre due, nella sua duplice dimensione verso Dio e verso il prossimo.

Una carità, quella di Fratel Teodoreto che, alla passione ardente verso Dio, suo Sommo bene, la cui misura si stempera « nell'amarlo senza misura » ( Summ., p. 27, ad 31 ), aggiungeva la tensione costante per evitare ogni forma di peccato in sé e negli altri ( cfr. Summ., p. 48 ad 34 ), il dinamismo operativo e l'atteggiamento di chi era compreso di una presenza viva, reale: « Il solo vederlo pregare era qualcosa di luminoso che subito si distingueva, persuadeva e conquistava.

Fratel Teodoreto amava insegnare a pregare bene e con compostezza come cose dovute al Signore. Ritengo che l'offesa di Dio fosse sentita da Fratel Teodoreto con grande dolore e sempre suscitasse in lui un pronto atto di riparazione...

Tutte le volte che gli era possibile Egli si adoperava anche a correggere chi davanti a lui aveva mancato verso Dio e in questo sapeva usare un linguaggio estremamente efficace che, nel peggiore dei casi, aveva almeno la virtù di far tacere» ( Dott. Domenico Conti, teste 19°, Summ., pp. 219-220 ad 34 ).

« Il Servo di Dio esortava sovente i fratelli ad opere di riparazione per i peccati che si commettono nel mondo.

La stessa Unione del SS.mo Crocifisso, da lui fondata, era diretta alla riparazione dei peccati » ( Fratel Angelino Pietro Villata, Summ., p. 112 ad 34 ).

Ed ancora il Dott. Domenico Conti, teste 19°, presenta un quadro molto edificante, che racchiude quanto emerge da tutte le deposizioni circa l'amore del Servo di Dio verso Dio: « L'amore di Dio in Fratel Teodoreto era veramente sovreminente.

Egli lo amava ininterrottamente in ogni cosa e sovra ogni cosa e si compiaceva con grande fervore della sua esistenza e dei suoi attribuii tra cui ricordo anche la bellezza.

Con un gusto straordinario Fratel Teodoreto godeva tutte le volte che gli era dato di esaltare e magnificare Dio, la sua grandezza, la sua bontà, la sua Provvidenza.

Egli dimostrava fino all'eroismo di riconoscere e di accettare filialmente la trascendenza di Dio e i suoi attributi sovrani su di se stesso e su tutte le creature.

In dieci anni di rapporti sempre più continuati e più intimi: non ho mai sentito usare da lui espressioni che togliessero qualcosa alla gloria di Dio, alla fiducia e all'abbandono in Dio, senza condizioni, che dobbiamo avere verso di lui.

Per Fratel Teodoreto Dio era davvero Ia Realtà sovreminente e personale davanti alla quale e nella quale Egli trascorreva tutto il suo tempo con frequentissimi slanci di amore verso di Essa » ( Summ., p. 218, ad 31 ).

Da Suor Maria Eletta Sommariva, teste 2°, sappiamo che il Servo di Dio, quattro anni prima della morte ha ulteriormente incrementato questo amore verso Dio - giungendo a vette umanamente irragiungibili » ( Inform., p. 45 ):

« A questo proposito desidero riferire una confidenza che ebbi dal Servo di Dio.

Da tempo avvertivo in lui una attrattiva della grazia che lo spingeva all'offerta di se stesso all'amore misericordioso di Dio nello spirito di S. Teresa del Bambino Gesù, quando nell'anno 1950 si fecero più frequenti le sue visite per approfondire lo spirito di questa offerta.

Egli moltiplicava le domande in modo insistente, anzi in modo commovente e umile: io ero commossa perché egli era tanto consumato nell'amore verso Dio.

So che anche i catechisti avvertivano in lui un cambiamento, una tenerezza spirituale nuova.

Finalmente sì decise per il 1° novembre del 1950, giorno della proclamazione del dogma dell'Assunta.

L'intero mese di ottobre che lo precedette fu consacrato alla preparazione e unimmo a questo scopo preghiere, mortificazioni e sofferenze ed il Signore rispose a modo suo a quell'alto quasi rinnovando cioè la vita interiore del Servo di Dio.

Da quel giorno infatti si avvertì in lui un cambiamento nella sua pietà: si manifestò una dolcezza e soavità interiore nuova.

A lui poteva essere applicato il titolo di ' neve ardente ' con cui il Santo Padre Pio XI aveva decorato la nostra S. Teresa Redi.

Gli ultimi anni del Servo di Dio furono caratterizzati da una quasi miracolosa innocenza che prenderà fuoco.

Era l'ultima consumazione di una santità seria e robusta, che quasi di sorpresa dava una fioritura di primavera.

Quello spirito solido e forte si era soavizzato sotto quell'ultima ondata di potente amore » ( Summ., p. 10, ad 31 ).

11. - Al fervore di carità verso Dio corrispondeva un amore forte e generoso verso il prossimo, di cui restano prove luminose nell'esercizio di opere di misericordia sia spirituali che materiali.

Per la prova delle prime basti pensare alla caratteristica principale del suo apostolato» « quella istruzione catechistica che egli sentiva di dover diffondere a tutti i livelli e per la quale fondò un'opera di fama internazionale, l'Unione dei Catechisti del SS. Crocifisso e di Maria Immacolata » ( Inform., p. 46 ).

Narra al riguardo il Sig. Giovanni Cesone, teste 4°: « L'amore verso il prossimo era, vorrei dire, la caratteristica di Fratel Teodoreto: egli si interessava di tutti, senza distinzione, dimostrando a tutti la sua stima.

Soleva dire che senza stima non c'è amore per il prossimo.

Voleva che lo scopo dell'Unione fosse quello di formare apostoli pieni di carità e di fede.

Insisteva soprattutto che regnasse la carità tra i catechisti: effetto di una sincera carità era la correzione vicendevole dei difetti» ( Summ., p. 28, ad 35 ).

Urgenza dell'amore verso il prossimo è la fondazione della « Unione » il cui scopo « è quello della santificazione, vale a dire nella pienezza della carità, mediante la ' sequela Christi ' non solo nella condizione di laico e di secolare, anzi avvalendosi di tutto ciò.

Nel contempo l'Unione è tutta consacrata all'apostolato catechistico...

Per i catechisti consacrazione e apostolato sono due valenze di un'unica realtà dinamica, cioè la loro appartenenza a Cristo e a Cristo Crocifisso che tutto attrae, tutto manifesta, tutto salva per amore del Padre » ( Summ. Docc., pp. 50-51 ).

Ma il Servo di Dio non dimentica i suoi legami con la Congregazione della quale è figlio: « L'amore filiale che il Servo di Dio portava alla sua Congregazione destava in lui un senso di preoccupazione, il timore che i principi lasalliani su cui doveva fondarsi l'Unione non fossero accolti con rinnovato spirito dai suoi Confratelli.

Tanto più che rilevava il pieno consenso e appoggio dei Superiori del suo Istituto mentre invece lo circondava da parte dei Confratelli meno sensibili una certa indifferenza » ( ibidem, p. 53 ).

La sollecitudine del Servo di Dio nel perseguire le opere di misericordia spirituale trova l'equivalente nel promuovere anche quelle di misericordia corporale, attraverso un amore eccezionale verso i poveri, sovvenendo ai loro bisogni « nella misura in cui lo permetteva il suo stato religioso » ( Summ., p. 177 ad 36 ), nella assistenza agli infermi dove « era pieno di sollecitudine e veramente esperto » ( Summ., p. 18, ad 36 ), ed infine nella fondazione della « Casa di Carità Arti e Mestieri », la quale è in stretta dipendenza dal carisma dell'« Unione », « un carisma che ha condotto il Fratello Teodoreto a comunicare con Fra Leopoldo per l'amore ardente a Gesù Crocifisso e che perciò gli ha consentito di ricevere dal Francescano l'Adorazione a Gesù Crocifisso e di trasmetterla al suo Istituto, ai membri dell'Unione.

Un carisma che fiorito dal cuore di Fratello Teodoreto lo renderà pronto ad accettare l'azione costruttiva della carità per il mondo del lavoro e per la formazione al lavoro delle nuove generazioni» ( Dott. Domenico Conti, teste 19°, Summ. Docc., p. 77 ).

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