Summa Teologica - I

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Articolo 1 - Definizione della persona

Infra, a. 3, ad 2, 4; III, q. 2, a. 2; In 1 Sent., d. 25, q. 1, a. 1; De Pot., q. 9, a. 2; De unione, a.1

Pare che la definizione della persona data da Boezio [ De duab. nat. 3 ], cioè « la persona è una sostanza individuale di natura razionale », non sia accettabile.

Infatti:

1. I singolari non si definiscono.

Ora, persona significa qualcosa di singolare.

Quindi è fuori luogo definire la persona.

2. Sostanza, che fa parte della definizione di persona, o sta per sostanza prima o sta per sostanza seconda.

Se sta per sostanza prima l'aggiunta di individuale è superflua: essendo appunto la sostanza prima quella individuale.

Se invece sta per sostanza seconda, allora l'aggiunta è falsa, per l'opposizione che c'è tra il sostantivo e l'aggettivo, essendo sostanze seconde i generi e le specie.

È dunque una definizione male assegnata.

3. Nella definizione di una cosa reale non si devono mettere nomi di [ seconda ] intenzione.

Non sarebbe infatti bene dire che l'uomo è una specie dell'animale, essendo uomo un nome di realtà, e specie un nome di [ seconda ] intenzione.

Quindi, siccome persona è un nome di realtà ( poiché significa una sostanza di natura razionale ), nella sua definizione non è usato a proposito il termine individuale, che è un nome di [ seconda ] intenzione.

4. La natura, come dice Aristotele [ Phys. 2,1 ], « è un principio di moto e di quiete nel soggetto in cui si trova non accidentalmente, ma per se stessa ».

Ma la persona si trova anche in soggetti del tutto immobili, come in Dio e negli angeli.

Quindi nella definizione di persona non si doveva mettere natura, ma piuttosto essenza.

5. L'anima separata è una sostanza individuale di natura razionale.

E tuttavia non è una persona.

Quindi la persona è stata male definita da Boezio.

Dimostrazione:

Sebbene l'universale e il particolare si trovino in tutti i generi [ o predicamenti ], tuttavia l'individuo si ha specialmente nel genere della sostanza.

Infatti la sostanza è individuata da se stessa, mentre l'accidente è individuato dal suo soggetto, che è la sostanza: la bianchezza infatti è questa qui [ e non un'altra ] perché è in questo soggetto.

Quindi gli individui sostanziali, a preferenza degli altri, hanno un nome proprio, e sono detti ipostasi o sostanze prime.

L'individuo particolare poi si trova in un modo ancora più speciale e più perfetto nelle sostanze razionali, che hanno il dominio dei propri atti e che si muovono da se stesse, non già spinte dall'esterno come gli altri esseri; e le azioni d'altra parte si verificano proprio nelle realtà particolari.

Quindi, fra tutte le altre sostanze, gli individui di natura razionale hanno un nome speciale.

E questo nome è persona.

Nella suddetta definizione dunque si mette sostanza individuale per significare il singolare nel genere della sostanza, e si aggiunge di natura razionale per indicare il singolare nelle sostanze razionali.

Analisi delle obiezioni:

1. Sebbene non si possa definire questo o quel singolare determinato, si può però benissimo definire lo stato di singolarità: e così Aristotele definisce la sostanza prima [ Praed. 3 ].

E nella stessa maniera Boezio definisce la persona.

2. Secondo alcuni, la sostanza posta nella definizione della persona sta per la sostanza prima che è l'ipostasi.

Né è superflua [ a loro giudizio ] l'aggiunta di individuale.

Poiché con il nome di ipostasi o di sostanza prima si vuole escludere lo stato di universalità e la condizione di parte ( poiché l'uomo in genere non lo diciamo un'ipostasi, e neppure diciamo che lo sia una mano, essendo essa una parte ), mentre con l'aggiunta di individuale si esclude dalla persona la ragione di assumibilità: poiché la natura umana in Cristo non è persona, essendo stata assunta da un soggetto più nobile, cioè dal Verbo di Dio.

- Però è meglio dire che sostanza è presa in generale, come ancora divisibile in prima e seconda, e quindi con l'aggiunta di individuale si viene a indicare la sostanza prima.

3. Siccome le differenze sostanziali non ci sono note o non hanno nome, qualche volta siamo costretti a usare in loro vece differenze accidentali, come quando si dice che il fuoco è un corpo semplice, caldo e secco: poiché gli accidenti propri sono gli effetti e la manifestazione delle forme sostanziali.

E allo stesso modo si possono usare i nomi di [ seconda ] intenzione per definire le cose, in quanto essi fanno le veci dei nomi mancanti.

Ed è per questo che il termine individuale viene posto nella definizione della persona, per indicare cioè il modo di esistere che conviene alle sostanze particolari.

4. Come dice il Filosofo [ Met. 5,4 ], il nome natura in origine fu usato per indicare la generazione dei viventi, che viene detta nascita.

E siccome questa generazione procede da un principio intrinseco, tale nome fu esteso a indicare il principio intrinseco di qualsiasi moto.

E così Aristotele [ Phys. 2,1 ] definisce la natura.

Siccome poi questo principio può essere formale o materiale, comunemente tanto la forma quanto la materia si dicono natura.

Essendo poi la forma il principio perfettivo dell'essenza di qualsiasi cosa, questa essenza, espressa dalla definizione, è detta comunemente anch'essa natura.

E in questo senso è qui usata.

Per cui Boezio [ De duab. nat. 1 ] dice che « la natura è la differenza specifica costitutiva di ciascuna cosa »: infatti la differenza specifica è quella che completa la definizione e viene desunta dalla forma propria della cosa.

Quindi era più conveniente che nella definizione di persona, che è un singolare di un certo genere determinato, si usasse il nome di natura anziché quello di essenza, poiché quest'ultimo nome è desunto dall'essere, che è la realtà più comune.

5. L'anima è soltanto una parte dell'uomo: e come tale, anche separata, dal momento che ritiene la capacità di riunirsi [ al corpo ] non può essere detta sostanza individuale come l'ipostasi o la sostanza prima; e così è della mano e di qualsiasi altra parte dell'uomo.

Quindi non le conviene né la definizione né il nome di persona.

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