Summa Teologica - I

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Articolo 2 - Se le persone si distinguano per le relazioni

In 1 Sent., d. 26, q. 2, a. 2; C. G.. IV, c. 24; De Pot., q. 8, a. 3; q. 9, a. 4, ad 5; Quodl., 4, q. 4, a. 2

Pare che le persone non si distinguano per le relazioni.

Infatti:

1. Le cose semplici si distinguono per se stesse.

Ma le persone divine sono massimamente semplici.

Quindi si distinguono per se stesse, e non per le relazioni.

2. Le forme si distinguono tra loro soltanto secondo il loro genere: come il bianco non si può distinguere dal nero se non secondo la qualità.

Ma l'ipostasi significa un individuo nel genere della sostanza.

Quindi le ipostasi divine non possono distinguersi per le relazioni.

3. L'assoluto è prima del relativo.

Ma la distinzione delle divine persone è prima di ogni altra distinzione.

Quindi esse non possono distinguersi per le relazioni.

4. Ciò che suppone una distinzione non può essere il primo principio di distinzione.

Ma la relazione suppone una distinzione, essendo questa inclusa nella sua definizione: infatti l'essenza di ciò che è relativo consiste « nell'essere riferito a un'altra cosa ».

Quindi il primo principio di distinzione in Dio non può essere la relazione.

In contrario:

Boezio [ De Trin. 6 ] afferma che « la sola relazione determina la Trinità » delle Persone divine.

Dimostrazione:

Quando più cose formano un'unità, è necessario che vi sia un elemento che le distingua.

Ma le tre persone formano un'unità di essenza, quindi bisogna trovare qualcosa per cui esse possano distinguersi numericamente fra di loro.

Ora, si possono rilevare nelle persone divine due princìpi di distinzione, cioè le origini e le relazioni.

Queste poi non differiscono realmente tra loro, ma differiscono per il loro modo particolare di significare: infatti l'origine sta a indicare un atto, p. es. la generazione, mentre la relazione sta a indicare una forma, p. es. la paternità.

Per questo alcuni, considerando che le relazioni dipendono dagli atti, sostennero che in Dio le ipostasi si distinguono per le origini, sicché dovremmo dire che il Padre si distingue dal Figlio perché quegli genera e questi è generato.

Quindi le relazioni o proprietà indicherebbero soltanto indirettamente la distinzione delle ipostasi o persone: come nelle creature le proprietà manifestano la distinzione delle singole cose, che invece dipende dalla loro causa materiale.

Ma ciò non può essere ammesso per due motivi.

Primo, perché a far sì che due cose possano apparire distinte è necessario scorgere la loro distinzione in dipendenza da qualcosa di intrinseco: p. es. dalla materia o dalla forma, trattandosi di realtà create.

Ora, l'origine non significa qualcosa di intrinseco, ma un passaggio da una cosa a un'altra: così la generazione si presenta come una via che parte dal generante e termina nel generato.

Quindi non è possibile che il generato e il generante si distinguano soltanto per la generazione, ma bisogna scorgere tanto nell'uno quanto nell'altro qualcosa di anteriore per cui essi si distinguono tra loro.

Ora, nelle persone divine non troviamo altro che l'essenza e le relazioni, o proprietà.

Ma siccome l'essenza è identica, le persone non possono distinguersi altro che per le relazioni.

- Secondo, perché la distinzione tra le persone divine non va intesa come una divisione di qualcosa ad esse comune, dato che l'essenza, che è loro comune, resta indivisa, ma è necessario che gli stessi princìpi che le distinguono le costituiscano anche come entità distinte.

E in questo modo appunto le relazioni o proprietà distinguono e costituiscono le Persone o ipostasi, in quanto sono le stesse persone sussistenti: così la paternità è il Padre e la filiazione è il Figlio, non essendoci in Dio differenza fra astratto e concreto.

Invece ripugna al concetto stesso di origine costituire l'ipostasi o la persona.

Poiché l'origine, all'attivo, ha il significato di atto che procede da una persona sussistente, e quindi presuppone la persona; l'origine al passivo invece, p. es. la nascita, sta a indicare una persona sussistente in divenire, e quindi non la costituisce.

Perciò è più giusto dire che le persone o ipostasi, anziché dalle origini, sono distinte dalle relazioni.

Sebbene infatti si distinguano in tutti e due i modi, tuttavia secondo la nostra maniera di intendere si distinguono prima di tutto e principalmente per le relazioni.

- Quindi il nome Padre non significa soltanto la proprietà, ma anche l'ipostasi: invece il termine Genitore o Generante esprime soltanto la proprietà.

Padre infatti significa la relazione che distingue e costituisce l'ipostasi, mentre Generante o Generato significa l'origine, che non distingue e non costituisce l'ipostasi.

Analisi delle obiezioni:

1. Le persone sono le stesse relazioni sussistenti.

Quindi non ripugna alla semplicità delle persone divine l'essere distinte dalle relazioni.

2. Le persone divine non si distinguono tra loro nell'essere sostanziale, né in qualche altro attributo assoluto, ma solo per il rapporto reciproco.

Quindi per distinguerle basta la relazione.

3. Quanto più una distinzione è primordiale, tanto più è vicina all'unità.

Quindi deve essere la minima.

E così la distinzione delle Persone divine non può essere se non per ciò che distingue in grado minimo, cioè per la relazione.

4. La relazione, quando è un accidente, presuppone certamente la distinzione dei soggetti; quando però è sussistente non presuppone, ma implica essa stessa tale distinzione.

Quando infatti si dice che l'essenza del relativo consiste nel riferirsi ad altro, altro designa il correlativo, che non è anteriore, ma simultaneo per natura.

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