Summa Teologica - II-II

Indice

Articolo 2 - Se l'amare, in quanto atto della carità, si identifichi con la benevolenza

In 9 Ethic., lect. 5

Pare che l'amare, in quanto atto della carità, non sia altro che la benevolenza.

Infatti:

1. Il Filosofo [ Reth. 2,4 ] scrive che « amare è volere del bene a qualcuno ».

Ma ciò è la benevolenza.

Quindi l'atto della carità non è altro che la benevolenza.

2. Dove risiede l'abito risiede anche l'atto.

Ora, l'abito della carità risiede nella potenza volitiva, come sopra [ q. 24, a. 1 ] si è detto.

Perciò anche l'atto della carità è un atto del volere.

Però è un atto che tende solo al bene: quindi è benevolenza.

Quindi gli atti della carità non sono altro che la benevolenza.

3. Il Filosofo [ Ethic. 9,4 ] elenca cinque requisiti dell'amicizia: il primo è che uno « voglia del bene all'amico »; il secondo che « voglia stare e convivere con l'amico »; il terzo che « conviva volentieri con lui »; il quarto che « desideri le stesse cose »; il quinto che « si rattristi e si rallegri con lui ».

Ora, i primi due requisiti fanno parte della benevolenza.

Quindi il primo atto della carità è la benevolenza.

In contrario:

Il Filosofo [ Ethic. 9,5 ] insegna che la benevolenza non è né « l'amicizia » né « l'amore », ma è « il principio dell'amicizia ».

Ora la carità, come si è visto [ q. 23, a. 1 ], è un'amicizia.

Quindi la benevolenza non si identifica con l'amore, che è l'atto della carità.

Dimostrazione:

Propriamente si chiama benevolenza l'atto della volontà col quale vogliamo del bene a un altro.

Ma questo atto della volontà differisce dall'atto dell'amare, sia dell'appetito sensitivo che dell'appetito intellettivo, o volontà.

Infatti l'amore che si riscontra nell'appetito sensitivo è una passione.

Ora, ogni passione inclina verso il proprio oggetto con un certo impulso.

D'altra parte la passione dell'amore ha questo di particolare: che nasce non all'improvviso, ma in seguito a una considerazione insistente della cosa amata.

Quindi il Filosofo [ l. cit. ], nel mostrare le differenze tra la benevolenza e la passione dell'amore, scrive che la benevolenza « non ha slancio né appetizione », cioè l'impulso dell'inclinazione, ma con essa si vuole del bene a qualcuno solo per un giudizio della ragione.

Inoltre la passione dell'amore nasce da una certa familiarità, mentre la benevolenza sorge talora all'improvviso: come quando nel pugilato vorremmo che uno dei due vincesse.

Ma anche l'amore che risiede nell'appetito intellettivo differisce dalla benevolenza.

Esso infatti implica un legame affettivo di chi ama con la persona amata: in quanto cioè chi ama considera la persona amata come un'unica cosa con se stesso, o come qualcosa che gli appartiene, e così si muove verso di essa.

Invece la benevolenza è il semplice atto di volontà col quale vogliamo del bene a qualcuno, anche se manca questo legame affettivo con lui.

Così dunque nell'amore di carità è inclusa la benevolenza, ma l'amore vi aggiunge un legame di affetto.

Per questo il Filosofo [ ib. ] afferma che la benevolenza è il principio dell'amicizia.

Analisi delle obiezioni:

1. Il Filosofo in quel testo definisce l'atto dell'amare non presentandone l'intera definizione, ma limitandosi a quel dato nel quale esso si manifesta maggiormente.

2. L'amore è un atto del volere tendente al bene, connesso però con una certa unione con la persona amata, che invece nella benevolenza non è inclusa.

3. I requisiti che il Filosofo stabilisce in tanto appartengono all'amicizia in quanto derivano dall'amore che uno ha verso se stesso, come egli dice: cosicché uno compie tutte queste cose nei confronti degli amici come nei confronti di se stesso.

E ciò appartiene al legame affettivo di cui abbiamo parlato [ nel corpo ].

Indice