Summa Teologica - II-II

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Articolo 5 - Se nella preghiera si debba chiedere a Dio qualcosa di determinato

In 4 Sent., d. 15, q. 4, a. 3, sol. 1

Pare che nella preghiera non si debba chiedere a Dio nulla di determinato.

Infatti:

1. Come dice il Damasceno [ De fide orth. 3,24 ], « la preghiera è una domanda fatta a Dio di cose convenienti ».

Perciò la preghiera è inefficace se vengono chieste cose che non convengono, secondo le parole di S. Giacomo [ Gc 4,3 ]: « Chiedete e non ottenete, perché chiedete male ».

Ma secondo S. Paolo [ Rm 8,26 ] « noi non sappiamo che cosa sia conveniente domandare ».

Perciò nel pregare non dobbiamo chiedere nulla di determinato.

2. Chi chiede qualcosa di determinato mira a piegare la volontà di colui al quale si rivolge, perché compia ciò che egli vuole.

Ma noi non dobbiamo mirare a far sì che Dio voglia ciò che noi vogliamo, quanto piuttosto a volere noi ciò che Dio vuole, come dice la Glossa [ ord. di Agost. ] nel commentare il Salmo [ Sal 33,1 ]: « Esultate, giusti, nel Signore ».

Quindi non dobbiamo chiedere a Dio nulla di determinato.

3. A Dio non possiamo chiedere le cose cattive; a quelle buone d'altra parte Dio stesso ci invita, per cui è inutile domandarle.

E così nella preghiera non si deve chiedere a Dio nulla di determinato.

In contrario:

Il Signore nel Vangelo [ Mt 6,9ss; Lc 11,2ss ] ha insegnato ai discepoli a chiedere determinatamente le cose che sono contenute nelle domande del Padre Nostro.

Dimostrazione:

Come riferisce Valerio Massimo [ Fact. dict. mem. 7,2 ], « Socrate pensava che agli dèi immortali non si dovesse chiedere altro se non che concedessero il bene: poiché essi sanno ciò che è vantaggioso per ciascuno, mentre noi spesso chiediamo cose che sarebbe meglio non ottenere ».

Ora, in questa sentenza c'è del vero, rispetto alle cose indifferenti che possono avere un risultato cattivo, e che l'uomo può usare bene e male: come « le ricchezze, che per molti furono una rovina », secondo l'espressione dello stesso Autore, « o gli onori, che mandarono in disgrazia tanta gente, o i regni, di cui spesso si vede la conclusione miserevole, o gli splendidi matrimoni, che spesso distruggono del tutto le famiglie ».

Ci sono però dei beni che l'uomo non può usare malamente, dei beni cioè che non possono avere un risultato cattivo: sono quelli che ci rendono beati, o che ci meritano la beatitudine.

Ora, questi beni i santi li chiedono nella preghiera in maniera incondizionata, come appare da certe espressioni dei Salmi, ad es. [ Sal 80,4 ]: « Mostraci il tuo volto, e saremo salvi », o ancora [ Sal 119,35 ]: « Guidami per la via dei tuoi comandamenti ».

Analisi delle obiezioni:

1. Sebbene l'uomo da sé non possa sapere ciò che deve domandare nella preghiera, tuttavia « lo Spirito Santo viene in aiuto alla nostra debolezza », come aggiunge S. Paolo, in quanto ispirandoci santi desideri ci fa chiedere come si conviene.

Per cui il Signore afferma nel Vangelo [ Gv 4,23s ] che « i veri adoratori devono adorare in Spirito e verità ».

2. Quando nel pregare chiediamo cose relative alla nostra salvezza, noi conformiamo la nostra volontà a quella di Dio il quale, come dice S. Paolo [ 1 Tm 2,4 ], « vuole che tutti gli uomini siano salvati ».

3. Dio ci invita alle cose buone perché ci avviciniamo ad esse non con i passi del corpo, ma con i pii desideri e le devote preghiere.

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