Summa Teologica - III

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Articolo 3 - Se l'anima di Cristo abbia avuto l'onnipotenza rispetto al proprio corpo

In 3 Sent., d. 16, q. 1, a. 3

Pare che l'anima di Cristo abbia avuto l'onnipotenza rispetto al proprio corpo.

Infatti:

1. Il Damasceno [ De fide orth. 3,20 ] scrive che « tutti i fenomeni naturali furono volontari in Cristo: ebbe fame volontariamente, ebbe sete volontariamente, ebbe timore volontariamente, morì volontariamente ».

Ma Dio viene detto onnipotente perché « ha fatto tutto ciò che ha voluto ».

Quindi l'anima di Cristo aveva l'onnipotenza riguardo alle operazioni naturali del proprio corpo.

2. La natura umana era più perfetta in Cristo che in Adamo, nel quale per la giustizia originale che egli aveva nello stato di innocenza il corpo stava completamente sottomesso all'anima, così che nulla poteva accadere nel corpo contro la volontà dell'anima.

Quindi a maggior ragione l'anima di Cristo aveva l'onnipotenza rispetto al suo corpo.

3. In forza dell'immaginazione dell'anima il corpo subisce naturalmente delle alterazioni, e tanto più quanto più è forte l'immaginazione, come si è visto nella Prima Parte [ q. 117, a. 3, ad 2,3 ].

Ma l'anima di Cristo era perfettissima sia nell'immaginazione che nelle altre facoltà.

Quindi l'anima di Cristo era onnipotente rispetto al proprio corpo.

In contrario:

L'Apostolo [ Eb 2,17 ] scrive che Cristo « doveva rendersi in tutto simile ai fratelli », e specialmente nelle cose riguardanti la condizione della natura umana.

Ma è condizione della natura umana che la salute del corpo, la sua nutrizione e la sua crescita non dipendano dal comando della ragione o della volontà, inquantoché le realtà naturali sono soggette solo a Dio, che è l'autore della natura.

Quindi neppure in Cristo c'era tale dipendenza.

Perciò l'anima di Cristo non era onnipotente riguardo al proprio corpo.

Dimostrazione:

Come si è detto [ a. prec. ], l'anima di Cristo può essere considerata da due punti di vista.

Primo, nella sua propria natura e virtù.

E sotto questo aspetto, come non poteva cambiare nei corpi esterni il corso e l'ordine della natura, così non poteva cambiare nel proprio corpo le leggi naturali, avendo l'anima per sua natura dei rapporti determinati con il corpo.

Secondo, si può considerare l'anima di Cristo in quanto strumento unito ipostaticamente al Verbo di Dio.

E sotto questo aspetto essa aveva l'onnipotenza su ogni disposizione del suo corpo.

Siccome però la virtù operativa non viene attribuita propriamente allo strumento, ma all'agente principale, ne viene che tale onnipotenza va attribuita più allo stesso Verbo di Dio che all'anima di Cristo.

Analisi delle obiezioni:

1. L'affermazione del Damasceno va riferita alla volontà divina di Cristo.

Poiché, come egli dice in precedenza, « per beneplacito della volontà divina era concesso alla carne di patire e di operare nel modo ad essa connaturale ».

2. La giustizia originale di Adamo nello stato di innocenza non comportava che l'anima umana potesse mutare il proprio corpo in qualunque modo, ma che lo potesse conservare senza alcun danno.

E questa facoltà l'avrebbe potuta assumere anche Cristo, se avesse voluto.

Ma essendo tre gli stati dell'umanità, vale a dire di innocenza, di colpa e di gloria, Cristo, come assunse dello stato di gloria la comprensione e dello stato di innocenza l'immunità dal peccato, così dello stato di colpa prese la necessità di soggiacere alle penalità della vita presente, come si dirà in seguito [ q. 14, a. 2 ].

3. A una forte immaginazione il corpo in alcuni casi obbedisce naturalmente.

Ad es. quando si cade da una trave molto elevata da terra, essendo l'immaginazione per natura principio del moto locale, come dice Aristotele [ De anima 3, cc. 9,10 ].

E così pure nelle alterazioni riguardanti il caldo e il freddo, e in quelle che ne derivano, poiché all'immaginazione seguono spontaneamente le passioni dell'anima, che agitano il cuore e alterano così tutto il corpo mediante la commozione degli spiriti.

Invece sulle altre disposizioni del corpo che non hanno rapporti naturali con l'immaginazione questa non influisce neppure quando è forte: p. es. sulla configurazione della mano o del piede, o su altre cose simili.

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