Summa Teologica - III

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Articolo 4 - Se Cristo abbia dovuto assumere tutti i limiti fisici degli uomini

In 3 Sent., d. 15, q. 1, a. 2; d. 22, q. 2, a. 1, sol. 1; Comp. Theol., cc. 226, 231

Pare che Cristo abbia dovuto assumere tutti i limiti fisici degli uomini.

Infatti:

1. Il Damasceno [ De fide orth. 3, cc. 6,18 ] scrive: « Ciò che non è assumibile, non fu sanato ».

Ma Cristo era venuto a sanare tutti i nostri mali.

Quindi li dovette assumere tutti.

2. Abbiamo detto [ a. 1, ad 1 ] che, al fine di soddisfare per noi, Cristo doveva avere nell'anima gli abiti che la rendessero perfetta, e nel corpo i limiti.

Ma egli nell'anima assunse la pienezza di ogni grazia.

Quindi nel corpo doveva assumere tutti i limiti.

3. Di tutti i limiti corporali il più grave è la morte.

Ma Cristo assunse la morte.

Quindi molto più doveva assumere tutti gli altri limiti.

In contrario:

Gli opposti non possono coesistere nello stesso soggetto.

Ma alcuni limiti sono in contrasto con altri, derivando da princìpi contrari.

Quindi Cristo non poteva assumere tutte le miserie umane.

Dimostrazione:

Cristo, come si è detto [ a. 1 ], assunse i limiti umani per espiare il peccato dell'uomo: e ciò esigeva nella sua anima la pienezza della scienza e della grazia.

Quindi Cristo doveva assumere quei limiti che sono conseguenza del peccato comune a tutta la natura, ma che tuttavia non si oppongono alla pienezza della scienza e della grazia.

Non era dunque conveniente che prendesse tutte le infermità umane.

Alcune infatti ripugnano alla perfezione della scienza e della grazia, come l'ignoranza, l'inclinazione al peccato e la obiezioni a praticare il bene.

Altre miserie poi non derivano dal peccato originale come limiti comuni a tutta la natura umana, ma provengono da certe cause particolari e si trovano in alcuni uomini soltanto, come la lebbra, il mal caduco e altre cose simili.

E queste infermità sono causate talora da colpe personali, p. es. da un'alimentazione disordinata, talora invece da vizi di generazione.

Ma nulla di tutto ciò vi fu in Cristo, poiché la sua carne fu concepita per opera dello Spirito Santo il quale, infinito in sapienza e potenza, non è capace né di errori né di deficienze; e d'altra parte Cristo stesso non introdusse mai alcun disordine nella sua vita.

C'è infine un terzo gruppo di mali che si trovano universalmente in tutti gli uomini come effetti del peccato originale: come la morte, la fame, la sete e altre cose simili.

E questi limiti Cristo li assunse tutti.

Il Damasceno [ De fide orth. 1,11; 3,20 ] li chiama « passioni naturali senza minorazione »: naturali in quanto comuni a tutta la natura umana; senza minorazione in quanto non implicanti una diminuzione della scienza o della grazia.

Analisi delle obiezioni:

1. Tutti i limiti particolari degli uomini provengono dalla corruttibilità e passibilità del corpo, e insieme da alcune cause speciali.

Perciò Cristo sanando, con la loro assunzione, la passibilità e la corruttibilità del nostro corpo, sanò conseguentemente tutti gli altri limiti.

2. La pienezza di ogni grazia e di ogni scienza competeva all'anima di Cristo di per sé, per il fatto stesso che era stata assunta dal Verbo di Dio.

Cristo perciò assunse la scienza e la grazia in tutta la loro estensione.

Invece egli assunse i nostri limiti funzionalmente, per espiare il nostro peccato, non perché gli spettassero in assoluto.

Non occorreva dunque che li assumesse tutti, ma solo quelli che bastavano per espiare il peccato di tutta la natura umana.

3. La morte derivò a tutti gli uomini dal peccato del loro capostipite; non così invece alcuni altri limiti, sebbene minori della morte.

Perciò l'argomento non regge.

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