Summa Teologica - III

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Articolo 1 - Se Dio possa avere dei figli adottivi

I, q. 33, a. 3; In 3 Sent., d. 10, q. 2, a. 1, sol. 1; C. G., IV, c. 17

Pare che Dio non possa avere dei figli adottivi.

Infatti:

1. Si adotta in figlio una persona estranea, come dicono i giuristi.

Ma nessuna persona è estranea a Dio, che è il Creatore di tutte le cose.

Quindi Dio non può adottare.

2. L'adozione fu introdotta per supplire alla mancanza della filiazione naturale.

Ma in Dio c'è la filiazione naturale, come si è visto nella Prima Parte [ q. 27, a. 2 ].

Quindi Dio non può adottare.

3. L'adozione ha come scopo la successione ereditaria ai beni dell'adottante.

Ma nessuno può succedere a Dio nella sua eredità, poiché egli non muore mai.

Quindi Dio non può adottare.

In contrario:

Scrive S. Paolo [ Ef 1,5 ] che Dio « ci ha predestinati a essere suoi figli adottivi ».

Ma la predestinazione di Dio non rimane senza effetto.

Quindi Dio adotta alcuni a suoi figli.

Dimostrazione:

Un uomo adotta un altro come figlio ammettendolo per sua bontà alla partecipazione della propria eredità.

Ma la bontà di Dio è infinita, per cui egli ammette le sue creature alla partecipazione dei suoi beni, e soprattutto le creature razionali, che essendo fatte a immagine di Dio sono capaci della beatitudine divina.

La quale consiste nel godimento di Dio, poiché Dio stesso è beato e ricco in quanto gode di se stesso.

Ora, ciò che costituisce la ricchezza di una persona viene detto sua eredità.

Si dice quindi che Dio adotta gli uomini in quanto per la sua bontà li ammette all'eredità della sua beatitudine.

- L'adozione divina poi supera l'adozione umana in questo, che Dio con il dono della grazia rende l'uomo adottato idoneo all'eredità celeste, mentre l'uomo non rende idoneo l'adottato, ma piuttosto sceglie di adottarlo in quanto è già idoneo.

Analisi delle obiezioni:

1. L'uomo considerato nella sua natura non è estraneo a Dio quanto ai beni naturali, ma quanto a quelli della grazia e della gloria.

Ed è per questi che viene adottato.

2. Operare per supplire all'indigenza è proprio dell'uomo, non di Dio, che invece opera per comunicare l'abbondanza della sua perfezione.

Come quindi nella creazione viene comunicata a tutte le creature una certa somiglianza della bontà divina, così con l'adozione viene comunicata agli uomini una somiglianza della filiazione naturale, come dice S. Paolo [ Rm 8,29 ]: « Quelli che da sempre ha conosciuto li ha anche predestinati a essere conformi all'immagine del Figlio suo ».

3. A differenza dei beni materiali, quelli spirituali possono essere posseduti simultaneamente da molti.

Perciò nessuno può possedere un'eredità di beni materiali se non succedendo a chi muore, mentre tutti insieme ricevono intera l'eredità spirituale senza menomazione del Padre che vive eternamente.

Anche se si potrebbe parlare di un decesso di Dio in quanto egli cessa di essere in noi per fede e comincia a essere in noi per visione, secondo la spiegazione della Glossa [ ord. ] alle parole di S. Paolo [ Rm 8,17 ]: « Se siamo figli, siamo anche eredi ».

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