Summa Teologica - III

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Articolo 7 - Se la polluzione notturna possa impedire di ricevere il corpo di Cristo

In 4 Sent., d. 9, q. 1, a. 4, sol. 2

Pare che la polluzione notturna non possa mai impedire di ricevere il corpo di Cristo.

Infatti:

1. A nessuno è proibita la comunione al corpo di Cristo se non per un peccato.

Ma la polluzione notturna avviene senza peccato; infatti S. Agostino [ De Gen. ad litt. 12,15.31 ] spiega: « L'immagine che accompagna il pensiero di chi parla, quando nella visione di chi sogna opera così da non lasciare differenza tra il rapporto sessuale sognato e quella vero, muove la carne, e a tale eccitazione segue ciò che suole seguire; ma ciò è senza peccato, come era senza peccato tenere da svegli quel dato discorso, anche se per parlare non si può fare a meno di pensare a ciò che si dice ».

Quindi la polluzione notturna non impedisce all'uomo di ricevere questo sacramento.

2. S. Gregorio Magno [ Registrum 11,4,64,10 ] scrive: « Se uno ha un rapporto con la propria moglie non per desiderio di piacere, ma solo per la procreazione dei figli, è libero in coscienza di giudicare se è degno di entrare in chiesa e se può partecipare al mistero del corpo del Signore: poiché noi non dobbiamo ingiungere proibizioni a colui che posto nel fuoco sa sfuggire alle fiamme ».

Dal che risulta che la stessa polluzione avuta da svegli, se avviene senza peccato, non proibisce all'uomo di ricevere il corpo di Cristo.

Molto meno quindi lo proibisce la polluzione notturna capitata nel sonno.

3. La polluzione notturna compromette soltanto la pulizia del corpo.

Ma tutte le altre impurità corporali che impedivano secondo la legge mosaica l'ingresso nel tempio, quali l'impurità della puerpera, o della donna mestruata, o di quella soggetta al flusso di sangue, non impediscono nella legge nuova la comunione eucaristica, come dichiara S. Gregorio [ l. cit. ].

Quindi neppure la polluzione notturna impedisce all'uomo la comunione eucaristica.

4. Il peccato veniale non impedisce all'uomo di ricevere la comunione eucaristica, anzi non lo impedisce nemmeno il peccato mortale, dopo la penitenza.

Ora, anche ammesso che la polluzione notturna sia derivata da una colpa precedente o di crapula o di turpi pensieri, questo peccato il più delle volte è veniale; e se eventualmente fosse mortale, la mattina uno può pentirsene e confessarsi.

Quindi non gli deve essere proibito di ricevere questo sacramento.

5. È più grave il peccato di omicidio che quello di fornicazione.

Ma se uno di notte sogna di commettere un omicidio, o un furto, o un qualsiasi altro peccato, non per questo gli è proibito di accostarsi all'Eucaristia.

Tanto meno quindi deve proibirglielo una fornicazione sognata con il seguito della polluzione.

In contrario:

Si legge nella Scrittura [ Lv 15,16 ]: « Sarà immondo fino alla sera l'uomo che avrà avuto un'emissione seminale ».

Ma gli immondi non hanno libero accesso ai sacramenti.

Perciò la polluzione notturna impedisce l'accesso a questo sacramento, che è il più grande di tutti.

Dimostrazione:

Riguardo alla polluzione notturna si possono considerare due aspetti: l'uno che impedisce necessariamente all'uomo di ricevere l'Eucaristia; l'altro che glielo impedisce non necessariamente, ma solo per una ragione di convenienza.

Necessariamente solo il peccato mortale impedisce all'uomo di ricevere questo sacramento.

Ora la polluzione notturna, sebbene considerata in se stessa non possa essere un peccato mortale tuttavia, in dipendenza dalla causa da cui proviene, talora è connessa con un peccato mortale.

Bisogna quindi ponderare la causa della polluzione notturna.

Talora infatti essa proviene da una causa estrinseca spirituale, cioè da una suggestione diabolica, poiché i demoni, come si è detto nella Prima Parte [ q. 111, a. 3 ], possono suscitare dei fantasmi, e al comparire di questi talvolta segue la polluzione.

Altre volte invece la polluzione proviene da cause intrinseche spirituali, ossia da pensieri precedenti.

Altre volte infine proviene da cause intrinseche corporali, cioè da sovrabbondanza di seme, da debolezza naturale o da un eccesso di cibo o di bevanda.

E ciascuna di queste tre cause può verificarsi senza peccato, o con un peccato veniale, o con un peccato mortale.

Se è senza peccato, o solo con un peccato veniale, allora non impedisce necessariamente la comunione eucaristica: nel senso cioè che l'uomo comunicandosi « si renda reo del corpo e del sangue del Signore ».

Se invece implica un peccato mortale, allora necessariamente la impedisce.

La suggestione diabolica infatti proviene talora dalla negligenza nel disporsi alla devozione, e questa negligenza può essere un peccato veniale o mortale.

- A volte invece proviene solo dalla nequizia dei demoni, che vogliono distogliere l'uomo dall'uso di questo sacramento.

Per cui si legge appunto nelle Collationes Patrum [ 22,6 ] che soffrendo un monaco la polluzione sempre in coincidenza con le feste nelle quali c'era da comunicarsi, i monaci più anziani, appurato che egli non aveva alcuna responsabilità nella cosa, decisero che per questo motivo non si ritraesse dalla comunione: e così la suggestione diabolica cessò.

Allo stesso modo anche i precedenti pensieri lascivi possono essere del tutto senza peccato: p. es. quando uno deve pensare a certe cose a motivo dell'insegnamento, o di una disputa.

E se ciò avviene senza concupiscenza e compiacimento, non saranno pensieri immondi, ma onesti, nonostante che possano talvolta provocare la polluzione, come risulta dal testo di S. Agostino citato sopra.

- Talora invece quei pensieri sono accompagnati dalla concupiscenza e dal compiacimento: e allora se c'è il consenso il peccato sarà mortale, altrimenti sarà veniale.

E così anche le cause corporali a volte sono senza peccato: p. es. quando ciò avviene per debolezza naturale, per cui alcuni subiscono la polluzione anche da svegli senza peccato; oppure quando dipende da una sovrabbondanza di seme: come infatti capita un sovrappiù di sangue senza peccato, così può capitare anche un sovrappiù di seme, che secondo Aristotele [ De gen. animal. 1,19 ] deriva dal sangue superfluo.

- Altre volte invece queste cause implicano un peccato: p. es. quando il fatto dipende da un eccesso nel mangiare o nel bere.

E anche qui ci può essere peccato veniale o mortale: sebbene il peccato mortale venga commesso più frequentemente nel campo dei pensieri lascivi, per la facilità del consenso, che non in quello dei cibi e delle bevande.

Per cui S. Gregorio [ l. cit. ] dice che ci si deve astenere dalla comunione quando la polluzione proviene da pensieri turpi, non invece quando proviene da abbondanza di cibi e di bevande, specialmente quando uno ne ha bisogno.

Così dunque si deve tener conto della causa della polluzione, per giudicare se la polluzione notturna impedisca necessariamente la comunione eucaristica.

Per una ragione di convenienza invece la polluzione notturna impedisce l'accesso al sacramento eucaristico per due circostanze.

La prima, che sempre la accompagna, è una certa turpitudine fisica, con la quale, per rispetto al sacramento, non è conveniente accostarsi all'altare: per cui quegli stessi che vogliono toccare qualcosa di sacro si lavano le mani; a meno forse che tale impurità non sia perpetua o diuturna, come la lebbra, l'emorragia, o altre cose simili.

- L'altra circostanza è la distrazione mentale che segue alla polluzione notturna, soprattutto quando questa è accompagnata da immaginazioni impure.

Tuttavia questo impedimento imposto dalla convenienza viene a cadere di fronte a ragioni di necessità: p. es. « quando », come dice S. Gregorio [ l. cit. ], « lo esige la ricorrenza di una festa, o lo richiede il mistero sacerdotale, in mancanza di un altro sacerdote ».

Analisi delle obiezioni:

1. La comunione eucaristica non è proibita necessariamente ad alcuno se non a causa del peccato mortale; tuttavia secondo un certo motivo di convenienza uno può essere impedito dall'accostarvisi per altre ragioni, come si è detto [ nel corpo ].

2. Il rapporto coniugale, quando è senza peccato, ossia quando è compiuto per la generazione della prole o per rendere il debito, non impedisce la comunione eucaristica se non nella misura in cui la impedisce la polluzione notturna avvenuta senza peccato, come si è detto [ ib. ], ossia per la turpitudine del corpo e la distrazione della mente.

E in relazione a ciò S. Girolamo [ Epist. 28 ] scrive: « Se i pani della proposizione non potevano essere mangiati da coloro che avevano avuto contatti con la moglie, quanto meno è lecito a coloro che poco prima si sono uniti nell'amplesso coniugale violare o toccare il pane disceso dal cielo!

Non è che noi condanniamo le nozze, ma non dobbiamo darci a opere carnali nel tempo in cui ci disponiamo a mangiare le carni dell'Agnello ».

Tuttavia, poiché ciò è dettato da motivi di convenienza e non di necessità, S. Gregorio insegna che costoro « vanno lasciati al loro criterio personale ».

- « Se invece non predomina l'amore della procreazione, ma il piacere », aggiunge S. Gregorio [ ib. ], allora si deve proibire di accedere a questo sacramento.

3. Nell'antico Testamento, come nota S. Gregorio [ l. cit. nell'ob. ], alcune impurità avevano un significato simbolico, che il popolo della nuova legge interpreta in senso spirituale.

Quindi tali impurità corporali, se sono perpetue o diuturne, non impediscono l'accesso a questo sacramento di salvezza come impedivano l'accesso ai sacramenti prefigurativi.

Se invece cessano presto, come la polluzione notturna, allora impediscono per una certa convenienza la comunione eucaristica nel giorno in cui la polluzione è avvenuta.

Si legge infatti nel Deuteronomio [ Dt 23,10 ]: « Se si trova qualcuno in mezzo a te che sia immondo a causa di un accidente notturno, uscirà dall'accampamento e non vi rientrerà la sera prima di essersi lavato con acqua ».

4. Con la contrizione e la confessione, sebbene si tolga il reato della colpa, tuttavia non si toglie l'impurità corporale e la distrazione mentale che accompagna la polluzione.

5. Il sogno di un omicidio non comporta un'impurità corporale, e neppure tanta distrazione della mente quanta ne produce la fornicazione sognata, data l'intensità del piacere.

Tuttavia il sogno di un omicidio, se proviene da una causa peccaminosa, specialmente mortale, impedisce di ricevere l'Eucaristia in ragione della sua causa.

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