Congresso Mondiale degli ex-allievi lasalliani

Indice

Finalità del "mandato" apostolico dell'Unione

Il suddetto "mandato" comporta essenzialmente l'apostolato catechistico e sociale.

Nelle inesauribili forme con cui tale "mandato" può essere espletato, esso sostanzialmente esige che i membri dell'Unione siano tutti "Catechisti".

Non solo perché ciascuno di essi deve possedere e in una impostazione costantemente aggiornata la debita formazione dottrinale e metodologica che per altro viene controllata e approvata dall'autorità ecclesiastica, ma anche perché tutto il loro orientamento interiore e la loro attività debbono essere "catechisticamente2 aperti e fattivi.

Perciò anche la loro vita familiare, professionale, culturale e civile deve tendere ad essere o a favorire una diuturna catechesi che, esprimendo con esempi il messaggio evangelico, aiuti a comprendere come tale messaggio proposto dalla Chiesa è dottrina di vita e di salvezza, di santità e di amore, dottrina avente il potere di illuminare e redimere in Cristo ogni stato, dottrina avente il potere di illuminare e redimere in Cristo ogni stato, condizione e ambiente sociale.

L'apostolato dell'Unione -  come ho già ripetutamente rilevato - è pure sociale, inteso cioè a fornire, aiutare, sviluppare in senso cristiano le diverse società, quelle nate dalle esigenze dirette e perenni della natura umana e quelle costituitesi come imprese generose per rispondere alle aspettative e ai bisogni degli uomini.

Tale forma di apostolato è sociale non tanto perché mira direttamente a trasformare strutture e ordinamenti, sociali e civili, e si impegna direttamente nel campo delle scelte, delle strumentazioni e delle tecniche politiche, ma per il fatto che mira piuttosto alla formazione delle persone non solo in quanto singoli individui, ma in quanto comunità, cioè in quanto socialmente aperti e comunicanti.

E ciò affinché l'assolvimento delle responsabilità sociali e gli sviluppi politici, giuridici, economici, tecnici e amministrativi del civile consorzio e della vita di relazione siano premesse e conquiste ad un tempo di un rinnovato spirito cristiano.

Più che ambire, sia pure a fin di bene, a posti di prestigio, i Catechisti debbono adoperarsi sia singolarmente che con iniziative collettive, a venire in aiuto alle Parrocchie e alle Diocesi, alle famiglie e al mondo del lavoro, a coloro che sono responsabili della vita morale e spirituale delle loro città e del loro Paese.

Nel sottoporre a disanima la "spiritualità catechistica" già ho chiarito in che senso l'apostolato dei Catechisti sia sociale.

Tuttavia ritengo opportuno ribadire il concetto che la vita soprannaturale è partecipazione alla vita trinitaria e trova nella carità la sua virtù regina; la vita soprannaturale cioè, nel suo duplice aspetto comunitario e gerarchico-organico, è essenzialmente vita di relazione in Gesù cristo.

Per cui il cristiano autentico vive nella Chiesa, in Essa e per Essa, e in questo modo attua e comunica la perfezione di se stesso.

Una esistenza trascorsa unicamente come ripiegati su se stessi, unicamente intenti a considerare con soddisfazione i propri presunti progressi nelle virtù, o con disappunto le proprie cadute e manchevolezza, finirebbe di conseguenza con l'esclusione la carità e con essa ogni vera vita cristiana.

L'essere nella sua piena attualità è ad un tempo "personale2 e "sociale": personalità, distinzione e opposizione da un lato e uguaglianza, comunicazione e verità dall'altro, anziché escludersi vicendevolmente si esaltano nel massimo mistero che è Dio uno e trino.

Non a caso la speculazione umana, che lungo i secoli ha tentato di formulare con sempre maggiore chiarezza il mistero della vita intima di Dio, ha prodotto i nuclei e gli strumenti culturali più propri per ogni dottrina della convivenza umana che voglia davvero penetrare senza distruttive unilateralità la singolarità irrepetibile della persona umana e la sua radicale socialità.

Per altro, anche su di un piano naturale a misura che si intensificano e si approfondiscono le relazioni vicendevoli, nel pieno rispetto delle esigenze della persona umana, si consegue un più alto livello di vita virtuosa, e viceversa.

Perciò i Catechisti il cui compito è "riecheggiare2, volgarizzare in senso elevato, la dottrina del signore affinché sia non solo conosciuta ma soprattutto vissuta, debbono già sul piano dell'insegnamento e dell'esortazione illustrare e comunicare la "socialità" soprannaturale, la "ecclesialità" e la "cattolicità" essenziali della fede e della vita cristiana.

Nel contempo, sia nella forma di pratica esemplificazione o applicazione, che nella forma di aiuto il quale valga a predisporre la ricezione del divino messaggio inteso a salvare l'uomo come singolo e come società, oppure si concreti nella coerenza di vita, i Catechisti necessariamente debbono attuare iniziative "sociali" il cui scopo sia quello di cooperare il più direttamente possibile alla formazione della mente e della volontà di fronte ai massimi e concreti problemi della vita, in vista del futuro inserimento o di un perfezionamento operante nella chiesa e nella società civile.

Evidentemente ciò non vuole affermare l'indifferenza, anzi la diffidenza nei confronti della massima organizzazione dei rapporti sociali che è lo stato nazionale o internazionale qualsivoglia.

E tanto meno l'azione diretta a favore dei corpi sociali intermedi deve essere intesa come ispirata da un radicale pessimismo verso la massima espressione della vita pubblica.

In tal caso per i Catechisti vale quello che S. Giovanni Battista de La Salle insegnava ai Fratelli: "Vous devez joindre, dans votre emploi, le zèle du bien de l'Eglise avec celui du bien de l'Etat, dont vos disciples commencent d'être membres et doivent être un jour plus parfaitement" ( M 160 ).

Ne consegue che l'apostolato dell'Unione non è disgiuntamente catechistico e sociale, ma sociale perché catechistico ed è catechistico perché la verità è il bene primordiale di ogni natura intelligente, di ogni convivenza, sia sul paino soprannaturale che su quello naturale, specie la verità che concerne la Verità stessa sussistente e il nostro essere profondo per rapporto ad Essa.

La verità è perciò il fondamento della libertà, della giustizia, della pace e della stessa carità, che altro non sono che attuazioni o manifestazioni della medesima verità.

In quest'opera catechistico-sociale che è nel contempo di insegnamento e di formazione, i Catechisti si rivolgono principalmente alla gioventù.

Essi anche in ciò, come più avanti meglio vedremo, non sono un "doppione" dell'Istituto dei Fratelli delle Scuole Cristiane, ma una emanazione che ne è parimenti sviluppo e potenziamento.

Insomma i Catechisti in quanto Istituto, non intendono perseguire altri fini sociali che non siano direttamente compresi o intimamente collegati con l'azione di illuminare e formare cristianamente, e perciò anche di illuminare e formare socialmente i secolari e in primo luogo la gioventù.

L'azione sociale dei Catechisti, in quanto Istituto, non ha per oggetto diretto strutture, ordinamenti e tecniche politiche e amministrative: il loro compito sociale è eminentemente educativo, così come lo è quello della Scuola Cristiana da cui provengono.

ciò non esclude, bensì richiede opportuni interventi affinché strutture, ordinamenti e soluzioni politiche progrediscano al fine di favorire per quanto è possibile l'elevazione umana e cristiana e perciò personale e sociale del popolo, a cominciare dalla gioventù.

Né sono escluse appropriate attuazioni, non da imporsi ma da proporsi alle persone competenti, all'attenzione dei responsabili, attuazioni intese a risolvere in senso cristiano questo o quel problema di convivenza, soprattutto qualora la soluzione di tali problemi richieda in primo luogo l'intervento della Scuola Cristiana, lo sviluppo di un'azione eminentemente illuminata e formativa.

Indice