Aspetti del messaggio di Fr. Teodoreto

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La Devozione a Gesù Crocifisso

È il primo atto del messaggio di realizzazioni "nuove" che o fanno capo a Fratel Teodoreto, o si riferiscono a lui per la parte importante che vi ebbe.

Molti Fratelli delle Scuole Cristiane e molti dei loro giovani, nonché parte almeno della vasta cerchia di persone sulle quali per diverse ragioni si esercita la loro influenza, conoscono ormai questa "Adorazione-Devozione" che ha per oggetto l'"Amabilissimo Gesù Crocifisso", attraverso le cinque sacratissime Piaghe, realtà e simbolo eloquente della nostra Redenzione.

Fratel Teodoreto accettò questa pia pratica, composta da Fra Leopoldo Maria Musso o.f.m., da una signora nel novembre 1911, quando la Comunità di S. Pelagia di cui era Direttore, si trovava: "in grave pericolo di perdere, per le classi della R.O.M.I., il diritto di scuola pubblica".31

"Le presento una pratica di pietà molto efficace; fu scritta da un Frate sotto la guida di Gesù Crocifisso che gli parla famigliarmente nelle orazioni".

Fu allora che Fratel Teodoreto "trovandosi sotto l'impressione delle gravi difficoltà avuta con l'autorità scolastica, ricorse al C.mo Fratel Assistente Louis de Poissy per ottenere il permesso di recitare la "Devozione a Gesù Crocifisso" nella Comunità e nelle Scuole".32

Così, per salvare il diritto di dare in casa gli esami con valore legale a 1050 alunni, Fratel Teodoreto pensò di "mettere alla prova la preghiera che tanto gli era stata raccomandata".33

La cronaca della Casa così prosegue: "Negli anni scolastici 1911-13 si continuò la pratica della Devozione a Gesù Crocifisso e si poterono dare gli esami con valore legale senza che nessuno si opponesse.

Per la pratica di tale Devozione nella Comunità di S. Pelagia si ottennero anche grazie straordinarie, quali sono l'aiuto di alcuni benefattori per l'acquisto della Villa di S. Giuseppe in Pessinetto e l'istituzione dell'Unione Catechisti del SS. Crocifisso e di Maria SS. Immacolata".

Sorge una grave difficoltà, effetto di una situazione sociale che oltrepassa la portata di un provvedimento di disciplina scolastica, sia pure importantissimo.

La difficoltà è disperata e senza appello; le "raccomandazioni" non servono.

Ma serve la preghiera, il fiducioso ricorso a Dio.

Dovrebbe essere la cosa più "ovvia" per un cristiano, tanto più se religioso, ma accade sempre così?

La nuova "Devozione" è accettata, più che per le assicurazioni ricevute, perché degnamente vi campeggia il Crocifisso.

Del resto ogni Fratello è preparato per tempo a capire e amare Gesù in Croce.

Valgono, fra tutte, le autorevoli testimonianze dell'On.mo Frère Athanase-Emile:

"… c'est près du Sauveur en croix et dans ses plaies sanglantes que saint Jean-Baptiste de La Salle veut que nous allions chercher lumière et courage, quand il s'agit du combat contre les passions (28e méd.), ou de la force dans les difficultés et les afflictions (165e), ou de l'esprit de réparation (152e), ou de la ressemblance avec Jésus (165e e 173e)".

N'est pas au pied du crucifix que notre saint Législateur a puisé lui-meme l'amour des soufrances, l'esprit de rèparation et de zèle, l'hèroique constance dans les èpreuves qui éclatent dans sa vie?

Relison les 27e et 28e méditations et, dans le Recueil, son émouvante profession de pénitent, et nous verron que ce sont les "regards aimables et intérieurs" du crucifix qui ont fait de lui "un des plus grands pénitents de son siècle".34

Il Superiore Generale, nel documento citato, rileva ancora come decisioni capitolari successive, ritornando a quanto prescriveva il Santo Fondatore nella Regola manoscritta del 1717, stabiliscono che ogni Fratello porti su di sé un Crocifisso, specialmente a riparazione degli oltraggi che gli empi dirigono contro il segno della nostra Redenzione.

Non c'è dunque da stupire se Fratel Teodoreto decise di praticare e di far praticare alla Comunità di cui era a capo e agli allievi che ne dipendevano, la "Devozione" al Crocifisso, poiché se nuove ne erano le espressioni, antichi ne erano gli orientamenti.

Tuttavia Fratel Teodoreto è uomo prudente: accetta il nuovo testo perché gli appare coerente ed ortodosso; e poi non dimentica le circostanze provvidenziali che lo accreditano.

Comunque, pur aderendo alla nuova preghiera, la "mette alla prova".

Non basta: tutto procede col permesso del superiore.

I primi frutti non si fanno attendere e furono, in diversa misura e per diversi aspetti, contributi di importanza incalcolabile per l'Istituto dei Fratelli.

"Così i Fratelli delle Scuole Cristiane cominciarono a praticare la Devozione a Gesù Crocifisso, a propagarla tra i loro Confratelli, nelle classi, nelle famiglie."35

Il primo frutto della "Devozione a Gesù Crocifisso" è … la "Devozione" stessa.

Non è cosa di poco momento l'accettare davvero la Devozione al Crocifisso come ispirazione e sintesi di vita, come corona al programma formativo della Scuola cristiana.

S'è parlato e si parla ancora di "umanesimo della Croce", specialmente oggi che c'è tanto bisogno di ricostruzione", di "equilibrio", di "coesistenza".

L'odierno atteggiamento prevalente è introspettivo e disincantato, esige che si vada all'osso dei "problemi",con vigile senso critico, con esasperata volontà di verifica.

Ben orientato questo atteggiamento porta alla Croce, al "nocciolo" delle Redenzione, al senso "critico" dell'amore, alla "verifica" della misericordia divina e della miseria della grandezza umana.

Oggi si sente acutamente la contingenza, la precarietà, la frammentarietà dell'esistenza, il che si accompagna a un penoso senso di complessità, di difficoltà per tutto, in tutto.

Ma tutto ciò riguardato in quello che ha giustificato, porta a stringersi alla Croce, da cui viene ogni riscatto, ogni salvezza.

Di "umanesimo della Croce" maggiormente se ne parla nei momenti, quali il presente, per tanti aspetti "critici" e "drammatici", in tensione spasmodica verso una nuova forma che informi, sintetizzi e finalizzi il moltiplicarsi delle esigenze che si contraddicono e si cozzano.

Tutte le volte che si sentirà di dover armonizzare nella vita la "gloria", il "gaudio" e il "dolore", l'esaltazione e l'abiezione, la gioia e la pena, la solennità con l'intimità, la forza con la debolezza, ecc., più tematicamente si parlerà di "umanesimo della Croce".

E oggi c'è bisogno di sintesi, di armonia per gli aspetti e momenti della vita che approfonditi appaiono schierati in irriducibile separazione e conflitto; c'è bisogno ad esempio, di armonizzare il progresso della tecnica, lo sviluppo economico con le esigenze della persona che ne è come asservita, prostrata; c'è bisogno di comunità e di libertà ad un tempo; ma a guardar bene c'è e tanto bisogno di "salvezza ".

" En cette époque si troublée, ou l'existentialisme athée pousse les esprits au désespoir, et le comunisme aux haines fratricides, faire connaitre ci prier Jésus Cruciflé, c'est contribuer efficacement à rendre l'espérance et l'amour au coeur des hommes ".36

Oh, se davvero il Crocifisso fosse al vertice delle menti e nel profondo dei cuori degli uomini!

Ancora, la " Devozione " al Crocifisso è per tutti, aiuta tutti a capire il centro del culto cattolico che è la Messa.

La " Devozione " aiuta a orientarsi, in qualunque momento della giornata, secondo che comporta il Crocifisso, nostro Salvatore; aiuta a riguardare e a vivere secondo la prospettiva eterna di Dio; aiuta a celebrare, per così dire, la nostra messa diuturna.

Chi si butta ai piedi della Croce e l'abbraccia, è coerente con la parte più profonda e migliore di sé e la esprime e la sviluppa; solo esplicando ciò che significa questo stringersi alla croce, si potrà ricercare e ricostruire, senza tradimenti e senza infamie, la verità e la pace.

L' "umanesimo cristiano" nasce così: cuore a cuore con Gesù Crocifisso.

E che dire della riparazione?

Oggi vi è pressoché dileguato il senso del " peccato", ma in compenso si è rimpicciolito talmente l'uomo da non riconoscergli che istinti e tendenze invincibili.

Tuttavia, purtroppo, peccatori lo siamo, e crocifissori di Gesù.

Aumentano, oggi, le previdenze per i corpi e si perde la magnanimità per gli spiriti.

Ci si soccorre più per essere soccorsi, che per aperto rispetto e simpatia, più che per sincera amicizia.

Se le cose stanno così, chi penserà mai a riparare le proprie e le altrui iniquità contro Dio?

Un mondo che ripari è un mondo che ama, è un mondo dalle concezioni gagliarde e magnanime, è un mondo di giustizia.

Ma giustizia la si pretende, e non la si dà.

Tuttavia solo se gli uomini ripareranno le loro colpe contro Dio, riusciranno a riparare vicendevolmente le incomprensioni e i torti reciproci.

La "Devozione a Gesù Crocifisso" è espressione riparatrice, è ansia di apostolato.

È riparazione fatta di slanci d'amore e di ardore di zelo.

Più che sostare nella considerazione di falli umani, la "Devozione" si presenta come anelito di riconoscenza e di ricostruzione.

Comunque, la pietà ha bisogno di manifestazioni: senza pratiche si può pensare che la pietà non c'è.

Ma che cos'è più pia "pratica" della "Devozione" al Crocifisso, recitata magari davanti al Santissimo?

La "Devozione a Gesù Crocifisso" è stata affidata dal Signore all'Istituto dei Fratelli delle Scuole Cristiane.

Molti ormai sanno come si svolsero le cose.

Fratel Teodoreto, fin dai primi incontri, incominciò a ricevere da Fra Leopoldo "parecchi scritti presi - come affermava il Frate - ai piedi di Gesù o di Maria SS., ossia dettati quasi letteralmente dal SS. Crocifisso, o dalla SS. Vergine".37

Una serie ci circostanze provvidenziali, i caratteri di onestà del Francescano, le straordinarie e benefiche risonanze che il Nostro ne riceveva interiormente, il nascere e consolidarsi dell'Unione, il fervore esemplare dei membri, convinsero Fratel Teodoreto a concedere la sua fiducia d'uomo a quanto gli veniva comunicato.

Quale non fu la sua sorpresa nel leggere, rivolte da Gesù al Frate, queste parole: "Sei tu che devi spingere questo e quello per propagare questa Devozione; non mancheranno anime buone che mi amano e che verranno in tuo aiuto: sappi, caro figlio, che ho dei fratelli laici che mi vogliono molto bene, se tu sapessi quanto li amo".

La data - 10 settembre 1906 - segnava una straordinaria coincidenza con quella del secondo noviziato di Lembecq lez Hall durante il quale venne a Fratel Teodoreto la prima idea di quella che sarà poi l'Unione.

Ma ora, quello che importa rilevare, è il mandato di Gesù a tutti i Fratelli perché si facciano i principali diffusori della "Devozione".

È Fratel Teodoreto che riporta quanto avvenne tra il Signore e Fra Leopoldo (13 novembre 1913):

"Nell'orazione … il servo di Dio udì le parole seguenti:

- Fèrmati qui, e non chiedi niente?

- Signore, fate che per mezzo dei Fratelli delle Scuole Cristiane si propaghi la vostra senta Devozione-Adorazione.

- Sì, ma volevo sentirlo anche da te.

- Signore, fate che i giovani ammessi a far parte delle Scuole Cristiane, Fratelli e alunni che hanno la grazia Vostra di praticare la santa Adorazione, la tramandino di generazione in generazione e che la Vostra SS. Croce, nostra salute, sia in Voi ricordata, amata, adorata con soavissima gioia e fede benedetta.

- Una copia ( di questo colloquio ) la segnerai nei tuoi quaderni e un'altra la darai a Fratel Teodoreto delle Scuole Cristiane".38

Più avanti, e precisamente il 23 maggio 1914, il Signore si esprimerà solennemente così:

"È mio desiderio che passi ai Fratelli delle Scuole Cristiane ciò che io ho cooperato per mezzo tuo".

E tale desiderio sarà riconfermato ogni volta che sorgerà qualche dubbio in proposito.

Così il 6 marzo 1915: "La pianta della Pia Unione dei giovani e l'Adorazione del SS. Crocifisso voglio che rimanga ai Fratelli delle Scuole Cristiane".39

Fratel Teodoreto ebbe tosto assegnato il compito di farsi promotore presso il suo Istituto di questo movimento di anime e di opere che ha per centro il Crocifisso:

"Su, vieni pur qui liberamente e senza soggezione. Dirai al Fratel Teodoreto che chiami (aiuto) in tutte le Case della sua Congregazione, con la voce e con lo scritto, e non si stanchi mai, affinché la mia voce e il mio desiderio siano obbediti dai miei figli diletti delle Scuole Cristiane".40

E Fratel Teodoreto non si stancò mai; questa è una lunga storia che speriamo presto scritta.

È una lunga storia di un sovrumano equilibrio fra umiltà profonda e azione coraggiosa e affermazioni sbalorditive, fra carità fraterna e sforzo di convincere e di persuadere, fra bruciante desiderio di entusiasmare e snervanti attese e lunghi silenzi, fra volontà di realizzare e lo scoraggiante stillicidio di anni per tanti aspetti apparentemente infruttuosi sempre sereno, sempre calmo, sempre fedele malgrado il grande logorio di energie spirituali e fisiche che il suo mandato comportava; sempre benevolo e longanime, senza astio verso alcuno.

Giunse a presentare la Devozione, con l'Unione, come desiderio di Dio, nientemeno che ai massimi Superiori del suo Istituto: lui l'umile Fratello, che si riteneva l'ultimo di tutti.

Osò persino presentare queste cose ai suoi Confratelli nel bel mezzo dei loro Esercizi spirituali ( di cui fu per qualche tempo Direttore ), invitandoli ad accettare e a sviluppare quanto con fede umana non si poteva non ritenere volontà di Dio.

Oggi si può affermare che qualcosa di quanto trasmetteva Fratel Teodoreto è stato accettato; specialmente la "Devozione" ha accolto più efficaci consensi.

Comunque, se è vero che molti confratelli vicini al Nostro non compresero il valore e l'importanza del messaggio di cui egli era portatore, non mancarono fin dalle origini, i consensi sempre più estesi dei superiori Generali.

Dall'incoraggiamento a proseguire dato a Fratel Teodoreto dal Frère Imier-de-Jésus ( 28 marzo 1914 ), presso la Casa Generalizia, che allora era nel Belgio, sino alla già nota "Circolare" del Frère Athanase-Emile ( 19 marzo 1949 ), è un crescendo di adesioni e di appoggi che fanno riflettere, senza contare le espressioni di profonda simpatia e di interessamento dell'attuale Vicario Generale, On.mo Frère Dénis.

Per quanto riguarda la "Devozione" e il suo apporto per l'Istituto dei Fratelli, la conclusione non può essere che quella già indicata da Frère Athanase-Emile: "Nous renouveler de la dèvotion a Jésus Crucifié et nous en faire les propagateurs.41

È lo spirito di S. Giovanni Battista de La Salle che in lui rivive quando egli esprime, discreto, il desiderio che si stabilisca in tutto l'Istituto la "journée annuelle du Saint Crucifix"42 durante la quale i giovani saranno condotti davanti al Crocifisso perché ne cantino la misericordia, affinché gli rinnovino l'omaggio del loro cuore e della loro devozione con preghiere, tra le quali "celle aux Cinq Plaies notamment", tutto ciò quale "hommage de foi, de adoration, d'amour, de réparation, en face de toutes les négations de l'impiété".43

A tutti i Fratelli poi, il Superiore generale propone l'osservanza di alcune pratiche delle quali il Crocifisso è al centro: portare il crocifisso su di sé, non separarsene mai, baciarlo ripetutamente, stringerlo al cuore qualora si presenti un sacrificio da compiere, una ripugnanza o una tentazione da vincere; fare il segno della croce e farlo fare degnamente e con attenzione; recitare a Gesù Crocifisso la preghiera: "Eccomi o mio amato e buon Gesù", le litanie della Passione ed infine "la prière aux Cinq Plaies, … la faire connaître".44

E allora, stando così le cose, è ardito ed indiscreto sperare che su questa linea di sviluppo, come riconoscimento e riconoscenza del molto bene derivato, come omaggio alla santa memoria di Fr. Teodoreto, come rinnovata espressione di amore al Crocifisso e di riparazione, come rinnovato impegno a rendere più "cristiana" la società, attraverso una spiritualità ed una scuola sempre più "cristiana", si giunga ad una disposizione Capitolare che, oltre a riaffermare l'impegno della diffusione, proclami pratica ufficiale di tutto l'Istituto dei Fratelli delle Scuole Cristiane l'umile e pure grandiosa e bella "Devozione-Adorazione a Gesù Crocifisso"?

Non potrebbe essere questo il primo di una serie di provvedimenti che ottengano da Dio quell'aiuto e quelle benedizioni indispensabili allo sviluppo sempre più approfondito e fecondo di tutto il lasallianesimo?

Del resto, questo sembra potersi presagire dalle illuminate disposizioni del Frère Athanase-Emile, purtroppo scomparso troppo presto.

"Enfin, il nous paraît opportun de marquer d'une facon materielle, au coeur de l'Institut, ce renouvellement que nous souhaitons, de la dévotion à Jèsus Crucìfié parmi nous. Plusieurs projets seront, a cette fin, soumis au Conseil du Régime qui décidera du meilleur".45

Certamente, ora che Frère Athanase-Emile ha ricevuto l'eterno abbraccio di Gesù46 i suoi progetti non cadranno nel vuoto.

E uno di questi non potrebbe essere quello che suggeriamo?

D'altra parte sembra doversi dedurre dai "detti" di Fra Leopoldo e dall'atteggiamento di Fratel Teodoreto.

E poi, questo ci sembra il modo più concreto e sicuro di "ricevere" la Devozione dal Signore e diventarne i principali depositari e diffusori.

Si rifletta su quanto intuisce il cuore grande di un grande Superiore che presentando ai Confratelli la "Devozione a Gesù Crocifisso" e poi l'Unione e la Casa di Carità, afferma di ravvisarvi una provvidenziale occasione: "pour rappeler le but primordial pour Iequel nous avons été établis, et la dévotion qu'il nous faut avoir pour Jèsus Crucifié ".47

L'accettare ufficialmente la " Devozione a Gesù Crocifisso "non è solo aggiungere una pratica di pietà alle consuete: è accettare, in primo luogo, un contributo per un generale orientamento più "cristocentrico" e più fecondo; è promuovere un più approfondito ripensamento della tradizione lasalliana a partire dal Santo Fondatore ( lo riconosce la succitata espressione ); è assicurarsi un mezzo potente per bandire una vasta crociata di restaurazione; è la premessa per comprendere le opere destinate ai più grandiosi e benefici sviluppi, quali l'Unione e la Casa di Carità Arti e Mestieri: "nous devons faire remarquer que ces belles activités sociales, éducatives et catéchistiques de l'Union ne sont que la floraison extérieure d'une vie surnaturelle toute centrée sur la dévotion au Saint Crucifix … ".48

Indice

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Fratel Teodoreto in Riv. Lasalliana, anno I, n. 1, marzo 1934, pag. 127.

32 Dalla cronaca della Casa, citata in ibid.
33 Fratel Teodoreto in «Fra Leopoldo», pag. 133
34 Institut des Frères des Ecoles Chrétiennes, Circulaires Instructives et administratives, n. 328, 19 mars 1949, La pieuse Unione de Jésus Crucifié et de Marie Immaculée, pag. 23.
35 Fratel Teodoreto, op. cit., pag. 133
36 Fr. Athanase-Emile, op. cit., pagg. 22-23.
37 Fr. Teodoreto, in Riv. Lasalliana, n. 1, anno I, pag., 128.
38 Fr. Teodoreto, op.cit., pag. 136.
39 Anticipando, è da notarsi ancora, che in quello che il Signore ha «cooperato» per mezzo di Fra Leopoldo, è da comprendersi anche la Casa di Carità Arti e Mestieri.
40 Fr. Teodoreto, in Riv. Lasalliana, anno I, n. 1, pag. 142.
41 Fr. Athanase-Emile, nella Circulaire del 19 marzo 1949, pag. 29.
42 ibid. pag. 30.
43 ibid, pagg. 22-23.
44 ibid. pag. 29.
45 ibid. pag. 31.
46 «Dirai al Superiore Generale delle Scuole Cristiane (sono parole rivolte dal Gesù a Fra Leopoldo) che se manda una sua circolare in tutte le Case, Gesù non solo lo stringerà al Suo Cuore Divino, ma gli darà l'eterna gloria».
47 Fr. Athanase-Emile, nella Circulaire del 19 marzo 1949, pag. 28.
48 ibid. pag. 18.