Cenacolo N° 50

« Egli si è caricato delle nostre sofferenze"

Ha scritto il profeta Isaia: "si è addossato i nostri dolori …

Egli è stato trafitto per i nostri delitti, schiacciato per le nostre iniquità.

Il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di lui; per le sue piaghe noi siamo stati guariti" ( Is 53,4s ).

Siamo tutti imputati della sua morte, poiché tutti abbiamo peccato e se diciamo che siamo senza peccato mentiamo.

Ma dire: « Gesù è morto per i nostri peccati », è la stessa cosa che dire: « Noi abbiamo ucciso Gesù! ».

Di coloro che tornano a peccare dopo il battesimo ( cioè di noi ), l'epistola agli Ebrei dice che « crocifiggono di nuovo il Figlio di Dio e lo espongono all'infamia » ( Eb 6,6 ).

Al sentire la terribile accusa: « Voi avete ucciso Gesù di Nazaret! », quei tremila, si sentirono trafiggere il cuore e dissero a Pietro e agli altri apostoli: « Che dobbiamo fare, fratelli? » ( At 2,37 ).

Un grande spavento si impadronì di loro e si impadronisce, in questo momento, anche di noi, se non siamo di pietra.

Come non essere atterriti da questo pensiero: Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito e noi, per tutta risposta, glielo abbiamo ucciso!

Abbiamo ucciso la Vita!

Finché non si è passati attraverso questa crisi interiore, questo « timore e tremore », non si è dei veri cristiani maturi, ma solo embrioni di cristiani, in cammino per venire alla luce.

Finché non ti sei sentito mai una volta veramente perduto, degno di condanna, un povero naufrago, tu non sai cosa significa essere salvato dal sangue di Cristo; non sai cosa dici, quando chiami Gesù tuo "salvatore".

Tu non puoi, a rigore, nemmeno conoscere le sofferenze di Cristo e piangere su di esse.

Sarebbe ipocrisia, perché conosce veramente le sofferenze di Cristo solo chi è persuaso nell'intimo che esse sono opera sua, che gliele ha inflitte lui.

Gesù ti potrebbe dire, come alle pie donne: « Non piangere su di me; piangi su di te e sul tuo peccato! » ( cf Lc 23,28 ).

( Cfr. il potere della croce di R. Cantalamessa )

Z : Vivere con carità in famiglia attraverso lo Zelo.

Impegno nelle relazioni e diligenza nel lavoro.

Contro ogni mediocrità; profondità nella visione della storia e delle persone contro ogni superficialità; radicalità nelle virtù contro ogni ambiguità e compromesso …

Non siate pigri nel fare il bene, siate invece ferventi nello spirito; servite il Signore. ( Rm 12,11 )

La famiglia è agenzia di comunione …

Le famiglie non possono dirsi cristiane se non assumono la logica della reciprocità.

Perché, se il marito smania di lavare i piedi ai tossici, la moglie si vanta di servire gli anziani, e la figlia maggiore fa ferro e fuoco per andare nel terzo mondo come volontaria, ma poi tutti e tre non si guardano in faccia quando stanno a casa, la loro è soltanto una controtestimonianza penosa che danneggia perfino i destinatari di un servizio apparentemente generoso.

( Don Tonino Bello )

La coppia e la famiglia costituiscono il primo spazio per l'impegno sociale dei fedeli laici.

E un impegno che può essere assolto adeguatamente solo nella convinzione del valore unico e insostituibile della famiglia per lo sviluppo della società e della stessa Chiesa.

Culla della vita e dell'amore, nella quale l'uomo "nasce" e "cresce", la famiglia è la cellula fondamentale della società …

L'impegno apostolico dei fedeli laici è anzitutto quello di rendere la famiglia cosciente della sua identità di primo nucleo sociale di base e del suo originale ruolo nella società, perché divenga essa stessa sempre più protagonista attiva e responsabile della propria crescita e della propria partecipazione alla vita sociale.

In tal modo la famiglia potrà e dovrà esigere da tutti, a cominciare dalle autorità pubbliche, il rispetto di quei diritti che, salvando la famiglia, salvano la società stessa.

( Beato Giovanni Paolo II )