Cenacolo N° 56

« Battezzati nella sua morte »

Nel Battesimo avviene la nostra morte e risurrezione in Cristo.

Le celebrazioni liturgiche della Chiesa non sono la semplice rievocazione di avvenimenti avvenuti in passato, ma tale rievocazione avviene in modo da prendere parte a esso.

Non si può rimanerne fuori, come semplici spettatori o ascoltatori; bisogna entrarvi dentro, diventarne "attori" e parte in causa.

Noi ci riuniamo per le celebrazioni liturgiche per compiere una "azione", e non soltanto una "rievocazione".

E l'azione da compiere è questa: essere battezzati nella morte di Cristo!

Ascoltiamo l'apostolo Paolo; egli scrive: « Quanti siamo stati battezzati in Cristo Gesù, siamo stati battezzati nella sua morte.

Per mezzo del battesimo siamo dunque stati sepolti insieme con lui nella morte, perché come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova » ( Rm 6,3-4 ).

Ma tutto questo non è già avvenuto nel giorno del Battesimo?

Che cosa ci resta ancora da fare?

Occorre continuare a rispondere si o no a quanto abbiamo promesso.

Questo richiede una fede speciale che coinvolge tutta la persona, la fede-conversione: « Convertitevi e credete al Vangelo » ( Mc 1,15 ), o anche di una fede-pentimento: « Pentitevi e ciascuno di voi si faccia battezzare nel nome di Gesù Cristo » ( At 2,38 ).

É possibile ripetere nell'attuale situazione questa esperienza così forte?

Sì, è possibile; anzi, è volontà di Dio che ciò avvenga una volta nella vita di ogni cristiano.

Gesù disse un giorno: « Sono venuto a portare il fuoco sulla terra; e come vorrei che fosse già acceso!

C'è un battesimo che devo ricevere; e come sono angosciato, finché non sia compiuto! » ( Lc 12,49-50 ).

Era alla sua morte che Gesù pensava nel pronunciare queste parole, come indica l'immagine del battesimo usata anche altre volte in tale senso ( cf Mc 10,38 ).

Con la sua morte di croce, Gesù ha come acceso un fuoco nel mondo e inaugurato, nel suo fianco squarciato, un battistero.

Essi restano aperti fino alla fine del mondo, perché Gesù « messo a morte nella carne, vive nello Spirito » ( cf 1 Pt 3,18 ).

Anzi, quel fuoco sempre acceso è proprio il suo Spirito, di cui è detto che « resterà con noi per sempre » ( cf Gv 14,16 ).

Grazie a questo Spirito che vive, tutto ciò che riguarda Gesù, è di oggi, è attuale.

Noi possiamo dire che oggi Cristo muore, oggi scende agli inferi e fra due giorni risorgerà.

Ogni anno è come se le acque di questo misterioso battistero tornassero ad agitarsi, come l'acqua della piscina di Betesda, perché chi vuole possa tuffarvisi ed essere risanato.

Essere battezzati nella morte di Cristo è entrare nel roveto ardente; è passare attraverso un'agonia, perché sono purificazioni, aridità, croci.

Ma un'agonia che, anziché preludere alla morte, prelude alla nascita; un'agonia-parto.

Essere battezzati nella sua morte è entrare nel cuore di Cristo, prendere parte al dramma dell'amore e del dolore di Dio.

Essere battezzati nella sua morte è qualcosa che non si può descrivere, ma che si deve vivere.

Da esso si esce creature nuove, pronte per servire, in modo nuovo, il Regno.

( Cfr. Il Potere della Croce di R. Cantalamessa )

La carità è la virtù più nobile in mancanza della quale siamo nulla

La carità vale più della beneficenza perché tutto vale più di una parte.

San Paolo confronta la carità col sacrificio e col martirio.

E qui mi rivolgo al piccolo gruppo di futuri missionari - vorrei chiamare alcuni di voi con questo appellativo per la prima volta - e vi invito a tener presente che, anche se darete il vostro corpo per essere arso, se non avete la Carità non vi servirà a nulla, a nulla.

Non potete portare al mondo pagano niente di più grande dell'impronta e del riflesso della Carità divina sul vostro carattere.

Quello è il linguaggio universale.

Vi occorreranno anni per parlare il cinese o i dialetti dell'India.

Dal giorno in cui sbarcherete, quel linguaggio della Carità, capito da tutti, spanderà inconsapevolmente il fiume della sua eloquenza.

Missionario è l'uomo, prima ancora di ciò che dice.

Il suo carattere è il suo messaggio.

Non potete portare niente di più come non dovete portare niente di meno.

Inutile partire portando meno di questo.

Potrete raggiungere qualsiasi perfezione, essere pronti a qualsiasi sacrificio ma, se date il vostro corpo per essere arso e non avete la Carità, tutto sarà inutile a voi e alla causa di Cristo.

( Cfr. La cosa più grande del mondo di E Drummond )

Meditazione sulle piaghe sanguinanti e trionfanti di Gesù, porte del cielo

Gv 5,24: « In verità, in verità vi dico: chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato, ha la vita eterna ».

La fede viene dalla Parola di Dio.

Più leggiamo il Vangelo, più la nostra fede si fortifica.

At 17,11-12: " Questi … accolsero la parola con grande entusiasmo, esaminando ogni giorno le Scritture per vedere se le cose stavano davvero così.

Molti di loro credettero …".

Ap 1,3: "Beato chi legge e beati coloro che ascoltano le parole … e mettono in pratica … ".

"Vedi figlio mio, quando il S. Padre pronuncerà il mio volere ch'è quello che si faccia l'Adorazione, parte la faranno ma vi saranno di quelli che scherzeranno, tuttavia non vengano meno le insistenze nel propagarla affinché venga glorificato il nome di Dio Gesù Crocifisso" ( Fra Leopoldo, 26-1-1909 ).