Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria

La figura di Maria è un'immagine della nostra vocazione di uomini e di credenti.

Nel mistero di Maria si rende visibile in modo trasparente ciò che Dio vuole operare nella storia di ogni uomo per liberarlo dal peccato.

L'Immacolata rimanda alla radice di questa speranza e ci ripete da sempre che il "credere" risolutivo è quello di "affidarsi" al progetto di umanità rivelato da Dio nell'esperienza umana di Gesù.

Si tratta di tornare a credere che le proposte di Dio sono più belle, più gratificanti, capaci di offrirci molto di più di quanto ci offre il nostro istinto egoista.

Maria è la donna che ha avuto, in modo eccezionale, unico, questo coraggio di affidarsi a Dio, di credere alla sua parola.

Per questa sua fede, nonostante i limiti della nostra condizione umana, non ha mai ceduto all'attrattiva illusoria del male.

La festa dell'Immacolata invita a prendere coscienza delle nostre sordità alla voce di Dio, degli inviti rifiutati, delle risposte non date, del bisogno di verità ignorato, che sono i nostri peccati di ogni giorno, la povertà della nostra umanità.

L'Immacolata deve diventare soprattutto la festa della nostra speranza.

La speranza non è un vago ottimismo, ma la certezza che a tutti è offerta la possibilità di essere diversi, di essere fedeli al progetto di Dio, non nell'illusione e nel sogno, ma nella concretezza della nostra vita.

In questa fedeltà nel quotidiano si rivela la grandezza di Maria.

Maria non è una creatura idealizzata, irreale, lontana, da ammirare.

È una donna vera, semplice, che incarna i grandi valori della nostra umanità.

Maria non fa alcun calcolo sul futuro, ma vive pienamente il "qui ed ora" dell'oggi mettendosi completamente a disposizione del Signore.

Il primo vocabolo della nostra fede è quest' Eccomi.

Dovremmo impararlo a pronunciare ogni mattina.

Davanti a tutte le circostanze.

Nell'ora della gioia, come in quella del dolore: Eccomi.

Sono qui, voglio affrontare, mi voglio fidare.

Non capisco tutto ma metto ciò che posso, cioè metto ciò che sono ora».