Zaccheo

Lc 19,1-10

Quasi sempre un incontro è accompagnato dall'incrociarsi degli sguardi.

Ci si guarda negli occhi: è un modo molto diretto per prendere i primi contatti con la persona che si ha davanti, per incominciare a conoscerla, per capire chi è e quali sono i sentimenti che abitano nella sua interiorità.

Quante volte due persone hanno iniziato una storia di amicizia o di amore proprio perché uno dei due è stato colpito dallo sguardo dell'altro!

Lo sguardo, gli occhi, comunicano.

Spesso comunicano la bellezza e la sensibilità affettiva di una persona.

La bellezza diventa quel fascio di luce che avvolge l'altro cominciando a tessere la trama di un legame affettivo.

L'esperienza ci dice e ci insegna che, quando il legame affettivo è consolidato dall'amore, questo sentimento traspare spesso attraverso il lampo di uno sguardo, il brillare degli occhi.

Nelle narrazioni evangeliche la vicenda terrena di Gesù di Nazaret è caratterizzata da una molteplicità di incontri in cui lo sguardo assume un'importanza rilevante, sotto il profilo rivelativo e salvifico.

Gesù attraversa le strade della Palestina, entra nei villaggi e nelle case muovendosi sempre con un'intenzione ben precisa: quella di attirare a sé le persone, di conquistarle per donare loro la grazia di entrare a far parte del Regno di Dio, la gioia di sperimentare l'amore misericordioso e salvifico del Padre.

Così, nel volto di Gesù venuto a chiamare « i peccatori perché si convertano » ( Lc 5,32 ) si rivela in pienezza, in modo chiaro e luminoso – è la chiarezza della Verità che salva! – il volto autentico del Padre, Signore del cielo e della terra ( cf. Mt 11,25; Lc 10,21 ).

I sentimenti di Gesù sono la rivelazione effettiva ed efficace dei sentimenti del Padre onnipotente e misericordioso, in ragione dell'unione amorosa perfetta che c'è tra di loro, nello Spirito Santo.

Chi incontra Gesù incontra il Padre, chi vede Gesù vede il Padre ( cf. Gv 14,9 ); in Gesù Dio va incontro ad ogni uomo mosso da una compassione infinita, e non smette di cercarlo fino a quando non lo trova: allora fa festa e gioisce grandemente ( cf. Lc 15,1-31 ).

La compassione e gli altri sentimenti manifestati da Gesù svelano una bellezza che, certamente, colpiva e affascinava quanti entravano in contatto con lui.

Quando annunciava la buona notizia del Regno di Dio – « per questo sono stato mandato », dichiara alle folle che erano andate a cercarlo ( cf. Lc 4,42-44 ) –, quando parlava ai peccatori e agli ammalati, quando andava loro incontro o si fermava ad ascoltarne l'invocazione accorata, la supplica straziante, quale luce balenava dal suo sguardo?

Come guardava questi infelici e che cosa vedeva in loro, oltre ed attraverso la loro sofferenza e il loro bisogno di salvezza?

La risposta viene offerta dall'insegnamento trasmesso attraverso la narrazione della conversione di Zaccheo ( Lc 19,1-10 ) e del perdono donato alla peccatrice che era entrata nella casa di Simone il fariseo ( Lc 7,36-50 ).

Zaccheo, un uomo tutto preso dall'avidità del denaro: era capo dei pubblicani, cioè degli esattori delle imposte che erano al servizio dell'amministrazione locale, e si era arricchito in modo disonesto.

Un « peccatore », quindi, malvisto dalla gente, che mormora addirittura sul conto di Gesù, quando lo vede entrare proprio nella sua casa: « Vedendo ciò, tutti mormoravano: "È entrato in casa di un peccatore!" » ( Lc 19,7 ).

Ecco un primo, incisivo contrasto di sguardi puntati su questo peccatore.

Da una parte, quelli della gente, che trasmettono solo sentimenti negativi, di disprezzo e di condanna; dall'altra lo sguardo di Gesù, il quale, invece, era venuto appositamente « a cercare e a salvare ciò che era perduto » ( Lc 19,10 ).

Mentre stava attraversando la città di Gerico ( Lc 19,1 ), incrocia lo sguardo di quell'uomo che, essendo piccolo di statura, era salito su un albero per riuscire a vedere « chi era Gesù » ( Lc 19,2 ), sapendo che doveva passare di là.

« Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: "Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua" » ( Lc 19,5 ).

Certamente, Zaccheo non si aspettava che le cose prendessero una tale piega.

La sua era solo una curiosità.

Ma Gesù alza lo sguardo …!

Lo guarda e gli parla: le due azioni sono intessute stupendamente l'una nell'altra!

Gli annuncia una decisione: « devo fermami a casa tua ».

« Devo »: come mai parla in questi termini?

Bisogna lasciarsi interrogare da questa sua decisione: si intravvede il suo amore di Salvatore e la gratuità assoluta della sua iniziativa.

Non chiede a Zaccheo se vuole accoglierlo: si impone con una richiesta la cui forza di attrazione è data proprio dalla gratuità dell'offerta e da una scelta che lascia tutti sconcertati, stando alla reazione degli astanti.

Di tutte le case e di tutti gli abitanti ragguardevoli esistenti a Gerico, era andato a scegliere proprio quella di un peccatore, possiamo dire dell'« ultimo ».

Sì, ma il comportamento messianico di Gesù ha una logica che sconvolge qualsiasi criterio di giudizio formulato dai benpensanti, da coloro che si ritenevano giusti davanti a Dio e ritenevenao di non aver bisogno di conversione.

« Ed ecco, vi sono ultimi che saranno primi, e vi sono primi che saranno ultimi » ( Lc 13,30 ).

Zaccheo è conquistato proprio dalla decisione, inattesa, presa da Gesù.

Presa quando? Certo, quando i due sguardi si sono incontrati.

Ma non è una decisione occasionale.

Si può e si deve dire qualcosa di più.

Gesù è il Salvatore misericordioso, il Messia ripieno di Spirito Santo inviato da Dio « a portare ai poveri il lieto annuncio, [ … ] a proclamare l'anno di grazia del Signore » ( cf. Lc 4,6-19 ).

È questo lo scopo della sua presenza in mezzo al mondo, sono queste le disposizioni interiori che motivano la sua missione.

La vicenda di Zaccheo le mette in evidenza con tonalità intense e vibranti.

Gesù ha fatto la sua offerta: Zaccheo non ci pensa su due volte.

« Scese in fretta e lo accolse pieno di gioia » ( Lc 19,6 ).

La fretta con cui scende dall'albero fa intravvedere, in maniera plastica e precisa, l'emozione tumultuosa e l'impeto di gioia suscitati dalla scelta fatta da Gesù.

Una scelta che lo ha cambiato interiormente: ormai, il suo cuore non sarà più quello di un uomo avido, attaccato al denaro, preoccupato solo di accumulare tesori per sé e dimentico di arricchire presso Dio ( cf. Lc 12,21 ).

La gioia che lo invade e lo fa correre ad accogliere Gesù è la prova luminosa che, finalmente, ha visto veramente chi è Gesù, lo ha conosciuto veramente: Gesù, lo ha fatto uscire dalle tenebre e dall'ombra di morte in cui era immerso ( cf. Lc 1,78-79 ).

Lui solo è « la luce del mondo » ( Gv 8,12 ).

Entrato in casa, sconfigge, elimina per sempre le tenebre del peccato e dell'errore che la rendevano buia, inospitale, fredda.

Zaccheo è un altro uomo, ormai; è rinato.

È un uomo solare, generoso, pieno di vita e desideroso di far partecipi gli altri del dono di inestimabile valore ricevuto da Gesù.

« Alzatosi, disse al Signore: "Ecco, Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto » ( Lc 19,8 ).

« Alzatosi », certamente dopo averlo ascoltato, dopo aver accolto il « vangelo » del Regno di Dio.

Lui, che fino a poco tempo prima si trovava nella condizione di chi era stato reso « povero » – cioè, egoista, meschino e peccatore – dalla bramosia del denaro, ora aveva finalmente trovato la vera ricchezza: il lieto annuncio della salvezza, entrata in casa sua con Gesù e grazie a Gesù.

Ora può far riposare il suo cuore dov'è il vero tesoro, il suo tesoro ( cf. Lc 12,33-34 ).

Ora ha compreso fino in fondo perché Gesù diceva: « non potete servire Dio e la ricchezza » ( Lc 16,13 ).

Ha deciso di servire Dio e di sottomettersi alla sua regalità salvifica, e lo dimostra dividendo i suoi beni con i veri « poveri » e restituendo il quadruplo a quanti aveva reso « poveri » con la sua disonestà.

La generosità, che rende ricchi questi « poveri » e e a lui fa accumulare « un tesoro sicuro nei cieli » ( Lc 12,33 ), appartiene a quelle opere belle, che sono tali perché rendono visibile la bontà che riempie il cuore di un uomo reso « ricco » dal « vangelo » della misericordia e della grazia di Dio annunciato da Gesù.

E il Signore – così lo ha chiamato Zaccheo, con un titolo che, per la comunità cristiana, è una vera e propria confessione di fede – risponde alla decisione comunicatagli da Zaccheo confermando con la parola la conversione che lui aveva operato: « Oggi per questa casa è venuta la salvezza, perché anch'egli è figlio di Abramo.

Il Figlio dell'uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto » ( Lc 19,9-10 ).

Vincenzo Battaglia