Presentazione

La « Via Crucis » del Santo Padre

La sera del Venerdì Santo i fedeli di Roma e molti pellegrini giunti da ogni parte del mondo si raccolgono con il Santo Padre per celebrare il pio esercizio della Via Crucis.

Con la comunità ecclesiale di Roma sono in comunione, attraverso la radio e la televisione, milioni di uomini e donne di ogni paese.

L'appuntamento della "Via Crucis con il Papa" è un momento significativo della Settimana Santa romana: momento di genuina e sentita preghiera, di cui la Parola di Dio costituisce la trama essenziale; essa segna il succedersi delle "stazioni", momenti di sosta per contemplare le tappe del cammino straziante e salvifico di Gesù verso il luogo dove avrebbe offerto il sacrificio della propria vita.

Ogni Via Crucis si riallaccia idealmente la via gerosolimitana percorsa da Gesù per giungere alla vetta del Monte Calvario.

Le Viae Crucis sono innumerevoli, tipiche della pietà cattolica dell'Occidente.

Sono erette all'interno delle chiese e nei chiostri monastici; sono all'aperto in portici e colline, in cui caratteristici capitelli segnano il cammino che conduce a santuari e ad altre mete di pellegrinaggio, e quasi santificano il paesaggio con le loro croci e le loro immagini evocatrici della Passione del Signore.

La "Via Crucis del Papa" percorre un'antica strada romana che, partendo dal Colosseo, giunge alle pendici del Palatino.

Lo scenario solenne e maestoso, carico di storia, di memorie di morte e di vita, bagnato dalla luce della luna, alta e serena nel primo plenilunio di primavera, sottolinea la gravità dell'Ora commemorata: l'Ora in cui l'Agnello, carico dei peccati del mondo, sale mite e pieno di amore verso il luogo dove, immolato, verserà il sangue della nuova ed eterna Alleanza.

Un evento ecumenico

La Parola di Dio costituisce la trama essenziale della Via Crucis.

Ma la Parola è meditata e riproposta da cuore e labbra umane.

Negli ultimi anni nella "Via Crucis del Papa" le meditazioni sulla Parola sono state ora dettate dallo stesso Santo Padre, ora tratte dalle pagine dei Padri della Chiesa, ora affidate a illustri scrittori laici, a insigni teologi, a esperti contemplativi.

Nel 1994 esse furono dettate da S.S. Bartolomeo I, Arcivescovo di Costantinopoli e Patriarca Ecumenico: in quelle meditazioni si avvertì la sapienza poetica dell'Oriente cristiano, l'alta spiritualità della Chiesa bizantina.

In quel Venerdì Santo, nelle antiche vie di Roma, Giovanni Paolo II e Bartolomeo I, la Chiesa di Pietro e la Chiesa di Andrea, si trovarono unite nella meditazione della Passione del loro unico Signore e Redentore.

Nel 1995 le meditazioni della Via Crucis sono state affidate a una donna, sorella Minke de Vries, monaca della comunità protestante di Grandchamp, nella Svizzera francese.

Suor Minke non ha avuto alcun mandato di rappresentanza da parte delle Chiese della Riforma.

Nondimeno l'invito a lei rivolto costituisce, come nel caso dell'invito a Bartolomeo I, un gesto di grande significato ecumenico: la comunità ecclesiale di Roma, presieduta dal suo Vescovo Giovanni Paolo II, medita la Passione del Signore con testi sgorgati dal cuore di una figlia della Riforma.

Ciò è possibile per il grande amore della Riforma per il mistero della Croce, perché l'amore verso Cristo crocifisso domina la pietà della Chiesa evangelica, i suoi corali, le sue espressioni liturgiche.

È possibile perché la comunità di Grandchamp è tesa alla riscoperta di alcuni grandi valori della tradizione cristiana, tra cui la vita monastica; perché è animata dalla passione per l'unità della Chiesa, in attesa orante che agli occhi del mondo si mostri la bellezza della tunica inconsutile del suo Signore e del suo Sposo.

Le meditazioni di suor Minke sono espressione di attenzione amorosa a Gesù, contemplazione del suo cuore "gonfio di sofferenza", ascolto delle sue parole, dei suoi silenzi, del suo forte grido di morente:

"grido di desolazione estrema, angoscia profonda dell'uomo in preda ai tormenti della morte, abbandonato a se stesso";

sono scavo nell'animo di Gesù, nella sua infinita capacità di donarsi senza riserve, di prendere su di Sé i "mali di cui il nostro mondo soffre: la violenza, lo scherno, l'odio e il disprezzo";

sono partecipe rassegna, alla luce della passione di Cristo, del travaglio dell'unità del nostro tempo, delle sue guerre fratricide, degli odi implacabili, della distruzione della natura e, soprattutto, dell'offesa costante alla dignità dell'uomo creato a immagine di Dio;

sono osservazione delicata dei sentimenti della "Madre dei dolori" nell'ora della passione del Figlio; essa ne "ha vissuto tutta la sofferenza", eppure là, presso la Croce, "il suo cuore è inondato di tenerezza, dalla consolazione ineffabile di un amore che le rivela un'altra maternità: 'Madre, ecco tuo figlio '";

sono, infine, proclamazione della più sicura speranza: la Madre sa che "il chicco di grano deposto nella terra" sta "per risorgere alla vita nuova ed eterna".

Piero Marini

Maestro delle Celebrazioni Liturgiche Pontificie