VIII stazione |
Dal Vangelo secondo Luca 23,27-28
Lo seguiva una grande moltitudine di popolo e di donne, che si battevano il petto e facevano lamenti su di lui.
Ma Gesù, voltandosi verso di loro, disse: « Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me, ma piangete su voi stesse e sui vostri figli ».
Tra la folla che Lo segue c'è un gruppo di donne di Gerusalemme: Lo conoscono.
VedendoLo in quelle condizioni, si confondono tra la folla e salgono verso il Calvario.
Piangono.
Gesù le vede, coglie il loro sentimento di pietà.
E anche in quel tragico momento vuole lasciare una parola che supera la semplice pietà.
Egli desidera che in loro, che in noi non ci sia solo commiserazione ma conversione del cuore, quella che riconosce di aver sbagliato, che chiede perdono, che ricomincia una vita nuova.
Gesù, quante volte per stanchezza o per incoscienza, per egoismo o per timore chiudiamo gli occhi e non vogliamo affrontare la realtà!
Soprattutto non coinvolgiamo noi stessi, non ci impegniamo nella partecipazione profonda e attiva alla vita e ai bisogni dei nostri fratelli, vicini e lontani.
Continuiamo a vivere comodamente, deprechiamo il male e chi lo fa, ma non cambiamo la nostra vita e non paghiamo di persona affinché le cose cambino e il male sia debellato e giustizia sia fatta.
Spesso le situazioni non migliorano perché noi non ci siamo impegnati a farle cambiare.
Ci siamo ritirati senza fare del male a nessuno, ma anche senza fare quel bene che avremmo potuto e dovuto fare.
E qualcuno, forse, paga anche per noi, per la nostra latitanza.
Gesù, che queste Tue parole ci risveglino, ci diano un po' di quella forza che muove i testimoni del Vangelo, spesso anche martiri, padri o madri o figli, che col loro sangue unito a quello Tuo, hanno aperto e aprono anche oggi la strada al bene nel mondo.