Il lavoro nel piano di Dio
Il lavoro è l'applicazione diretta delle facoltà umane alla produzione della ricchezza attraverso una sistematica e regolare serie di operazioni.
Si tratta di un'attività cosciente ed ordinata verso un risultato da ottenere.
Per il cristianesimo il lavoro non è solo un mezzo necessario per provvedere alla vita fisica, ma un elemento potentissimo di perfezionamento dell'uomo.
Nel corso dei millenni il lavoro, anziché essere considerato ed esercitato come prolungamento dell'opera creazionale di Dio, ha assunto spesso forme di oppressione e di abbrutimento.
La contrapposizione di ideologie e l'odio di classe dilagarono purtroppo anche nel mondo del lavoro, alimentando dottrine estremistiche, non sempre animare da autentiche esigenze di giustizia, e talora inquinate dall'insorgere di falsi profeti.
Oggi fortunatamente è in atto un movimento di liberazione del lavoro, e perciò del lavoratore, dalle forme di oppressione, di insicurezza e talora di alienazione.
Ciò implica che il lavoro debba concorrere ad elevare il lavoratore, indipendentemente dalla natura e dalle caratteristiche dell'impegno e della fatica che esso richiede.
Le modalità di esecuzione del lavoro tendono ad eliminare, o per lo meno a circoscrivere, non solo le condizioni di criticità per la sicurezza e per l'incolumità fisica, ma anche quelle incidenti sulla dignità e sul decoro della persona, e se determinate forme di avvilimento del lavoratore, strettamente connesse alla durezza e alla penosità di certe attività, purtroppo non sono del tutto superate, è tuttavia incontestabile come la cultura del lavoro, su scala nazionale ed internazionale, tenda a strutturare un'organizzazione del lavoro che salvaguardi la dignità del lavoratore.
Tutto ciò si riflette sulla sua persona e pertanto sul suo modo di vivere e sul suo atteggiamento.
Il lavoro è uno strumento di elevazione dell'uomo, in netta contrapposizione a quelle opinioni o a quelle prassi operative che nel lavoro scorgono un elemento di alienazione o addirittura
- per lo meno in certi lavori - di abbrutimento a carico di chi li eserciti.
Intendiamo qui sottolineare la rivalutazione della qualifica di prestatore di lavoro, con uno specifico riguardo alla condizione di operaio.
Si tratta di superare l'umiliazione sovente ancora collegata a tale stato, se lo si intende quale fase anonima e spersonalizzata di un processo produttivo.
Occorre vincere il disagio per il confronto con un impiego di più gratificanti mansioni o con la libera professione.
Soprattutto va rettificata l'erronea concezione che considera i lavoratori dipendenti di serie inferiore rispetto agli altri, concezione che talora si annida nell'intimo della coscienza dei nostri giovani e serpeggia nelle loro famiglie.
Questa mentalità va superata, dato che ne constatiamo residue resistenze nel modo di valutare e classificare le persone a seconda della loro posizione lavorativa.
Per contro il conferimento di competenze professionali che diano qualificazione e abilità, contribuisce ad elevare la dignità della persona.
Torna opportuno al riguardo citare le parole del Papa nel discorso ai lavoratori del 19 marzo 1997: "La Chiesa, di fronte alle insidie presenti in certe manifestazioni della cultura e dell'economia contemporanea, non cessa di annunciare la grandezza dell'uomo, immagine di Dio, e il suo primato nella creazione".
Il riconoscimento della dignità dell'uomo come lavoratore, conduce pertanto alla stima dell'uomo in sé, come persona e come creatura di Dio.
· Al concetto di dignità dell'uomo possono collegarsi vari corollari, quali ad esempio:
l'uomo non sia considerato strumento di piacere, come avviene nella nozione immorale della sessualità;
all'opposto l'uomo e la donna vanno intesi come termine, come finalità di amore, avendo come obiettivo il loro bene, il che si realizza nella sua pienezza nel matrimonio;
· nessun essere umano venga sfruttato, come può verificarsi in una concezione del lavoro che preveda un'anomala subordinazione di una persona ad un'altra, in cui il prestatore d'opera sia trattato alla stregua di uno strumento;
· l'uomo non sia considerato come un antagonista da eliminare, un impedimento da abbattere, o peggio un nemico da vincere o da distruggere.
Il competitore va stimato e apprezzato nel suo intrinseco valore.
I contrasti e le reciproche interferenze che si riscontrano nella vita di relazione vanno affrontate e risolte rispettando la sfera dell'altrui libertà e soprattutto continuando ad amare l'altro come se stesso.
La dignità di ogni essere umano porta alla conseguenza della dignità di ogni lavoro, al di là delle sue qualità intrinseche, quali la rilevanza economica, sociale e retributiva e le modalità operative, se manuali o intellettuali.
Però deve trattarsi di un lavoro onesto.
Rif. Lavoro. Formazione - Vangelo: Casa di Carità 2000.