I Catechisti per la missione |
"La fede non va mai data per scontata, perché è un cammino che dura tutta la vita e tutte le mattine bisogna ricominciare" ( S. POLETTO, Davanti al tuo volto, Piemme, Casale 2000, 137 ).
Dal Libro Sinodale, n° 83 ( Comunità missionaria )
Proprio perché rispecchia la natura della Chiesa e ne costituisce il dinamismo interiore, lo slancio missionario non può non coinvolgere tutti i fedeli.
È L' intera comunità cristiana il soggetto della missione ecclesiale e un credente che non si senta "inviato" dovrebbe seriamente dubitare della maturità della sua adesione di fede.
Ciò esige una più approfondita consapevolezza 'dello stato di missione permanente a cui le nostre comunità sono chiamate, pur riconoscendo che ciascun fedele vi prenderà parte in maniera differenziata, a seconda dei talenti e dei compiti ministeriali che gli sono propri.
"I temi attualissimi del vivere e del morire, della paternità e della maternità, della fecondità e della paura dei futuro, che stanno modificando la società;
i temi universali della gioia e della sofferenza, del bene e del male, del limite e della malattia, che toccano ogni uomo e ogni donna nella vita, sembrano interessare solo gruppi "specializzati".
Ugualmente i problemi dei lavoro, della politica e dell'economia, dell'Università e della scuola sembrano solo sfiorare le comunità parrocchiali in cui vivono e si impegnano coloro che, proprio in quei luoghi e in quei problemi, sono chiamati a testimoniare Cristo.
Occorre che tutti questi temi siano sempre più presenti alla coscienza delle nostre comunità, non solo perché essi rappresentano una sfida del mondo e della storia alla nostra fede e alla nostra visione del mondo.
Ma anche perché quotidianamente essi interpellano personalmente la vita dei credenti" ( PII/S ).
Da UCN, Orientamenti e itinerari di formazione dei Catechisti, sussidio pastorale, 1991
Il Catechista si fa compagno di strada.
La strada è immagine particolarmente capace di evocare il luogo della catechesi oggi ( cfr. CEI, Eucarestia, comunione e comunità, 1983, nn. 5-9 ).
Tale luogo è la vita, che nel nostro mondo si presenta anzitutto come movimento, varietà di situazioni, sequenza di passi, talora frammenti scomposti.
La fede cristiana non rende. estranei nel mondo;
i Catechisti si riconoscono cordialmente compagni di viaggio dei propri contemporanei:
"le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d'oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo, e nulla vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore" ( GS 1 ).
I Catechisti si fanno attenti in modo particolare alla cultura del tempo, non tanto come somma di sapere, ma come modo di sentire la vita nei suoi aspetti decisivi, come il nascere e il morire, la libertà e i suoi condizionamenti, la sua fecondità e la sua fallibilità.
il significato delle relazioni, specie di quelle più implicative come l'amicizia e l'amore.
E, evidentemente, al modo di sentire la dimensione religiosa, anche nel suo rovescio come l'indifferenza e l'Ateismo.
Queste attenzioni aiuteranno ad intuire come divenire dell'uomo e visita di Dio oggi si incontrano, si scontrano, rischiano l'estraneità.
I Catechisti potranno avvertire la profonda umanità del loro servizio quando.
Aiuteranno i, propri fratelli a non chiudersi nella fretta della corsa d'oggi, ma a prolungare lo sguardo su una strada, quella della vita, che viene da lontano e porta lontano, popolata certo da ambiguità, fraintendimenti, ritorno all'indietro, ma anche da segnali luminosi, da ricchezza di profeti, da quel centro inesauribile che è la pasqua del Signore Gesù, sempre riconoscibile negli impulsi fecondi del suo Spirito entro la coscienza e la libertà dell'uomo.
La necessità di essere chiesa missionaria è alla base del "piano pastorale" che la nostra diocesi sta elaborando in questi mesi.
E' un'esigenza della Chiesa fin dalle origini:
"Il fatto che i cristiani abbiano quattro vangeli, non uno solo, è un simbolo eloquente di come la predicazione della buona novella fu modellato fin dalle origini dai bisogni dei diversi uditori o delle diverse culture" ( M. P. GALLAGHER, Fede e cultura. Un rapporto cruciale e conflittuale, San Paolo, Cinisello Balsamo 1999, p. 141s ).
Attorno a questa esigenza, si è lavorato a Torino e in Italia:
i testi citati ci rimandano al Sinodo diocesano di pochi anni fa, alla riflessione della chiesa italiana in questo decennio - e altri documenti potremmo. abbondantemente citare.
Non basta però affermare questa urgenza.
Bisogna che ci mettiamo seriamente in ascolto di quanto il Signore vuole da noi, in ricerca dei modi, delle attenzioni, dei contenuti che la nostra vita cristiana e la nostra azione ecclesiale devono fare propri.