Le quattro coordinate della preghiera |
Poiché la parola di Dio è infinitamente ricca, la vita del mondo è movimentata e la mia storia personale ha i suoi tornanti e i suoi panorami diversi:
la preghiera della Chiesa conosce la varietà delle feste e delle stagioni del suo anno liturgico,
e la mia preghiera può scegliere legittimamente, secondo i giorni e le ore, di essere lode gioiosa o supplica dolorosa, canto tranquillo o grido veemente.
I grandi tipi di preghiere sono quattro.
Ispiriamoci per questo alle domande del " Padre nostro ", in cui la tradizione ha sempre letto la sintesi del contenuto della preghiera cristiana.
Si tratta soprattutto di insistenza: in pratica, è chiaro che questi elementi si mescolano o si influenzano reciprocamente.
Il tipo più " simpatico " è la preghiera di contemplazione:
" Padre, sia santificato il tuo nome! ";
ossia: " La tua realtà di Padre infinito sia conosciuta e riconosciuta! ".
Si tratta del tipo di preghiera in cui si cerca di dimenticare se stessi per " cercare il volto dei Padre ".
Si tratta di esporsi al sole di Dio, di sapersi guardati e amati da lui, di ricevere il suo amore molto personale e di sapersene meravigliare;
io sono una piccola creatura ammessa alla sua presenza, un peccatore perdonato e riammesso nella sua intimità, un figlio chiamato a condividere i suoi segreti.
Allora la preghiera sgorga per adorare la sua gloria, per lodare le sue meraviglie, per ringraziarlo della sua munificenza: " Mio Dio, Padre mio, sei bello e buono!
E il tuo piano di amore sul mondo è meraviglioso ".
Non è forse questa piccola forma di preghiera che ha prevalso nell'anima di Gesù quando lo vediamo sussultare e dire:
" Ti benedico, Padre, Signore del Cielo e della terra! " ( Lc 10,21 ), o quando lo seguiamo in quei luoghi e in quei momenti che favoriscono l'intimità del dialogo: nel deserto o " in disparte " ( Lc 5,16; Lc 9,18 ), sulla montagna ( Mt 14,23; Mc 6,46; Lc 9,28 ),
" di buon mattino " o persino " durante tutta la notte " ( Mc 1,35; Lc 6,12 )
È evidente che una simile preghiera è disinteressata e tende alla gratuità.
È tempo perso molto felicemente.
Non serve a nulla … se non all'amore, come il profumo prezioso versato da Maria e che inonda tutta la casa ( Gv 12,3 ).
È la gioia pura di poter dire al mio Dio la parola che solo posso dirgli
Guardare se stessi nello specchio di Dio
Passiamo alla seconda parte del Padre nostro per identificare la preghiera di verità:
" Dacci… Rimetti a noi… Liberaci… ".
L'orante questa volta posa lo sguardo su di sé e insieme su Dio.
È il dramma della persona umana quello di essere più o meno obbligata a recitare il proprio personaggio di fronte agli altri.
Nella preghiera, però, procede all'" operazione verità ":
davanti a Dio Padre, " che vede nel segreto ", toglie ogni maschera, si ritrova com'è, semplice e nuda, " la sua anima si sfoga " ( 1 Sam 1,15 )
in piena libertà: " Padre, donaci, perché siamo poveri;
essendo creature non abbiamo nulla da noi, la nostra vita è fragile…
Perdonaci, perché siamo peccatori, siamo nell'oscurità, pieni di desideri malvagi…
Liberaci dal male e non ci indurre in tentazione, perché siamo deboli e i nostri propositi durano poco, e il mondo in cui dobbiamo vivere esercita su di noi le sue attrattive ".
Si tratta di farsi piccolo e mendicante, ma nella semplicità fiduciosa.
come il pubblicano… osando tuttavia alzare lo sguardo verso la Misericordia.
È la preghiera di pentimento, di umiltà e di domanda.
Qui è necessario in modo particolare pregare " nel nome di Gesù ", rifiutando qualsiasi domanda antifiliale che pretendesse fare di Dio il complice delle nostre bramosie, dei nostri capricci o delle nostre viltà:
il Vangelo ci insegna che Gesù, così sollecito nel guarire malati e peccatori, non ha accondisceso a richieste inopportune ( Lc 10,39-42 ) o cattive, impregnate di orgoglio ( Mc 10,35-38 ), di viltà ( Mt 17,4-8; Lc 9,59-62 )
o di durezza di cuore ( Lc 9,51-55 ), e aggiunse questo rimprovero:
" Non sapete che cosa chiedete! " ( Mc 10,38 ).
Nel dialogo tra Padre e figlio ci sono delle cose che il figlio a poco a poco impara a non desiderare più, né a chiederle, per assumere sempre meglio gli interessi e la volontà dei Padre.
Ci sono le domande filiali essenziali, sempre esaudite:
il perdono, la fede, la forza e soprattutto lo Spirito Santo, dono paterno per eccellenza ( Lc 11,13 ).
Poi vengono delle domande condizionali: " Se ti piace, Padre, per cortesia, per favore, dammi la salute, dammi di riuscire in questo determinato caso, allontana da me una prova simile… e persino il bel tempo per l'indomani ".
A queste condizioni la preghiera di verità resta una preghiera apportatrice di pace.
Dopo viene la preghiera di apertura, in cui lo sguardo non è più rivolto su di sé e neppure sul solo volto del Padre, ma sul mondo: " Padre, venga il tuo regno! ", quel regno che certamente si realizza anzitutto nella Chiesa ma che anche supera le frontiere per invadere pacificamente il mondo intero e farvi " regnare " la verità, la giustizia, la libertà, la pace, la fraternità.
È la preghiera nella quale il credente supera la propria esperienza assai limitata dei bisogni della Chiesa e del mondo, per farsi portatore degli interessi, delle sofferenze, degli appelli della Chiesa universale e del mondo intero.
Supplica, intercessione, ispirata dall'amore fraterno e dalla fede nel mistero della comunione dei santi e ispirata anche dallo zelo della casa del Padre:
l'Amore non viene amato e il mondo muore per non riuscire a sentire il suo appello…
Bisogna pregare " pro totius mundi salute ".
La Scrittura e la liturgia sono piene di queste preghiere fraterne e missionarie, e le loro formule ci dicono che deve essere vigorosa e insistente: " Vi invito, o fratelli, per il Signore nostro Gesù Cristo e per la carità dello Spirito Santo, a combattere con me nelle vostre preghiere a Dio per me " ( Rm 15,30 ).
" Con ogni sorta di preghiera e di supplica pregate costantemente nello Spirito:
siate in questo di una vigilanza instancabile, e intercedete per tutti i santi " ( Ef 6,18 ).
" Raccomando dunque, innanzi tutto, che si facciano suppliche, preghiere, intercessioni, rendimenti di grazie per tutti gli uomini, per coloro che sono costituiti in autorità… (perché) Dio vuole che tutti gli uomini si salvino " ( 1 Tm 2,1-4; cfr. anche Col 4,2-3,12; 2 Ts 3,1 ).
Evidentemente questo sguardo vasto non impedisce la nostra particolare sollecitudine per coloro che conosciamo immediatamente, per coloro che sono affidati alla nostra responsabilità pastorale, per coloro che soffrono…
E, infine, c'è la preghiera suprema, quella di disponibilità:
" Padre, sia fatta la tua volontà! ".
Questa è strettamente legata alla precedente:
come si potrebbe osare chiedere a Dio di fare dei miracoli se noi stessi non facciamo nulla?
Come non accettare che Dio mi mandi a fare quello che gli chiedo di fare?
Si tratta di partecipare adesso alla realizzazione del regno, in me e nel mondo.
Questo è il momento fondamentale dell'accettazione della volontà del Padre.
Per un singolare rovesciamento, che tuttavia giustifica perfettamente il fatto fondamentale della provenienza di Dio e della sua parola, dobbiamo dire che è Dio che ci prega, e noi abbiamo il terribile potere di non esaudirlo.
Nel suo " Mystère de Jésus ", Pascal fa un'osservazione profonda e vera:
" Gesù ha pregato gli uomini i quali non lo hanno esaudito ".
Abbiamo sentito Gesù stesso lamentarsi: " Gerusalemme, quante volte ho voluto radunare i tuoi figli… e non hai voluto! " ( Lc 13,34 ).
Continua a offrirci i suoi favori insieme alle sue volontà:
" Ecco io sto alla porta e busso; se qualcuno ascolta la mia voce e apre la porta, entrerò da lui e cenerò con lui e lui con me " ( Ap 3,20 ).
In ultima analisi, la sola cosa da chiedere in una preghiera umile e perseverante è la forza di rispondere finalmente al suo appello e di lasciarlo entrare in noi.
Lo stesso esempio di Gesù nel Getsemani prova quanto sia terribilmente costoso per noi tutto questo.
E prova anche che non dobbiamo scandalizzarci se talvolta sentiamo in noi tanta resistenza, tanta ripugnanza a dire di si a Dio.
Anche Gesù ha voluto conoscere quest'ora misteriosa della lotta di Giacobbe, con l'angelo.
L'essenziale è perseverare come ha perseverato lui nella supplica…
e di giungere cosi alla preghiera più autentica: spoglia, arida e senza gusto forse, ma fedele e prova del più grande amore: " Padre, sia fatta la tua volontà e non la mia! poiché sono io ad essere al tuo servizio e non tu al mio! ".
Che la vita cristiana, e a maggior ragione la vita religiosa e apostolica, comporti la croce, lo sappiamo bene.
Ma soltanto le anime vigilanti e oranti (" Vigilate e pregate ") sanno accettare la croce: forse noi lo dobbiamo imparare.
La preghiera del Signore: " Padre nostro ", sintesi di tutto il Vangelo
In risposta alla domanda dei suoi discepoli:
" Maestro, insegnaci a pregare " ( Lc 11,1 ).
Il Padre nostro è veramente la preghiera perfettissima, la sintesi di tutto il Vangelo. Essa è al centro delle Scritture.
Si, essa viene chiamata anche " Preghiera (o Orazione) domenicale ", perché ci viene da Gesù Signore (Dominus).
L'Orazione domenicale è per eccellenza la preghiera della Chiesa.
E' parte integrante delle Ore maggiori dell'Ufficio divino e dei sacramenti dell'iniziazione cristiana - Battesimo, Confermazione ed Eucaristia.
Inserita nell'Eucaristia, manifesta il carattere "escatologico" delle proprie domande, nella speranza e nell'attesa del ritorno dei Signore.
Con confidenza semplice e filiale, con sicurezza umile e gioiosa:
Abbà, che traduciamo con Padre, nella lingua di Gesù equivale a Papà.
Perché ce lo ha insegnato il Figlio di Dio fatto uomo nel quale, mediante il Battesimo, siamo incorporati e adottati come figli di Dio.
Con il Padre e con il suo Figlio Gesù Cristo.
Nel medesimo tempo essa rivela noi a noi stessi.
La volontà di somigliare al Padre e una sempre maggiore umiltà e confidenza.
Ci ricorda la nuova Alleanza in Gesù Cristo, per cui il Signore è il nostro Dio e noi siamo il suo Popolo.
Ci ricorda poi che siamo membri della Chiesa, che è comunione con le persone della Santissima Trinità e degli uomini fra di loro.
Non indica un luogo, ma la maestà di Dio e la sua presenza nel cuore dei giusti.
Il cielo, la Casa del Padre, costituisce la vera patria, verso la quale siamo in cammino e alla quale già apparteniamo.
Le sette domande
Le prime tre domande hanno come oggetto la gloria del Padre:
la santificazione del suo nome, l'avvento del regno e il compimento della volontà divina.
Le altre quattro presentano a lui i nostri desideri:
riguardano la nostra vita per nutrirla e guarirla dal peccato, e si ricollegano al nostro combattimento per la vittoria del Bene sul Male.
Chiedendo: " Sia santificato il tuo Nome ", entriamo nel Disegno di Dio, che consiste nella santificazione del suo Nome - rivelato - a Mosè, poi in Gesù - da parte nostra e in noi, come pure in ogni popolo e in ogni uomo.
Con la seconda domanda la Chiesa guarda principalmente al ritorno di Cristo e alla venuta finale dei Regno di Dio.
Ma prega anche per la crescita dei Regno di Dio nell'"oggi" delle nostre vite.
Con la terza domanda preghiamo il Padre nostro di unire la nostra volontà a quella dei Figlio suo, perché si compia il suo Disegno di salvezza nella vita del mondo.
Dicendo: "Non ci indurre in tentazione ", chiediamo a Dio che non ci permetta prendere la strada che conduce al peccato.
Questa domanda implora lo Spirito di discernimento e di fortezza e chiede la grazia della vigilanza e della perseveranza finale.
Con la quarta domanda, dicendo: " Dacci ", esprimiamo, in comunione con i nostri fratelli, la nostra fiducia filiale verso il Padre nostro celeste.
"Il nostro pane " significa il nutrimento terreno a tutti necessario per il sostentamento, ma indica pure il Pane di Vita: Parola di Dio e Corpo di Cristo.
Esso è ricevuto nell'"Oggi" di Dio, come il cibo indispensabile, (sovra-) essenziale del Banchetto dei Regno, che l'Eucaristia anticipa.
La quinta domanda implora la misericordia di Dio per le nostre offese:
essa però non può avere efficacia se non abbiamo saputo perdonare ai nostri nemici, sull'esempio e con l'aiuto di Cristo.
Con l'ultima domanda: "Liberaci dal Male" il cristiano, insieme con la Chiesa, prega Dio di manifestare la vittoria, già conseguita da Cristo, sul "Principe di questo mondo", cioè su Satana, l'angelo che si oppone personalmente a Dio e al suo Disegno di salvezza.
Fratello, vuoi che tiriamo alcune conclusioni pratiche di quanto abbiamo fin qui detto?
Tu, voi pregare e pregare bene, allora:
- Rispetta innanzitutto le leggi fondamentali della tua preghiera cristiana:
verifica spesso chi è colui che preghi e cerca di conoscere meglio il volto di tuo Padre;
scopri come ha pregato Gesù e appoggiati con una fiducia radicale alla sua viva preghiera celeste; infine, supplica ogni volta:
" Spirito Santo, senza di te non posso nulla:
vieni a ispirarmi e a guidare la mia preghiera! ".
- Ricordati poi che la tua preghiera può soltanto essere una risposta:
prima di parlare, fa' silenzio e ascolta ciò che il Signore ti dice con la sua Parola cercata nella Scrittura e nei segni dei tempi attuali.
- Infine, esprimi liberamente a Dio la tua anima viva, canta il Padre nostro:
loda gratuitamente la ricchezza di Dio, confessagli la tua povertà, allarga la tua anima fraterna alle dimensioni del suo regno, rinuncia a te stesso per mormorargli il Sì dell'amore.
da J. Aubry, "Figli in comunione espressa col Padre", LDC;
"Sintesi sul nuovo catechismo. Domande e risposte", ESD