Ubbidienza

11-2-2007

Don Mauro Agreste

Indice

1) Abbiamo affrontato quello che negli Statuti degli sposi è il paragrafo che si riferisce alla pazienza
2) Il grande tema in cui ci troviamo è quello dell'ubbidienza
3) L'ubbidienza non si riesce a capire al di fuori di questo cammino
4) Cos'è il principio di sussidiarietà?
5) La sottomissione reciproca è la carità
6) Nell'ambito della coppia è più difficile, dimostrare il cammino spirituale che si è chiamati a fare
7) "Non tramonti il sole sopra la vostra ira", così non ci sia il silenzio che costruisce un muro
8) Bisogna cominciare a vivere l'umiltà
9) In un matrimonio chi è che ama di più? È chi cede prima
10) L'ubbidienza è un trovarsi, non è uno che impone e l'altro che ubbidisce
11) Ubbidienza è cercare di mettersi in ascolto
12) Entrano in gioco le tre virtù: fede, speranza e carità. Per quale ragione?
13) La virtù della speranza ci rende presente la meta che dobbiamo raggiungere
14) Interviene la fede: credo a tutto quello che Dio mi dice per poter andare in Paradiso
15) Dico: impossibile all'uomo. E Dio risponde: ma a Dio no; per questo di do la mia forza che ti dà la capacità di amare, che si chiama carità
16) La virtù dell'ubbidienza è una cosa meravigliosa che produce una quantità smisurata di pace
17) Il cammino che noi stiamo proponendo, che voi state facendo è un cammino di Chiesa
18) Una persona che prende sul serio il proprio cristianesimo cerca sempre un luogo per radicare la sua sete di Dio
19) Il vostro essere nel cammino dell'Unione Catechisti vi pone come emblema, cioè a dire come esca
20) Correggere la rotta se ci si accorge che c'è qualche tentazione mondana sul modo di essere uno sostegno dell'altro
21) Segnali di comunicazione non verbale che bisogna imparare a interpretare e a cui rispondere
22) Bisogna stare attenti al modo che tu hai di educare il bambino
23) Non è facile essere educatori, lo sapete cari genitori
24) C'è la possibilità di confrontarsi, nel n. 171
25) Domanda: se l'altro si oppone? Risposta: se c'è l'ascolto… è un cammino
26) Io voglio il tuo bene; da quanto tempo non ti confessi?

1) Abbiamo affrontato quello che negli Statuti degli sposi è il paragrafo che si riferisce alla pazienza

In questi mesi abbiamo affrontato quello che negli Statuti degli sposi catechisti è il paragrafo che si riferisce alla pazienza.

Stiamo verificando la sezione che va dall'articolo 168 al numero 171 compreso, in cui abbiamo affrontato il tema dell'ubbidienza.

Siamo quasi alla conclusione di questo articolo 171.

2) Il grande tema in cui ci troviamo è quello dell'ubbidienza

Però vale la pena di considerare, a modo di sintesi, che il grande tema in cui ci troviamo è quello dell'ubbidienza.

E dell'ubbidienza, voi sapete, non se parla molto in giro, è una parola che di per sé da subito fastidio, vero?

Soprattutto quanti tra di noi hanno un carattere primario, che vuol dire un carattere che prende decisioni ecc… faranno molto più fatica degli altri a concretizzare la virtù dell'ubbidienza.

Quando noi pensiamo all'ubbidienza forse ci vengono subito in mente le monache di clausura.

In effetti la vita del cristiano è impastata anche di ubbidienza.

Certo bisogna intendersi bene di cosa si parla quando si dice ubbidienza, quando si parla di ubbidienza non si sta parlando né di tirannia né di schiavitù, perché l'ubbidienza cristiana è un trovarsi, un venirsi incontro, scaldati dalla carità e illuminati dalla fede.

Scaldati dalla carità, illuminati dalla fede, guidati dalla speranza.

Non possiamo capire cosa sia l'ubbidienza se non consideriamo tutto questo.

3) L'ubbidienza non si riesce a capire al di fuori di questo cammino

Quindi l'ubbidienza non si riesce a capire al di fuori di questo cammino.

L'ubbidienza del mondo si basa sull'autoritarismo, sulla forza della legge, invece l'ubbidienza dell'ambito cristiano non si basa sulla legge ma sulla grazia, cioè sull'azione dello Spirito Santo.

Per questo in un matrimonio pur cristiano che non sia, come dire, vissuto alla luce dello Spirito Santo l'ubbidienza reciproca, che è richiesta nel sacramento, viene considerata come uno che comanda, l'altro che ubbidisce.

Può essere in forma alternativa ma non è mai considerato come, diciamo una parola difficile, un principio di sussidiarietà.

4) Cos'è il principio di sussidiarietà?

Cos'è il principio di sussidiarietà? È un principio molto bello.

L'aiuto ti viene dato dal momento che tu non sei in grado di portare avanti la tua situazione.

Quindi è più che complementarietà.

Ora l'ubbidienza se non è considerata alla luce dello Spirito come una sottomissione reciproca, non viene capita.

Solo che la sottomissione reciproca è dura da deglutire, siete d'accordo, qualcuno ha fatto questa esperienza?

Io direi una cosa più furba: molti di noi hanno fatto l'esperienza della sottomissione, pochi di quella reciproca, dico bene?

Invece uno dei segreti per cui la coppia cristiana sia veramente luminosa è la considerazione di questa realtà molto profonda: che la sottomissione per essere autentica deve essere reciproca.

Come dice la Scrittura: "Siate sottomessi gli uni gli altri".

Allora quando ci sono le letture prese dalle lettere di San Paolo nei matrimoni: "La moglie sia sottomessa al marito ecc…" voi sapete cosa succede, vedo i mariti che alzano il collo, mentre le mogli guardano un po' da sotto; perché poi non fanno più attenzione a quello che viene detto dopo: "I mariti amino le mogli come Cristo ha amato la sua Chiesa".

Come Cristo ha amato la sua Chiesa? Fino all'effusione del sangue.

Ora credo che in modo spirituale non ci sia un modo più esplicito per dire che cosa significhi la sottomissione reciproca.

5) La sottomissione reciproca è la carità

La sottomissione reciproca è la carità, cioè l'amore che scalda il cuore di tutte e due.

E questo amore fa sì che ognuno desideri fare del bene all'altro.

Ora per fare del bene all'altro ci sono infiniti modi, dalle cose più banali alle cose più sostanziali.

Per fare del bene all'altro, la moglie può fare dei manicaretti, ma può anche dire: "No, una minestrina di brodo vegetale, perché questo ti fa bene".

E questo accade, specialmente quando in ogni famiglia capita che si sia toccati dalle difficoltà di salute.

Allora la gratificazione vicendevole non è semplicemente quella sensibile o estetica o razionale, la vera carità, il vero amore è fare il vero bene di colui che ti sta accanto; e questa è sottomissione reciproca.

Ma è sottomissione reciproca anche quando l'altro riceve un bene che non ha chiesto, perché all'altro piacevano le patatine fritte invece gli arriva il brodino vegetale.

6) Nell'ambito della coppia è più difficile, dimostrare il cammino spirituale che si è chiamati a fare

Certo che sarebbe molto più facile dare sfogo all'emotività e tirar fuori tutto quello che uno ha dentro.

Ma è proprio lì, nell'ambito della famiglia, nell'ambito della coppia dove è più difficile, questo sembra strano, dimostrare il cammino spirituale che si è chiamati a fare.

Solitamente accade così: che dove sappiamo che ci sono persone che ci conoscono noi abbiamo questa strana idea, forse inconscia, crediamo che tutto quello che è nella nostra mente sia anche nella mente dell'altra persona.

Non dico che si faccia per malizia, probabilmente lo si fa per una estrema fiducia, un estremo senso desiderato di comunione, per cui una persona si stupisce che l'altra non capisca quello che tu stai pensando.

Però, carissimi, non dobbiamo dimenticare che noi non siamo ancora in Paradiso.

Quando saremo in Paradiso ci sarà una comunione totale perfetta, per cui quello che è nel mio cuore sarà conosciuto anche dal tuo cuore, ma finché non siamo in Paradiso è necessaria la comunicazione, ed è proprio su questa comunicazione che si gioca l'ubbidienza, perché ubbidienza significa anche saper ascoltare, ascoltare anche i discorsi non verbali: gli atteggiamenti, uno sguardo, un silenzio pronunciato. Su questo punto io vi esorterei a non fare come fanno nel mondo, dove le persone per dimostrare, come dire, la loro lontananza da quella situazione si ammutoliscono.

7) "Non tramonti il sole sopra la vostra ira", così non ci sia il silenzio che costruisce un muro

"Non tramonti il sole sopra la vostra ira", così non ci sia il silenzio che costruisce un muro di divisione; è molto meglio mettere in chiaro le cose piuttosto che aspettare che l'altro stufo di vederti silenzioso, o silenziosa, ti dica: che cosa c'è?

Non è neanche carità, sapete, aspettare, fare il muso perché l'altro si accorga che tu non sei d'accordo, non è carità perché tu facendo in questo modo stai caricando di un senso di colpa non solo la persona a cui ti vuoi rivolgere, ma anche tutti quelli che ti stanno d'intorno; e si crea un clima molto pesante, molto difficile da gestire, un clima che poi è pericoloso soprattutto se ci sono ancora delle persone che vivono in famiglia, perché le si condiziona psicologicamente e si dà loro un esempio morale non giusto.

Ma queste persone possono essere i vostri figli, o i vostri nipoti, ma possono anche essere delle persone anziane, i vostri genitori o parenti che avete tenuto in casa perché hanno bisogno di essere guardati. Il silenzio, in questo modo, crea una tensione che non fa respirare il profumo dell'amore, che cosa fare dunque?

8) Bisogna cominciare a vivere l'umiltà

Nell'ambito della sottomissione reciproca bisogna cominciare a vivere l'umiltà e, lo sappiamo tutti, l'umiltà soprattutto all'inizio non è tanto facile da vivere.

Perché nell'umiltà uno ha l'idea di schiacciare se stesso e annullarsi; non è così.

L'umiltà vera non è l'annichilimento, dove questa parola vuole dire annullare se stessi, l'umiltà vera è: essere capaci di mettersi in dialogo, in ascolto.

Allora se tu non vuoi comunicare niente non sei umile.

Se tu non vuoi ascoltare niente non sei umile.

Se manca l'umiltà la sottomissione reciproca diventa impossibile, e allora si cerca il surrogato, visto che manca l'umiltà allora si cerca di arrivare allo stesso fine con l'autoritarismo, che non è l'autorità e non è neanche l'autorevolezza.

L'autoritarismo è: vediamo chi di noi due vince, chi fa la voce più forte, chi ha un carattere più forte.

9) In un matrimonio chi è che ama di più? È chi cede prima

Allora adesso una breve riflessione che fa un po' sorridere: di solito in un matrimonio chi è che ama di più?

La moglie o il marito? Dovrebbe essere uguale: "gareggiate nello stimarvi a vicenda".

L'esperienza ci fa capire che talvolta chi ama di più è chi cede prima.

Ma non cede perché ha un carattere debole, perché allora è solo una questione di carattere ma dentro bolle come un vulcano.

Chi cede prima perché è capace di mettersi da parte, pur avendo ragione, è colui che ama di più.

Allora non è forse il caso di verificare in che stato è la comunione che rende solida, forte, splendido, l'unione del matrimonio?

Questo potrebbe essere un valido banco di prova, una valida riflessione.

10) L'ubbidienza è un trovarsi, non è uno che impone e l'altro che ubbidisce

L'ubbidienza è un trovarsi, non è uno che impone e l'altro che ubbidisce.

L'ubbidienza cristiana è mettere di fronte ai nostri occhi: questa necessità, c'è questo problema, c'è questa decisione da prendere.

Andiamo a fare una gita in montagna o andiamo al mare?

Sembrerà una stupidaggine, però la vita quotidiana è fatta anche di questo.

Soprattutto coloro che lavorano ancora sanno che magari la domenica è un momento in cui la famiglia si trova insieme.

E allora decidere di fare una gita non è poi tutta una cosa sbandata, non è una cosa fuori fase.

"Facciamo una gita ma poiché è il bene della nostra famiglia come la programmiamo?".

"Io voglio andare dai miei perché è da tanto che non andiamo dai miei, voglio andare dai miei".

E l'altro dice: "Ma no, io voglio fare una gita al mare, perché voglio prendere un po' d'aria buona…".

Allora, vedete, nascono da delle scemate tante discussioni, è vero?

11) Ubbidienza è cercare di mettersi in ascolto

L'ubbidienza è cercare di mettersi in ascolto delle vere necessità dell'altro.

E quando l'ubbidienza è reciproca, vi dico questo: quando uno dei due, chiunque esso sia, si mette veramente ad ascoltare l'altro, vi accorgerete subito che dopo anche questo potrà dire quello che pensa perché sarà ascoltato.

Confermate? Se uno si mette ad ascoltare, dopo un po' anche l'altro diventa capace di ascoltare.

Se invece uno semplicemente dice le sue ragioni senza voler ascoltare, non sarà ascoltato.

Quando tu fai una proposta e vedi che di fronte a te c'è una persona che ti ascolta, sarai sicuramente ben disposto, a tua volta, ad ascoltare quanto quella persona dopo ti dirà.

12) Entrano in gioco le tre virtù: fede, speranza e carità. Per quale ragione?

Il segreto dell'ubbidienza consiste nella capacità di ascoltare.

Ecco perché entrano in gioco le tre virtù: fede, speranza e carità.

quelle sono presenti sempre in tutte le azioni che facciamo.

Vediamo qui in che modo si esercitano. Fede, speranza e carità entrano in funzione per quale ragione?

Perché tu per sottometterti all'altro, nell'ambito della vera ubbidienza hai bisogno della speranza, perché la virtù della speranza ti rende presente la meta che devi raggiungere.

13) La virtù della speranza ci rende presente la meta che dobbiamo raggiungere

Lo diciamo insieme: la virtù della speranza ci rende presente la meta che dobbiamo raggiungere.

Quale sarà la meta che dobbiamo raggiungere? Il Paradiso.

Carissimi non credete che si parli un po' troppo poco del Paradiso?

Noi siamo nati solo per questo. Siamo qui nel mondo solo per aiutarci a vicenda ad andare in Paradiso.

Ed ecco qui la frase che è la chiave di tutto: aiutarci a vicenda.

L'ubbidienza è aiutarsi a vicenda.

Per questo se è aiutarsi, non può che essere un'espressione dell'amore, cioè della carità.

Solo che per avere questa carità bisogna credere la fede, in quel progetto che la speranza mi rende presente.

In pratica la virtù della speranza viene nel mio orecchio e dice: guarda che tu sei destinato alla gloria, Dio ti vuole con sé in Paradiso.

14) Interviene la fede: credo a tutto quello che Dio mi dice per poter andare in Paradiso

Allora interviene la fede: come posso arrivare in Paradiso, io ci credo che questo è quello che Dio vuole, allora credo a tutto quello che Dio mi dice per poter andare in Paradiso.

Allora nella Bibbia c'è scritto che per andare in Paradiso dobbiamo imparare ad amarci gli uni e gli altri, come Gesù Cristo ha amato noi, sottomettendoci gli uni, gli altri; la fede mi ricorda tutto questo, mi dice: ti ricordi che Gesù ha insegnato questo?

15) Dico: impossibile all'uomo. E Dio risponde: ma a Dio no; per questo di do la mia forza che ti dà la capacità di amare, che si chiama carità

Io mi ricordo di tutto questo. Però dico: impossibile all'uomo.

E Dio risponde: ma a Dio no; per questo di do la mia forza che ti dà la capacità di amare, che si chiama carità.

Senza la carità non riusciamo a vivere l'ubbidienza.

Allora questa è una sintesi di tante cose che abbiamo toccato in questi mesi, perché questo n. 171 conclude la breve panoramica sulla virtù dell'ubbidienza.

16) La virtù dell'ubbidienza è una cosa meravigliosa che produce una quantità smisurata di pace

La virtù dell'ubbidienza è una cosa meravigliosa che produce una quantità smisurata di pace in una famiglia, perché non è autoritarismo, non è uno che comanda, non è uno che subisce, sono due che cercano il meglio.

Lo cercano oggettivamente, questo vuol dire che nella ricerca del meglio per se stessi, per la coppia, per la famiglia, per la famiglia allargata, nella ricerca del meglio siamo consapevoli che non siamo ancora in Paradiso per cui cerchiamo di fare meglio che si può, sapendo che nessuno di noi, probabilmente, potrà avere la piena soddisfazione di tutte le sue aspettative.

Come mi sarebbe piaciuto essere un grande concertista, un grande pittore, oppure fare qualche cosa di speciale.

Sì, questo è il tuo ideale, il tuo sogno, però non tutto quello che noi sogniamo lo possiamo realizzare qui sulla terra.

Quando saremo nell'aldilà, se il Signore reputerà che questo possa accrescere la nostra gioia ce lo concederà, sì o no?

Altrimenti non ci interesseranno più quelle cose che ora reputiamo come splendide.

Ora nell'ubbidienza c'è proprio questa disposizione buona di ciascuno nel ricercare il meglio per se stessi e per l'altro, anzi per dirla in maniera più esatta direi così: il meglio per l'altro e per se stesso.

Mi pare di avere detto delle cose che sintetizzano quanto abbiamo visto in questi mesi.

Avete delle considerazioni o delle domande su questi punti?

La tentazione è sempre quella: d'imporre la propria volontà.

17) Il cammino che noi stiamo proponendo, che voi state facendo è un cammino di Chiesa

È evidente che il cammino che noi stiamo proponendo, che voi state facendo è un cammino di Chiesa, e dire cammino di Chiesa vuol dire che è un cammino in cui voi siete inseriti in un ambito più ampio, per di più in maniera ufficiale direi, perché voi tutti avete fatto una promessa, questo istituto secolare è espressione di Chiesa, e quindi direi in maniera anche più vincolante il vostro essere in questo cammino, vi pone nella concretezza di, come potremo dire in parole semplici, di confrontarvi.

Perché capite che anche una buona coppia cristiana che si limiti, nella vita cristiana, ad andare a Messa la domenica, tanto di cappello perché non sono poi tante le famiglie che fanno così oggi, ma limitandosi alla Messa domenicale hanno veramente la possibilità di lasciarsi provocare, di confrontarsi se il loro cammino cristiano è autentico o no?

Cosa ne dite voi? Ne hanno un po' di meno, ma se uno vuole ogni occasione è buona per lasciarsi interpellare dalla parola di Dio, giusto?

18) Una persona che prende sul serio il proprio cristianesimo cerca sempre un luogo per radicare la sua sete di Dio

Però è anche vero che una persona che prende sul serio il proprio cristianesimo cerca sempre un luogo per radicare la sua sete di Dio.

Il vostro essere qui ne è una prova tangibile.

Potevate vivere tranquilli e sereni, chi ha i figli piccoli, chi c'è l'ha già grandi, chi ha già i nipoti, i pronipoti, potevate starvene tranquilli, invece cos'è che vi ha spinto, oltre agli impegni che già avete di lavoro, di famiglia, di tante altre cose, anche a trovarvi per riflettere, per fare delle condivisioni, per leggere gli statuti, per parlarne a casa, per dire allora noi …. ?

Se non è la sete di Dio, che cos'è? Tant'è vero che chi non sente la sete di Dio, viene due o tre volte poi non lo vedi più.

Allora questo semplicemente per dire: è una chiamata che voi avete sentito, ma non è solo per voi, anche per tutti quelli che vedendo voi, conoscendo voi, scopriranno anche loro di avere fame e sete di Dio.

19) Il vostro essere nel cammino dell'Unione Catechisti vi pone come emblema, cioè a dire come esca

Quindi, tra parentesi, il vostro essere nel cammino dell'Unione Catechisti vi pone come emblema, cioè a dire come esca, perché vedendo voi gli altri possano dire: perché io no?

Perché solo loro? Quindi siate anche capaci di comunicare con amore la vostra esperienza.

Quindi nella fattispecie ci può essere la tentazione di cadere dall'ubbidienza cristiana all'ubbidienza del mondo.

Solo che l'ubbidienza del mondo si chiama impropriamente ubbidienza, perché è più che altro un comando, dove chi ha più forza impone la propria idea.

20) Correggere la rotta se ci si accorge che c'è qualche tentazione mondana sul modo di essere uno sostegno dell'altro

Allora su questo punto prestare attenzione cercare di correggere la rotta se ci si accorge che c'è qualche tentazione mondana sul modo di essere uno sostegno dell'altro.

Non è che ci sia un modo uguale per tutti, ci possono essere dei punti in comune.

C'è chi ha un carattere irruento per cui esplode, e con la sua veemenza vuol intimidire l'altro per fargli fare quello che vuole.

C'è invece chi ha un altro tipo di carattere il quale si chiude in se stesso, si isola, diventa una monade come dicevo l'altra volta, diventa un essere isolato, che manifesta con il suo silenzio la sua voglia di sparire, non gli interessa più niente più nessuno, perché vuole manifestare la delusione, la rabbia finché, a un certo momento, questo atteggiamento diventi una provocazione, come per dire: ma tu mi ami?

Ma se mi ami allora perché non pensi alle mie necessità.

21) Segnali di comunicazione non verbale che bisogna imparare a interpretare e a cui rispondere

Sono tutti segnali di comunicazione non verbale che bisogna imparare a interpretare e a cui rispondere.

Chi ha delle reazioni di questo genere stia attento a non dire mai: io sono fatto così mi devi sopportare così.

 Perché questo è la negazione della carità. se tu sei fatto così, tu ti rimbocchi le maniche e cambi.

Carissimi genitori come bisogna essere attenti, fin dalla più tenera età.

22) Bisogna stare attenti al modo che tu hai di educare il bambino

Quando tu vedi il bambino che fa i capriccetti e bisogna dunque stare attenti al modo che tu hai di educare il bambino, come bisogna stare attenti a dare ascolto al bambino ma non semplicemente dargli sempre ragione.

Come bisogna essere attenti a dare una spiegazione ai sì e una spiegazione ai no.

Come bisogna essere forti quando tu devi dire dei no.

Bisogna avere un carattere forte, capita anche a me per delle persone della parrocchia che io devo dire no, così non va, non bisogna fare in questo modo; e non mi diverto quando debbo dire queste cose, ci sto più male io che non quella persona che si senti dire no.

Ma ho la speranza che mettendo una barriera la persona pensi e capisca: no per questa, per quest'altra ragione.

In quel momento ti farà il muso, ma l'importante è questo, che non si faccia una vendetta personale.

Quando tu dici no, non stai dicendo no alla persona, stai dicendo no a quello che fa o che vuole fare; non alla persona, quindi tu la persona continuerai a trattarla con gentilezza, anche se non cambierà idea.

23) Non è facile essere educatori, lo sapete cari genitori

Non è facile essere educatori, lo sapete cari genitori. Quanti errori io vedo semplicemente conoscendo delle persone. I bambini che fanno i capricci, non vogliono quella merenda, ne lasciano metà, i genitori non dicono niente, oppure semplicemente gliela danno sempre vinta, questi sono esempi banali, vero?

Quant'è pericoloso, perché il bambino si fa l'idea che tutto gli sia dovuto.

E quando il bambino cresce così, rimane con quell'idea anche da adulto. Solo che niente è dovuto, tutto è donato.

Ecco teniamo presente che un ascolto dell'altro non significa cedere, significa spiegare.

L'altro ti dice le sue ragioni, tu dici le tue ragioni, e se tutte e due si ascoltano allora c'è la possibilità di giungere a una conclusione positiva.

Per questo il cammino ecclesiale qui è importante, perché tutto si fa sotto la luce degli insegnamenti di Gesù e della sua Chiesa.

24) C'è la possibilità di confrontarsi, nel n. 171

E c'è la possibilità di confrontarsi.

Anzi nel n. 171, come abbiamo visto, dice: "Gli sposi catechisti nel colloquio, possibilmente mensile, con il responsabile della fraternità o con il suo delegato, gli sottopongono ciò che riguarda l'osservanza esterna del loro regolamento di vita, e gli presentano le loro proposte in merito alla vita e all'attività dell'Unione."

Significa riconoscere un'autorità, significa lasciarsi mettere anche sotto giudizio, significa anche sottomettersi a una decisione generale, della quale magari non tutti sappiamo tutto.

L'epoca della contestazione non ha provocato poi grandi frutti positivi, è vero o no?

Quindi teniamo presente che Gesù non fu un contestatore, Gesù portò la verità, la verità è dirompente ma non devastante.

25) Domanda: se l'altro si oppone? Risposta: se c'è l'ascolto… è un cammino

Domanda: se l'altro si oppone?

Risposta: se c'è l'ascolto, ma io non dico che sia sempre facile, non dico che c'è una bacchetta magica e tutto si risolve, è un cammino.

L'importante sarebbe che si potesse comunicare prima.

E quando tu sai che quello che tu stai facendo può provocare un dispiacere, previeni. È meglio prevenire che curare.

Allora una moglie gentile sa come prendere il marito, non sempre per il collo, se non lo può prendere per la gola perché ha i trigliceridi alti, lo prenderà con la dolcezza, e gli dirà: "lo so che avresti avuto piacere che ti facessi quest'altra cosa buona, ma che ne dici, non vedi che ti fa un po' male?

Magari alla domenica mangiamo un pochino meglio, ma durante la settimana ci limitiamo".

Oppure: "lo so che sei una persona molto riservata.

26) Io voglio il tuo bene; da quanto tempo non ti confessi?

Però io voglio il tuo bene; da quanto tempo non ti confessi?

Non sarebbe bene che tu andassi, che ne so, alla Consolata dove ci sono dei bravi sacerdoti, e pensassi un po' al bene della tua anima, perché sai gli anni passano per tutti, alla nostra età può succedere qualunque cosa, un infarto, un ictus; può darsi che il Signore ci faccia vivere insieme finche avremo 105 anni, ma non si sa".

E allora si dicono anche le cose, non facili da dire, ma se tu le dici con gentilezza, con dolcezza sono ascoltate, è vero o no?

Quindi tenendo presente tutto questo abbiamo concluso il n. 171, quindi tutto l'ambito dell'ubbidienza, la volta prossima inizieremo il sacerdozio domestico.

Buona continuazione.