La trasformazione in Cristo
14-10-2006
1) L'azione dello Spirito Santo: trasformare ogni creatura in Cristo
2) Creando l'uomo Dio aveva in mente la forma del suo capolavoro
3) Il progetto di Dio era che l'uomo facesse parte della sua famiglia
4) L'uomo poiché fatto a immagine e somiglianza di Dio è costituito di libertà e ha il desiderio di pienezza, cioè di felicità
5) Tutti i grandi santi sentono una sete di Dio che li spinge a opere di carità
6) Una chiamata esige una risposta, quando c'è la risposta non ti manca nulla
7) Con grande abbondanza avete ricevuto, con la stessa abbondanza date
8) Dio chiama la coppia alla santità attraverso tre vie
9) La crisi delle vocazioni spesso è determinata dal fatto che la componente umana non è matura
10) Se la persona non ha coltivato la propria maturazione umana, risulta una vocazione immatura
11) Gesù ci parla della beatitudini se non per dire una pienezza
12) Gesù parla di beatitudini, rivela qual è questa pienezza
13) La beatitudine piena è stare con quelli che hanno bisogno di amore
14) Beati gli operatori di pace
15) Il giusto è quello che è esattamente come Dio lo sogna
16) Non si può ricevere l'amore di Dio se si è molto attaccati alle cose del mondo
17) Qual è la tua vocazione, come la mantieni fresca, ci sono altre vocazioni?
18) Stare cuore a cuore con il maestro
19) Dio che ti chiama nel segreto del suo giardino per darti la sua presenza
20) La vera vocazione è quando sei pieno della grazia di Dio e non ce la fai a tenere per te quello che hai ricevuto
21) Dio ti chiama a riempirti di lui per essere sorgente di luce per gli altri
22) La vocazione per eccellenza è quella di essere in comunione con il Signore
23) L'orgoglio: il pericolo più grave per la persona umana
24) Fidarsi dell'amore di Dio e impegnarsi a corrisponderlo
25) L'orgoglio ci impedisce di superare i crepacci, la grazia di Dio ci permette di camminare sul vuoto
Non siamo più ospiti, ma concittadini dei santi dice san Paolo.
Continuiamo con questo nostro itinerario che in questa classe sicuramente ci condurrà all'approfondimento di quella che è l'azione dello Spirito Santo che negli anni passati abbiamo visto si dispiega nella concretizzazione nell'esercizio dei doni e dei carismi, con uno scopo, lo scopo è quello di trasformare ogni creatura in Cristo.
Non è in senso metaforico cioè in senso morale, ma si; si tratta proprio di una trasformazione più che metaforica, un senso veramente di cambiamento totale della persona ad agire come un altro Gesù.
Voi capite che è un'opera che fa lo Spirito Santo, per questa semplice ragione, che con tutta la nostra buona volontà noi riusciamo al limite a giungere a un comportamento morale, ma qui si tratta di un cambiamento sostanziale, un cambiamento di tutta la persona, io direi quasi un compimento dell'opera di Dio.
Perché quando Dio ha creato l'uomo lo ha voluto in un certo modo, ha pensato all'uomo non semplicemente come una creatura, una creatura che gli ubbidisca in tutto e per tutto.
Creando l'uomo Dio aveva in mente dentro di sé l'apice della creazione, la forma del suo capolavoro, tant'è vero che solo dell'uomo Egli dice: facciamo l'uomo a nostra immagine e somiglianza; questo significa che nel progetto di Dio l'uomo entrava a far parte della famiglia di Dio, perché creato a immagine e somiglianza implicava dentro il pensiero di Dio questa volontà che l'uomo partecipasse di Dio stesso, noi diciamo in maniera molto semplice, alla quale non pensiamo i risvolti, entrasse a far parte della famiglia di Dio.
Ora quando due genitori desiderano avere un bambino non desiderano avere un optional, ma desiderano che questo bambino entri a far parte della loro vita, condivida la loro esperienza, impari a vivere con tutto quello che esso comporta naturalmente fatiche, rinunce ecc. ecc..
Il progetto di Dio nella sua infinità era che l'uomo facesse parte della sua famiglia, ma non come un sopramobile, come colui che condivide veramente l'ottica della famiglia.
Un figlio che nasce in una casa è l'orgoglio dei genitori, perché essi desiderano plasmarlo in modo tale che impari a vivere; imparare a vivere significa avere un certo modo di vedere le cose, per avere un certo modo di realizzare le cose.
Tutta l'opera educativa è la plasmazione di questa materia grezza per farla diventare un capolavoro.
Facendo le debite proporzioni Dio aveva questa idea: facciamo l'uomo a nostra immagine e somiglianza.
C'è questa particolarità nell'uomo che essendo fatto a immagine e somiglianza di Dio è costituito di libertà, quindi Dio per plasmare l'uomo a sua immagine e somiglianza non gli ha impresso in una forma sostanziale l'immagine e somiglianza, ma gli ha impresso il desiderio di pienezza.
Lo possiamo individuare per es. nel grande desiderio che tutti gli uomini hanno della felicità.
Questo grande desiderio di felicità, questo anelito alla completezza, alla pienezza, questo desiderio e questa inconscia sensazione di vuoto, c'è qualcosa che manca.
La tensione alla felicità che tutti gli uomini provano è questa sete di compiutezza, potrei dire anche sete di perfezione; l'uomo non si sente compiuto, non si sente pieno, non si sente perfetto finché non trova qualche cosa che colmi la sua sete di perfezione.
I salmi ci ricordano quella famosa frase che amo spesso ripetere, perché è molto bella: "l'abisso chiama l'abisso al fragore delle sue cascate".
È un'immagine che ci aiuta a capire come il cuore dell'uomo che è un abisso, non riesce a trovare la propria pienezza se non quando c'è la cascata dell'amore di Dio che ricolma questo abisso; ci vuole un abisso grande come è grande il cuore dell'uomo per essere in grado di colmare la sua sete di infinito.
Il cuore dell'uomo è un mistero, il cuore dell'uomo è un abisso senza fondo.
E non c'è niente nell'universo che possa colmare questa sete di infinito, se non Colui che è infinito.
In realtà sappiamo molto bene sant'Agostino che ripete: il nostro cuore non trova pace se non quando si riposa in Te.
Quindi vedete san Francesco che andava ripetendo eternità, eternità.
Così tutti i grandi santi i grandi mistici continuamente sentono una sete di Dio che li spinge a tutte le opere di carità, perché questo è trovare Dio.
Noi qui in Piemonte siamo saturi di santi che ultimamente vengono definiti "santi sociali" dai giornalisti, perché si sono occupati della società.
Ma un santo viene mosso a fare del bene perché vede le manchevolezze o perché vede l'amore di Dio?
Certo è una chiamata, ma il Cottolengo che va a raccogliere "gli ultimi" di quel tempo, e insegna a tutti: questo sono i nostri tesori, lì c'è Gesù, stiamo servendo Gesù ammalato, povero, abbandonato ecc., allora è un'esperienza che nasce dal colmare i vuoti della società, i bisogni della società o è un'esperienza di comunione con Dio?
Certo non è facile intuire subito tutto questo, però voi siete capaci di far capire profondamente a un'altra persona il senso della vostra vocazione?
Si può capire una vocazione? Si può sperimentare.
Quando dico rifletti sulla tua vocazione, non sulle cose che fai, ma sul motivo per cui le fai; la chiamata, la puoi spiegare tu la chiamata?
Posso spiegare io la chiamata al sacerdozio?
Il mondo dice che è una vita di rinunce, io dico di no! Perché la vita matrimoniale è una vita di pacchia?
Quando mai! E la vita del singolo?
Allora attenzione, una chiamata esige una risposta; quando c'è questa risposta alla tua vita manca qualche cosa? No!
Non ti manca nulla, perché quando hai incontrato Dio, certo non sarai esente dalle difficoltà, però non è neanche vero che tu vivi il vuoto esistenziale.
Quando si va incontro al vuoto esistenziale? Quando non si capisce più qual è la tua chiamata.
La chiamata non la puoi spiegare, la puoi condividere, ma l'altro che ti ascolta non capisce come stai vivendo nella pace, perché quella è la tua chiamata e più puoi cercare di spiegarla, ma le parole non sono in grado di completare un'esperienza che l'altro non ha.
C'è la condivisione, c'è il completamento, ma l'esperienza è personale.
Il santo "sociale" Francesco Faà Di Bruno, con l'istituzione delle le case per le servette che nel 1800 avevano gravissimi problemi di ogni genere, lo faceva per colmare un vuoto oppure lo faceva perché era troppo pieno?
Una vocazione è per colmare un vuoto o perché non puoi contenere il pieno che c'è dentro di te?
Se è colmare un vuoto non è una vocazione!
È una tua ricerca, perché se una vocazione è andare incontro ai bisogni vuol dire che sei tu che superbamente e orgogliosamente pensi di avere qualche cosa da dare agli altri.
Mentre la vocazione non è questo, è: "ugualmente con grande abbondanza avete ricevuto, con la stessa abbondanza date" questa è la vocazione.
Allora la crisi delle vocazioni e dico giustamente "delle vocazioni", perché Dio chiama tutti ciascuno con un progetto specifico.
Grandi orientamenti generali, ma poi vie individuali: la chiamata matrimoniale, la chiamata alla vita singola, la chiamata di speciale consacrazione, la chiamata religiosa, la chiamata comunitaria ecc., in tutte queste grandi suddivisioni chiamate singole.
Dio chiama il marito e la moglie alla santità in tre vie, la santità di coppia, la santità del marito, la santità della moglie; vedete anche qui una visione tripartita.
È evidente che nel matrimonio il marito e la moglie sono chiamati alla santità e c'è la santità matrimoniale che coinvolge i due come coppia, poiché non separi l'uomo ciò che Dio ha unito, però è anche vero che il marito ha la sua anima e la moglie ha la sua anima, giusto?
Questo vuol dire che c'è la santità maschile, la santità femminile che confluisce nella santità matrimoniale.
Allora vuol dire che c'è tre dimensione dell'unica esperienza, come una è la persona in tre dimensioni, come uno è Dio in tre persone.
La chiamata sacerdotale, la chiamata individuale quindi umana, la chiamata nella comunità, la chiamata nel ministero, tutte alla santità e così di seguito.
Ora la crisi delle vocazioni spesso è determinata dal fatto che la componente umana non è matura, non è cresciuta.
Se io dicevo prima che una vocazione non è dare perché c'è un bisogno, ma dare perché tu sei nell'abbondanza, allora è evidente che se l'individuo in se stesso non raggiunge la pienezza della maturità umana, che vuol dire anche esperienza spirituale, che vocazione è la sua?
È determinata dal bisogno degli altri non da quello che tu senti di poter dare perché hai ricevuto.
A volte ci sono vocazioni immature per il semplice fatto che non si è valutato con sufficienza la necessità prima di essere ricolmi di Dio per poter dare agli altri.
Hai tanti doni umani, l'intelligenza, l'intraprendenza, la forza fisica, la salute ecc. tu pensi di poter dare molto, non pensi sbagliato, solo che hai dimenticato che tutto quello che hai è a livello umano psichico e fisico, solo che le forze umane declinano per tutti, perché la legge del divenire; tutto ciò che inizia finisce, perché si consuma.
Allora una vocazione basata sulle tue capacità intellettuali, razionali, di estro, di fantasia di furbizia, di intelligenza, di competenza ecc. ecc. sono tutte cose buone, ma si esauriscono.
Un grande luminare degli anni trenta, messo nella nostra epoca a che livello si trova?
A livello comune, non è più un luminare, è necessario un continuo aggiornamento, dico bene?
Chi di voi andrebbe da un dentista che usa i sistemi del 1920? Nessuno.
Questo ci fa capire che non è semplicemente la competenza, la capacità umana che può rispondere a una vocazione.
Ma se la persona non ha coltivato la propria maturazione umana e dunque spirituale, perché l'essere umano è un essere spirituale, risulta una vocazione immatura, debole, fragile.
Lo constatiamo sempre quando assistiamo allo sfacelo delle promesse definitive, per es. delle promesse matrimoniali e assistiamo con maggior dolore quando nello sfacelo delle promesse non si trova la coppia matrimoniale, ma si trova una persona consacrata.
Può succedere? Lo sappiamo che succede. Ci sono debolezze, ci sono fragilità, ci sono immaturità, ci sono ferite.
Il Signore non ha scelto tutti come suoi discepoli le persone migliori della società, è vero?
Né tra i suoi discepoli, né tra i dodici, neppure tra le sue discepole.
Il Signore non ha mai detto che avrebbe scelto le persone guarite, sante, perfette, con tutta l'intelligenza, con tutta la salute, ha detto questo? Mai.
Tra le sue discepole aveva la Maria di Magdala dalla quale erano usciti sette demoni.
Allora questo ci fa capire che il Signore non ha problemi con le nostre fragilità, ha problemi con quelli che non vogliono guarire dalle loro fragilità, che non fanno nulla per venirne fuori, perché su questi non arriva mai la pienezza.
Perché Gesù li radunò su un alto monte, che poi era semplicemente una collina e parlò ai suoi discepoli, non alla folla, Mt 5,3: beati i poveri di Spirito, beati gli affamati e assetati di giustizia, ecc. ecc.
Perché parla loro delle beatitudini se non per dire una pienezza.
Cos'è la beatitudine? La felicità piena.
Allora Gesù sta facendo un suo insegnamento straordinario ai suoi discepoli, naturalmente principalmente ai dodici, ma anche agli altri discepoli.
Quando Gesù muore la sua comunità contava circa 120 persone, quindi non una comunità pazzescamente grande, ma neanche ridotta ai minimi termini.
Poi c'è stato lo sbandamento del terrore, della croce ecc. ma fino a quel momento la comunità contava circa 120 persone, lo vediamo dopo la risurrezione nell'attesa dello Spirito Santo.
Certo è anche un numero simbolico, 120 vuol dire 12 per 10, vuol dire l'universalità, ecc. tuttavia consideriamo questi numeri sotto vari aspetti.
Allora presentare le beatitudini in questo modo significa rivelare all'uomo qual è il senso del suo esistere.
La beatitudine cioè la pienezza della felicità.
Ho introdotto il discorso per dire che la vita dell'uomo viene chiamata alla pienezza.
Il desiderio della felicità è questo desiderio di pienezza, di compiutezza, di perfezione, vi ricordate?
Allora Gesù parla di beatitudini, rivela qual è questa pienezza.
Se tu sei pieno hai fame di Spirito, se tu sei pieno hai fame di comunione.
Quindi la comunione sarà quella che farà dire a san Paolo: sono capace di piangere con chi è nel pianto e a sorridere con chi è nella gioia.
Allora "beati i misericordiosi" la beatitudine piena è stare con quelli che hanno bisogno di amore, misere corde, hanno il cuore piccolo.
Ma come fai a stare con colui che ha bisogno di amore se il tuo cuore non è diventato grande?
Come mai san Filippo Neri era attorniato da centinaia di persone che volevano confessarsi da lui, persino principi e cardinali della Chiesa, i Papi andavano a confessarsi da lui e le persone umili del popolo, perché il suo cuore era dilatato di amore di Dio!
Lui aveva chiesto l'effusione dello Spirito Santo e si era verificata addirittura in modo fisico: alla sua morte sapete che videro che aveva due costole rotte, perché non potevano tenere il cuore che si era dilatato; in più lui era costantemente invaso dal fuoco dello Spirito al punto che in pieno inverno dormiva con le finestre aperte, perché aveva caldo.
Quindi lo Spirito manifestava anche visibilmente questi segni per dimostrare come lo Spirito veramente agisce nella vita delle perone.
Allora beati gli operatori di pace, cosa sono le associazioni pacifiste?
Quelli che fanno le marce da Perugia ad Assisi con tutte le bandiere colorate?
Oppure gli operatori di pace sono gloria in excelsis deo et in terra pax ominibus?
Cos'è la pace se non la realizzazione delle promesse di Dio?
C'è pace sulla terra perché Dio ha fatto la sua gloria, ha manifestato la sua volontà, l'ha realizzata: Gesù Cristo.
Gli affamati e gli assetati di giustizia, chi sono i perseguitati dalla legge civile?
Gli affamati e gli assetati di giustizia sono quelli che vogliono essere giustificati, vogliono essere riempiti della giustizia di Gesù.
Gesù è l'uomo giusto, perfetto, come Dio Padre sogna i suoi figli.
Come sono i suoi figli? Desiderosi di stare con Lui, che parlano con Lui, che si riempiono di Lui, che tutto quello che dicono lo dicono perché Lui lo dice.
Gesù dice: io non dico niente che il Padre non abbia detto a me, non faccio niente da me, ma tutto quello che faccio lo faccio perché il padre mi dice di farlo.
Quindi una simbiosi, una comunione totale e perfetta.
Assetati di giustizia sono quelli che vogliono essere giusti, che vuol dire uno che aderisce al progetto di Dio e Dio ha fatto l'uomo a sua immagine e somiglianza.
Allora il giusto è quello che è esattamente come Dio lo sogna; tu sei come Dio ti sogna?
Sei affamato di diventare come Dio ti sogna? Più hai questa fame e più sarai colmato della grazia di Dio, traboccherà fuori.
Beati i perseguitati a causa della giustizia; essere affamato della giustizia di Dio ti pone in contrapposizione con il mondo, perché il mondo ha il suo principe, il credente ha il suo re.
Il principe di questo mondo è già stato condannato, il re di questo mondo è gia stato risuscitato; questo vuol dire che i seguaci di questo mondo si ancorano al destino del mondo, cioè la morte, i seguaci di Gesù Cristo sono già morti con Cristo e sono già risorti in Lui, Ne consegue che i seguaci di Gesù Cristo vivono nel mondo, ma non sono del mondo.
Vedete come tutto coincide? Vedete come c'è tutto un progetto, un programma, una ramificazione che è evidente?
Si apre davanti ai nostri occhi una evidenza tale che uno non può altro che dire: è così!
Capite perché la vocazione se non tiene presente tutti questi aspetti risulta essere debole, non si possono dare troppo importanza solo agli aspetti materiali, però è anche vero che se gli aspetti materiali della persona non sono maturi, come fa la grazia di Dio ad agire in quella persona?
Se un a persona non è libera da se stessa, se una persona è ancora molto aderente al mondo, affamata di mondo, come può ricevere l'amore di Dio, uno che non lo cerca?
Come può dare l'amore di Dio uno che non ce l'ha?
La crisi delle vocazioni è dovuta principalmente a questo.
Matrimoni che vanno in crisi, perché l'anima del matrimonio è l'amore che viene da Dio non l'amore che tu hai dentro di te; l'amore che tu hai dentro di te se non viene alimentato dall'amore di Dio dopo un po' si esaurisce.
Venite a me voi tutti che siete affaticati e oppressi, oppure chi ha sete venga a me e beva, fiumi d'acqua viva sgorgheranno da Lui.
Se tu vai a bere all'amore di Dio che cosa succede dentro di te? che tu smetti di essere uno stagno e diventi una sorgente.
Il segreto della vocazione è che se tu non ti abbeveri all'acqua di Gesù Cristo tu ti esaurisci; se tu pensi di poter fare da solo, con le tue capacità tu finisci.
Qual è la tua vocazione? Matrimoniale, singola, sacerdotale, di consacrazione, come la mantieni fresca questa tua vocazione?
E poi su questa vocazione si è già esaurito tutto oppure no? Nel tuo stato di vita non ci sono altre vocazioni?
Una vite che non mette altri germogli vuol dire che sta morendo.
Il tuo stato di vita è frutto delle tue vocazioni, possibile che nella tuia vocazione da 2anni, da 5anni, da 10anni, da 30anni non sia venuto fuori un altro germoglio?
Ma allora lo Spirito di Dio nella tua vita è libero oppure tu hai detto: adesso basta?
Se vocazione è dall'abbondanza del tuo cuore sgorgheranno fiumi di acqua viva, vuol dire che tu sarai prodigo sempre, vuol dire che tu sei aperto all'azione dello Spirito Santo sempre.
La tua vocazione non è finita 20, 30, 40anni fa quando tu hai detto: mi sposo, va bene faccio questa esperienza, va bene vivo nella Chiesa in questo modo ecc. ecc. da 20, 30, 40anni a questa parte lo Spirito di Dio ti ha dato un'abbondanza tale per cui tu dici: rinnovo la mia giovinezza, mi avvicinerò all'altare di Dio il quale rinnova la mia giovinezza.
Certo è un discorso delicato, perché la maggioranza delle persone dicono: ah ma io ormai la mia scelta l'ho fatto sono a posto!
No, non è così, perché la vocazione è una chiamata di Dio e chi di noi non vorrebbe tutti i giorni sentire la voce di Dio che dice: vieni.
La gente spesso si lamenta perché non sente la voce di Dio, però poi quando sente la voce di Dio dice: ah no, no no.
Come mai dice così? Perché non sei abituato a riposare nel suo cuore.
Giovanni nell'ultima cena si appoggia sul cuore di Gesù; è un'immagine, è accaduto realmente così, ma è un'immagine spirituale anche.
Come puoi alimentare la tua vocazione se non stai cuore a cuore con il Maestro?
Quando tu sei cuore a cuore con il Maestro, ma spiegami quali sono le tue paure?
Paura di iniziare una nuova esperienza? Sentiamo Dio solo quando ci interessa.
Così quando Dio ti dice: adesso vai in alta montagna tu non lo senti più, perché non ti piace l'ambiente, mentre bisogna ricordarsi che anche se l'ambiente cambia, Lui è sempre lì.
La parabola di don Camillo che va a prendersi il crocifisso è una parabola per ciascuno di noi, che diciamo adesso siamo a posto, ci siamo fatto il nostro piccolo regno, l'abbiamo recintato molto bene e basta questo è il mio castello, lo chiamo impropriamente castello, dovrei chiamarlo sepolcro, perché rischiamo di fare dello stato di vita il nostro sepolcro.
Lo stato di vita è il luogo in cui vivo nell'intimità col Signore che mi spinge a uscire fuori del castello.
Cos'era il castello? Il luogo centrale di difesa e anche da cui si partiva per le conquiste.
Ma se tu ti chiudi dentro il castello quel castello non è più un castello è un sepolcro!
Allora lo stato di vita per essere fedele alla vocazione non si può chiudere nel passato.
In illo tempore, in quel tempo dissi di sì al Signore, beh il giorno dopo non l'hai più detto?
La vocazione è una risposta a una pienezza; il Signore ti dice: vieni mia tutta bella, vieni nel mio giardino perché l'inverno è finito, ora è il tempo dei profumi della primavera che preludono all'estate ( Ct 2,10 ).
La vocazione è questa, Dio che ti chiama nel segreto del suo giardino per darti, non per chiederti.
Hai seminato nell'orto della tua vita la presenza di Dio e quando Dio viene a visitarti te ne dà talmente tanta che tu sei un pazzo se te la tieni lì, perché diventa tutto marcio e tu diventi imputridito.
Allora la grazia del Signore diventa così abbondante che se tu pensi di tenere per te tutto quanto, hai fatto una scelta fallimentare, tu cadi nella imputrescenza.
Se tu sei in autostrada e il camion davanti a te si apre e ti cadono addosso due tonnellate di pomodori sono tutti doni, ma soffochi, muori sotto quei doni, muori soffocato dai pomodori, vero?
Allora attenzione bene, se la vocazione non è questo che razza di vocazione è?
Quando la vocazione è autentica dice san Paolo: abbiamo ricevuto grazia su grazia.
Quando tu sei riempito della grazia di Dio non ce la fai a tenere per te quello che hai ricevuto, se no non è vocazione, se no è ricerca di te stesso, appagamento, consolazione psichica, tentativo di superare la paura del vuoto, timor vacui, la paura del vuoto che ti fa diventare avido, uno dei sette vizi capitali, l'avarizia, prendere, prendere, prendere e dare mai niente è l'antitesi della vocazione.
Sono quelle persone che vanno continuamente in chiesa, fanno il giro di tutti gli insegnamenti, di tutti i carismatici, di tutte le visioni, di tutte le apparizioni e poi cosa danno?
Sapete perché non danno niente? Perché non hanno preso niente, sono andate solo alla ricerca delle curiosità della gola spirituale, ma non della spiritualità; sono andate alla ricerca delle cose curiose, intriganti, di cui si possa chiacchierare in giro non la comunione con Dio.
La vera comunione con Dio ti cambia e sai cosa succede quando tu cambi?
Che tu diventi un vasetto di miele, tutte le api vengono da te, non sei tu ad andarle a cercare, al punto che devi correre davanti al tabernacolo e dire Signore basta!
Allora la vocazione è questa, Dio che ti chiama a stare con Lui, a riempirti di Lui, perché lo scopo di tutti i credenti di tutti battezzati è quello di diventare sorgenti non stagni, lo scopo è quello di diventare un centro di raccolta perché possano prendere l'acqua che non è tua, ma che tu hai ricevuto.
Una sorgente possiede l'acqua o semplicemente la fa venire alla luce?
L'acqua proviene dalle profondità della terra, l'acqua è stata donata dal cielo, stata preparata, filtrata, arricchita dai sali minerali, depurata dalle scorie è passata per centinaia di anni nella terra e poi al tempo opportuno è uscita fuori limpida, cristallina, fresca, zampillante magari anche frizzante e effervescente, ma la sorgente può dire è roba mia?
Può dire sgorga da me, ma non proviene da me.
Ecco dunque la vocazione si inserisce nello stato di vita di chiunque.
La vocazione principale non è lo stato di vita, ma è la comunione con il Signore da cui provengono gli stati di vita.
Ora se la persona non è matura, cioè non è sufficiente libera da se stessa, non è sufficientemente cresciuta da riuscire a combattere le proprie paure; le paure ci saranno sempre, di non essere in grado, di non farcela, di non avere resistenza, insomma di queste cose dobbiamo spaventarci?
Solo una persona orgogliosa si lascia bloccare dal suo senso di indegnità, può succedere?
Una persona che è consapevole dei propri limiti si può spaventare dicendo: ma io non sono degno di fare questo, di fare quest'altro?
Si, può succedere a livello psicologico; a livello spirituale che cosa dice il Signore?
Ma anima mia, io ti ho scelto non perché tu fossi perfetto, ma perché io sono perfetto.
Quindi voi sapete molto bene chi ha scelto il Signore: Matteo, il pubblicano, collaborazionista, traditore, ladro, perché faceva la cresta a tutte le tasse; poi chi altro ha scelto?
Giuda, un estremista; poi ha preso la Maddalena, un'indemoniata e quanti altri?
Il Signore non si è spaventato dei difetti della natura umana e ha mandato il suo Spirito, perché questi difetti fossero superati.
Ora c'è un'altra considerazione da tenere presente: il pericolo più grave per la persona umana è l'orgoglio, tant'è vero che Paolo dirà in una delle sue lettere: "perché io non cadessi nel pericolo dell'orgoglio a causa delle rivelazioni che mi erano state date, il Signore ha lasciato in me una spina nella carne, un inviato di satana che mi schiaffeggia; per tre volte pregai per esserne liberato e il Signore rispose: ti basta la mia grazia".
I limiti della persona umana, i suoi difetti, persino i suoi peccati sono già stati distrutti da Gesù Cristo e tutto ciò che fa parte della tua memoria o della constatazione della tua fragilità e della debolezza, se tu non sei una persona spirituale ti getteranno nell'orgoglio, che si manifesta nello scrupolo; una autoanalisi continua, questo quell'altro, avrò fatto bene, avrò fatto male; non è l'atteggiamento spirituale questo.
L'atteggiamento spirituale è fidarsi dell'amore di Dio e impegnarsi per rispondere in maniera onesta all'amore di Dio, tutto il resto è fatto apposta per farti rinchiudere in te stesso in modo tale da non farsi raggiungere da nessuno, neanche dall'amore di Dio.
Allora facciamo attenzione, la natura umana è consapevole dei propri limiti, la grazia del Signore a volte ce li lascia non per farci cadere nella depressione.
Certo se uno è orgoglioso cade nella depressione; se uno è umile impara ad accettarsi e impara a dire con la grazia dello Spirito Santo supererò questo crepaccio.
Nella vita spirituale ci sono i crepacci, sono i nostri peccati, sono i nostri limiti, l'orgoglio ci impedisce di superare il crepaccio, ma la grazia di Dio ci permette di camminare sul vuoto, la grazia di Dio ci permette di camminare sopra l'acqua.
Dunque teniamo presente questa visione d'insieme della trasformazione in Cristo, è esattamente ciò che lo Spirito vuole, perché nella trasformazione in Cristo, Dio Padre vede realizzato il suo progetto e il progetto è che gli uomini siano come Gesù: lo stereotipo dell'uomo perfetto. Sia lodato Gesù Cristo.