Chiamati da Dio nella Chiesa
24-1-2004
1) Il volontariato coinvolge tutte le dimensioni della persona
2) L'accettazione di Maria
3) L'esperienza emotiva
4) Il servizio
5) Chiamati da Dio nella Chiesa
6) Vocazione
7) Confronto con le chiese evangeliche
8) La gerarchia e il carisma gerarchico
9) Il catechista ha un incarico ministeriale
10) Differenza tra servizio e ministero
11) Il servizio catechistico
12) Spontaneità e spontaneismo
13) Chiamati ad un ministero a nome di Dio
14) L'incarico va affidato a persone preparate
15) Affrontare in modo cristiano tutte le situazioni
16) La disponibilità all'annuncio esplicito del Vangelo
17) Camminare insieme nell'esperienza cristiana
18) La comunione uniti a Gesù Cristo
19) Puoi fare la comunione se non sei in comunione?
20) Non separi l'uomo ciò che Dio ha unito. Il divorzio
21) Pretese assurde di comunione e confessione
22) Il catechista deve fare capire l'importanza dell'Eucaristia
Il volontariato fatto bene, come qualunque cosa fatta bene, attraversa trasversalmente tutta la persona umana.
Quindi se il volontariato è fatto male potrebbe coinvolgere solo l'attività manuale, fatto meglio coinvolgere anche la dimensione psichica: " perché ne hanno bisogno mi fanno pena… " fatto bene: " lo faccio per il Signore, perché loro ne hanno bisogno e io posso farlo ".
Quindi sono tutte e tre le dimensioni coinvolte, la dimensione spirituale, la dimensione psicologica, la dimensione fisica.
Pensateci un poco bene, quando il Signore chiede delle missioni alle persone non ha escluso dalle persone tutto ciò che esse sono.
Quando l'arcangelo Gabriele si presentò a Maria le chiese un'azione di volontariato: " accetti?
"E lei accettò, ma accettare non significa non partecipare con tutte le dimensioni della persona umana.
Quindi la sua accettazione a questa domanda di Dio fu innanzitutto spirituale, poi psicologica per cercare di capire che cosa le stava accadendo e chi era questo bambino che viveva in casa loro ecc. ecc.
E sicuramente anche una accettazione di tipo fisico, perché questo ha comportato degli sforzi: vai a Betlemme, scappa in Egitto, ritorna in Terra Santa, vai a Nazaret ecc.
Quindi è stato sicuramente un impegno ed è stata una forma di volontariato che sembrerebbe normale, ma è stata una vera richiesta a cui Maria e Giuseppe hanno risposto.
Anche Giuseppe ha dovuto rispondere a una interpellanza di Dio, ha fatto una cosa che sarebbe normale in qualunque famiglia, ma l'ha fatto di maniera speciale, per una famiglia speciale.
Ora tutto questo non è stato privo anche dell'esperienza emotiva, perché nella dimensione umana c'è anche l'esperienza emotiva quindi è normale ed è giusto.
Sarebbe strano che non ci fosse anche la partecipazione emotiva: se poi questa partecipazione emotiva causa anche sofferenza, è una giusta cosa quando il legame è vero.
Quando il legame è autentico è chiaro che causa anche sofferenza.
Io non credo che Maria ai piedi della Croce fosse così serena, gioiosa, tarassica ecc.
Credo che Maria abbia sofferto grandemente, emotivamente psicologicamente, spiritualmente.
Ecco quindi il volontariato non significa essere tarassici, non partecipativi.
Però significa essere non solo emotivi, perché poi il problema viene avanti, il problema non tanto per coloro che ricevono una carità, ma piuttosto per chi la sta facendo, è un problema che a un certo momento deve interpellare la persona per dirsi: " la mia partecipazione è solo di un certo tipo, oppure coinvolge tutto quello che io sono? "
Non dimenticate che il vero volontariato coinvolge tutte le dimensioni della persona umana anche l'emotività, se la persona gioisce o soffre fa esattamente quello che c'è scritto nelle lettere di Paolo: " gioite con chi è nella gioia e soffrite che con chi è nel pianto " questo si chiama compassione, patire con , cioè provare le medesime cose assieme ad un altro.
Secondo voi che cosa significa la parola servizio? Da dove viene la parola servizio?
Il servizio è una cosa che… serve cioè che è utile, indispensabile, essenziale e fondamentale.
Il servizio ha queste caratteristiche, non è detto che debba essere appariscente.
La maggioranza delle cose che si fanno non sono appariscenti.
Se tu devi preparare una meravigliosa torta il risultato della torta fa vedere tutto quello che c'è stato dietro?
Pensate a un uovo fritto, quante cose e persone ci sono dietro: allevatore, trasportatore, fornitori di energia ecc.
Tutto ciò che serve, nella maggioranza dei casi non si vede, si vede poi il risultato, dalla eccellenza del risultato si capisce la qualità del servizio.
Stiamo procedendo in uno stile concentrico sempre a cerchi più ampi come potete vedere ma in realtà non sono temi che non abbiamo mai trattato, però si dilata sempre di più la comprensione di quello che stiamo dicendo.
Non siamo dei liberi battitori, il vostro essere qui è una risposta ad una chiamata, non a una vostra proposta, non siete voi che a un certo momento avete deciso.
Siete approdati qui in seguito a una chiamata che avete ricevuto, siete a servizio nelle vostre parrocchie per una chiamata che avete ricevuto, chi ti ha messo nel cuore il fatto che tu abbia visto che c'era una necessità?
Forse prima che tu te ne accorgessi non c'era quella necessità?
C'è qualche momento della tua vita in cui puoi individuare una chiamata alla quale stai rispondendo?
Ogni volta che tu dai una risposta è perché è giunta a te una chiamata, una chiamata anche a livello implicito, cioè a dire inconscio che sorge pian piano dentro di te, una chiamata oppure vocazione.
Qualsiasi vocazione, voi sapete, non ha mai un'apparizione della Madonna che ti dice: " vieni, devi fare questo e quest'altro.
" La vocazione è una chiamata di Dio che sorge pian piano dentro di te e che ti spinge: caritas Cristi urget nos, la carità di Cristo ci spinge, l'amore di Cristo ci spinge, la grazia di Cristo ci spinge, lo spirito di Cristo ci spinge.
Sono tutte cose simultanee, tutte cose collegate, sono quasi l'identità di tutte le cose.
L'amore di Gesù Cristo abita dentro di noi, questo amore che abita dentro di noi è lo spirito di Gesù Cristo, è la grazia di Cristo che ci spinge, è il vento per le tue vele.
La forza che ti spinge, la forza di Dio.
Allora quanto tu dai una risposta è perché c'è stata una chiamata, quando tu dici: " faccio questo."
È perché c'è stata una chiamata.
Ora tu puoi capire se questa tua risposta è autentica dal modo in cui tu hai la chiamata, il modo in cui tu rispondi a questa chiamata.
Se tu ti imponi allora è una risposta che tu stai dando a te stesso, per farti accettare e apprezzare, se tu invece ti proponi allora è una risposta a una chiamata spirituale.
Cioè a dire, tu imponi la tua presenza a un gruppo o la proponi?
Mettiamo il caso: una persona sente di poter fare qualche cosa, si introduce in una comunità parrocchiale e dice: "bene adesso faccio questo e quell'altro" qualcuno potrebbe venire vicino a te e dirti: "fratello ma chi te l'ha chiesto?"
Oppure tu senti, vedi tante necessità, senti dentro di te la voce del Signore che ti invita a fare qualche cosa allora tu vai dal parroco e gli dici: "eccomi sono a disposizione, se ha bisogno per qualche cosa io posso dedicare queste ore durante la settimana ecc. ecc." questa è un'autentica risposta ad un chiamata di Cristo.
Perché non dimenticate mai che Cristo è la Chiesa.
Gesù Cristo è la Chiesa, noi siamo le parti del corpo di Gesù Cristo che è la Chiesa.
Non sono le parti che fanno la Chiesa è Gesù Cristo che fa la Chiesa e noi ne siamo parte, mi sono spiegato?
Quindi il libero battitore è quello che si impone dall'esterno.
È il famoso mercenario che vuole entrare nel gregge delle pecore, ma lui è un mercenario.
Invece il figlio fedele della Chiesa è colui che si inserisce giustamente nella propria comunità, con le strutture che ci sono a disposizione.
Quindi c'è da considerare delle priorità, il carisma gerarchico.
Ossia ci sono dei responsabili ai quali noi facciamo riferimento.
La Chiesa dunque chiama, non sei tu che chiami.
Nelle chiese evangeliche protestanti questo concetto di Chiesa non è troppo chiaro, nel senso che la Chiesa viene individuata nella comunità, non nel Cristo, che chiama e che si esplica nella comunità, per cui nelle chiese protestanti non c'è la vocazione come la intendiamo noi, c'è la delega.
La comunità sceglie delle persone e delega a loro, per esempio, il ministero della predicazione: sono i predicatori, sono i pastori ma sono presi tra i laici della comunità e vengono eletti pastori, non esiste nessun sacramento dell'ordine, non è una chiamata di Gesù Cristo al ministero, in senso giuridico sto parlando.
In senso spirituale, individuale può essere qualunque altra cosa, ma nello svolgimento giuridico non è così.
Quindi il pastore è delegato dalla comunità per spezzare la parola, per le preghiere, per il culto e per tutto quello che esso comporta.
Nella nostra Chiesa cattolica non è così.
Il Cristo che è la Chiesa, che nella Chiesa, per mezzo della Chiesa chiama.
Chiama liturgicamente, giuridicamente nella persona dei vescovi: i vescovi chiamano al servizio i sacerdoti, i diaconi ecc.
Non è l'assemblea dei fedeli che delega qualcuno che abbia il compito di diacono, di sacerdote di vescovo.
Il movimento non è dal basso verso l'alto, ma dall'alto verso il basso.
Lo spirito di Dio che è lo spirito di Gesù Cristo nella Chiesa attraverso il carisma gerarchico chiama.
Quindi c'è tutto un altro movimento chiamati dalla Chiesa ad un ministero tu fai parte di questa struttura gerarchica, forse non ci hai mai pensato, la struttura gerarchica strettamente intesa è un po' l'ossatura generale su cui si basa la Chiesa.
Ma tu fai parte del carisma gerarchico, perché sei stato chiamato nella Chiesa a essere collaboratore dell'Ordine in quanto tu devi spezzare la parola.
Voi sapete che il compito dei vescovi è quello della catechesi e della liturgia, vuol dire l'Ordine, le Cresime, vuol dire tutti i sacramenti ecc.
Il carisma episcopale è condiviso con i sacerdoti, che sono i primi collaboratori del vescovo.
Un tempo, sicuramente qualcuno lo ricorderà, i parroci in ogni parrocchia nelle funzioni più solenni usavano indossare una mantellina viola, qualcuno se lo ricorda?
Quello era un segno visibile, esterno, in cui si faceva vedere che c'era una grande unità tra il vescovo e il parroco, nel senso che il parroco aveva una partecipazione particolare all'autorità e ai poteri del vescovo, il vescovo porta la mantellina viola con tutti i bottoni, il parroco la mantellina viola con tre bottoni per dire il potere delegato dal vescovo al parroco.
Ora questi segni non si usano più, anche se talvolta qualcuno li usa ancora.
Ma era un segno esterno visibile per dire che c'è grande comunione tra il vescovo e il parroco, per dire che c'è questa partecipazione al ministero, al carisma episcopale da parte dei parroci.
I parroci hanno dei collaboratori, i catechisti fanno dunque parte di questo grande incarico ministeriale dello spezzare la parola, proprio perché ai catechisti è affidata la spiegazione su quelli che sono, anche a livello elementare, i misteri della Chiesa.
Quindi, volenti o nolenti, anche se magari non avete mai pensato esplicitamente prima che l'essere nei catechisti significa partecipare a un ministero ben preciso: il ministero dello spezzamento della parola.
Quindi leggere la Scrittura, saperla sminuzzare, renderla accessibile a coloro che debbono crescere nella conoscenza della parola di Dio.
Quindi qui dice, per esempio: "tale chiamata si esprime normalmente attraverso il parroco che affida il compito della catechesi, nel contesto della comunità ecclesiale".
Quindi voi siete Catechisti sempre, siete Catechesi nella vostra comunità ecclesiale, come uno è vescovo di Torino sempre, ma non è nello stesso tempo anche vescovo di Milano, mi sono spiegato?
Se lui è stato chiamato da Dio vescovo di Torino, resta vescovo di Torino.
Poi fuori di Torino è arcivescovo, cardinale ecc., però non è nello stesso tempo cardinale di Milano.
Tu nella tua parrocchia sei Catechista con tutte queste classi, con tutte queste mansioni, al di fuori della tua parrocchia tu resti Catechista, ma il tuo ministero si svolge là, non da tutte le parti.
Diversamente tu da tutte le parti continui a essere un autentico cristiano, che quindi non sei esentato dal compito della catechesi o evangelizzazione; l'evangelizzazione è stata data a tutti: "andate ed evangelizzate e insegnate ciò che io ho insegnato".
Però dato che questo compito ministeriale vi è stato affidato dal vostro parroco, vuol dire che in quell'ambito in quella giurisdizione voi esprimete il compito o il ministero che avete ricevuto.
Vorrei sottolineare un'altra cosa: c'è differenza tra servizio e ministero.
Servizio è semplicemente una necessità improvvisa, che può essere anche circoscritta nel tempo, ministero esige una risposta profonda a una chiamata ricevuta, in cui c'è la grazia di Dio che agisce.
Un semplice servizio, andare a preparare le sedie per la Messa di mezzanotte è un servizio, preparare tutto ciò che serve alla liturgia è un ministero, perché fa parte del mistero liturgico, la preparazione.
Significa entrare nel senso del mistero quindi significa lasciarsi prima riempire da quello che si vuole celebrare.
Quindi, in qualche modo, mettersi in comunione con il Cristo che si sta celebrando, affinché questo mistero sia da me interiorizzato ed espresso anche visibilmente, preparando tutto ciò che serve a una celebrazione.
Il servizio catechistico è un servizio o un ministero? È un ministero.
Sarebbe servizio se tu andassi nel tuo gruppo di persone di qualunque età e ti prendessi il tuo testo e leggessi come si legge una lezione preparata da un altro, ma è ministero perché tu non sei chiamato a fare il magnetofono, a ripetere pappagallescamente quello che hai sentito tu.
Ma tu sei chiamato a cogliere il messaggio, interiorizzarlo, elaborarlo, verificare se quello che tu hai interiorizzato corrisponde alla sana dottrina, quindi divulgare.
Come vedi il lavoro che ci sta a monte è dieci volte più grande di quello che sta a valle, perché come Catechista tu sei chiamato ad informarti e sapere ciò che tu devi comunicare, interiorizzarlo, cioè fare diventare tuo quello che tu stai comunicando, capirlo.
Quando tu l'hai capito e lo vuoi esprimere, ti fai una traccia e controlli che quello che tu stai dicendo sia conforme a quello che Gesù ha detto, sia conforme a ciò che la Chiesa insegna.
Perché se non è conforme non è la Chiesa, non è Gesù che hanno sbagliato, ma sei tu che devi approfondire il discorso.
Semplicemente, per questa ragione, non è molto facile.
E purtroppo anche voi ve me ne sarete accorti che certe volte certe persone si gettano un po' sull'improvvisazione.
La spontaneità non è lo spontaneismo, il servizio non è il ministero e il ministero non è il servizio.
Nel servizio io posso anche improvvisare, perché c'è un'urgenza da superare, nel ministero non si deve arrivare all'urgenza bisogna arrivare pronti.
Chi fa parte di una corale polifonica sa molto bene che non si improvvisano le voci soprano, contralto, tenori e bassi.
Perché l'esecuzione sia fatta bene ognuno deve prepararsi prima.
Non bisogna trascinarsi dalla melodia tanto ci arrivo là in alto, non si arriva in alto se tu la nota non la pensi prima e se tu l'altezza del canto che devi fare non ce l'hai prima dentro di te.
Non è vero che urlando più forte la voce va più in alto, non ci arrivi in alto così, la devi preparare prima.
Il ministero non è una cosa che si improvvisa, il ministero è un qualche cosa che si prepara prudentemente come vi ha detto prima.
Quindi prima riempiendosi, meditando, riflettendo e poi esprimendo, ma prima di esprimere pubblicamente controlla se quello che stai dicendo corrisponde alla retta dottrina cioè all'insegnamento di Gesù e al magistero della Chiesa.
L'insegnamento di Gesù nel Vangelo è stato poi chiarito, è stato punteggiato, è stato sostenuto dalle spiegazioni che si chiamano magistero della Chiesa.
Avrete incontrato anche voi tante persone in parrocchia che si danno tanto da fare, ma, ahimè, sentite spesso che queste persone dicono: "secondo me", è vero o non è vero?
Io quando sento dire "secondo me incominciano a venirmi i capelli ricci", perché se tu dici quello che dice Gesù Cristo e la Chiesa va bene così, ma se tu non dici quello che dice Gesù Cristo e la Chiesa, secondo me tu non fai parte dei catechisti, secondo me tu non devi neanche aprire la bocca, perché potresti dare scandalo. Sarai capace a rammendare, ricamare, a fare tutto quello che vuoi, ma secondo me non devi aprire la bocca.
Teniamo presente che come catechisti voi partecipate di un ministero, che è quanto mai delicato, perché deve essere assolutamente in comunione con quello che è l'insegnamento della Chiesa, voi in qualche modo siete ufficiosamente ufficiali.
Succederà spesso, come è già successo in tante occasioni, che le mamme dei vostri bambini verranno a chiedere a voi un consiglio, perché magari non osano andare dal parroco, perché lo vedono troppo importante, troppo severo, tutte queste cose qui.
Cosa significa che vengono da voi e non vanno dalla lattaia?
Vuol dire che hanno individuato nell'inconscio che voi fate parte della gerarchia della Chiesa in qualche modo, perché voi state spezzando la parola e allora dicono: "questi sanno, voi della Chiesa…" quindi pensateci un po' che questo è veramente un qualche cosa di importante, siete chiamati a nome di Dio.
L'incarico deve essere affidato a persone preparate.
Su questo punto noi stiamo insistendo da tanto tempo.
Quali sono le caratteristiche che individuano una persona preparata? Sacramenti e preghiera.
La persona che non vive nella preghiera e non partecipa ai sacramenti, non può essere considerata preparata.
Quindi attenzione, qui non si parla neanche della Messa domenicale, quella è già nel Credo che il Catechista va alla messa domenicale.
Raduna i suoi ragazzi e dice loro: "allora ci troviamo al 9.45 sul portone della chiesa così stiamo tutti insieme vicini" perché l'esempio trascina.
E poi, insomma il Catechista ha anche il compito di educare alla partecipazione liturgica; può capitare che quella domenica il Catechista abbia un impegno, ma anche se vado a Messa in un'altra chiesa noi ci sentiamo uniti, vicini.
Ma bisogna dirlo mi sono spiegato? Non sto parlando della Messa domenicale che è già nel Credo che uno deve partecipare.
Anche durante la settimana non va male che di tanto in tanto ci sia la partecipazione a qualche Eucaristia.
So che diversi tra di voi vanno quotidianamente.
La confessione: non dovrebbe passare un mese tra una confessione e l'altra, così come la direzione spirituale.
Sarebbe bene che ognuno avesse la direzione spirituale, durante la quale si può anche fare la confessione.
La direzione spirituale è fatta apposta per approfondire il proprio cammino spirituale: allora come va la mia preghiera, la mia carità, la mia fedeltà, la testimonianza e tutti gli aspetti della vita cristiana?
Poi ci sono altri tipi di sacramenti.
Il Catechista sa molto bene che nella sua famiglia possono esserci situazioni di malattia, c'è il sacramento dell'unzione degli infermi, quindi vivere bene questo sacramento.
Ci sono i momenti di preghiera parrocchiali ai quali non si va solo per fare numero e per dire: "Ecco se non vado neanche io non c'è nessuno che ci va."
Si va proprio per pregare, forse allora perché non c'è tanta gente allora io vado lì e prego perché ci sia più gente che viva un momento di preghiera con tutta la comunità.
Il Catechista è una persona che è imbibita di cristianesimo, vive pienamente consapevole di cosa significhi essere cristiano, allora il Catechista è una persona di vita cristiana, di esempio cristiano, dovunque non solo nell'ora di catechismo.
È chiamata di Dio al servizio dei Fratelli, non chiamata di Dio alla contemplazione.
Tu puoi essere una suora carmelitana di clausura stretta e dopo scopri che la tua contemplazione è servizio al Fratello, perché i monasteri di clausura sono praticamente delle centrali atomiche di salvezza e nei monasteri di clausura sempre c'è l'intercessione, la preghiera potente per tutte le necessità della Chiesa e di tutti coloro che al monastero vanno e chiedono preghiere.
Ecco qui un'altra caratteristica: non mi vergogno del Vangelo di Cristo, lo faccio con libertà, con tranquillità, senza aggressività.
Tu devi testimoniare la tua vita cristiana, non puoi testimoniare una morale cristiana, tu devi testimoniare la presenza di Cristo dentro di te: "Io non rubo, non ne approfitto perché non si deve."
Sbagliato, quella è una morale, ma la morale è la conseguenza di un incontro con Gesù Cristo.
Allora tu devi avere, prima di tutto, dentro di te la chiarezza della vita esplicita di Gesù Cristo, Egli è vivo veramente nella tua vita, per questo motivo tutta la tua vita è cambiata quindi tu vivi in un modo diverso da come vive tutto il mondo.
Quindi annuncio esplicito del Vangelo significa non avere paura di pronunciare la parola: Gesù.
Non avere paura di parlare di Gesù, non tanto della Chiesa, ma di Gesù come persona.
Nel mondo del lavoro non è tanto facile fare una cosa di questo genere, ma credo che non sia neanche impossibile.
L'accettazione da parte degli altri di quello che voi direte non dipende mica da voi, voi siete i seminatori, non abbiate paura di dire la parola Gesù e non state lì a fare delle lunghe spiegazioni, se vi chiedono qualche cosa voi potete sempre dirlo: "Gesù non mi ha insegnato così, non faccio così."
Se poi vi chiedono delle spiegazioni voi potrete anche dire, se vi rendete conto che sono domande polemiche: "Non mi pare che questo sia né il momento né il luogo.
Poi, se sarà interessato veramente, troveremo il momento per parlare di questa cosa, ma non polemicamente, perché io non sono polemico contro di te e tu non devi essere polemico contro di me."
Chiarezza, fermezza, solidità mi sono spiegato?
Si viene apprezzati, magari si sarà anche presi in giro però apprezzati, perché la fede non diventa più un'espressione emozionale, per cui una persona risponde perché si sente toccata sul vivo, la persona è talmente ferma che non ha bisogno di lasciarsi trasportare emotivamente con delle risposte immediate: "Io sono disposto a parlare con te, quando tu veramente avrai voglia di ascoltarmi, ma se tu veramente non hai voglia di ascoltare guarda Gesù Cristo non mi ha insegnato a fare così. Io ti rispetto, tu rispetta me."
Fermezza, chiarezza, sapete da chi andranno queste persone?
Verranno da voi a chiedere delle cose, perché avete avuto il coraggio di essere fermi.
Certo vi costerà, ma guardate che fin quando non si è chiari non si capirà mai chi sono i veri amici.
Quando una persona comincia a seguire Gesù può succedere che cambierà tutte le proprie amicizie, è un grande male?
No perché a un certo momento le amicizie che ti dà Gesù sono sicuramente amicizie che tu apprezzi di più.
Beninteso tu non hai niente contro quelle persone che non fanno più parte del tuo giro, ma praticamente queste si sono allontanate da te perché cercavano in te qualche cosa che non c'è e dunque non rispondi più alle loro aspettative.
Non ti interessano più i loro interessi, mentre le amicizie che il Signore ti prepara saranno di più, saranno diverse, forse saranno meno emozionali, ma saranno più autentiche, più spirituali.
Forse si faranno meno mangiate di braciole alla griglia e di bottiglioni di vino però sicuramente ci sarà un amore più forte: magari ci si vede meno di frequente ma più intensamente.
Allora che cosa è l'amicizia? È la condivisione del tempo o dell'amore?
È Camminare insieme nella esperienza cristiana.
Cosa vuol dire camminare insieme nella esperienza cristiana?
Vuol dire che camminiamo tutti a braccetto di Gesù, siamo insieme perché tutti siamo con Gesù, non siamo insieme perché ci sentiamo simpatici ecc. ecc.
La comunione o l'unità non la si fa semplicemente perché noi ci vogliamo bene.
Ricordatevi l'ecumenismo, la comunione tra le varie confessioni cristiane non sorgerà dentro di noi o nella Chiesa, perché saranno superate tutte le difficoltà a livello teologico, ma solamente perché noi faremo unità con Gesù Cristo.
Più saremo uniti a Gesù Cristo, più saremo uniti tra di noi, più cercheremo di unirci tra di noi, meno resteremo divisi.
La vera unità è la composizione nel cuore di Gesù Cristo.
Nell'Apocalisse si dice che Gesù Cristo quando ritornerà ricapitolerà tutto in sé, riporterà tutto all'unità.
Quindi questo è un principio biblico, non è un principio di don Mauro.
Se noi vogliamo veramente la comunione nei nostri gruppi, nella nostre chiese, nelle nostre parrocchie, nel gruppo dei catechisti ecc. guardate che la comunione non si fa mettendosi attorno a un tavolo e dicendo: "allora cerchiamo di mettere sul tavolo tutte le cose che non vanno e facciamo unità tra di noi".
No, la comunione vera si fa mettendo al centro del tavolo il Santissimo e tutti convergendo verso di Lui, la vera comunione è prima di tutto spirituale.
In Gesù, se io metto Gesù qui davanti prima di vedere L. vedo Gesù poi vedo P. poi vedo R. ecc.
Però prima vedo Gesù, se non è così non è comunione, non è unità.
Camminare insieme nella esperienza cristiana significa camminare insieme con Gesù e con i fratelli, se manca Gesù manca tutto.
Come si fa dunque a fare la comunione?
Cercando l'unità con Gesù Cristo, in Gesù Cristo io trovo la presenza di tutti gli altri.
Se Gesù Cristo è la Chiesa, non avete mai pensato che ogni volta che facciamo la comunione noi assumiamo Gesù Cristo e tutta la Chiesa? Ci avevate pensato?
Quando tu prendi quella ostia consacrata e il sacerdote dice: "il corpo di Cristo" che cosa ti dice?
"Tu stai facendo comunione con Gesù Cristo e con tutto il suo corpo che è la Chiesa militante, purgante e trionfante".
Quindi io, assumendo l'ostia consacrata, ricevo l'infinita eternità, immensità di Dio che è Dio in se stesso e tutto ciò che Dio ha operato nella sua incarnazione, passione, morte e resurrezione.
È una cosa pazzesca, infinitamente grande, pazzesca, perché in quell'ostia consacrata io ci trovo tutti i miei fratelli.
Ci trovo anche le persone con cui sono in lite? Si.
Ci trovo le persone care che sono già morte? Sì.
Se sono in Purgatorio. Ecco Chiesa purgante nella comunione di Cristo.
Parlerò a Gesù Cristo nel mio cuore dicendovi: "senti quel nostro fratello che è ancora in Purgatorio, ecco versa un po' della tua misericordia nel suo cuore, in modo tale che lui possa vedere presto il tuo volto completamente".
Quando io faccio la comunione sono in comunione con la Chiesa trionfante?
Che cosa è la Chiesa trionfante?
Il Paradiso, quindi quando faccio la comunione entro in comunione con Maria Santissima?
Con San Giuseppe, San Pietro, San Paolo, Santa Caterina da Siena, con Santa Cucundronia che non sono neanche se esiste però è una persona che è vissuta ed è in Paradiso, dunque è santa.
Allora vedete che la comunione è un'unità profondissima in Gesù Cristo.
"Per Cristo, con Cristo, in Cristo a Dio Padre onnipotente, nell'unità dello Spirito Santo ogni onore e gloria per tutti i secoli dei secoli".
Io faccio la comunione per Gesù Cristo, con Gesù Cristo, in Gesù Cristo in onore di Dio Padre con la potenza, l'amore, la luce, lo splendore, la carità, la grazia dello Spirito Santo, che mi inserisce nell'eternità per tutti i secoli dei secoli.
Ed è la presenza viva di Gesù nell'eucaristia.
Quindi quando tu assumi l'eucaristia tu sei in comunione con tutti.
Tu puoi fare la comunione se non sei in comunione?
" Mia suocera è una befana, non la sopporto " e poi vai a dire amen, tiri fuori la lingua e dici amen?
" Mia nuora, mio figlio come è capitato male, almeno io gli facevo l'arrosto con questi aromi, invece tutto insipido non sa di niente"
Brava, e poi vai a dire la corona e a dire amen, tu sei in comunione?
" Mio marito mi ha tradita se ne va con un'altra persona, non lo sopporto, lo detesto ecc. "
" Mia moglie… " tu fai la comunione?
" Io adesso divorzio, non la sopporto più ecc. ecc. ".
E poi tu pretendi che la Chiesa ti dia la comunione.
Ma che potere ha la Chiesa di dirti: " ecco tutto sei in comunione con il corpo di Cristo che è la Chiesa " tu sei in comunione quindi fai la comunione davvero?
Ma c'è qualche Papa che può dire, poiché tu hai fatto il contrario di quello che c'è scritto nel Vangelo, che tu puoi fare la comunione?
A me risulta che sul Vangelo, ma forse risulta anche a voi, c'è scritto: "non separi l'uomo ciò che Dio ha unito."
Allora se tu non divorzi, ma se tu fai la separazione: io a casa mia e tu a casa tua perché se viviamo insieme ci tiriamo i piatti in testa allora è meglio che ognuno viva a casa propria.
Però manteniamo il nostro sacramento cioè io non mi faccio un'altra famiglia tu non ti fai un'altra famiglia, viviamo da sposati ma ognuno a casa propria.
Questa si chiama la separazione, che non ha niente a che vedere con la separazione legale.
Questa è la separazione come se tu vivessi a Milano e tuo marito vivesse a Torino, per ragioni particolari vivete separati ma il vostro matrimonio c'è, questo non spezza il legame del sacramento.
Ma se tu dici: "noi non andiamo più d'accordo allora ci separiamo e io divorzio" tu sai che questo è impossibile.
Esiste forse qualche essere umano che sia in grado di arrampicarsi fino verso Dio e sciogliere un legame che Dio ha unito?
Sul Vangelo c'è scritto: "non osi separare l'uomo ciò che Dio ha unito."
Durante il matrimonio, quanto il matrimonio è vissuto come deve essere vissuto quindi lo scambio del vincolo è autentico, Dio scende davanti ai due sposi i quali si promettono eterna fedeltà ecc. ecc.
Dio lega queste due vite e poi se ne torna su con questo nodo, c'è la su in Paradiso non c'è la sulla terra.
Non esiste un essere umano sulla terra in grado di sciogliere ciò che Dio ha unito, perché ciò che Dio ha unito qui sulla terra l'ha unito su nei cieli e chi è in grado di salire su nei cieli partendo dalla terra? Nessuno.
Quindi il divorzio è una stupidaggine civile che se poi sfocia nel crearsi un'altra famiglia, allora questo è il problema: ti sei fatto un'altra famiglia, tu hai tentato di spezzare ciò che è unito.
Non hai spezzato ciò che è unito, quindi tu sei caduto nel gravissimo peccato di adulterio e hai esposto il tuo coniuge allo stesso peccato di adulterio.
Capite qual è il nesso? Allora tu cosa pretendi, in che cosa si basa la tua pretesa assurda di fare la comunione e di fare la confessione, se tu non sei in comunione biblicamente su ciò che Dio dice, non sei in comunione ecclesialmente su ciò che il magistero dice?
Su che cosa si basa la tua pretesa assurda di dire: "ecco la Chiesa mi vieta di partecipare ai sacramenti" la Chiesa non ti vieta proprio niente, sei tu che ti sei messo fuori dalla comunione con Cristo nella Chiesa, perché se tu hai spezzato il vincolo, nel senso che ti sei fatto un'altra famiglia, tu sei in comunione? No.
"Ah però i peccatori sono perdonati".
Sono perdonati se vogliono essere perdonati e volere essere perdonati significa essere pentiti, quindi con il proposito di non fare più la medesima cosa.
Se tu pretendi il perdono e pretendi di partecipare all'eucaristia nella Chiesa continuando a mantenere il tuo stato che non è quello regolare voluto da Gesù Cristo tu non sei in comunione con la Chiesa.
Non le devi neanche pretendere queste cose, non le devi neanche chiedere, perché tu non sei in quello stato.
C'è un discorso stranissimo che si è fatto strada questi anni della pretesa alla partecipazione dei sacramenti per persone che non sono in uno stato di comunione, perché i sacramenti vengono considerati un diritto, non un dono: "io ho diritto a fare la comunione, se io me lo sento faccio la comunione" cosa vuol dire me lo sento?
Se hai mal di denti non te lo senti, che se non lo hai ti senti?
Cosa vuol dire sentire? Partecipazione emotiva?
Lo sai che ha fare la comunione, "chi mangia e beve indegnamente del corpo e sangue di Gesù Cristo mangia la propria condanna?"
Perché è come dire: "Io prendo le cose più sante e le butto nel fango, prendo Dio e lo trascinò nel fango dietro di me, insieme con me.
Per dire ecco vedi il mio rispetto per Te Signore è rotolarti nel trogolo nel fango della mia vita, non io che mi lavo ai piedi della croce con il sangue e l'acqua che escono dal tuo cuore, quindi io mi purifico.
No io ti trascino nella mia vita, perché io non cambio e facendo la comunione ti trascino nelle mia condizione".
Mentre dovrebbe essere il contrario: "io voglio cambiare quindi faccio la comunione perché la Tua forza cambi la mia vita".
Invece io tremo durante i funerali, perché durante i funerali tutti vanno a fare la comunione, in qualunque condizione essi siano.
Sapete cosa dicono a Roma i Gesuiti: "a pensare male si fa peccato, ma si azzecca sempre".
Tenete presente che voi come catechisti avete anche il dovere di fare capire l'importanza del sacramento.
Questo discorso che io vi ho accennato adesso è un discorso che poi voi dovete approfondire, perché il Signore vi da delle persone con una coscienza da far crescere.
E voi a queste persone dovete far capire che l'eucaristia "non è un diritto, è un dono".
E che la comunione esterna eucaristica non è semplicemente prendere un'ostia consacrata è l'ultima manifestazione di una comunione che c'è con Dio, che non vuol dire impeccabilità, sia ben chiaro, di impeccabile c'è solo Maria Santissima uno può avere i peccati, voi sapete che i peccati veniali attraverso l'Eucaristia vengono perdonati i peccati mortali no, quindi non si può fare la comunione con i peccati mortali si deve fare la confessione prima della comunione, ma i peccati veniali sono perdonati attraverso l'Eucaristia questo non vuol dire che quando tu ti vai a confessare non li dici più, li dici lo stesso anche se hai la consapevolezza che il sangue di Cristo ti ha già lavato e purificato.
Va bene mi sono spiegato? Però voi avete il dovere di inculcare bene nelle menti di quelli che vi ascoltano che la confessione è importante e che la comunione significa: "io ricevo l'ostia consacrata perché sono in comunione con Dio, quello che pensa Dio lo penso anch'io, quello che vuole Dio lo voglio anch'io, quello che fa Dio io lo voglio fare" quindi una persona che dica: "Dio dice questo ma io dico che…" non è in comunione."
Dio dice non fornicare ma io penso che i rapporti prematrimoniali quando c'è il sentimento non c'è nessun problema, tanto ci vogliamo bene quindi io penso che sia una cosa giusta da fare" sbagliato tu non sei in comunione biblica con Dio, addirittura biblica cosa vai a fare la comunione eucaristica. Mi sono spiegato?