Per quale fine siamo stati creati
22-11-2003
1) Catechismo di san Pio X: creati per conoscere, amare …
2) Le giovani generazioni sono in ricerca e in crisi
3) Nella vita fasi di costruzione e fasi di verifica
4) Età scolare: si colmano i vuoti mediante l'insegnamento delle cose
5) I genitori colmano il vuoto di Gesù
6) L'adolescenza, ricerca di autonomia
7) Verifica se c'è un vuoto, se c'è un pieno
8) Essere genitori è una chiamata e un impegno importante
9) Vita suddivisa in tre "sezioni"
10) Quello che viviamo ora ha conseguenze per la vita eterna
11) In paradiso crescita continua
12) Quello che compi ora è un seme che fiorirà per l'eternità
13) Amare, lasciarsi amare da Dio: progetto di vita
14) Il catechismo di san Pio X, leggere e spiegare ai bambini
Per quale fine siamo stati creati, insegnava il Catechismo di S. Pio X una volta.
Credo che qualcuno tra di voi, vagamente, ricorderà di avere studiato questa domanda … spero … tu l'avevi studiata? …
Ma che brava, te la ricordi ancora? Sentiamo: "Per conoscere, amare e servire Dio in questa vota e goderlo per tutta l'Eternità".
Dunque, il senso della vita deve prendere il movimento proprio da questa nostra convinzione.
È quello che deve muoverci.
Chiaramente, questo, è un discorso immediatamente confessionale.
È evidente che la vita di tutti ha un senso, ma molti non sene rendono conto.
Molti non conoscono il significato del loro esistere.
Anzi, proprio questa domanda che incombe nel cuore e nella mente di tutti è all'origine di grandi sofferenze, di grandi disagi, soprattutto nelle giovani generazioni.
Le giovani generazioni sono quelle che stanno affrontando il periodo dell'adolescenza e che, quindi, sono per antonomasia le persone che sono in ricerca.
Voi sapete che, nell'età dell'adolescenza, tutto il bagaglio culturale, spirituale, di educazione che è stato dato dai genitori ai figli viene messo in crisi.
Ci sono tantissime ragioni … noi cerchiamo semplicemente di averne una vaga idea.
Non viene messo in cristi necessariamente perché … non lo so … c'è un cultura avversa, che crea divisione tra una generazione e l'altra, ma viene posto in cristi anche per una ragione semplicemente psicologica.
Nella vita della persona ci sono varie fasi di costruzione e di verifica.
Alcune fasi sono evidenti per tutte; il periodo della costruzione, per esempio, dell'età infantile, del bambino piccolissimo eh … neonatale, che è un periodo di costruzione che arriva fino all'età della parola e un pochino oltre, cioè a dire fino a un anno e mezzo … due anni, due anni e mezzo.
Quando i bambini hanno raggiunto quell'età lì, comincia il periodo della prima verifica e voi ve ne rendete conto.
Perché? Perché inizia in famoso periodo dei "perché".
Voi vi rendete conto che i bambini, in quell'età lì, vi assillano, vi fanno diventare la testa come un pallone … perché … perché… perché… perché … e magari sulla stessa cosa vi chiedono cento volte perché …
Vi sieste domandati il motivo? Perché sono tonti? La ragione è molto semplice.
La ragione è che sulla stessa questione non basta una sola risposta, è necessario situare nello spazio, nella profondità ciò che essi hanno constatato.
Se faccio un disegno e lo faccio tenendo conto non della prospettiva, avrò un disegno piatto, me se io uso le leggi della prospettiva, il punto di fuga ecc. ecc., io avrò sempre sul disegno un disegno che però appare tridimensionale.
Allora tutte le domande che il bambino pone in quell'età della prima verifica, sono delle domande come i punti di riferimento in un quadro dove si usa la prospettiva: sono fatti apposta per situare nello spazio, nel tempo - però della logica - ciò che sta accadendo.
Perché piove? E allora il genitore deve dare una risposta semplice: perché le nuvole fanno cadere l'acqua.
Perché le nuvole fanno cadere l'acqua? Da dove viene l'acqua delle nuvole?
È normale che sia così, ci siamo passati tutti.
Poi, passato questo periodo di prima verifica, riparte un periodo di costruzione che è il periodo, che ne so, della scuola materna, per chi ci va, oppure per altri tipi di esperienze per i bambini che non ci vanno.
A partire dai tre anni in poi, piano piano, diminuisce questa richiesta pressante di "perché" e di spiegazioni.
Ve ne siete accorti? Per poi emergere in un modo meno appariscente, perché le risposte vengono loro in qualche modo anticipate, sono delle risposte che li impegnano notevolmente intellettualmente: è l'epoca scolare.
I bambini non si chiedono il perché degli Egizi o di queste cose qui.
Vengono date loro delle risposte prima che essi facciano delle domande, quindi, tutto sommato, è secondo i ritmi della logica naturale, una forma di forzatura, però anche un riempimento di un vuoto.
Si colmano i vuoti mediante l'insegnamento delle cose.
Molti perché trovano già delle risposte in quei momenti. Ma non tutti.
Quindi è necessario che i genitori abbiano una consapevolezza di saper cogliere tutti quei perché, che non hanno trovato una risposta e non troveranno una risposta per una semplice ragione: che il bambino, in quel periodo di vita talmente oberato di risposte, non si fa troppe altre domande, perché ha da elaborare tantissime altre risposte.
Mi sto spiegando? Quello che vi sto dicendo è sempre a livelli subconscio, non a livello psichico-cosciente.
A livello psichico-cosciente il bambino deve imparare i congiuntivi, gli indicativi, fare di conto, ecc., quindi coscientemente tutto questo.
Ma voi sapete che la cultura non è il nozionismo, è la capacità di applicare alla realtà il bagaglio che tu hai acquisito.
Ma la cultura non si può limitare a ciò che i bambini imparano a scuola.
Il genitore ben preparato è il genitore che capisce che il bambino ha delle altre necessità che per adesso sono state "anestetizzate", perché ha ricevuto troppi impulsi e non è in grado di capire che c'è un vuoto, per esempio, a livello spirituale.
I bambini impareranno l'inglese, il francese, il tedesco, il computer e tutto quello che vuoi … il violino, la danza, l'ippica e il basket, il nuoto e tutto quello che vuoi … ma di Gesù non sapranno niente … niente.
Allora il genitore deve sapere - perché per esperienza, perché per cammino personale capisce che il dono più grande è quello - deve sapere che c'è un vuoto che deve essere colmato, perché, se non lo colmi a quell'età, lì rischi che quel vuoto lì sia colmato da qualcos'altro che non è Gesù Cristo, perché state tranquilli che spiritualmente quel vuoto non resterà vuoto, sarà colmato da qualcosa.
Il punto di domanda è: da che cosa? Di che cosa saranno colmati?
Quali sono i valori spirituali che essi faranno diventare propri?
E tutto questo periodo di costruzione è il periodo in cui bisogna colmare di significato il motivo per cui esistiamo.
Certo, adatto ad ogni età. Nel periodo dell'adolescenza tutto questo primo assestamento di costruzione ha subito una certa stabilità, è arrivato ad una certa stabilità e allora, naturalmente, arriva il periodo della verifica; solo che avviene, questo periodo della verifica, in un tempo in cui tutto l'organismo umano si trova all'esplosione di tutta la propria funzionalità, perché sta passando dall'età infantile all'età adulta: si chiama il periodo dell'adolescenza.
Allora tutto, tutta la natura spinge l'individuo all'autonomia, cioè alla capacità di poter bastare a se stesso.
Di per sé è una cosa buona tutto questo, però potrebbe avere una "infiammazione", potrebbe diventare un autonomismo, cioè un'esasperata ricerca di autonomia, tranciando tutti quelli che sono i legami con ciò che veniva prima.
Il periodo di ribellione che spesso in molte famiglie si sente, si vive, ecc. non è dovuto semplicemente a incomunicabilità tra una generazione e l'altra, ma è un normale processo di maturazione secondo il quale l'individuo, inconsciamente, vuole e deve dimostrare a se stesso di avere una propria individualità, dei propri gusti, delle proprie idee, delle proprie convinzioni, ecc. cioè, in qualche modo, dicendolo in parole semplici, sta tagliando il cordone ombelicale perché deve dimostrare che è in grado, quindi maldestramente, con pochissima esperienza, con tutto quello che volete, senza prudenza … nell'età adolescenziale succede tutto e il contrario di tutto.
Ci sono periodi con delle discussioni in famiglia tra genitori e figli non perché ci sia odio tra i genitori e figli, ma perché il Figlio, inconsciamente, sente la necessità di voler dimostrare che una sua propria volontà, una sua propria autonomia.
Certo lo fa in maniera maldestra, non è capace di valutare e di distinguere le proprie potenzialità psicologiche, la propria capacità verbale e quindi si esprime con violenza e si esprime con timidezza e timore, quindi chiudendosi in se stesso, è un periodo piuttosto difficile, è il periodo della verifica.
Nel periodo adolescenziale è chiaro che poi sorgono anche le grandi domande: per quale motivo io esisto, ed è proprio in questo periodo adolescenziale che emerge, dunque, se c'è un vuoto o se c'è un pieno.
Arrivare a parlare dell'età adolescenziale di questo vuoto che deve essere riempito, di questo senso della vita - io ve lo dico adesso - è già tardi.
È già molto tardi. Speriamo che non sia troppo tardi.
Perché parlare nell'adolescenza potrebbe già essere troppo tardi? Perché, nel frattempo, gli insegnanti dei vostri figli avranno insegnato quello che loro ritengono essere il senso della vita e voi vi troverete con delle persone che amate più di voi stessi che, però, non hanno ricevuto i vostri valori.
Gli insegnati di psicologia o di filosofia dei vostri bambini, dei vostri ragazzi a scuola che filosofia insegneranno?
Hanno le vostre esperienze spirituali? Hanno la vostra sensibilità cristiana?
Hanno il vostro amore per il Signore, per la Chiesa, per tutto quanto, o no?
Che cosa trasmetteranno? Quello che trasmetteranno sarà frutto di un'autentica "onesta intellettuale" oppure sarà frutto delle ferite interiori per cui dalla loro bocca potrà uscire una testimonianza che si contrappone al messaggio di Cristo?
Oppure una testimonianza mielosa, disincarnata dalla realtà che propone un cristianesimo diverso da quello che è realmente?
I genitori latitanti fanno il male dei loro figli.
Essere genitori è veramente una vocazione, è proprio una chiamata ed è un impegno gravoso … stupendo … meraviglioso … incredibilmente grande, ma impegnativo, perché la nuova creatura che nasce dipende in tutto dai genitori.
Quanti di voi hanno ancora i genitori sanno molto bene che possono essere anziani, ammalati, col morbo di Halzaimer, tutto quello che vuoi, ma sono sempre i tuoi genitori.
È vero o non è vero? E tu ricorderai fino all'ultimo giorno della tua vita le ultime parole che tua mamma ti ha detto. Sì o no? Ecco.
Poi quando tu sarai sul letto di morte, tu chiamerai tua mamma, come ho visto in tante occasioni, in cui sono andato a portare l'olio santo per delle persone che stavano lasciando questo mondo.
Perché c'è un legame che rimane, anche se tu fossi il Presidente della Repubblica.
Tu avrai sempre una mamma, avrai sempre un papà e sono quelle persone che ti hanno lasciato una traccia e che tu possa essere la persona più felice del mondo quando i tuoi figli potranno riconoscere che tu sei stato la traccia fondamentale per la loro esistenza, che tu hai dato veramente loro il senso della vita, che possano dire con fierezza a tutti coloro che conoscono: "Ecco i miei genitori hanno capito cos'era la vita e mi hanno insegnato che la mia vita nasce qui e finisce là", perché per dei credenti questo discorso è chiaro, ma nel nostro tempo deve essere ancora più chiaro, deve essere ancora più ribadito che noi viviamo sulla terra in una situazione di passaggio e che la vita è, come possiamo dirla, non è moto giusto, però, tanto per intenderci, suddivisa in tre sezioni fondamentali.
La prima parte della vita la viviamo nel grembo della nostra mamma.
Se noi potessimo avere memoria di quel tempi, potremmo ricordare che stiamo bene, che è una pacchia infinita.
Siamo al caldo, protetti, cioè non c'è nessun problema e in quel periodo lì potremmo dire: "ma questa è una vita meravigliosa, questo è il paradiso".
Ma tutti quelli che sono fuori dicono: "Ah! Ma quand'è che vieni alla luce … che ti vediamo … sarai vivo, ecc.". quando poi noi veniamo alla luce certo ci spaventiamo, c'è il freddo, ci sono i rumori, devi respirare da solo e tutto quanto però poi, dopo un po' di tempo, ti accorgi che il mondo è grande, che l'universo è immenso, che vi sono delle quantità di cose meravigliose, quindi sei portato quasi a die: "Questa è la vita" e a fare di tutto perché questa vita sia considerata la situazione definitiva.
Dimentichiamo che qui sulla terra la situazione non è definitiva, ma è solo una situazione transitoria, cioè a dire siamo di passaggio.
La più grande quantità di vita noi non la trascorreremmo qui.
Quindi il paradiso è inutile che noi ce lo facciamo qui, perché il paradiso vero è nell'altra parte della vita.
La vita è una sola tutta intera, non solo quella nel grembo materno, non solo quella sul globo terrestre.
La vita tutta intera è quella che comprende il grembo materno, il globo terrestre e la vita eterna. Questa è la vita tutta intera.
Ora pensate un po': tutto ciò che il bambino vive nel grembo materno ha delle conseguenze nella vita qui sul globo terrestre che si sa molto bene che durante la guerra le mamme si spaventavano, ecc. ecc. cosa succede … il bambino può nascere con dei traumi, delle cose che hanno poi dei risvolti nella vita qui sulla terra.
È vero o non è vero? Ma la stessa cosa vale per quello che noi viviamo adesso.
Tutto ciò che noi viviamo qui adesso ha sicuramente delle conseguenze nella vita eterna.
Perché se io vivo nell'amore del Signore le conseguenze saranno gioia infinita, se io vivo nell'amore a me stesso, cioè egoismo, le conseguenze saranno solitudine infinita.
Perché la vita è una sola, non c'è un taglio: fine di una cosa, inizio dell'altra … ripartiamo da capo … non … il bambino che viene alla luce ha già alle sue spalle nove mesi di storia.
La persona che chiude gli occhi su questa terra ha già alle sue spalle ottanta, cento anni di vita qui sulla terra e la sua vita continua nell'aldilà.
Allora dobbiamo avere il coraggio, la coerenza di ricordarci di dire a noi stessi e anche a quelli che ci ascoltano, certamente in una maniera che sia, come dire, capace di far riflettere le persone che la vita vera è quella che comprende tutta la vita.
Non puoi dividere la vita e considerarne solo una piccola frazione, anche perché, pensaci bene, quando tu fra tre milioni di anni … tu avrai passato tre milioni di anni … mettiamo caso in paradiso, ma ti ricorderai ancora molto bene di tutto quello che tu hai passato qui sulla terra.
Dopo che per tre milioni di anni sei stato con il Signore in paradiso, hai continuati a crescere, a progredire nell'amore e nello splendore della magnificenza perché - guardare che in paradiso non si sta lì a guardare Dio - in paradiso c'è una crescita continua di amore, di conoscenza del Signore e di attività, non si sta lì ad annoiarsi, si sta lì ella presenza del Signore con una gioia incontenibile ce non rimane sempre quella, cresce sempre e non si stuferà mai.
Quindi vuol dire che tu, tra tre milioni di anni, non avrai la stessa gioia dell'istante in cui sei entrato in paradiso, ma sarai cresciuto nella gioia, sarà sempre di più, sempre più grande nella conoscenza di Dio, sarai sempre di più e tutto questo non finirà mai, perché Dio non finisce mai.
Allora dopo tre milioni di anni, dieci milioni di anni, venti miliardi … delle cifre incredibili di milioni, di miliardi di secoli … la tu ti ricorderai ancora di tutto quello che hai pensato qui e di tutto quello che ad un certo momento ritenevi fondamentale.
Allora se tu guardi la tua vita nella profondità che essa deve avere, cioè la prospettiva del qui e adesso fino all'infinito, allora ti rendi conto che quello che tu compi adesso non è qualcosa di insignificante, perché è come mettere un seme che fiorirà per la vita eterna, che durerà sempre, che crescerà sempre.
Allora il senso della vita è proprio questo, come diceva il Catechismo di San Pio X, per il quale voglio spezzare una lancia in suo favore.
Nessuno osi criticare il Catechismo di San Pio X.
È molto importante perché, semplicemente per questa ragione: quelli tra di voi che avevano studiato domande e risposte - adesso voi mi dite. "è una scemenza, cosa serviva studiare a memoria questo, quell'altro" … va bene.
Però tu adesso, se ti viene fatta una domanda, te la ricordi ancora e adesso che sei maturo ci puoi anche fare un ragionamento sopra e poi riflettere su quello che sapevi a memoria allora senza pensarci, adesso che hai la maturità ce l'hai ancora nella memoria quelle domande e dici: "Già è vero, allora lo avevo studiato a memoria però adesso se ci penso, se mi fermo, è molto bello quello che mi è stato insegnato: conoscere, amare e servire Dio su questa terra per poterlo godere nell'altra vita".
Qui c'è un progetto di vita.
Cioè nel Catechismo in una frase di pochi secondi tu avevi spiegato che cosa ci stai a fare qui: tu non sei qui per godertela e sollazzartela, ma per conoscere Dio, per amare Dio che ha tante conseguenze, che significa anche lasciarsi amare da Dio.
Lasciarsi amare da Dio per servire Dio. È normale!
Se tu conosci Dio, riesci a stare zitto oppure non vedi l'ora che qualcun altro lo conosca come te ? se lo conosci veramente, tu desideri che gli altri lo conoscano.
Se tu non desideri che gli altri lo conoscano, vuol dire che non lo conosci e sai già che Dio ti ha detto "bene, se tu farai questo sei nella felicità, perché sarai con me per tutta l'eternità".
Allora ricordatevi bene, su questo discorso torneremo anche.
Ma ricordatevi che se avete il vostro Catechismo di San Pio X a casa, provate a prenderlo, provate con la maturità che avete adesso a leggervi una domanda e una risposta e poi immaginate di avere di fronte a voi dei bambini.
Dovete parlare e spiegare ai bambini quello che trovate scritto lì sopra con un linguaggio adatto ai bambini, quindi voi avete la maturità, la consapevolezza, la capacità di capire cosa c'è scritto, come tradurre in parole semplici quel discorso teologico molto importante, molto solenne, molto condensato, ma che è bagaglio di fede.