Gesù era povero?
11-1-2003
1) Giuseppe, artigiano abbastanza benestante
2) La tunica inconsutile
3) La casa ebraica e le grotte
4) Povertà come distacco
5) Le cose sante vanno trattate con dignità
6) Non coltivare una falsa mentalità pauperistica
7) Realtà materiali che testimoniano valori spirituali
8) Spirito di povertà è apertura alle necessità altrui
9) L'egoismo e il male
10) Noi siamo stati salvati
11) La rivelazione biblica e verità di fede
Gesù era povero? Essere poveri significa essere miseri?
Facciamo qualche breve considerazione.
Non è un dato di fede, ma è una considerazione: Giuseppe era falegname.
I falegnami facevano parte della categoria, che nella società ebraica era quella degli artigiani.
Gli artigiani, nella mentalità ebraica, occupavano un posto abbastanza elevato nella gerarchia, perché gli artigiani erano coloro che, in qualche modo, assomigliavano all'azione di Dio che crea il mondo: perché come Dio ha plasmato l'universo, ha plasmato l'uomo, così l'artigiano ha le capacità per plasmare la materia.
Quindi ha un modo particolare di assomigliare a Lui e, anche dal punto di vista culturale, l'artigiano era una persona molto considerata.
Non è pensabile che Giuseppe fosse una persona povera, non sarà stato ricco, ma non povero, diciamo abbastanza benestante.
Lo capiamo anche da un altro aspetto, per esempio dal fatto che Gesù, quando fu spogliato delle sue vesti, gli fu tolta la tunica inconsutile.
È strano che nei Vangeli si dica che Gesù avesse una tunica inconsutile, cioè tessuta tutta di un pezzo.
Curiosità inutile? Non si trova niente di inutile nella Bibbia.
La tunica inconsutile era la tunica che di solito usava il Sommo Sacerdote.
Quindi dal punto di vista spirituale uno può dire": Certamente Lui era il Sommo Sacerdote, quindi era giusto che usasse la tunica inconsutile".
Però avete idea di quanto potesse costare tale tunica?
Il fatto che i soldati non l'abbiano divisa, è perché sapevano quello che valeva.
Se Gesù si vestiva tutti i giorni con la tunica inconsutile, questo ci fa capire che non era povero in canna.
Il fatto che Gesù fosse nato in una stalla non significa che sia nato all'addiaccio, come fanno vedere i nostri presepi.
Vi ho già spiegato com'era la struttura della casa ebraica.
Nel Vangelo si dice che non c'era più posto nell'albergo.
Con albergo si possono identificare almeno due cose: il caravanserraglio e il luogo antistante della casa che era adibito all'abitazione degli uomini.
La casa soprattutto quella delle persone comuni (persone che avevano la casa al di fuori delle mura della città fortificata).
Dunque le case dovevano essere difese come si poteva.
Gli animali da cortile, essendo l'unica ricchezza delle famiglie, erano importanti, erano preziosi.
Dunque al calar del sole venivano protetti, non semplicemente in un recinto, in quanto, in tal caso, voleva dire che erano tanti e che quindi avevano bisogno di un pastore; ma se erano il fabbisogno di una famiglia questi animali venivano riposti in una grotta, che era scavata dietro la casa, adiacente alla casa; dalla casa si passava direttamente in questa grotta.
Queste grotte fra di loro erano comunicanti, per permettere la fuga, in caso di aggressione, in un'altra casa.
Tutti gli animali di queste famiglie erano conservati in queste grotte.
Tutto ciò significa che il luogo in cui Gesù nacque non era l'abitazione, perché in essa non c'era posto, perché era occupata dalla famiglia.
La grotta non era un luogo freddo, era un luogo chiuso, protetto.
Coloro che hanno potuto recarsi in Terra Santa vi potranno dire che a Betlemme, dove c'è la Basilica della Natività, c'è una grotta che gli Ortodossi dicono che lì è nato Gesù.
Però nella stessa grotta, dall'altra parte c'è la Basilica dei Francescani e Gesù potrebbe essere nato lì.
Questo ci fa capire che tutte le grotte erano comunicanti tra di loro.
Non sappiamo con esattezza quale fu esattamente la grotta in cui Gesù nacque, la tradizione ci dice lì, però potrebbe essere là, perché le grotte erano comunicanti tra loro.
È impensabile che Maria e Giuseppe prevedendo i giorni del parto, si mettessero in viaggio senza avere nulla.
Il fatto che siano andati in Egitto testimonia del fatto che potevano permettersi di andarci.
Avevano i soldi necessari per andarci, per starci, per trovare lavoro, per insediarsi li.
Dunque è da sfatare questa idea falsa secondo la quale Gesù fosse povero in canna.
Gesù era povero, ma nel senso di distaccato; una persona che ha pochissimi soldi, ma è attaccatissima ha tutte le cose che ha, sta vivendo nella povertà? No.
Una persona ricca che però è generosa, sta vivendo la virtù della povertà? Certo.
La povertà non va confusa con la miseria.
I tesori presunti del Vaticano sono possesso del Sommo Pontefice o sono possesso di tutti i Cattolici?
Della Chiesa, ma la Chiesa siamo noi.
Se ci fanno un dono, siamo ben contenti, mica li rifiutiamo, oltretutto offenderemmo la persona che ci ha fatto quel dono.
Se il dono è la rappresentazione di un legame affettivo, di rispetto, di stima, allora rifiutare quel dono significa rifiutare quella persona.
Intervento: e l'anello del Papa…?
L'anello del Papa si chiama: anello piscatorio, che vuol dire l'anello del pescatore.
Il pescatore è Pietro.
L'anello indica la sua appartenenza alla Chiesa, la sua dedizione totale, come un vincolo matrimoniale.
I coniugi che si sposano davanti a Dio, si scambiano le vera nuziale, che significa un attestato di fedeltà reciproca e di donazione totale reciproca.
L'anello episcopale, e dunque anche piscatorio, non è nient'altro che questa testimonianza.
L'anello può essere di materiale prezioso, ma può anche essere di materiale effimero.
Generalmente per ciò che comporta un significato spirituale ampio, sarebbe un po' un insulto che venissero utilizzati dei materiali non nobili.
I calici di coccio non sono tanto liturgici, perché è un materiale deteriorabile e non nobile.
I materiali con cui si fanno i vasi sacri dovrebbe essere materiale nobile.
Generalmente, almeno la coppa dovrebbe essere d'argento ricoperta di oro zecchino, perché l'oro non si ossida, e quindi il vino che c'è dentro rimane vino e non viene condizionato dal materiale con cui è fatta la coppa.
Poi c'è il significato che le cose sante vanno trattate con un certo tipo di dignità, se noi non riconosciamo un certo tipo di dignità alle cose sante, è come dire che per noi non sono poi così sante.
Vi ricordo che i grandi santi, per tutto ciò che riguarda il culto, non hanno mai fatto economia, magari mangiavano pane e cipolla, ma per quello che riguarda le tovaglie dell'altare, i paramenti, i camici, i vasi sacri ecc… il meglio di quanto si potevano permettere.
Attenzione a non coltivare una falsa mentalità pauperistica.
Credo che il Signore si possa meritare il meglio di quello che noi possiamo offrirgli.
Possiamo offrirgli il meglio del nostro cuore, si merita che gli diamo il meglio del nostro cuore; il meglio delle nostre capacità, si merita che gliele diamo; sappiamo cantare, allora cantiamo con tutto il cuore e veramente con gioia e amore, perché questo è il massimo che possiamo offrire a Lui.
Se dobbiamo costruire un edificio dedicato al culto del Signore, io non sono d'accordo che sia un garage trasformato in chiesa, deve essere assolutamente il meglio che la nostra cultura e le nostre capacità sono in grado di esprimere.
Per Dio, che ha fatto tutto quello che ha fatto, penso che l'uomo debba scomodarsi un pochino per fare il meglio che può fare.
Nelle nostre case non manca nulla e non vedo perché debbano essere più eleganti i garage delle chiese, o eleganti pellicce, ma paramenti sacri che sembrano stracci.
Ci sono delle incongruenze che però debbono essere superate con l'equilibrio e la visione di certi valori.
Ci sono certe cose che superano il valore economico delle cose, ci sono dei valori, quelli spirituali, che le superano di gran lunga.
Per quello che riguarda gli oggetti sacri del culto che possono essere l'anello, i calici, gli ostensori, i paramenti ricamati questi non sono proprietà di chi li usa, ossia sono proprietà di chi li usa finché è vivo.
Quando io morirò il mio calice non lo lascio a mio figlio, non ho figli, cosa ne farò del mio calice?
Lo regalerò ad un altro sacerdote, oppure lo lascerò ad una persona che so che lo valuta; magari non è di materiale così prezioso, però è ricco di significati.
Tutto ciò che ci può essere di bello e prezioso che c'è nella nostra famiglia che è la Chiesa, rimane in famiglia, a beneficio di quelli che vengono dopo di noi.
Magari il materiale può avere un certo tipo di valore, ma la fattura ne moltiplica il valore.
Posso avere un calice di legno ma tutto scolpito, tutto istoriato, tutto lavorato.
Se io valutassi solo il legno avrebbe solo il valore del materiale, ma poiché è stato lavorato acquista un valore notevolmente superiore.
Attenzione quindi, non possiamo valutare esclusivamente con il valore economico le cose che fanno riferimento ai valori spirituali, perché altrimenti abbiamo un approccio materialistico alle realtà spirituali della Chiesa, mentre i valori dello spirito non sono valori valutabili.
Ora poiché noi siamo persone, cioè spirito, anima e corpo, è chiaro che noi esprimiamo le realtà spirituali anche attraverso le realtà materiali.
Se noi esprimiamo delle realtà materiali scialbe vuol dire che i nostri valori spirituali non sono così ampi e profondamente vissuti, perché, tutto sommato, reputiamo che non sia necessario offrire per la riflessione, o per il culto, qualche cosa che sia veramente degno di questo nome.
Ora non dico che dobbiamo cadere nel lusso, ma nella dignità si!
Nel significato di quello che si compie sì!
Qui c'è un Dio che si mette nelle tue mani e vorrai avere un minimo di riguardo, oppure tu vai a prendere la Comunione con le mani tutte sporche.
A me è capitato di non mettere la Comunione su certe mani e dovergliela mettere in bocca, perché erano talmente sporche che facevano vergogna.
Certi valori per noi sono fondamentali e tutto il resto viene di conseguenza.
Se per noi Dio è importante, tutto ciò che riguarda Dio è importante.
Se tu hai, nella tua famiglia, una persona cara che ti viene a mancare, tutti i ricordi di quella persona cara per te sono intoccabili.
Magari non valgono niente, ma per te hanno un valore assoluto, perché ti richiamano quella persona.
Allora il nostro Dio è morto e risorto e ci ha lasciato un testamento ricchissimo, ci ha dato la sua stessa vita, ci ha dato la sua stessa presenza, la Chiesa, i Sacramenti, ci ha dato sua madre, lo Spirito Santo, più di così che cosa ci doveva dare?
Vi rendete conto che di fronte a queste cose tutto il resto non è niente altro che paglia.
Se noi vogliamo esprimere lo splendore, la maestà, la bellezza, la gloria e la potenza di Dio, con cosa lo possiamo esprimere, con la creta?
Sì, si può anche esprimere con la creta, ma la creta ha un valore effimero e se cade per terra si rompe subito.
Che significato si ha da una cosa che si rompe subito?
Attenzione ci sono delle realtà materiali che testimoniano dei valori spirituali, senza fare di queste realtà materiali un valore assoluto, ma semplicemente un significato.
Ricordo quando, quest'estate, assieme ad un seminarista andai a visitare la cupola di San Pietro, ricevendone un'impressione spaventosa, quasi terrificante, ricordo un commento: " È proprio vero che tutto quello che c'è qui dentro non è stato costruito per gli uomini ma per Dio."
Le dimensioni sono tali che se tu guardi sotto, dall'interno della cupola, ti sembra di essere nell'alto dei cieli e se cerchi di vedere in fondo gli uomini che cosa fanno, li vedi piccoli così.
Che cosa fa capire tutto questo:? Fa capire che ci sono dei valori spirituali che si esprimono anche attraverso delle realtà materiali, non solo con le realtà materiali, ma che invitano il cuore del credente ad aprirsi alla comprensione maggiore delle cose.
Se vuoi fare un regalo a tua madre, non le regalerai un anello di plastica.
Ho conosciute persone che sono diventati vescovi ed hanno ricevuto in dono l'anello episcopale.
Ma quale persona, meschina, nel regalare un anello al vescovo, glielo regala di latta?
Io sono diventato sacerdote.
I miei genitori hanno voluto regalarmi il mio calice, che ha la coppa d'argento, perché è il segno di una cosa importante del loro amore nei miei confronti.
Tutte le volte che celebro Messa con quel calice, ricordo che me lo hanno regalato con amore.
Voi vi siete sposati.
Vi hanno fatto dei doni che ricorderete per tutta la vostra vita, perché è un qualcosa che viene dal cuore.
Se anche fosse di materiale scadente, non vi importerebbe molto, però voi sapete che tutto quello che essi potevano fare per voi essi lo hanno fatto.
C'è da stupirsi che se uno diventa sacerdote, vescovo o papa riceva dai suoi amici il massimo che essi possono fare?
È un discorso populista, direi quasi marxista, che valuta tutte le cose semplicemente dal punto di vista economico.
Ma la vita non è solo economia, ci sono dei valori che superano di gran lunga i valori economici ed è un atteggiamento meschino misurare tutto in base al valore oggettivo della cosa.
Importante è coltivare lo spirito di povertà che significa apertura alle necessità del prossimo.
Il grave è quando le benedizioni del Signore per noi diventano esclusive, cioè diventiamo insensibili alle necessità del nostro prossimo.
Se il Signore ci concede di avere più intelligenza degli altri, quindi di avere una laurea, di avere un lavoro più remunerativo, non è per caso.
Il Signore si servirà delle mie capacità superiori (denaro ecc…) per aiutare una persona che ha una capacità minore.
Se il Signore ti dà due mani e due piedi per camminare, te li da perché tu puoi essere utile a Lui nel servire quei fratelli e quelle sorelle che non hanno questa fortuna.
Questo è un aspetto importante da considerare: bisogna considerare la Chiesa come ai vasi comunicanti dove chi ha di più dovrebbe occuparsi di chi ha di meno, non con superiorità, ma come condivisione.
Su questo aspetto non troverete spesso che tutti sono d'accordo anche perché il discorso che io vi ho fatto è un discorso adatto a persone che hanno percorso un cammino spirituale e che capiscono il valore delle cose spirituali.
Non tutti stanno facendo questo cammino.
Se una persona si attacca al valore dell'anello del papa significa che è una persona che controlla le spese degli altri, e allora dovrebbe cominciare ad esaminare come utilizza il proprio denaro e se non è di scandalo di fronte alle povertà del mondo.
Attenzione, certe volte, per sentirci giustificati nel nostro egoismo, cerchiamo di trovare l'egoismo o le incongruenze nella vita degli altri.
Ci sono dei valori che non si vedono ma che sono più fondamentali di quelli che si vedono.
Nell'uomo, a causa della corruzione del peccato originale, c'è l'inclinazione al male.
Vi ricordate che vi avevo parlato di questo contagio di egoismo, secondo cui l'uomo è sempre portato ad appagare se stesso.
Quindi c'è questa inclinazione al male, che rende facile questa esecuzione al male.
Però dire che il male è dentro di noi è un po' peggiore, significa dire che noi siamo costitutivamente male e ciò vorrebbe dire che non ci si può salvare.
È un problema talmente complesso che non si può risolvere dicendo che il male è dentro di noi, dentro di noi c'è, a parte l'inclinazione verso l'egoismo, c'è l'assenso al male; però ci può anche essere l'assenso al bene.
Dire che c'è l'assenso al male, è diverso dal dire che c'è il male dentro di noi.
Perché se io dico che c'è l'inclinazione o l'assenso, io dico che sono libero e posso decidere.
Se io, invece, dico che c'è il male dentro di me, vuol dire che io sono impastato di male e questo viene a negare, per esempio, tutto quello che fa parte della Creazione, dove, si dice nel secondo racconto che è il più antico, che Dio prese della saliva e l'impastò con della terra … questo ci vuol dire che l'uomo è impastato di Dio, non di male.
Noi, magari, abbiamo una certa consapevolezza che se diciamo che c'è il male dentro di noi ci capiamo subito, ma se lo diciamo ad una persona che non fa' un cammino è gravissimo.
Non dobbiamo dire che il male è dentro di noi quando invece c'è l'essere perverso e pervertitore che ha la volontà di pervertire gli altri.
Perché una frase di questo genere produce talmente tanti compromessi e talmente tante confusioni che è già di per se stessa una frase cattiva.
Il peccato originale ha generato la corruzione non il male, il male non abita dentro di noi.
L'egoismo pone te al centro di tutto.
Il tendere sempre al meglio non è egoismo e non produce necessariamente atti cattivi a meno che sia un tendere al meglio solo per se stessi, questo è egoismo.
L'egoismo fa parte della storia di tutti, ma ognuno può decidere se seguire l'egoismo oppure no.
Per la capacità che ognuno ha di riconoscere il suggerimento di Dio c'è la possibilità di rispondere in una maniera più o meno libera; per fortuna Dio giudica della nostra capacità di libero arbitrio.
Dire che il male abiti dentro di noi non è una cosa giusta, dentro di noi può abitare l'inclinazione al male.
Una nave che ha dentro di sé una falla può affondare, però se si protegge, se in qualche modo tenta di arginare i danni la nave non affonderà e arriverà in porto, anche se imbarcherà dell'acqua.
Allora noi facciamo conto di essere delle navi che hanno subito uno speronamento, per cui abbiamo delle falle dentro di noi, che è simboleggiato dal peccato originale, noi possiamo salvarci e arrivare in porto nonostante filtri dentro di noi l'acqua, che può farci affondare.
Però abbiamo dentro di noi l'autore della vita che ci salva dalla nostra situazione rovinosa.
L'uomo ha dentro di sé molecole del veleno, che sono in circolo.
Ora se questa persona non fa una trasfusione di sangue, non prende l'antidoto, questo veleno si stabilirà nel fegato e la persona morirà.
Ma noi siamo stati salvati, abbiamo ricevuto una trasfusione di sangue divino, ossia il nostro sangue è ammalato, ma ricevendo il sangue divino noi possiamo in qualche modo bloccare l'infezione, poter vivere una vita pressoché normale, fino alla pienezza di questa salvezza che si chiama risurrezione.
Quindi dentro di noi c'è il germe del peccato, il germe del male, ma noi non siamo costitutivamente male e peccato.
Dio non ha creato né il male né il peccato.
Il male e il peccato sono sorti nel cuore di questo essere angelico che ha voluto distaccarsi da Dio.
È lì l'origine del male e del peccato, ma non sappiamo il perché.
Nella nostra logica debole, piccola, limitata non riusciamo a capire come abbia fatto Lucifero a vedersi Dio di fronte agli occhi e a dire: " Non me ne importa niente, non faccio come vuoi tu e faccio come voglio io".
Io non lo so come possa nascere dentro il cuore di un essere che vede Dio in quel modo un pensiero di questo genere, però è capitato.
Io non ho nessun diritto di dire che ciò che c'è scritto nella Bibbia non è vero.
Se io, per di più, sono un uomo di Chiesa non ho nessun diritto di salire su un pulpito, smentendo ciò che c'è scritto nella Rivelazione, non ho nessun diritto di dire che Gesù non è venuto a lottare contro Satana, quando nel Vangelo di Luca si dice: "Lo Spirito Santo lo condusse nel deserto per essere tentato da Satana".
Non ho diritto di dire che questo essere non esiste, perché non mi fa comodo pensare che esiste; perché io non sono Dio e se fossi Papa sarei eretico.
Quindi tutti gli altri cristiani avrebbero il diritto di non credermi, perché ciò che è scritto sulla Rivelazione biblica non si discute: è una verità di fede, non una verità che dipende dalla mia capacità di accettarla o non accettarla.
Dio ci ha rivelato questo.
Ci credi o non ci credi che questo è quello che ti ha rivelato Dio, se non ci credi è un problema tuo, ma non puoi insegnare agli altri che ciò che scritto sulla Bibbia è falso.
Se insegni questo sei tu l'eretico.
Chi ha ragione: Dio che si è rivelato o tu che pensi di aver scoperto l'acqua bollita dicendo che quello che c'è scritto sulla Bibbia non è vero?
Prima di dire che una cosa che è scritta sulla Bibbia non è vera, ci penserei un miliardo di volte.
Prima di dire delle teorie umane al contrario di quelle che sono le rivelazioni bibliche, ci vuole un coraggio da leoni.
State attenti, nel Nuovo Testamento S. Paolo dice anche: " Se qualcuno vi predicasse un vangelo, fosse anche un angelo del cielo, che fosse diverso da quello che avete ricevuto sia anatema".
Cioè sconosciuto, eretico, una cosa che non ha senso.
Gesù nei suoi insegnamenti ha detto determinate cose.
O accetti Gesù e i suoi insegnamenti o, se non accetti i suoi insegnamenti, vuol dire che non credi a Gesù.
" È vero fino a un certo punto, però Socrate dice qualcosa di più importante di te, quindi per me è più importante Socrate che Gesù".
Se porto le cose alle estreme conseguenze ci rendiamo conto dell'incongruenza, poiché non si chiama Socrate, ma il teologo dal del tali ha detto questo, allora il teologo è più importante di Dio; perché Dio ha detto una cosa scomoda e io credo al teologo piuttosto che a Dio.
La domanda di fondo è sempre questa: crediamo in Dio o crediamo a Dio?
Sia lodato Gesù Cristo.