Verso la comunione con Dio
26-10-2002
1) L'essere Catechista è uno stato di vita
2) Noi siamo il corpo di Cristo
3) Presenza di Gesù in vari modi
4) Presenza di Dio in noi, mistero di comunione
5) Gesù al Giordano: si realizza la piena incarnazione
6) Entrare nel mistero della Chiesa
7) Ontologicamente figli di Dio
8) Servi o collaboratori di Dio?
9) La santità
10) Catechisti qualificati
11) Relazione affettiva con Dio
12) Itinerario spirituale verso la confidenza con Dio
13) Legame Bambino-Gesù
14) Composizione di luogo
15) Non immedesimarsi mai con Gesù
16) È bene che Dio castighi
Ed eccoci nuovamente al nostro momento di riflessione su questi spunti che ci sono offerti.
Riprendiamo da dove abbiamo lasciato la volta scorsa, il cristiano è un Catechista, ed andiamo un po' avanti.
Abbiamo visto molteplici aspetti del significato dell'essere cristiano e diventa sempre più evidente, per chiunque si soffermi un attimo a riflettere, come la vita di un cristiano non può essere una vita subita; essere cristiano significa in un qualche modo essere attivi e la ragione è molto semplice.
Perché se noi veramente in qualche modo accettiamo, condividiamo, crediamo e viviamo il mistero della Chiesa non possiamo che essere delle persone attive, cioè delle persone che, in qualche modo, si fanno protagoniste dell'annuncio evangelico.
L'essere Catechisti è uno stato di vita, non è un'opera che si compie.
Certo sembra quasi di parlare di utopie, perché sembra qualcosa talmente lontana dalla realtà.
Ma sta di fatto che noi non possiamo abbassare il tono della riflessione, perché la pratica o la prassi non è esattamente quello che dovrebbe essere.
La verità è però che ogni battezzato riceve in sé il compito che Gesù ha dato ai discepoli: "Andate e annunziate".
Ci sono modalità diverse, tempi diversi ma in ogni caso questa prerogativa, questo comando che il Signore ha dato non è stato smentito da nessun altro.
Il cristiano è per sua natura un Catechista.
Certamente, qui nei nostri corsi abbiamo dei modi concreti per vedere come fare il catechismo, mi sta molto bene, ma qui non si tratta di come farlo, bensì quando e dove farlo.
La risposta è: sempre, ovunque.
Dunque dicevo, il Mistero della Chiesa è tutto sommato un mistero molto semplice, la Chiesa è il Corpo di Cristo.
In modo ancora più scarno, ancora più forte, se volete, possiamo dire che la Chiesa è Gesù Cristo e tu sei in Gesù Cristo per Gesù Cristo con Gesù Cristo, una sola cosa in virtù del Battesimo che hai ricevuto.
Allora forse in questo istante, ci si aprono gli occhi sull'orizzonte teologico e ci rendiamo conto di come sia ancora lontano, lo dico piano forse anche da noi, l'idea di pensare che noi siamo Gesù Cristo.
È il mistero eucaristico, è il mistero della presenza di Dio, è quel mistero che faceva esultare San Paolo quando diceva : "Non sono più io che vivo, ma è Cristo che vive in me".
Beninteso, questo è il filone è la direzione di marcia che noi stiamo portando avanti, non è una visione stravagante ed insolita, è semplicemente il mistero della Chiesa.
Gesù Cristo è il capo del Corpo che è la Chiesa, noi siamo le membra.
Non ho mai visto, una persona, che ha la testa di una persona ed il corpo di un'altra, solo nei film di fantascienza può accadere questo.
Se il nostro capo è Gesù Cristo, vuol dire che noi apparteniamo a lui come suo corpo, noi siamo lui.
In realtà il mistero della Chiesa, per dirlo in maniera molto semplice, è un po' il prolungamento della presenza di Gesù nei secoli, attraverso tutti i battezzati.
Voi sapete che la presenza di Gesù è assicurata in vari modi a tutta l'umanità:
Quindi il sacramento eucaristico è una delle presenze più evidenti e più misteriose, ma è una presenza reale.
Allora tutte queste presenze sono, non presenze diverse, sono presenze dell'unica realtà l'onnipotente Dio nella Persona del Verbo che si è fatto Uomo e che continua ad essere presente a noi in varie forme.
È presente nel sacramento del Battesimo, con il sacramento del Battesimo tu diventi Figlio di Dio, ma attenzione non un figlio di Dio, tu diventi il Figlio di Dio.
Perché tu sei battezzato, cioè immerso, il verbo greco di battezzare significa proprio immergere, tu sei immerso in tutto Dio, tutto Dio Padre, tutto Dio Figlio, tutto Dio Spirito Santo, è dentro di te questo è un mistero, sconvolgente.
L'Onnipotente, eterno, infinito, glorioso, maestoso, Signore dei secoli è completamente dentro di te nella tua limitatezza, nella tua piccolezza, nella tua fragilità, nella tua quotidianità; è presente l'onnipotenza non confusa con te, ma come un tuo interlocutore, come comunione di vita.
Spero di non parlare troppo difficile, perché qui devo proprio toccare degli argomenti un po' profondi, ma mi aspetto che se c'è qualche cosa di non molto chiaro voi mi chiediate qualche chiarimento.
La presenza di Dio dentro di noi non è una fusione, in cui non si distingua la nostra personalità dalla presenza di Dio, è invece un'esperienza di comunione profonda in cui io resto io e Dio resta Dio in una unità meravigliosa, misteriosa, perfetta che è quella che ci è assicurata dal Battesimo.
Vedete, è un po' il contraltare dell'incarnazione.
Per spiegare in modo molto semplice, questo non lo dimenticherete perché è molto semplice, Dio si fa uomo, completamente uomo, senza però smettere di essere completamente, totalmente, assolutamente Dio: questa è l'Incarnazione.
Nel Battesimo è l'uomo che viene deificato, dicono i Padri della Chiesa, senza smettere di essere veramente uomo.
Dunque c'è questo mistero della comunione, che si verifica dentro di noi, questa comunione dovrà produrre degli effetti nella nostra vita concreta.
Deve produrre degli effetti: questi effetti sono la nostra presa di coscienza di ciò che siamo.
È come se il Signore avesse detto a ciascuno di noi ricordati ciò che io ho fatto di te.
Tu non sei una creatura qualsiasi tu sei mio figlio.
Ricordatevi l'evento di Gesù al Giordano quando viene battezzato, si aprono i cieli e nel Nuovo Testamento è la prima volta che si ode la Voce di Dio Padre che dice: "Tu sei il mio figlio diletto, in te mi sono compiaciuto", solo tre volte si ode la Voce di Dio Padre nel Nuovo Testamento questa è la prima e che cosa era avvenuto, lo vedremo più avanti ma qui lo accenno solamente, che Gesù immergendosi nelle acque del Giordano aveva assunto su di se tutti gli uomini di tutti i tempi nella loro situazione concreta, quindi anche noi.
Dio Padre poteva manifestarsi prima che Gesù, si immergesse nel giordano invece l'ha fatto dopo, quando cioè Gesù ha assunto su di se nella pienezza l'intera umanità, quindi nel Giordano si è realizzata la piena incarnazione, il compimento dell'incarnazione.
Da quel momento poi inizierà la vita pubblica di Gesù, ma nel Giordano giunge al massimo il mistero dell'incarnazione.
Gesù prende su di sé gli uomini di tutti i tempi, di tutte le situazioni, di tutte le culture, nella loro situazione concreta, i santi e i peccatori, li prende tutti, e quando Dio Padre aprendo la finestra del paradiso si affaccia e dice: "Tu sei il mio figlio diletto" a chi l'ha detto?
L'ha detto a Gesù e a tutti noi.
Li era già presente il mistero della Chiesa.
Cristo è il capo della Chiesa e noi siamo le sue membra, quindi una unica realtà.
Essere parte del mistero della Chiesa, rendersi conto di che cosa significhi essere parte di questo mistero della Chiesa è molto di più che capire qualche cosa sul dogma della comunione dei Santi, è vero?
Non si tratta di essere un vaso comunicante, si tratta che tu non sei semplicemente un ministro, un ambasciatore di cose che non sono tue.
Il Regno dei Cieli è roba tua, il pensiero di Dio Padre non è il pensiero di Dio Padre, è il pensiero di mio Padre.
Non potrai dire di essere entrato nel mistero della Chiesa, finché non dirai "è il mio pensiero", è roba di famiglia, noi la pensiamo così, il Regno di Dio è casa nostra, il pensiero di Dio, il desiderio di Dio è il nostro pensiero, il nostro desiderio.
Faccio un esempio che spero sia felice.
Un amministratore del proprio patrimonio, di padre in figlio si tramanda questo patrimonio ed esso si accresce nella misura in cui il figlio apprezza ciò che ha ricevuto dal padre e ne è felice.
Non solo ne è felice, ma desidera accrescere questo patrimonio, aumentare il prestigio del casato, riuscite a comprendere quello che voglio dire.
Questo è il mistero della Chiesa, prefigurato benissimo dalla parabola del figliol prodigo.
Il primogenito è una interpellanza per tutti noi, in fondo lui non si è mai allontanato dall'ombra del campanile potremmo dire.
Il fatto è che lui non si sentiva parte di quella realtà, si sentiva solo servo di quella realtà.
Allora, tu sei cristiano battezzato, ti è chiesto probabilmente un servizio.
Ma tu segui questo servizio perché ti è stato chiesto, oppure ti stai rendendo conto chi sei tu veramente, e se tu sei il figlio di Dio si vede anche da cosa pensi di tutto il resto dell'umanità.
Perché il figlio di Dio prova compassione per le sue pecorelle, perché sono pecorelle senza pastore.
Se tu sei il Figlio di Dio lo sei , diciamo la parola difficile, ontologicamente cioè nell'essenza, tu lo sei perché Dio ti ha fatto così, non perché appartenga a te essere figlio di Dio.
Lui ti ha adottato, con lo spirito di adozione, dice la lettera ai Romani al capito 8.
Però tu lo sei, allora da parte di Dio tu sei figlio, ma da parte tua tu sei figlio o servo.
Sei burocrate, esecutore di un compito, ubbidiente ai comandi, o sei colui che collabora con il Padre, condivide con lui le aspirazioni, i successi e le sconfitte?
C'è confidenza tra te ed il Padre, c'è questo legame, come possiamo dire forte che ti costituisce in essere?
L'essere figlio è una relazione meravigliosa, a patto che ci sia una relazione con il Padre, diversamente farai solo l'esperienza del servo.
Dunque, sottolineo anche questa volta come sia importante, non solo per il Catechista, ma anche per il battezzato qualsiasi: bene voi siete Catechisti, dovete in qualche modo insegnare, aiutare gli altri a capire questa realtà, che l'essere Chiesa, l'essere cristiani non significa sottomettersi ad una legge, ubbidire a dei precetti, appartenere ad una Chiesa con delle strutture gerarchiche ecc., ma significa condividere una vita con l'Onnipotente.
È la stessa differenza che c'è tra la religione e la fede, ci può essere religione senza fede, ma per gli esseri umani non è possibile che ci sia una fede senza religione.
Affronteremo anche questo discorso andando avanti con la nostra riflessione.
"Mi ha fatto molto piacere che ha messo in rilievo il fatto che con Gesù si collabora, perché personalmente era nata un po' di confusione, perché in alcuni testi sovente mi sono trovata a leggere che si è servi.
Servo può essere inteso in molti modi, ma come lo intendiamo noi non è una cosa molto gratificante.
Mi ha lasciato sempre un attimino amareggiata, perplessa.
Il fatto che lei usi il termine "collaborazione", dà molto più entusiasmo.
Perché il servo nella nostra cultura, è qualche cosa di deteriore.
C'è molta confusione certe volte"
Ti ringrazio di questa sottolineatura, perché è la realtà; non è solo la tua difficoltà, ma è stata la difficoltà di molte persone che sentono per un soffio dello Spirito, che l'essere servi è troppo poco; d'altronde i Profeti lo dicono, è troppo poco che tu sia mio servo.
Quindi la volontà di Dio, non è quella di avere dei perfetti esecutori, ma di avere degli interlocutori, delle persone che condividono.
D'altronde per quale motivo Dio si è fatto uomo, se non per trascorrere tutta la sua vita con me?
Dicendo in parole semplici "mi sono fatto uomo per abitare con te e per stare con te tutti i giorni della tua vita, affinché tu possa stare con me tutto il resto dei tuoi giorni nell'altra vita".
In fondo il mistero dell'Incarnazione, si riduce in questa esperienza meravigliosa di comunione, che con una parola difficile, che se avessi detto questa parola all'inizio tutti vi sareste spaventati, si chiama santità.
Vedete che la santità non è qualche cosa di terrorizzante, la santità è un grado molto forte di comunione con il Signore.
Quando la comunione con il Signore diventa concreta, quotidiana, non è detto che tu debba camminare trenta centimetri da terra, perché ti innalzi.
Forse non avrai mai delle visioni, forse non moltiplicherai le castagne o le nocciole, come facevano alcuni grandi santi, ma non ti è chiesto di produrre dei segni stravaganti.
La santità consiste nell'essere separato da tutto ciò che non è Dio, da tutto ciò che a Dio non piace.
Anche questo è un discorso che affronteremo nel nostro itinerario.
Dunque, ricordatevi voi non fate i Catechisti, voi siete battezzati quindi siete figli.
Certo ci sono i figli degeneri, come ci sono nella società, ne abbiamo dei tristissimi esempi in queste ultime settimane.
Va bene ci sono queste situazioni aberranti, ma è chiaro che qui la Parola di Dio ci parla del figlio nel senso pieno del termine, cioè nel significato positivo.
Che cosa significa essere figlio?
Non vuol dire certamente essere tra quelli che si ribellano.
L'essere figlio nel senso biblico significa una consonanza perfetta, ciò che c'è in te c'è anche in me; quello che tu dici è quello che io penso ed è quello che io faccio, non perché lo subisco, ma perché lo voglio fare.
È una circonlocuzione ampia, ma voi sapete che è molto difficile esprimere alcuni concetti, alcune idee in modo tale che siano chiari ed è importante che voi li abbiate molto chiari, perché un giorno sarete chiamati a condividere questa visione, questa realtà, magari non con dei bambini, ma con delle persone che incontrare casualmente sul pullman o con una persona che viene da voi e si confida perché sta passando un periodo difficile, triste.
Voi siete a conoscenza di che cosa siete, voi sapete che cosa Dio ha fatto di quella persona.
Dunque se tu sei il figlio, non potrai agire che come agisce il figlio, che porta il lieto annunzio e che non ha bisogno di un mandato per portare il lieto annunzio.
Non ha bisogno di un incarico ufficiale per dire: "Ecco tu adesso parlerai del Padre, con amore di figlio".
Perché tu sei già il figlio, tutto di te deve traspirare, deve far brillare questa sua presenza, che ti fa essere così legato intimamente con il Signore.
Tutte queste sono delle splendide parole, siete d'accordo con me ?
Però bisogna trovare un sistema per concretizzarle, perché diversamente noi siamo tutti d'accordo sulle realtà.
Sappiamo molto bene, per esempio, dai fisici, secondo le ultime teorie, che esiste un super mondo, ma non ditemi come è fatto, perché nessuno sa che cosa sia un super mondo, neppure i Premi Nobel della fisica.
Stanno ancora studiando di che cosa si tratti.
Molto bene.
Allora che cosa significa: siamo tutti d'accordo che noi dobbiamo vivere questa comunione con il Signore?
Poi il bambino viene e ti dice: "Ma come si fa a vivere in questo modo?" e noi siamo spiazzati, è vero che può succedere?
Il Catechista, non è quello che conosce delle belle teorie, ma è colui che le vive in prima linea, e qui ci troviamo in questa parte: i Catechisti qualificati.
Qui si sta parlando dell'importanza dell'esperienza di Chiesa, ma se noi intendiamo l'esperienza di Chiesa non come una esperienza di appartenenza ad una struttura, ma ad appartenenza a Dio è tutta un'altra cosa.
Ricordatevi che le due cose non sono in lotta tra di loro: la struttura e la mistica sono la medesima cosa, non può esserci una visione strutturale della Chiesa se tu non hai un legame con Dio, è evidente.
Se tu hai un legame con Dio, se ti importa qualche cosa di Dio, se gli vuoi bene, perché lui ti vuole bene, allora tu ti comporterai in un certo modo, questo comportarsi in un certo modo costituisce la base per la struttura che è la vita della Chiesa, quindi l'appartenere ad una comunità che si esprime in certi modi, in certi tempi, in certi luoghi, ecc… non è niente altro che una conseguenza ovvia, normale di quello che significa avere un legame con Dio.
Cosa significa avere un legame con Dio e come instaurare un legame con Dio?
Quanti di voi stanno già operando nell'ambito della catechesi specialmente dei fanciulli, quanti di voi intenderanno farlo, certamente potranno essere avvantaggiati.
Perché nel dover introdurre le giovani generazioni a delle esperienze di questo genere, significa uscire da se stessi, entrare nella mentalità del bambino, per fargli intuire che cosa significhi avere una relazione con Dio.
Quindi chi opera nella catechesi a questo livello, praticamente è guidato per mano dallo Spirito Santo, per realizzare ciò che Gesù diceva a Nicodemo.
"Nicodemo se non tornerai come un bambino, non tornerai nel regno dei cieli".
Dunque al di là che noi possiamo conoscere molte teorie, molte parole difficili, che si riferiscono al cammino teologico, è molto importante che noi si incominci a vivere quello di cui si sta parlando, per esempio la comunione.
Allora come concretizzare questa comunione?
I catechismi aiutano in qualche modo il bambino a capire che Dio conosce il suo nome.
Una delle prime lezioni è: Dio conosce il tuo nome, e tutti fanno il solito cartellone, però questa non è un cartellone da fare è una realtà da vivere.
Cosa vuol dire che Dio conosce il tuo nome?
Non è il fatto che Lui sappia qualche cosa, è il fatto che Lui condivide la sua vita con te, è questo il fattore importante.
Allora tu devi sforzarti per aiutare le persone che sono intorno a te a creare questo legame, si chiama un legame affettivo con il Signore, si tratta di costruire una relazione affettiva con Dio, tutti sanno che Dio ci ama, siete d'accordo con me?
Poi la seconda parte è "tu ami Dio?"
E qui la risposta si fa più ardua, perché persino Pietro prima di ricevere lo Spirito Santo non fu capace di dire "ti amo" ma disse "ti voglio bene".
Allora si tratta veramente di camminare, di fare un itinerario spirituale che ci introduca a questa comunione, a questa confidenza con Dio.
E se per giungere a questa confidenza dobbiamo usare l'intelligenza, l'immaginazione, la fantasia, la creatività, la memoria, l'emozionalità, che sono tutte facoltà psichiche, le dobbiamo usare; d'altronde la psiche ce l'ha data Dio sì o no?
Allora utilizzerai la tua intelligenza per dire io voglio giungere ad avere una grande confidenza con Dio, voglio giungere a sentire gioia tutte le volte che sento parlare di Lui, come farò?
Aspetto che mi cada dall'alto la grazia come una grazia infusa o collaborerò con Dio affinché, quando vorrà mandarmi questo Spirito di confidenza, io sarò già pronto a riceverlo e quindi agirò in un modo simile al modo in cui si agisce quando si crea una amicizia sulla terra?
Dio è tuo amico, tu sei suo amico?
Come fare ad instaurare questa amicizia con Dio?
Prima cosa cercherò di parlargli, di incontrarlo, di raccontargli qualche cosa.
E poi sapendo che lui conosce tutto di me, questo raccontargli tutto di me non potrà essere fumo, ma sarà sostanza.
In concreto significa incontrare e raccontare a Dio qualche cosa di te, non importa mica che tu sappia che Lui sa già tutto, non è questa la cosa importante.
Non è il problema che Lui debba sapere qualche cosa, il problema e che tu cominci ad avere una relazione affettiva con lui.
Allora per avere questa relazione affettiva, userai dei sistemi che fanno funzionare il tuo organismo.
Tu funzioni in un certo modo perché tu sei un essere umano, tu non sei l'essere perfettissimo creatore e Signore del cielo e della terra, tu non sei Dio.
Quindi tu non puoi agire con te stesso come se tu fossi Dio.
Tu devi agire da persona umana, e la persona umana nelle relazioni affettive ha un certo tipo di itinerario.
Prima l'incontro, poi la conoscenza, poi la frequentazione, poi la confidenza, poi la fiducia infine l'abbandono è un itinerario del tutto normale.
Io ho potuto conoscere voi solamente perché vi ho incontrati.
Se no io me ne sto a Vestignè, voi ve ne state a Torino e non ci si vede mai, invece ci siamo incontrati; non ci interessa il modo in cui ci siamo incontrati, ci siamo incontrati.
Stiamo imparando a conoscerci, io non mi ricordo nessuno dei vostri nomi, ma voi lo sapete che questo è il mio punto debole.
Si impara a conoscerci, perché ci si sta frequentando.
Da questa frequentazione nasce un certo tipo di conoscenza reciproca, che sfocerà nella fiducia: mi fido di te, sono tranquillo, ti posso dare anche il portafoglio in mano, tanto è vuoto.
Fino al punto che, nella esperienza umana, si arriva anche all'abbandono reciproco, nell'esperienza della vocazione matrimoniale.
Due fidanzati si incontrano, si conoscono, si frequentano, si fidano, si abbandonano l'uno all'altro nel sacramento del matrimonio.
Questo è l'itinerario, perché con Dio dovrebbe essere una cosa diversa?
Può Dio dire vi faccio essere degli esseri umani, che però non dovete agire da umani, ma allora cosa siamo degli U.F.O.?
Dobbiamo agire da esseri umani sia tra di noi, sia con Dio.
Non significa mancargli di rispetto, significa costruire una relazione affettiva.
Sappiamo che da parte di Dio siamo avvolti, immersi nel suo amore, il problema è se attiviamo le nostre capacità per ricevere questo amore.
Perché che noi siamo immersi nell'amore di Dio è un fatto che nessuno può smentire, ma se ti faccio quest'altra domanda mi piacerebbe sentire le risposte: tu l'hai mai sentito questo amore di Dio?
Lo sai che esiste, ma l'hai mai provato?
Tu ti senti amato da Dio, tu sai che Dio ti conosce e sa qualunque cosa di te?
Questo che cosa fa: ti fa paura, ti fa timore o ti dà sicurezza e pace?
Ossia di Dio hai ancora timore o hai confidenza?
Allora se scopri che l'itinerario deve ancora iniziare, molto bene, comincia a creare un legame affettivo con il tuo Dio.
Come ?
Come fanno i bambini, quanti di voi hanno avuto dei bambini piccoli ?
Magari li avete ancora?
Quanto ha ?
"La piccola fa due anni a Natale"
Molto bene, è proprio nell'età meravigliosa, le parli di Gesù ?
Cosa le racconti di Gesù ?
"Che lui le vuole bene, come mamma, papà".
Tanto per intuire su quale linea possiamo muoverci per creare questo legame, provate a fare l'esperienza, che con i bambini si può fare, di raccontare le storie di Gesù.
Che cosa faceva Gesù quando aveva due anni, avrà fatto delle cose strane ? No.
Qualunque cosa voi raccontiate di Gesù, anche se non è scritta nel Vangelo, può essere verosimile.
Giusto? Facendo in questo modo, che cosa succede nella mente del bambino?
Provate a mettervi nella sua mente.
Prende confidenza, non solo, lo vede, il bambino vede Gesù.
Se tu vai in Chiesa , e dici guarda che c'è Gesù, guarda che Gesù è seduto vicino a te, lui è certo che lì c'è; è vero o non è vero?
Questo è un tipo di fiducia, che è naturale nel bambino.
Il bambino è una tavola bianca, su cui bisogna ancora scrivere.
Tutto quello che noi gli si dà, lui lo riceve e lo dà come un dato di fatto.
Allora dovrebbe esserci dentro di noi una semplicità tale non da essere creduloni, ma da riuscire a vedere Gesù.
Quando tu leggi un brano del Vangelo tu non stai leggendo un brano del Vangelo, tu ti trovi in Palestina, in quel tempo.
Ad un certo momento i tuoi occhi dello spirito devono vedere intorno a te le case della Palestina, con quei tetti, quelle semi cupole.
Tu non ti trovi più a Torino nel 2002, tu sei a Gerusalemme, a Cafarnao vedi il lago di Genezzaret davanti a te, addirittura senti il rumore dei grilli e delle cicale a mezzogiorno quando Zaccheo era salito sull'albero.
E se tu guardi per terra, vedi che i tuoi piedi sono tutti pieni di polvere, perché le strade non erano asfaltate; e vedi che è tutto secco, vedi i ciottoli, magari senti gli odori forti di quelle spezie e di quelle essenze che crescono un quei luoghi.
Se guardi intorno a te, vedi le persone che sono vestite nella moda del tempo.
Ed ad un certo momento vedi lontano un gruppo di persone con uno in mezzo che tutti gli altri cercano di ascoltare, e vai a sentire chi è.
Ti accorgi che è Gesù che sta parlando di queste cose.
E ti accorgi che tu non sei uno che sta leggendo una storia, ma tu sei un attore di quella storia, tu sei lì presente.
Questo significa che quello che Gesù sta dicendo a quelle persone, lo sta dicendo a te.
Magari tu sei il protagonista di quella storia, cioè magari tu sei Zaccheo magari tu hai faticato per salire sul sicomoro e adesso ti godi un po' di freschetto, magari vedi che Gesù viene proprio da questa parte e dici "no, no, … non venire che poi si accorgono che io sono sull'albero".
Ecco questo è uno dei modi per creare un certo tipo di confidenza, di presenza del Signore.
Non è una cosa nuova, non è una cosa che ho inventato io.
Si chiama composizione di luogo, spiritualità ignaziana.
Ignazio la usa negli esercizi spirituali in un certo modo, ma la si può applicare alla lettura del Testo Sacro nello stesso medesimo modo.
Quando tu vedi con gli occhi dello spirito ciò che stai leggendo, allora cominci ad avere una presenza di Dio che comincia a diventare diversa.
Poi Gesù viene a pranzo a casa tua perché tu sei Zaccheo, cosa gli avrai preparato?
La vedi la tavola preparata, le stuoie, le ciotole con le olive chi sa quali altre cose, magari dei pesci, del pane, vedi tutto questo?
Vedi il lucernario d'ottone, di bronzo, perché l'ottone non esisteva, lo vedi appeso al soffitto, le travi del soffitto della tua casa, i servi che vengono con la bacinella per lavarti i piedi, tu vedi tutto?
Sono cose che sono successe, perché Gesù andò da Zaccheo.
E quando sei lì a tavola che cosa ti avrà detto Zaccheo?
Forse che cosa ti avrà detto Gesù?
Forse ti avrà solo guardato, li hai visti gli occhi di Gesù che ti guardano, tu sei Zaccheo ?
E quando Gesù ti guarda, tu come fai ad essere come prima.
Oppure Gesù avrà detto qualche cosa a Zaccheo, che cosa avrà detto?
Nel tuo caso, dirà delle cose che si riferiscono a te.
In questo modo si crea sicuramente un legame fortissimo.
Come il bambino crede quando tu gli dici "guarda che li c'è Gesù" e quando saluta un quadro della Madonna, non saluta un quadro, ma saluta proprio la Madonna.
Allora, bisogna che noi si esca un po' dalla iper-razionalizzazione in cui siamo caduti ed entriamo un po' in un rapporto di persone.
Perché Dio non è un entità, Dio è una persona.
Quindi va trattato da persona, da essere a cui tu dici "tu" e lui ti dice "tu".
Ecco allora tutto questo itinerario, questo può essere un modo.
Ricordatemi che la volta prossima, cercherò di parlavi dell'importanza del telefono spirituale.
"Volevo fare una domanda.
Quando si raccontano gli episodi di Gesù, perché non ci si immedesima mai in Cristo.
Ad esempio quando Pietro ha tradito Gesù, dire che noi siamo Cristo, ma diciamo che io mi sono comportato come Pietro. Come mai?"
E più facile sentirsi in colpa, solo perché non siamo abituati.
Guarda che i bambini si identificano con Gesù, molto più facilmente che non gli adulti.
Sono più semplici.
Sta a voi creare in loro questo tipo di confidenza, non ci riuscirete finché non l'avrete creata in voi.
Potrà essere una fatica più o meno grande, ma non esiste gioia più grande dell'essere giunti ad un certo tipo di confidenza con il Signore.
La confidenza con il Signore non è giudizio, ma è confidenza.
"Però abbiamo una tendenza ad essere Pietro"
Per questo il Signore dice: "Io non ho dato a nessuno il permesso di giudicare" neanche a te stesso.
Vi stupite che Dio possa castigare? "No".
E giusto che Dio castighi, secondo voi Dio castiga?
"Secondo me, no".
Mi dispiace sbagli.
E ti dico perché.
Il castigo è dato in vista di una conversione.
Se tu non castighi, vuol dire che tu non vuoi la conversione di quella persona.
L'inferno non è il castigo di Dio, è la conseguenza delle tue scelte: finché siamo in questa vita, Dio ci può anche castigare, perché dice "Se ti castigo dopo capisci la questione e non vai a finire all'inferno, ma se dico che va tutto bene, tu diventi tonto, non capisci più niente e alla fine della tua vita te ne vai all'inferno".
Quindi attenzione, è bene parlare di castigo di Dio, non è sbagliato teologicamente, perché fa parte di una pedagogia.
Sia Lodato Gesù Cristo.