La preparazione dei catechisti

11-1-2002

Don Mauro Agreste

Indice

1) È un itinerario di preparazione ad un servizio del corpo di Cristo 2) Il catechista è pronto quando è santo - La santità
3) L'umiltà, la falsa umiltà e l'orgoglio
4) Il carisma del discernimento degli spiriti
5) Trasmettere la vita di Dio con la propria vita
6) Spiegare l'esempio che si dà
7) Spiegare il segno della croce
8) Le verità di fede vanno credute e contemplate
9) La difficoltà di credervi
10) Comprenderemo quando saremo al cospetto di Dio

1) È un itinerario di preparazione ad un servizio del corpo di Cristo

La preparazione del catechista dipende da molti fattori.

Quando si può dire che un catechista è preparato?

Vi do una risposta che non è una risposta: quando è santo.

Allora forse vale la pena che noi come tante altre volte ci soffermiamo a riflettere proprio su questo aspetto: che camminare in questo itinerario di servizio alla Chiesa del Signore, nella catechesi, non è semplicemente un servizio, è proprio un itinerario spirituale, un cammino di vita.

Per dirla in maniera semplice, un modo esplicito di vivere il proprio cristianesimo; è una vocazione, è una vocazione che vi è stata data in qualche modo e che vi sta per essere riconosciuta.

Perché è chiaro che tutto il periodo di preparazione che voi state affrontando, vi pone nella Chiesa come delle persone che si mettono al servizio del corpo di Cristo.

Perché questa è la vocazione che abbiamo ricevuto.

Cioè non è semplicemente un corso di catechismo, nel quale affrontiamo diverse tematiche per la nostra cultura religiosa, questo corso è finalizzato alla preparazione di un certo tipo di servizio.

Come il missionario va alcuni mesi prima nella zona per imparare la lingua, non sta ancora facendo nulla da missionario, però si sta preparando ad esserlo.

Dunque la stessa cosa è quello che sta accadendo a noi; il catechista non è un lavoro, non è un compito, è uno stato di vita.

Per questo il catechista viene posto solitamente come esempio.

Il catechista è l'esempio del cristiano maturo, del cristiano ben riuscito, del cristiano che, in ogni occasione, sa vivere con una mentalità cristianaogni esperienza della vita.

2) Il catechista è pronto quando è santo - La santità

Allora, essere Catechisti, voi capite, non si tratta semplicemente di fare determinate cose, come abbiamo già detto molte volte, ma si tratta proprio di essere, essere in un determinato modo.

Qui ci sono alcune caratteristiche, io le ho riassunte tutte dicendo il catechista è pronto quando è santo.

Intanto vorrei fare questa piccola riflessione con voi: quand'è che una persona si sente santa?

Quando non lo è; quando una persona non è santa, state sicuri che si sente santa, quando una persona è veramente sulla strada della santità si accorge di una miriade infinita di difetti, di peccati, di debolezze, di indegnità per cui quella persona è sicuro che non si sente santa.

Non crederete mica che il Cottolengo, quando era vivo pensasse di essere santo?

Pensava di essere santo?

( Una partecipante al corso riferisce che fino all'ultimo giorno diceva che si doveva convertire! ).

Quindi vedete un indice dell'autentica santità è quello di non pensare mai di essere santi.

3) L'umiltà, la falsa umiltà e l'orgoglio

In linea di principio generale potrebbe essere un cammino, però potrebbe anche essere una tentazione, una tentazione fatta apposta per impedire ad una persona di svolgere un determinato compito per il quale il Signore invece l'ha chiamata.

Se tu fossi il diavolo e vedessi una persona che ha ricevuto da Dio diversi doni, in più l'ha chiamata ad essere catechista, che cosa faresti tu a quella persona purché non si metta a fare catechismo?

Cominceresti a riempirle la testa dicendo: ma no, tu non sei capace, sei indegna, non sei buona, non sai mettere una parola dietro l'altra, ma poi la tua vita, qui e là, su e giù: il senso di colpa.

Allora bisogna essere in grado di fare discernimento tra l'umiltà e il senso di colpa.

Il senso di colpa ti impedisce di esprimere te stesso e ti fa sentire sempre giudicato e controllato, oppresso.

In senso generale si potrebbe definire un senso di oppressione, un senso di prigionia, di non-libertà.

Il senso di peccato, invece, è quel senso che ti permette di guardare il volto di Cristo, di guardare il Cristo Crocifisso e di non sentirti spaventato o giudicato da Lui bensì amato e perdonato, pronto a ricevere la sua misericordia.

Quindi sappiatelo per voi stessi, ma sappiatelo anche per le persone che un giorno dovreste incoraggiare in qualche modo, che generalmente è un itinerario normale per tutti.

Ossia una persona si vuole mettere al servizio del Signore, con tanta buona volontà, ma poi il nemico di Dio viene per trasformare l'umiltà in una falsa umiltà e far crescere l'orgoglio, quella specie di orgoglio che ti blocca nelle tue azioni; l'orgoglio di non voler fare brutta figura, l'orgoglio di non voler dire una parola per paura di essere giudicati, dal tipo di italiano che sto usando per esempio.

È una cosa che anche qui dovremmo cercare un po' di distruggere.

Per esempio, vi ricordate quando abbiamo tentato di fare qualche preghiera spontanea?

Mai il silenzio fu più eloquente di quella volta. Perché?

Il timore che gli altri sentano quello che io ho nel cuore, il timore che gli altri giudichino se i miei congiuntivi sono tutti giusti, oppure se invece di un congiuntivo ho usato un condizionale?

Attenzione! Vedete che si fa riferimento alla cornice e ci si dimentica del quadro.

Nessuno compera un quadro perché ha una bella cornice!

Tutti comprano il quadro e se vogliono mettono una bella cornice, mi sono spiegato?

4) Il carisma del discernimento degli spiriti

Quindi imparare a discernere quelli che sono i nostri movimenti interiori, ci sono alcune cose che provengono da noi dalla nostra umanità e quindi dalla nostra psiche, dal nostro carattere, dalle nostre abitudini, dalla nostra educazione, dalla cultura in cui siamo inseriti, dal tempo in cui viviamo.

Altre cose invece che vengono a noi proprio sotto forma di tentazione

 Come catechisti cercate di coltivare questo che è il carisma del discernimento degli spiriti, che significa fare un controllo.

Controllate, se quello che accade dentro di voi è qualche cosa che vi opprime, non può venire da Dio.

Se invece è una cosa che vi continua a mantenere un senso di relazione con il Signore e vi lascia nell'umiltà, cioè non vi fa allontanare da qualsiasi servizio che il Signore ti voglia chiedere, allora è semplicemente una mozione tua interiore, che va superata chiaramente con l'esercizio della vera umiltà.

Allora attenzione: l'umiltà proviene da Dio e ti lascia libero, l'umiliazione viene dall'orgoglio e ti rende prigioniero.

Ho risposto alla tua domanda? Bene.

5) Trasmettere la vita di Dio con la propria vita

Allora la santità, dicevo, è una prerogativa importante per ogni cristiano che si mette al servizio di Dio, nella sua Chiesa.

Principalmente il catechista, perché il catechista raffigura ed incarna proprio quella tipologia di cristiano ben riuscito.

Non è solo il cristiano che non fa male a una mosca, non è quello che non fa dei peccati.

Il cristiano è quello che fa del bene, cioè è proprio un cambiamento sostanziale del modo di vedere le cose: dal non fare nulla di male al fare qualche cosa di bene.

Molte persone identificano una vita buona semplicemente con una vita in cui mancano gli elementi di cattiveria, di malizia ecc.

È già un grande traguardo, ma non è sufficiente.

Se io metto un albero di mele in un giardino, non mi è sufficiente che faccia tante foglie, desidero che faccia dei fiori e che produca dei frutti: Gesù, vi ricordate, aveva parlato dell'albero dei fichi.

Se questo albero di fichi mi produce solo foglie, è inutile.

Ricordo che in un'omelia, quando ero bambino, il sacerdote aveva raccontato un fatto simile.

Nel proprio giardino aveva un albero di noci che non produceva più frutti, allora il contadino si arrabbiò molto e, nell'impeto della sua furia, voleva proprio distruggere questo albero, fatto sta che gli diede un sacco di botte con un bastone.

L'anno dopo aveva tante di quelle noci che … l'albero aveva capito la lezione.

Ricordatevi che il cristiano, se dovessimo paragonarlo ad un albero, non si riconosce dalle foglie, come generalmente si fa in botanica, ma lo si riconosce dai frutti, per cui è molto importante che questa sia una mentalità che in qualche modo deve instaurarsi.

È troppo poco pensare che il buon cristiano è quello che ubbidisce alle leggi di Dio, perché si dimentica che l'ultima legge che Dio ha lasciato ai suoi discepoli è: "Andate ed evangelizzate e insegnate a tutte le genti ciò che io vi ho insegnato".

Dice poi agli apostoli: "Battezzateli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo".

Dunque non dimentichiamoci che l'ultima legge proclamata dal Signore nel Nuovo Testamento è proprio una legge che ci impegna a fare i pastori.

Voi vi state preparando a essere pastori, perché essere catechisti significa essere pastori, avere cura delle pecorelle.

Queste pecorelle devono conoscere il Signore, devono conoscere la sua storia, i suoi insegnamenti, devono in qualche modo avvicinarsi a Lui con un cuore leggero, con uno senso di affiatamento e di affetto.

Ebbene il Catechista, se non si occupa di questa dimensione, ecco non è che stia facendo proprio bene!

Naturalmente non è che si possa dire è facile, è tutto meno che facile, soprattutto nella mentalità di questi tempi in cui i ragazzi, i bambini, ma anche i giovani e gli adulti non sono inclini alla riflessione e a pensare a questa persona così viva, così presente che è il Signore.

Dunque per questo il vero catechista è il santo e il santo è in ogni caso un autentico Catechista, perché trasmette la vita di Dio con la propria vita.

6) Spiegare l'esempio che si dà

Allora il catechista è colui che trasmette la vita di Dio, con le parole e con le opere, cioè con la propria vita.

Non solo con le opere, senza dire nulla e neanche solo con le parole, senza fare nulla.

Stiamo attenti a non soffermarci.

Ah, basta l'esempio poi capiranno; forse una volta, quando avevano una coscienza un po' più sensibile, si accorgevano di certe cose.

Oggigiorno non è più sufficiente dare l'esempio, è necessario anche spiegare al momento opportuno l'esempio che si è dato, va bene?

Il catechista è preparato quando conosce sufficientemente bene il messaggio e le verità che deve annunciare.

Sarebbe una cosa interessante se voi provaste a riflettere a quante verità siete giunti nella riflessione, per esempio, sul Credo, che è la professione di fede.

Mi pare che state facendo questo studio sul Credo, no?

Credo in un solo Dio, allora sei capace di dire qualcosa su quest'affermazione?

Padre qui c'è un'altra affermazione, Onnipotente un'altra affermazione, Creatore del cielo e della terra.

Il cielo e la terra non sono l'universo, sono le cose materiali.

Quindi l'universo è il cielo, tutto ciò che riguarda il mondo dell'aldilà.

Su queste brevi affermazioni, tu sei già in grado di dare qualche spiegazione a qualcuno?

Questo significa conoscere sufficientemente il messaggio e le verità che debbono essere annunciate.

7) Spiegare il segno della croce

Sapete spiegare il segno della croce ai vostri bambini? Che cosa significa?

Ci sono i due misteri principali della fede racchiusi in questo segno della croce: unità trinità di Dio, passione morte e risurrezione di nostro Signore Gesù Cristo.

Tutti raffigurati dal segno della croce.

Il segno della croce non è un segno scaramantico, il segno della croce non va fatto formato francobollo, perché rappresenta dei misteri.

Dunque sei in grado di trasmettere l'insegnamento di questi gesti?

Allora questo vuol dire che ti stai preparando a conoscere il messaggio che devi trasmettere.

Sì perché ci sono delle cose che devono essere conosciute dalla mente, non tutto va conosciuto per esperienza, qualcosa va anche imparato, perché ha un significato importante.

Io posso vedere un'ostia bianca lì sull'altare, magari mi può dire niente, invece se so che il mistero mi parla di una presenza reale e misteriosa di Dio, allora certo che io accolgo questo mistero in un altro modo, perché c'è la partecipazione della mia mente.

8) Le verità di fede vanno credute e contemplate

La Chiesa insegna determinate cose che, però, non sono proclamate con quella convinzione, perché chi le sta proclamando non ci crede abbastanza, non ne è convinto.

Attenzione! Le verità di fede non dipendono dal tuo gusto personale o dalla tua capacità di comprendere, sono, come dice la parola, verità di fede, cioè verità che tu non puoi illuderti di poter comprendere nella loro pienezza e spiegare in tutta la loro estensione.

Le verità di fede sono una verità talmente grande che tu non puoi fare a meno di contemplarla, forse non puoi capirla, perché è troppo grande per la tua piccola testa.

Ricordatevi dell'aneddoto di sant'Agostino che tentava di capire la Trinità e nelle sue elucubrazioni si ritrovò a passeggiare sulla spiaggia dove un bambino con una conchiglia stava scavando un buco.

Sant'Agostino, per rilassarsi nelle sue riflessioni, si sedette su un tronco a veder che cosa faceva il bambino e vide che questo bambino con la conchiglia, perché allora non esistevano secchiello e paletta, correva verso il mare, riempiva la conchiglia di acqua e la metteva nella buca.

Faceva questo per molte volte e allora Agostino, dall'alto della sua sapienza, intenerito per l'ignoranza del bambino chiese: "Ma che cosa fai? - Non vedi, voglio mettere tutta l'acqua del mare in questa buca".

E allora Agostino nella sua paternalità: "Ma no, non vedi che l'acqua del mare è più grande, non ci può stare in questa buca?".

E il bambino, fissando lo sguardo di Agostino, gli disse: "E tu, Agostino, come pretendi di mettere nella tua piccola testa tutto il mistero di Dio?".

Il bambino disparve e Agostino capì che era un inviato del Signore per fargli capire che certe verità non possono essere comprese ma possono essere contemplate.

Allora le verità di fede ci vengono proposte dalla Chiesa, la quale non se l'è inventate queste verità di fede, ma le ha ricevute in dono dalla Rivelazione.

Bene per noi non tutto può essere spiegato, però è una realtà che esiste e non dipende dalla nostra capacità di intendere o di volere il fatto che esista quella realtà.

Volete un esempio? Il problema del male, chi mi sa spiegare perché esiste il male?

Nessuno, neanche i più grandi teologi.

Anche i più grandi teologi, a riguardo del male, dicono che è un mistero, misterium iniquitatis.

Quindi è da secoli che si dice così, c'è addirittura l'espressione latina che lo conferma: misterium iniquitatis, il mistero della cattiveria, il mistero del male.

Effettivamente, se ci soffermiamo a riflettere per la nostra piccola mente, è incomprensibile come, per esempio, Lucifero, vedendo Dio tutto il giorno e parlando con Lui direttamente, ma come ha fatto a ribellarsi a Lui?

Voi riuscite a capirlo? Eppure è accaduto, è un qualche cosa che non dipende dalla nostra capacità di capire, è un fatto che è avvenuto e basta!

Nella Bibbia si parla di questa realtà.

Non dipende dal mio gusto personale o dall'epoca in cui vivo dire che è una cosa vera o che non è una cosa vera.

E' una verità di fede e basta!

Nessuno di noi ha visto Gesù che risorgeva, ma questa è una verità di fede, cioè non una verità falsa, è una verità che fa parte del mondo della fede.

E nel mondo della fede la dimensione preponderante è quella spirituale, non è la lunghezza, l'altezza, la profondità, ma è la verità spirituale, cioè basata sulla stessa esistenza di Dio.

Dunque la verità di fede ha degli altri parametri, che non sono quelli della verità scientifica.

Non dimenticate che noi siamo figli del nostro tempo, un tempo in cui siamo fortemente condizionati dall'Illuminismo, pensate prima ancora dalla Rivoluzione Francese.

Quindi tutte le compilazioni della varie enciclopedie erano proprio la scoperta del metodo scientifico, che era avvenuto con Galileo Galilei.

Quindi con l'esperimento noi possiamo conoscere la verità delle cose che ci circondano.

Mi sta tanto bene per le realtà visibili, ma per le realtà invisibili, che non sono i quark e i quantum, perché quelli fanno ancora parte della fisica, le realtà invisibili sono tutto ciò che c'è al di là di questo mondo.

Voi capite che il metodo scientifico della misurazione ha poco a che fare.

Dio non lo si sperimenta, nel senso che lo si misura o lo si quantifica, Dio lo si sperimenta perché si ha una relazione con Lui, cioè ci si espone a Lui, si apre il nostro cuore a questa immensità di cui non si conoscono i limiti.

Mi sto spiegando o è troppo complesso il discorso?

9) La difficoltà di credervi

Quindi, attenzione, le verità di fede sono le verità di fede, debbono essere credute.

Fai fatica a crederle? Bene, meno male che te ne accorgi!

Così almeno avrai la possibilità, se sei onesto con te stesso, se vuoi bene a te stesso, se veramente vuoi il bene della tua anima, allora meno male che ti accorgi che forse ci sono delle cose che tu fai difficoltà a credere, così almeno ti darai da fare e andrai a cercare una persona con cui parlare di queste cose.

Naturalmente una persona che abbia fede, perché se tu ne vai a parlare con uno scienziato qualsiasi, vorrei vedere che cosa ti viene a dire!

Allora, a un certo momento devi cercare la persona spirituale, che ti aiuti a comprendere i dubbi che tu puoi avere.

Non è pensabile che tutto sia assolutamente chiaro per ciascuno di noi, però è necessario conoscere che ci sono delle verità che non dipendono dalla nostra capacità.

Quindi potete, per esempio, per voi stessi, anche la prossima volta, portare un foglietto dove potete elencare alcune verità di fede che vi vengono in mente, tra queste verità di fede potrete anche mettere delle verità di fede a cui fate fatica, a credere non lo so, dei dogmi, altre cose.

Dovete però diventare consapevoli se ci sono, se no succede come quei sacerdoti che non accettano completamente tutto quello che è scritto nella Bibbia e predicano un Vangelo che non è quello di Cristo, mettendo le persone in una situazione spaventosa.

Che dire di quei sacerdoti che dal pulpito si ostinano ad affermare che il diavolo non esiste e dicono che il male è dentro di noi?

Significa dire che tu sei il male, ma ti rendi conto del male che tu fai a quel fedele che si sente dire che tutto il male che fa proviene proprio dalla propria cattiveria?

Vuol dire che se quella persona sta passando un periodo triste, cade in una depressione tale che si butta giù dalla finestra.

Perché? Perché tu non hai predicato il Vangelo di Cristo, hai predicato il tuo personale Vangelo, frutto delle tue elucubrazioni distorte. Capite com'è la questione.

10) Comprenderemo quando saremo al cospetto di Dio

Quindi le verità di fede portano liberazione, le verità umane no, perché non sono onnicomprensive, non sono eterne, non sono infinite.

La verità di fede non è comprensibile fino in fondo se non quando noi saremo al cospetto di Dio e lo vedremo così come egli è.

Dice Giobbe: "I miei occhi lo vedranno così com'è veramente".

Mi sta tanto bene, però ,sia detto per inciso, non è che io appena vedrò Dio avrò capito Dio; sarà necessaria tutta l'eternità per entrate in una comprensione di Dio, perché Dio è eterno ed è infinito.

Questo vuol dire che per conoscere veramente Dio noi abbiamo bisogno "di un tempo infinito".

Quindi è un tempo in cui io contemplo Dio per tutta l'eternità, è un tempo dinamico, un tempo in cui la comunione con Dio diventa di giorno in giorno più profonda, più ampia, più grande.

E dunque la conoscenza di Dio, che è diversa dalla nostra conoscenza intellettuale, ma è una conoscenza di tipo esperienziale di comunione, diventa "di giorno in giorno più ampia" (tra virgolette perché in Paradiso non c'è il giorno e la notte).

C'è un fluire del tempo che è diverso dal nostro, perché Gesù Cristo risorgendo si è portato con sé anche il tempo.

Quindi il tempo nell'aldilà c'è, ma non chiedetemi come funziona, perché funziona in un modo diverso.

Il tempo è inserito nella gloria dell'eternità, quindi è il tempo, ma il tempo redento, va bene?

Sia lodato Gesù Cristo.