La croce cammino di felicità
1-3-2003
Il tema di questa riflessione è: "La croce cammino di felicità".
Non è un titolo entusiasmante per chi non ne comprende bene il significato, infatti c'è qualcuno tra noi, carissimi, che non abbia delle difficoltà, o che sia contento delle sue difficoltà?
La croce è davvero un mistero sconvolgente dell'azione di Dio a favore degli uomini, insieme con gli uomini.
1) L'insegnamento che deriva dalla forma della croce
2) La vera e solida spiritualità è fatta di virtù
3) Essere realisti nei confronti di se stessi
4) Trafficare, incrementare i talenti ricevuti
5) Riconoscere i talenti che il Signore ci ha dato
6) Cosa intendere per croce
7) Respingere ciò che rimane della spiritualità giansenista
8) Ciò in cui consiste la felicità della croce
9) Offrire a Gesù le proprie croci e lasciarsi guarire da Lui
10) Il concreto cammino di felicità nella croce
11) La tattica di Lucifero
12) Le correzioni di mamma Margherita
13) Imparare ad accettare se stessi
14) Camminare dietro a Gesù accettando tutto ciò che fa parte della vita umana
Cominciamo a considerare la croce dal punto di vista semplicemente grafico: la croce è composta da due pali, uno verticale e uno orizzontale; già in questo c'è un modo per intuire che questo segno è un segno importante, come se ci fosse l'incidenza tra il cielo e la terra.
Non è possibile che ci sia una dimensione orizzontale senza che prima ci sia quella verticale, e mi spiego, non è possibile che il palo orizzontale stia su da solo senza che ci sia il palo verticale ben piantato a terra.
Questo evoca in noi delle immagini: per costruire qualcosa che sia veramente duraturo è necessario prima di tutto coltivare quelle che sono le capacità umane: i talenti, ossia occorre essere ben piantati a terra senza appartenere alla terra, occorre essere delle persone in ogni caso equilibrate, delle persone che vivono nel mondo ma che non sono del mondo, come Gesù è vissuto nel mondo ma non era del mondo;
Gesù ha usato tutte le opportunità che gli venivano offerte, ma da queste opportunità lui ha trovato tutto ciò che era necessario e possibile fare per trasformare queste opportunità umane in un incontro speciale con il Padre.
Il catechista è, dunque, come abbiamo visto in tante occasioni, una persona ben piantata a terra, ben radicata, non ci può essere una autentica spiritualità se non siamo veramente equilibrati.
La spiritualità vera e solida, è fatta di virtù quindi della grazia dello Spirito Santo che abita dentro di noi e ci spinge ad agire in un modo giusto cioè come Dio ha pensato che noi dovessimo vivere, quello è il modo giusto degli uomini di vivere; quindi essere uomini giusti significa vivere nel mondo secondo gli insegnamenti di Dio.
Allora tutte le tue doti umane, le tue facoltà tutte le tue capacità non sono in contrapposizione con una autentica spiritualità.
La spiritualità cristiana non disprezza tutto quello che è il corpo e tutte quelle che sono le attività dell'uomo anzi probabilmente è l'unica esperienza in cui tutto ciò che fa parte della vita umana viene fortemente valorizzato, fortemente incrementato.
Questi valori della persona umana e la loro dignità sono da considerarsi veramente fondamentali per ogni vita cristiana, però stiamo attenti di non cadere nell'eccesso opposto, cioè di valorizzare esclusivamente questi valori umani fondamentali ignorando che sono un punto di partenza.
Come catechista tu devi curare te stesso, tutte quelle che sono le tue qualità umane ma non semplicemente perché tu possa essere una persona all'avanguardia, una persona brillante, spumeggiante ma perché tutto quello che fa parte della tua natura possa essere utilizzato e corroborato dalla grazia di Dio.
Forse ricorderete , perché l'ho detto alcune volte, che la grazia di Dio si appoggia sulla natura.
Lo Spirito Santo non farà lui quello che devi fare tu e che puoi fare tu, questo significa che ci sono tante cose che tu puoi fare e che dovresti fare, il fatto che tu non l'abbia mai fatto prima non significa che tu non lo possa fare, è vero?
Significa che tu puoi imparare a farlo perché nessuno di noi è nato sapendo fare tutto abbiamo imparato a fare qualsiasi cosa;
dunque la nostra cura dal punto di vista umano, ma in vista dei valori spirituali, consiste in un grande realismo nei confronti di noi stessi:
vedete il palo della croce è solidamente piantato nel terreno, ma solidamente, quindi un realismo su ciò che noi siamo sui nostri valori, sui nostri pregi e anche sui nostri difetti con la capacità anche di sorridere di noi stessi magari anche di ridere di non prenderci sempre troppo sul serio perché rischiamo di diventare delle persone seriose che non vuol dire serie vuol dire rigide, cupe, quasi opprimenti.
Prendere le distanze da noi stessi, avere un sano realismo richiede l'essere capaci di ridere quindi coltivare l'umiltà: solo chi è capace di ridere su se stesso è veramente umile, uno che non è umile ha la coda di paglia, se qualcuno gli fa una osservazione subito si offende, mi capite vero?
Ci occorre solidità in quelle che sono le nostre qualità umane, ma in vista di metterle al servizio di Dio, quindi dimensione verticale, le capacità umane rivolte verso Dio, e poi c'è il palo orizzontale quello che ci simboleggia un grande abbraccio quindi la condizione orizzontale che considera tutta l'umanità.
Ora voi sapete come Gesù Cristo è stato crocifisso e cioè non come S. Pietro che è stato crocifisso al contrario e quindi il palo orizzontale era molto in basso, il palo orizzontale è molto in alto e questo ci fa anche intuire che le nostre relazione umane tra di noi in famiglia con le persone che ci sono state affidate devono essere sempre a un certo livello, devono essere di alto livello, di alto grado.
Questo non vuol dire che noi non siamo capaci di ridere, di giocare, di scherzare, di gioire con gli altri, che non siamo capaci di andare in vacanza o di divertirci con le cose che fanno parte della nostra cultura e del nostro tempo, tutt'altro siamo capaci di fare qualunque di queste cose ma con uno stile diverso che si chiama la capacità di discernere, cioè di distinguere, il profumo di Dio dalle cose semplicemente che passano, delle cose umane, e magari qualche altro odore che è quello dell'inquinatore.
Il discorso sul discernimento lo faremo più avanti, ora ne ho fatto un cenno solamente per intuire che perfino visivamente nella croce noi abbiamo un insegnamento molto importante.
Riassumendo dunque questo concetto il Signore si aspetta che noi abbiamo una cura del tutto particolare su quelle che sono le nostre capacità umane, quindi capacità fisiche, capacità mentali e capacità spirituali; tutte le capacità che abbiamo, che noi chiamiamo doni oppure talenti, le dobbiamo incrementare.
Vi ricordate la parabola dei talenti?
Quelli che li hanno sviluppati sono stati chiamati: venite benedetti del Padre mio, siete stati fedeli nel poco vi darò autorità su molto;
quell'altro invece che il talento l'aveva ma l'ha tenuto nascosto cioè non l'ha sviluppato, gli è stato detto: sei un servo indegno, io non ti conosco non so chi tu sia!
Ma come, Signore, ecco il tuo talento.
Cosa mi serve il mio talento lo avevo già prima a me serviva invece che quello che ti ho dato fosse di giovamento per te e per gli altri.
Tutti abbiamo ricevuto dei talenti; proviamo a pensare ai talenti che il Signore ci ha dato, proviamo a pensare con verità ai talenti ricevuti e perciò via le false umiltà; le false umiltà si manifestano con questa frase: oh io non sono capace, non oso, non ce la farei mai… via tutto questo.
Questi sono impedimenti che possono anche far parte dei tuoi limiti perché magari sei una persona un po' timida, ma non lasciarti condizionare da quelli che possono essere i tuoi limiti perché tu non stai agendo da solo tu stai agendo in comunione con Dio quindi quando tu sei debole, dice S. Paolo, allora diventi veramente forte perché quello che tu non puoi fare lo fa Dio al posto tuo.
Secondo voi Pietro poteva camminare sulle acque? Come mai l'ha fatto?
Per la potenza di Dio, non per la potenza di Pietro.
La croce cammino di felicità, è il messaggio che il Papa ha dato ai giovani per la XVI Giornata Mondiale della Gioventù, e questo va proprio bene per noi, siamo d'accordo?
La croce è un cammino di felicità che non consiste in facili successi… ah eccoci qui!
Intanto cerchiamo di intuire che cosa possiamo pensare riguardo al concetto della croce.
Per croce si intende sicuramente prima di tutto la croce di Gesù Cristo con tutto ciò che essa implica: quindi l'amore, l'oblatività, l'offerta, il sacrificio.
Ma se dovessimo fare un'applicazione a noi stessi che cosa consideriamo croce?
Le sofferenze, le difficoltà, i fallimenti, le paure, le malattie, i peccati.
È un po' squilibrato, non vi pare?
Ditemi un po' Gesù non ha forse detto chi vuol venire dietro di me prenda la sua croce e mi segua?
Dunque tenendo presente quello che ho illustrato brevemente prima sulla croce, possiamo veramente affermare che con il concetto di croce noi intendiamo solo gli aspetti negativi?
Oppure forse Gesù ci vuole dire qualche altra cosa?..
Se la croce è essere veramente radicati nella situazione umana per poter abbracciare l'intera umanità in vista di Dio, non pensate che quando si parla di croce si possa anche intendere la nostra situazione concreta di esseri viventi sulla terra?..
Vedete allora come è più grande il significato di croce.
La nostra vita sulla terra sicuramente comporta le difficoltà, i fallimenti, i peccati, le malattie… ma ci sono anche tutte le altre esperienze della vita umana, quindi per riassumere e per condensare, quando sentiamo dire croce ricordiamoci di capire anche la situazione concreta in cui noi ci troviamo, va bene?
Sapete perché voglio che voi abbiate molto chiaro il concetto di croce?
Perché come educatori cristiani voi vi dovete opporre con tutta la vostra carità ma anche con tutta la vostra fermezza ad un concetto molto diffuso che ci proviene dalla spiritualità giansenista, che come sapete è una spiritualità piuttosto eretica, che considera le sventure della vita una croce che Dio ci manda;
adesso dopo tutto questo spiegone siamo convinti che non è così, provate però a pensare a quante persone voi conoscete e che avendo delle sventure delle difficoltà dicono: ah il Signore mi ha dato una grande Croce.
È vero o non è vero? Forse l'abbiamo detto anche noi!
Allora c'era quel tipo che si è lamentato del Signore.
Signore ma che croce mi hai dato, ma è una croce troppo pesante, ma io non ce la faccio a portare una croce così.
Oh anima mia davvero ti ho dato una croce così pesante?
Guarda facciamo una cosa, vieni nel deposito delle croci e così magari potrai scegliere tu quella che ti piace di più … e subito ne vede una di compensato grossa lunga ma un po' troppo grossa, poi ne vede un'altra di filo spinato, poi ne vede un'altra di legno rugoso, un'altra di legno dipinta decorata, poi in un angolo vede una croce piccola di polistirolo tutta impolverata: oh ecco la croce che fa per me!
Ma come? Questa è già la tua croce, e tu la volevi cambiare.
La situazione concreta in cui viviamo è composta di tutte quelle che sono le esperienze della vita umana, nelle esperienze umane ci sono anche le difficoltà e sono ben consapevole che le nostre difficoltà, le nostre sofferenze incidono fortemente perché come dice il proverbio fa più rumore un albero che cade che una intera foresta che cresce.
Quando Gesù dice" prendete la vostra croce e venitemi dietro" vuol dire accettate voi stessi così come siete:
tu avrai più salute tu ne avrai di meno, tu avrai una famiglia più felice tu l'avrai meno, tu avrai una vita lunga tu l'avrai breve ecc. ecc.
comunque è la tua situazione, tu avrai più intelligenza tu ne avrai di meno, tu ha più fantasia tu ne hai di meno, tu hai coraggio tu sei più timido…
la tua croce che significa la tua realtà concreta, fai parte di questo mondo, quindi considera le tue qualità, nelle tue qualità ci sono anche i tuoi difetti: questa è la tua croce, prendi te stesso così come sei e vienimi dietro.
Allora la croce è anche un cammino di felicità perché significa imparare ad accettare noi stessi così come siamo; ben inteso questo non è semplicemente un cammino psicologico di psicoterapia in cui noi diciamo ecco io devo apprezzare le mie qualità, perché nel cammino psicologico nella psicoterapia si fa riferimento ad altri valori che non sono quelli spirituali.
Apro una parentesi che poi la chiudo subito: quando una persona va in analisi, lo fa perché c'è stato un trauma nella sua vita che l'ha segnata, giusto?
Cosa fa l'analista? Dice se questa persona avesse avuto più coraggio, e questo lo capiamo tutti, certamente questa sventura non l'avrebbe gettato nella depressione, ci siamo?
Se è caduta nella depressione evidentemente non ha coraggio, come faccio io a fargli venire il coraggio?
Perché cosa diceva Don Abbondio al cardinale se uno il coraggio non c'è l'ha non se lo può dare, ma gli analisti sono furbi e dicono io non gli do il coraggio però cercherò di dargli qualche cosa che è un surrogato del coraggio un qualche cosa che lo aiuti a uscire dal cerchio, dalla cappa che lo opprime, cosa fa l'analista dunque, almeno in certe scuole di analisi, incrementa l'aggressività, perché con l'aggressività tu riesci a compiere dei gesti che sono superiori alle tue forze e alle tue capacità.
Solo che l'aggressività non è il coraggio che oltre a farti uscire dall'oppressione crea intorno a te e dentro di te delle reazioni violente, per cui si forse riesci a spezzare il cerchio della depressione perché affermi la tua individualità ma lo affermi con violenza.
Questo affermare con violenza fa crescere dentro di te la rabbia, non il coraggio e le relazioni che tu hai intorno a te rischiano e diventano in tanti casi gravemente compromesse: perché hai detto cose che non dovevi dire, hai fatto delle cose che era meglio non fare… perché la guarigione l'hai ottenuta con delle tecniche che servono per sviare gli ostacoli.
Quando il Signore ci parla di prendere la nostra Croce, non ci parla di sviare i nostri ostacoli, ma ci parla di guardarli proprio bene in faccia.
Allora se tu hai scoperto che ci sono dei limiti, delle difficoltà, dei fallimenti, o persino dei peccati, nella tua vita, nell'analisi che cosa ti dicono? ..
Tu devi dire che è una cosa giusta perché almeno ti senti uguale a tutto il resto degli esseri umani e quindi si giustificano anche degli atteggiamenti che sono anche immorali, ma un cristiano non può ragionare così, non possono esistere due normalità per i discepoli di Gesù e cioè una normalità coniugale eterosessuale e l'altra omosessuale, due normalità, non è una contraddizione in termini?
Se sono due normalità, allora qual è la vera normalità?
Ho fatto semplicemente un banale esempio perché ci rendiamo conto che noi abbiamo molto assorbito una mentalità di questo genere invece la visione di Gesù è tutta un'altra, la visione di Gesù è tu avrai la vera libertà quando avrai imparato ad accettare te stesso così come sei, … prendi la tua croce e seguimi!
Come fare a prendere la croce per camminare in un cammino di felicità?
Si comincia per esempio con il non fare i paragoni.
Siete tanti qui in questa scuola so che avete iniziato nei laboratori di didattica anche le lezioni, le presentazioni didattiche delle lezioni che dovreste fare nelle vostre classi, deve essere molto lontano da voi il tarlo pericolosissimo del confronto come paragone in cui si esprime un giudizio.
Ecco una visione critica della realtà non è una visione morale o meglio moralistica della realtà, una visione che ti fa dire buono o cattivo, bravo meno bravo, più bravo più bravo ecc.
Se proprio dobbiamo fare dei confronti facciamoli con Gesù, se proprio dobbiamo essere gelosi di qualcuno impariamo a essere gelosi di Gesù, impariamo a fare come fa lui, e quello che fanno i nostri fratelli o le nostre sorelle sia per noi un motivo o di esempio per imparare oppure di intercessione, perché se ad un certo momento ti rendi conto che intorno a te uno non fa quello che dovrebbe fare lo spirito del mondo che cosa fa: ti fa aprire la bocca per criticare, hai visto?
Hai sentito? Ha detto, ha fatto, non ha detto, non ha fatto, è vero o non è vero?
Dovrebbero dire… dovrebbero fare… vedi la Chiesa qui e la… smettila se no tu lavori come Lucifero.
Lucifero prima viene vicino a te e ti dice: uhm quella marmellata quanto è buona.
Vai subito a prenderne un po' tanto a Dio mica interessa un cucchiaio di marmellata, dai, poi è buona, il dolce l'ha creato Dio e poi pensa che bel colore, che bel profumo i frutti li ha creati Dio che voi che ci sia… e cosi tu ti mangi questo cucchiaio di marmellata e poi dopo Lucifero ritorna: hai mangiato la marmellata eh, non dovevi mangiarla, adesso glielo vado dire a Dio.
Che cosa penserà di te? Tu non sei degno di rivolgere lo sguardo verso di Lui perché hai osato infrangere le sue regole ecc. ecc.
E poi lui va da Dio proprio come c'è scritto nel libro di Giobbe: il tuo servo quello che tu amavi tanto ti ha fatto uno sberleffo sul naso perché quando tu gli hai detto di non mangiare la marmellata lui l'ha mangiata lo stesso…
E poi torna verso di te e ti dice: gliel'ho detto, gliel'ho detto, adesso tu non puoi fare più niente perché ti devi solo vergognare, tu non devi osare guardare il Signore perché tu gliel'hai fatta troppo grossa.
Avete capito come è infimo e perfido? Crea un muro di divisione in modo tale che tu non vada mai da Dio a dirgli: ma Signore io ho fatto veramente quello che tu non volevi e non dovevo fare.
Crea semplicemente una divisione per cui tu non ascolti neanche più la voce di Dio che ti dice: ma io ti amo lo stesso basta che tu mi chieda scusa.
Così lavora questo acerrimo nemico di Dio e voi fate attenzione a non fare il lavoro di Satana o di Lucifero criticando gli altri a loro insaputa.
Mamma Margherita si era accorta che il piccolo Giovannino Bosco, una mente molto brillante e particolarmente intelligente, verso i dieci dodici anni era incline alla critica, beh in realtà una persona intelligente si rende subito conto delle cose che non vanno, è vero?
Ma una persona santa non le dice: una persona intelligente le vede, la persona santa le vede e non le dice.
Un giorno che Mamma Margherita e Giovannino erano soli la mamma gli disse: sentimi bene delle persone che non sono presenti o se ne parla bene o non se ne parla affatto, da quella volta nessuno ricorda di aver sentito Giovannino Bosco criticare una persona che non fosse presente.
Se aveva bisogno di richiamare una persona o di dire che un alto personaggio del governo di allora che era molto massonico sbagliava lui le cose le diceva chiaramente.
Vi ricorderete che aveva detto al re di non firmare le leggi che sopprimevano gli Ordini religiosi perché questo avrebbe provocato delle grandi sventure nella famiglia reale.
Egli poteva stare zitto ed invece disse direttamente queste cose, purtroppo con scarsa efficacia perché il re firmò lo stesso la soppressione degli Ordini religiosi come i Gesuiti e altri ed anche l'incameramento dei beni, e sicuramente qualcosa ci fu di particolare perché alcune persone della famiglia reale in breve tempo passarono a miglior vita.
Non è un castigo però voi sapete bene che tutto quello che noi seminiamo poi raccogliamo.
Consideriamo dunque la croce come un cammino di felicità: la croce diventa cammino di felicità nella misura che noi impariamo ad accettare noi stessi e a vedere ciò che gli altri non vedono di noi stessi ma quello che Dio ha nascosto dentro la nostra vita.
Non impariamo a guardare noi stessi solo come ci guardiamo noi o come gli altri ci giudicano perché gli altri vedono solo l'esterno di noi stessi, impariamo a vedere e a considerare noi stessi come Dio ci vede, come Dio ci considera.
Nella tua preghiera personale tu dunque in questa settimana farai questa esperienza: proverai ad esaminare un aspetto in cui tu ti senti veramente debole, che ne so, tu ti senti una persona estremamente timida bene questa tua timidezza ti impedisce di avere delle relazioni semplici con le altre persone, tu andrai davanti a Gesù o nel tuo angolo di preghiera a casa tua oppure vai a fare una visita in chiesa e stai un po' davanti al tabernacolo e gli dici: senti Signore gli altri mi giudicano una persona timida per questa e quest'altra ragione.
Ma tu come mi vedi? Quello che gli altri giudicano un difetto, per me è davvero una manchevolezza?
Come lo posso trasformare?.. Allora il Signore ti dirà: evidentemente c'è in te una lacuna psicologica: tu nella tua vita ti sei sentito messo da parte, ti sei sentito giudicato ti sei sentito criticato e questo ha alimentato il desiderio dentro di te di non apparire di non farti vedere per non fare brutte figure, però tu non sei così, ti dirà il Signore;
questo è semplicemente il risultato di una ferita che tu hai ricevuto; allora io ti voglio togliere il peso di questa ferita, stai davanti a me e chiedimi che io ti tolga questa ferita, e io la trasformerò, la farò diventare da timidezza a riflessività.
Una persona riflessiva può sembrare timida, magari non è timida ma è una persona che non parla molto ma che riflette molto, e con la tua capacità di essere una persona riflessiva intuirai i miei pensieri, i miei insegnamenti in un senso più profondo, e quando dovrai parlare di me a qualcuno lo farai con una profondità più grande perché io ho creato dentro di te una capacità riflessiva.
Questo che io ho presentato è semplicemente un esempio, ma ognuno di voi può pensare a tante altre cose come ad esempio: l'irruenza, l'impulsività, la giovialità…che ne so qualunque altra cosa, la poca capacità di concentrarsi, perché pensate bene che la maggior parte delle nostre difficoltà derivano dal fatto che ci siamo sentiti giudicare dagli altri in un certo modo, e noi abbiamo accettato quella visione che non è detto che sia vera, può darsi che sia solo una parte della verità, ma noi dobbiamo fare la verità tutta intera.
La croce è accettare tutto quello che fa parte della nostra vita umana, tutto, non solo una parte, allora tutta la vita umana diventa un cammino dietro Gesù e camminare dietro Gesù produce sicuramente felicità.
Non c'è nessuno che abbia abbandonato casa, fratelli sorelle, genitori, marito, moglie e figli insieme ai campi ecc. ecc. che non riceva il centuplo su questa terra insieme alle persecuzioni e nel futuro la vita eterna; quindi seguire Gesù non significa infatti essere esenti dalle difficoltà, ma vivere le difficoltà insieme con lui, quindi non più da soli.
E allora quello che prima ci opprimeva, non diventa più angosciante, perché lo viviamo con il Signore.
Sia lodato Gesù Cristo.