Il combattimento spirituale per una spiritualità autentica
9-10-2004
1) Considerare l'aspetto importante della spiritualità del catechista
2) Combattimento spirituale: componente fondamentale per il cammino cristiano
3) La causa prima del peccato non risiede nell'uomo, ma nel nemico di Dio
4) Gesù dice: voi siete nel mondo, non siete del mondo
5) Voi siete degli esseri trascendentali
6) Il combattimento spirituale ha come obiettivo il nemico di Dio
7) La spiritualità esige da noi una presa di coscienza, di consapevolezza
8) Annunciatore della parola
9) Non si può dire: sono un credente non praticante
10) Rivolgersi a Dio con un atteggiamento diverso, fiducioso
11) Gli chiedi quello di cui hai bisogno, per metterti nella sua volontà
12) Le preghiere di un tempo non vi aggradano più
13) Sei una persona spirituale, il tuo modo di ragionare sta cambiando
14) San Paolo: omnia probate quod bonum est tenete
15) Non prendete per buono tutto quello che si presenta accattivante
16) Avere la capacità di discernere
17) Attaccare il nostro cuore a Gesù Cristo
18) Le emozioni fanno parte della sfera psichica, non di quella spirituale
19) Ricorda alle tue emozioni che devono dipendere da me e non da te
20) Se la nostra spiritualità diventa emozionale, non è ancorata a Gesù Cristo
È importante avere una sintesi e un momento di comunione, allora si tratta di considerare l'aspetto importante di quella che è la spiritualità del catechista.
Ora ci tengo a sottolineare questo: la spiritualità del catechista non è una spiritualità specifica rispetto all'esperienza del cristiano.
Non si tratta nient'altro che il sottolineare quello che è la caratteristica specifica di un credente autentico, che ha preso sul serio il proprio cammino spirituale.
Allora su questo punto vorrei dire una cosa: tutte le volte che si intraprende un cammino spirituale, si può anche essere in qualche modo turbati o spaventati, perché più ci si avvicina allo splendore della luce più ci si rende conto delle macchie e delle manchevolezze che sono nella nostra vita.
E su questo aspetto vi dirò una cosa.
Ricordatevi del combattimento spirituale, che è una componente fondamentale per il cammino di ogni cristiano.
Quando parlo di combattimento spirituale, io sto affermando delle verità bibliche e delle verità rivelate che fanno parte del magistero, dell'insegnamento, della dottrina e che ci rivelano come l'esser umano, che vive ancora nello spazio e nel tempo, cioè quelli che vivono sulla terra, sono presi di mira, perché il loro cammino non proceda.
Allora ogni cristiano è chiamato a compiere la sua porzione di combattimento spirituale.
Gesù dice che tutto il mondo giace sotto il potere delle tenebre.
I figli di Dio, i figli della Chiesa vivono nel mondo e devono lottare tutta la loro vita per non farsi dominare dal mondo.
Ora farsi dominare dal mondo è un'espressione molto bella, che piace molto, ma che potrebbe anche essere fraintesa.
Eh! sì, non dobbiamo farci dominare dal consumismo, non dobbiamo farci dominare dall'egoismo, dalla violenza, dall'ingiustizia, dall'arroganza ecc. ecc. e questo è tutto vero
Ma attenzione queste sono delle conseguenze, sono delle manifestazione delle strutture di peccato; e noi sappiamo che l'origine del peccato, la causa prima del peccato, non risiede nell'uomo, ma nel nemico di Dio.
È lui che suggerisce, che ha suggerito all'uomo la ribellione.
Allora, l'uomo che ascolta il suggerimento dell'egoismo, si fa lui stesso tramite di una mentalità, potremmo dire del mondo, e quando Gesù usa questa espressione, il mondo, non ce l'ha certamente con gli animali, con le piante, la natura ecc., ce l'ha con una concezione sbagliata della relazione degli uomini con le realtà materiali.
Ossia, il senso di assoluta immanenza cioè pensare solo all'al di qua, non avere delle prospettive per l'aldilà, vuol dire ancorare la nostra vita ai beni terreni, ancorare la nostra esistenza, la nostra felicità legata alle cose e non a Colui che le ha create.
Allora tutto questo concetto Gesù lo esprime quando dice: il mondo e i suoi elementi.
Quando Gesù dice voi siete nel mondo, vuol dire nelle cose materiali, ma non siete del mondo.
Che vuol dire: la vostra felicità passa attraverso le cose del mondo, ma non dipende dalle cose del mondo.
Nessun santo autentico, disprezza il mondo; disprezza l'attaccamento alle cose del mondo, cioè far dipendere la felicità dalle cose del mondo.
Ogni santo valorizza le cose del mondo come un pallido riflesso della bellezza di Dio.
Allora le cose del mondo ti portano a contemplare Dio.
Ma se le cose del mondo, ti avvinghiano, ti trascinano a legarti solo alle soddisfazioni materiali, ecco che tu hai smentito te stesso.
Gesù dice voi siete nel mondo, ma non siete del mondo, perché, cosa rivela Gesù quando dice questo?
Che voi siete degli esseri trascendentali, cioè siete nati sulla terra, ma il vostro destino è Dio, è l'infinito, è l'immortalità.
Quindi uno che si attacca ai beni del mondo, smentisce per se stesso l'aldilà, la vita eterna, la vita di Dio.
Ha scelto di non dare importanza alla vita in Dio e invece di dare importanza alle cose materiali.
Quando una persona fa una scelta di questo genere?
Quando è condizionata da una menzogna!
La menzogna è sempre quella che c'era nel giardino dell'Eden: sarai come Dio!
Non dimenticate questa frase che è il nodo centrale di tutti i nostri problemi.
La voce sibilante del serpente che suggerisce di soppiatto: sarai come Dio.
Allora il combattimento spirituale è un combattimento che ha come obiettivo il nemico di Dio, il quale è anche nemico nostro, perché noi siamo una creatura amata da Dio, una creatura a cui Dio ha promesso un'eternità beata, per di più di comunione con Lui e in Lui, una cosa pazzesca!
Non so se in qualche momento mentre fate l'adorazione eucaristica, vi è capitato di avere una vaghissima intuizione di che cosa significhi la promessa di Dio per noi, quello che faceva esprimere a San Paolo: in cambio della nostra momentanea leggera tribolazione ci viene accreditata una quantità di grazia smisurata, incomprensibile, pazzesca, se uno la capisse veramente impazzirebbe.
Invece, noi andiamo davanti al tabernacolo a lamentarci, Signore di qua, Signore di là e questo e quell'altro.
Perché facciamo questo? Perché il nostro sguardo spirituale non è fissato sulle cose eterne, ma sulle cose passeggere.
Allora attenzione, la spiritualità che vi viene proposta in questi incontri è certamente un dovere, quasi un imperativo categorico, per il catechista, per il pastore di vario genere, dal papa ai vescovi ai cardinali ai sacerdoti ai religiosi, ma anche ai catechisti.
Perché i catechisti sono associati in un modo del tutto particolare alla trasmissione del valore della fede che è il carisma tipico dell'episcopato.
Quindi se è una cosa voluta per il battezzato, figuriamoci per il catechista, figuriamoci per il pastore a vario livello nell'ambito della Chiesa.
La spiritualità esige da noi una presa di coscienza, di consapevolezza non di sapere come dovrebbe essere il catechista, ma di fare qualche cosa.
Ossia, se noi al termine degli incontri che avremo insieme nell'arco di questi anni, ci ritroviamo allo stesso modo in cui ci siamo incontrati all'inizio di questo cammino, noi abbiamo fallito.
Il cammino della spiritualità non è sapere: ah! c'è questa spiritualità, no! si tratta di dire: bene, adesso io mi do da fare per concretizzare quello che è ciò che Dio si aspetta da un annunciatore della parola.
Tra parentesi, vorrei dire, l'annunciatore della Parola non è solo chi ha una classe di catechismo davanti a sé; sei catechista anche quando tu incontri una persona per la strada e porti l'evangelo cioè il lieto annunzio a quella persona, le apri la Verità.
Hai proprio bisogno di avere lo stampo sulla fronte per fare una cosa?
Hai proprio bisogno di dire: io appartengo a questa realtà, a questa spiritualità per dire allora lo posso fare?
Tu appartieni già a Gesù Cristo. lo stampo sulla fronte ce l'hai già al momento del Battesimo; e avendo ricevuto la Cresima, hai detto: non solo accetto il mio battesimo, ma mi faccio evangelizzatore.
Ora mi piacerebbe sapere quanti cresimati sentono dentro di sé la necessità di essere evangelizzatori.
Intendo dire, rendiamoci conto che quando noi la domenica vediamo le nostre chiese piene di gente, tutta quella gente lì, dovrebbero essere persone che evangelizzano, allora c'è qualcosa che non va!
L'evangelo nostro deve essere portato come esperienza, esperienza di vita non come dottrina cristiana.
La dottrina cristiana e fondamentale e importante, ma se è dissociata da un'esperienza, serve a poco.
Quando c'era l'Unione Sovietica, cerano le università con la facoltà di ateismo e i professori di ateismo conoscevano la dottrina cristiana e forse conoscevano anche la Bibbia a memoria, ma questo non faceva di loro dei credenti. La differenza tra un credente e un non credente, sapete dove la si vede? Nella pratica.
Non si può dire sono un credente non praticante, perché questo vuol dire non sono un credente, solo che è di moda dire sono un credente non praticante.
C'è un'assurdità di fondo: io credo in Gesù Cristo, ma non lo pratico.
Pensate a dei genitori anziani, ammalati e i figli non vanno mai a trovarli. Ah! ma io gli voglio bene.
Dio potrebbe dire la stessa cosa: ah! tu sei un credente non praticante, ma da cosa si vede?
Cos'è un credente a differenza di un praticante?
Un credente è uno che mi vuole bene, è uno che mi considera, è uno che mi ascolta, è uno che sta con me.
Ora se tu non pratichi vuol dire che tu non vuoi stare con me, non mi ascolti, non mi consideri, allora sei un credente?
Tu credi alle favole, non credi al Vangelo!
C'è una osservazione di Fabiana che si comprende molto bene: adesso lei prega in modo diverso di prima.
Tu prova a fare un esame se il tuo modo di preoccuparti delle cose terrene è uguale al modo che avevi 5 anni fa di pregare, perché tu fai parte di un consesso umano e fai parte delle preoccupazioni che fanno parte della nostra cultura del nostro tempo.
Cinque anni fa, ti rivolgevi a Dio in un modo, ora con i medesimi problemi ti rivolgi in un altro modo.
Quindi attenzione, non significa pensare alle cose di lassù, dimenticare le cose di quaggiù, significa rivolgersi a Dio con un atteggiamento diverso, fiducioso.
Cosa significa un atteggiamento fiducioso?
Significa un atteggiamento in cui sperimentiamo la sicurezza che noi siamo importanti per Dio, che Lui ci vuole bene e che Lui pensa a noi e Lui dice: chiedete e vi sarà dato.
Ma non dice angosciatevi, perché Lui dice: il Padre vostro sa che ne avete bisogno, cercate quindi prima me e tutto il resto vi sarà dato in sovrappiù.
Allora il cammino non significa diventare degli angeli, che pensano solo alle cose spirituali, perché noi non siamo angeli, per cui consideriamo noi stessi con i nostri pregi e nostri difetti, perché?
Perché una spiritualità autentica fa riferimento a persone autentiche, che sono inserite in questa società, in questa cultura, in questo tempo, con quella salute, con quella famiglia, con quel lavoro, con quell'incarico, ecc. ecc.
Allora il Signore non ci dice di disincarnarci, non smentisce la nostra natura umana.
Se noi fossimo angeli, la nostra preghiera sarebbe esclusivamente spirituale, ma anche lì è tutta da vedere, perché per es. un angelo custode, prega Dio, non pensate che chiederà qualcosa per il suo protetto?
Dunque se un angelo chiede a Dio qualche cosa per il protetto, la sua preghiera è interessata o spirituale?
È interessata al bene della persona, che è un bene spirituale, ma che passa attraverso il materiale; perché noi siamo Spirito e corpo.
Noi siamo creati da Dio come corpo, mente e Spirito, una sola realtà.
Dunque se uno si rivolge a Dio, lo loda, lo ringrazia, lo benedice e questo è già una cosa buona, per che cosa lo lodi?
Per cosa lo ringrazi? Per cosa lo benedici?
Lo lodi per ciò che Lui è, lo ringrazi per ciò che Lui fa, lo benedici per ciò che Lui ha fatto.
Poi gli chiedi quello di cui hai bisogno per metterti nella sua santa volontà. Cosa significa?
Signore, ho questa situazione, non permettere che la mia agitazione mi faccia cadere nella mancanza di fede.
So che questa situazione è sotto il tuo controllo, la voglio mettere sotto il tuo controllo, quindi mettimi una mano sulla testa, affinché non mi capiti che la paura mi faccia fare la mia volontà piuttosto che la tua.
I santi facevano la stessa cosa. Vi ricordate di San Filippo Neri?
Al mattino diceva: metti la mano sulla testa di Filippo tuo, se no prima di sera ne ha già combinata qualcuna!
Allora vedete la preghiera non è semplicemente per chiedere beni materiali; per chiedere il bene della persona e la persona è sia spirituale che materiale; quindi se tu chiedi la salute per una persona non stai chiedendo una cosa cattiva, però tu dici: Signore io accetto la tua volontà, se il tuo disegno è che invece questa persona debba venire a casa ossia morirà, bene, ti chiedo di dare a me quella pace psicologica e quella fede spirituale di accettare anche il momento di distacco.
Questa è una preghiera diversa; imparare dunque anche a ragionare in un modo diverso.
Ma io sono sicuro che tutti voi state già facendo un'esperienza, che le preghiere di un tempo non vi aggradano più, sentite che c'è qualche cosa che non va.
Siete continuamente in ricerca di esprimere meglio quello che sentite, è vero?
Questo è quello che dovete fare! Allora, piano piano dovete però capire che il bene della persona, che io ho insistito tante volte, amare vuol dire volere il bene di una persona, perché il bene della persona è sia materiale che psicologico, che spirituale; su tutti questi prevale il bene spirituale, che condiziona il bene psicologico, quindi da una gerarchia ai beni materiali.
È chiaro? Il bene di una persona è principalmente quello spirituale, il bene eterno, allora per realizzare il bene eterno, la felicità, il Paradiso, questo bene eterno passerà sicuramente attraverso la nostra mente, quindi il bene eterno dà una direzione al mio modo di ragionare e il mio modo di ragionare mi permette di agire in un determinato modo piuttosto che in un altro.
Il bene spirituale per la salvezza della mia anima mi spinge a: amare, perdonare, accogliere, essere misericordioso, dimenticare le offese, incoraggiare, sorridere, ecc. ecc. il bene spirituale, l'unione con Dio, mi spinge a ragionare in un modo diverso che la persona solo materiale non ragiona così.
Ma tu sei una persona spirituale, quindi il tuo modo di ragionare sta cambiando: San Paolo lo chiama la metànoia, vuol dire cambiamento radicale del modo di ragionare, di pensare e quindi anche di agire.
Dunque la spiritualità che viene proposta dirà molto cose di cui forse abbiamo già avuto modo di parlare, ma è una provocazione, tutto sommato, di un autentico cammino cristiano; non è dunque una lezioncina che dovete imparare.
È una vita da vivere, è come dare una lima in mano a ciascuno di noi per togliere gli spigoli, per togliere le sbavature, lucidare, levigare ecc. o per qualcuno più esigente, potrebbe essere un cesello, attraverso cui ornare, rendere più prezioso, più pregiato, quello che è il bagaglio della tua spiritualità.
Naturalmente noi veniamo tutti da situazioni diverse, famiglie diverse, esperienze di vita diverse e tutto questo può aver lasciato una traccia nella nostra vita.
Allora usiamo sempre il principio di San Paolo: omnia probate quod bonum est tenete, ossia ascoltate tutto, ciò che è buono tenetelo per voi, ma su questo punto voglio fare una sottolineatura.
Quando dico ascoltate tutto non vuol dire che devo andare ad ascoltare il reiki, la meditazione trascendentale, la New age in tutte le sue forme.
Ascoltate tutto, quello che è buono, ossia quello che concorda con l'insegnamento del Vangelo tenetelo, tutto quello che non concorda, rigettatelo.
Quindi io sento tutto, ascolto solo quello che mi interessa.
Io sento che il mondo grida questo, quell'altro ecc. parlano di tante cose, ma cercherò di tenere per me solo quello che è in linea con il Vangelo, voglio "rubare" subito qualcosa che può far bene alla mia anima.
Certo tutto questo esige una capacità di discernimento, che Gesù dice: il lupo si traveste da agnello.
Non potete prendere per buono tutto ciò che si presenta come accattivante.
Quanti di voi faranno il corso mensile sulle sette, sulla magia ecc. e quelli che hanno già cominciato a farlo, si rendono conto che molte volte ciò che viene proposto dal mondo dell'occulto è accattivante è simpatico e se a qualcuno di voi è capitato di stare nello studio di qualche "mago", lo troverete tappezzato di immagini sacre, quindi la persona viene tratta in inganno.
Qualcuno va a prendersi la pranoterapia, dicendo che tanto non prende niente; già, non prende niente, ma non sai che cosa ti dà!
Allora non tutto quello che si presenta in maniera accattivante è buono, perché ovviamente il lupo si veste da agnello.
In quanti casi voi vedete la fotografia di qualcuno con il Papa, perché tutti quelli che vanno a Roma vogliono avere una foto ricordo col Papa, ma questo non vuol dire proprio niente, non vuol dire che tu sei fedele agli insegnamenti della Chiesa, vero?
Eppure tanta gente dice: uh! C'è la foto del Papa! Cosa vuol dire?
Però intanto insieme a quello ti dà anche il veleno.
Quindi attenzione bene, il discernimento è necessario ed è spirituale donato da Dio direttamente, ma è anche acquisito, ossia bisogna conoscere la dottrina cristiana, bisogna conoscere il catechismo, se no chiunque viene a dire una cosa, tu ci credi.
Quindi la spiritualità del catechista, specialmente, è una spiritualità che deve essere molto equilibrata, deve essere molto spirituale.
Però deve avere la capacità di discernere, sentire se c'è profumo di incenso o se c'è puzza di zolfo.
Allora c'è il carisma del discernimento, che ti dà immediatamente un senso di disagio oppure di serenità, se questa situazione viene da Dio oppure no.
Ma non ti puoi basare solo su questo, ci deve anche essere il discernimento dottrinale ossia dire: quello che mi viene detto, coincide con il Vangelo?
Con l'insegnamento della Chiesa? Allora va bene.
Quod bonum est tenete, è buono, tenete. Leggete il catechismo, ci sono tutti i titoli al fondo.
Allora vedete che cosa dice: Purgatorio. Ah! il Purgatorio non esiste! Davvero?
A me risulta che nei libri sapienzali e dei Maccabei se ne parli e ne parli anche la lettera di Pietro, quindi è una verità biblica.
Combattimento spirituale. Sappiate che, come dice la Scrittura: Figlio se ti presenti per servire il Signore, preparati alla tentazione ( Sir 2,1 ).
Se ti prepari a servire il Signore, a chi fai piacere?
Al Signore, agli angeli, alla Madonna, ai santi e a tutti quelli che hanno sete di Dio. Giusto?
Se tu ti prepari a servire il Signore a chi dai fastidio? Al diavolo e a tutti coloro che lo seguono.
Dunque non ti dimenticare la nona beatitudine che è nel Vangelo di Matteo 5,11
Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e mentendo diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia.
Rallegratevi ed esultate perché grande è la vostra ricompensa nei cieli.
Quando uno serve autenticamente il Signore, sa già che sarà attaccato, e non sarà attaccato solo da quelli che sono manifestamente contrari; tante volte sarà attaccato dagli stessi fratelli e sorelle, anche dello stesso cammino di fede, anche nella parrocchia.
Attenzione bene, perché è chiaro il nemico si serve delle debolezze; quando in un cammino spirituale prevale il sentimento, piuttosto che lo Spirito, allora può succedere di tutto; anche una persona buona che in quel momento si lascia guidare dall'emozione dal sentimento non è più in grado di discernere la verità di qualsiasi decisione sia presa, per questo è importante il combattimento spirituale.
Attaccare il nostro cuore a Gesù Cristo, ma a Lui come persona; quando tu hai attaccato il tuo cuore a Gesù Cristo, allora tu vedi tutto con i suoi occhi e il criterio è quello che si trova nella lettera ai Galati 5,22: Il frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé.
Quando una persona è centrata in Cristo, vede tutto il resto sotto questo aspetto; non vuol dire che è diventata tonta e che non si rende più conto delle cose storte; non è che la persona dica: ah! ma va tutto bene, anche quando tutti gli stanno dando contro.
Questa è una persona squilibrata.
La persona che si trova in un momento di persecuzione dice: sì, sono in un momento di persecuzione, ma il Signore è il mio pastore ( Sal 23 ): Se dovessi camminare in una valle oscura, non temerei alcun male, perché tu sei con me.
Quindi la persona che ha un retto cammino spirituale, non è che non veda le cose come vanno, le vede, ma dà importanza ad altre cose, che non sono quelle che non vanno,
Alberta chiede: la parte emozionale di noi non è tutta negativa?
Se ti ricordi lo schema che avevamo affrontato sull'antropologia cristiana: Spirito, mente e corpo, ti rendi conto che le emozioni fanno parte delle sfera psichica, non di quella spirituale.
Ossia le emozioni sono una cosa buona quando confluiscono in questa relazione personale tra Dio e l'io.
Ma se le emozioni prendono il sopravvento, prendono il posto di Dio, la tua capacità di discernere non è più equilibrata, quindi le emozioni non sono una cosa negativa, ma se prendono il sopravvento non va bene.
È come dire che una hostess si mettesse a guidare l'aereo al posto del pilota!
È una cosa che certamente non va bene. ( Vi faccio ancora un esempio, che: quello che vi ho detto è vero ).
Ricordandovi l'orazione di Gesù nell'orto degli ulivi; poco prima nella preghiera sacerdotale che c'è nel Vangelo di Giovanni, Gesù dice: l'anima mia è turbata fino alla morte e che devo dire, Padre salvami da quest'ora?
Ma per quest'ora sono venuto! Poi uscirono dopo aver pronunciato l'inno e Gesù si sprofondò in una preghiera e dice il Vangelo in preda all'angoscia pregava così intensamente che il suo sudore divenne come sangue.
Quindi vedete, le emozioni possono voler prendere il sopravvento.
Come Gesù ha superato il momento dell'emozione trascinante e travolgente a causa della paura? Gettandosi in Dio.
Quindi attenzione le emozioni sono una cosa buona perché le ha create Dio, ma certe volte vogliono prendere il sopravvento.
Noi lo sappiamo, abbiamo le emozioni, non dobbiamo diventare insensibile come un pezzo di marmo.
No! il Signore non ci chiede questo, ci chiede però, se le tue emozioni vogliono prendere il sopravvento, ricorda alle tue emozioni che devono dipendere da me non da te, perché se dipendono da te, tu vai fuori strada.
Se invece le tue emozioni le metti nel mio cuore, io le tengo a bada e tu sarai nella pace.
E pace non vuol dire mancanza di difficoltà.
Pace vuol dire sicurezza della provvidenza di Dio. Dio pensa a me, Dio provvede.
Allora noi non stiamo facendo un cammino spirituale privo di emozioni: tutte le emozioni che mi aiutano ad avere comunione con Dio, le uso, ma se le emozioni diventano preda del nemico, perché non si trovano nel livello spirituale, ma nel livello psicologico dove il nemico "gira", fate attenzione.
Quando la nostra spiritualità diventa tutta emozionale, non è concreta, non è ancorata a Gesù Cristo.
Ma quella che io sento, no! questa non è spiritualità, questa è emotività, quindi io non mi posso far guidare dall'emotività.
La spiritualità autentica significa mettere Dio al centro governatore, imperatore di tutto.
Signore, dominus, dominatore, il mio dominatore, mio Signore e mio Dio sei tu.
Tenete presente questi presupposti, che sono un po' i binari che guideranno le nostre riflessioni sulla spiritualità del catechista.