Esperienza della salvezza: umiltà e semplicità
13-11-2004
1) Andiamo avanti nella nostra spiritualità del Catechista
2) L'esperienza della salvezza
3) Come si può essere salvati
4) Quando dico Catechista, in genere voglio dire semplicemente cristiano
5) Umiltà e semplicità riconoscendo i pregi che sono frutti del dono di Dio
6) Con umiltà e semplicità devo anche rendermi conto quali sono i limiti
7) Lui ci prende come siamo e ci trasfigura
8) Sono io che li moltiplico, tu dammi quello che hai
9) Anima mia magnifica il Signore
10) Avere lo stesso atteggiamento di Maria
11) Al cristiano è richiesta la povertà spirituale
12) Allora la tentazione del nemico è quello di una falsa umiltà
13) Impenitenza: peccato contro lo Spirito Santo
14) Lo Spirito di Dio dice: Io sono misericordia
15) È Lui che si serve di voi, se gli date disponibilità
16) Noi siamo guidati dallo Spirito di Dio, che illumina la nostra razionalità
17) Ogni preoccupazione diventa semplicemente una occupazione
18) Come può Dio darti una vocazione e poi dopo non fartela concretizzare
19) La nostra vita è vissuta in modo equilibrato
20) La gioia scaturisce dall'esperienza inaudita della comunione con Dio
21) Passare da una religiosità fatta di leggi e di morale, all'esperienza della presenza viva di Dio in noi
22) Le razionalità dell'essere umano sono pienamente rispettate nell'ambito dei dieci comandamenti
23) Hai incontrato il Signore come tuo personale salvatore
24) Il dominatore Gesù Cristo Signore, non è tiranno, è Padre
Andiamo avanti nella nostra spiritualità del catechista pensando a una cosa importante, che si riferisce alla spiritualità del catechista: la consapevolezza da parte di chiunque in qualche modo operi nell'ambito della catechesi, che non vuol dire necessariamente avere una classe di catechismo.
Quelli che hanno partecipato domenica scorsa alla riunione degli sposi catechisti, hanno visto e stanno approfondendo molto bene il fatto per es. che il primo luogo della catechesi è la famiglia.
quindi la catechesi e il catechismo non vanno intesi semplicemente in un modo univoco: un catechista che fa catechismo.
Ogni esperienza della vita diventa un'opportunità e una possibilità di operare nell'ambito della catechesi.
Il primo presupposto è che l'operatore nell'ambito dell'educazione della fede, abbia la consapevolezza di essere dei salvati.
L'esperienza della salvezza esige dunque una consapevolezza di vivere la salvezza con umile semplicità, nella gioia che scaturisce dall'esperienza inaudita della comunione con Dio.
Dice così la vostra dispensa alla pag. 8. che il catechista è un testimone di Cristo salvatore.
Se è testimone di Cristo salvatore vuol dire che ha fatto l'esperienza della salvezza.
Il primo presupposto per essere salvati qual è?
Riconoscere che si è salvati.
Stiamo molto attenti a non applicare delle categorie morali all'esperienza religiosa che noi compiamo..
Non è necessario avere vissuto una vita lontana da Dio e dalle sue leggi per dire: adesso sono un salvato, perché Maria Santissima Immacolata Concezione è la prima tra le salvate.
Per quanto questo possa sconvolgere l'emozione di qualcuno, vi ricordo che nel Catechismo della Chiesa Cattolica (CCC) come vedremo più avanti nelle prossime settimane, si dice che Maria è stata la prima tra le redente.
Come si può essere salvati?
In due modi: con un salvagente oppure impedendo di cadere nell'acqua; ma si tratta sempre di salvezza.
Dunque Dio ci salva, non necessariamente per il fatto che noi viviamo una vita contraria ai suoi insegnamenti, ma guidandoci sulla via della sua volontà, dei suoi comandamenti, dunque ci dev'essere una consapevolezza dell'azione di Dio nella nostra vita.
Ora questa consapevolezza deve essere umile e semplice, non deve essere pretenziosa, ossia io devo vedere da che cosa il Signore mi ha salvato; devo diventare semplice nel riuscire a capire l'opera di Dio nella mia vita.
Maria dice: egli ha fatto in me cose grandi Colui che è potente il cui nome è Santo.
Allora l'umiltà e la semplicità, consiste nel riconoscere la propria situazione concreta, quindi i propri limiti, anche i propri pregi; allora in questa consapevolezza vi è la possibilità e l'apertura di orizzonte con lo scoprire l'opera della salvezza che Dio esercita su ciascuno di noi.
Il primo presupposto per comunicare agli altri la grazia della salvezza è domandarci: noi abbiamo fatto l'esperienza di questa salvezza?
Non è necessario aver tradito Dio per dire: ecco adesso sono stato salvato, ma è necessario rendersi conto di quanto Dio abbia fatto nei miei confronti, nei nostri confronti per capire che senza di Lui non possiamo fare nulla.
Allora quanto più noi siamo in grado di riconoscere ciò che Dio ha fatto nella nostra vita, tanto più saremo in grado di comunicare la sua opera di misericordia in noi e per gli altri.
Per questo è necessario che nella spiritualità del catechista ci sia.
Quando dico catechista in genere voglio dire semplicemente del cristiano.
Ovviamente voi sapete è quasi impossibile, in linea di principio, distinguere il catechista da un cristiano, perché il cristiano di per se stesso "dovrebbe" essere catechista.
Se poi il catechista non va inteso in senso stretto come colui che va in classe, ma come colui che comunica una verità che ha acquisito, allora il cristiano è catechista nel senso che è interpellato direttamente a rendere ragione della propria fede, cioè deve testimoniarla e approfondire la propria fede.
Per questo qui dice umiltà e semplicità.
Quindi umiltà abbiamo visto, riconoscendo i nostri limiti, ma anche riconoscendo i pregi che sono frutti del dono di Dio.
tutto quello che tu sei a livello intellettuale, a livello di salute, a livello di spiritualità è un dono di Dio.
Allora se questo è un dono, bisogna che tu ne diventi consapevole, per quale ragione?
Per metterlo a disposizione.
Se io do per scontate le mie capacità, probabilmente non mi viene neanche in mente che queste capacità le ho ricevute come un dono e c'è un motivo per cui le ho, giusto?
Se io mi rendo conto che ho ricevuto in dono questo, mi domando perché ho ricevuto in dono questo, per poterlo condividere con gli altri.
Allora i doni di natura, per es. la salute, l'intelligenza e i doni di grazia per es. la spiritualità, la fede, speranza ecc. tutti questi doni perché li ho ricevuti? Per godermeli?
Signore che cosa ho a disposizione io per parlare di te agli altri?
Vediamo un po', facciamo la lista: tanta salute, poca salute, tante esperienze, poche esperienze, tanta intelligenza, fantasia, creatività, sentimento, memoria ecc. ecc..
Poi a livello spirituale quali doni ho ricevuto da Te?
La fede, la speranza, che è la certezza che tutto quello che Dio ha detto si realizza.
La speranza cristiana è: sono certo che questo succederà, perché l'ha detto Dio.
Poi la carità, dono della grazia, quindi l'amare il prossimo, perdonare il prossimo, mettersi al servizio del prossimo, sono doni spirituali.
Allora io mi rendo conto di queste capacità che ho ricevuto, che fanno parte di me, ma che fanno parte di un dono di cui io ho beneficiato.
Però unitamente a questo, quindi con umiltà e semplicità devo anche rendermi conto quali sono i limiti: poca salute, poca intelligenza, poche esperienze, poco di questo ecc.
Alla fine dici, bene, ci sono questi limiti e ci sono questi meriti, che faccio?
Aspetto di essere perfetto prima di mettermi al servizio di Dio?
Sì, allora diventerai vecchio e morirai, perché tanto non ce la farai.
Invece dici: no, con umiltà e semplicità sono nelle tue mani avvenga di me secondo la tua parola.
Il Signore non ci chiede di essere perfetti e impeccabili prima di metterci al suo servizio.
Lui ci prende come siamo e ci trasfigura, perché questa è l'opera della grazia.
Quando tu metti a disposizione di Dio qualche cosa, Lui lo moltiplica, esempio la moltiplicazione dei pani e dei pesci, poca roba che è moltiplicata a beneficio di tutti.
Cinque pani e due pesci, ma cosa sono per tutta questa gente, 5000 uomini senza contare le donne e i bambini?
E Gesù ha moltiplicato i pani e i pesci per tutti ( circa 20.000 persone ) e ne sono avanzate 12 ceste.
I numeri nella Bibbia sono sempre simboli ed hanno un significato spirituale: 7 vuol dire la pienezza, 12 vuol dire per tutto il mondo, 12 sono le tribù d'Israele, che vuol dire tutti.
Allora 12 ceste piene vuol dire ne è avanzato per tutti, cioè tutti si sarebbero saziati.
Sette ceste vuol dire la pienezza, erano proprio pieni, di più non ce ne stava.
Allora il Signore ti dice: tu hai questi pregi e questi difetti, hai solo cinque pani e due pesci, tu non ti preoccupare, mettili a mia disposizione.
Sono io che li moltiplico, tu dammi quello che hai.
Ma Signore sono sulla sedia a rotelle, ed è un impedimento per me.
Cosa ti dice il Signore? Cosa dice la parola di Dio? Ger 32,27: "Ecco, io sono il Signore Dio di ogni essere vivente; qualcosa è forse impossibile per me?"
Che risposta date? Datela con la parola di Dio.
Nulla è impossibile a Dio.
Allora, l'esperienza della salvezza significa fare l'esperienza della propria piccolezza; lo troviamo espressamente nell'inno del magnificat, nel cap. di Luca, l'annunciazione.
L'anima mia magnifica il Signore.
Che vuol dire magnifica? Rendere grande.
Allora la mia anima rende grande Dio?
sotto un certo aspetto spirituale, sì, che Dio si può espandere nella mia anima.
La Scrittura dice: io sto alla porta e busso, se mi aprirai mi espanderò dentro di te; per questo Maria dice: magnifica anima mea Domine, cioè Dio si può espandere nella mia anima.
Dunque il mio Spirito trasale di gioia, perché lui è entrato nella mia vita.
Lui si è rispecchiato, ha visto la piccolezza della sua serva o come dicono in altre traduzioni, la miseria della sua schiava, della sua ancella.
Vi ricordo che schiava al tempo di Gesù non è come al tempo della guerra di secessione negli Stati Uniti o la schiavitù che noi conosciamo, non è dipendenza.
Schiavitù è da intendersi servitù, senza possibilità di possedere nulla, però non con le soverchierie, tipiche degli altri popoli circonvicini.
La schiavitù nel mondo ebraico era diversa dalla schiavitù degli Ittiti e degli Egizi.
Quindi Maria dice: sono la serva del Signore, Egli ha guardato l'umiltà della sua serva, cioè quella che vive totalmente alle dipendenza del suo Signore e che è al servizio del suo Signore.
Quindi ogni parola che troviamo nel Vangelo è un distillato di potenza; noi dobbiamo riuscire a leggere e a capire che cosa significa, perché questo è importante per il catechista.
Con umile semplicità significa avere lo stesso atteggiamento di Maria, la quale ha una consapevolezza di quello che è: si sente piccola e umile, però alla conclusione lei parla di questo inno ben dopo che aveva ricevuto l'annunciazione da parte dell'Arcangelo Gabriele, il quale aveva concluso dicendo: nulla è impossibile a Dio, ciò che Lei sapeva e condivideva e l'angelo partì da Lei.
Allora è una condivisione in comunione: l'angelo dice quello che Maria ha nel cuore e dice ciò che l'angelo sa, che nulla è impossibile a Dio.
Con umiltà e semplicità significa essere consapevoli dei nostri limiti e dei nostri pregi, non lasciarsi dominare, ecco la semplicità, se volete anche la virtù della povertà.
Chi è la persona povera? Perché Maria dice di sé di essere la serva?
Perché la schiava, la serva a quel tempo era alla totale dipendenza di Dio.
Non possedeva nulla, quindi una forma di povertà tale, che è la povertà spirituale richiesta al cristiano, che significa una libertà totale dalle cose e persino da se stessi.
Il vero povero non è il misero.
Il misero è il nullatenente che non ha neanche qualcosa da mettere nello stomaco quando ha fame: contro questa povertà la Bibbia dice che Dio provvede al povero ecc.
Ma la povertà spirituale, beati i poveri di Spirito, significa coloro che non si lasciano dominare da nulla, neppure da se stessi.
Allora, attenzione bene, la tentazione del nemico è proprio quella di una falsa umiltà e cioè impedirti di vivere un cammino di donazione di te, facendoti constatare realmente i tuoi limiti; perché tu dici: non posso servire il Signore con questi limiti, con questi peccati ecc.
E il Signore dice: ma tu servi te stesso o servi me?
Al Signore dice Paolo, è piaciuto di esaltare ciò che nel mondo è disprezzato per svergognare la sapienza del mondo, vi ricordate?
Questa è l'umiltà e la semplicità, questo stato di abbandono nelle mani del Signore che non ti produce l'impenitenza, cioè a dire io non riconosco le mie colpe tanto il Signore è buono, io non cammino in un cammino di conversione o di impegno per migliorare il mio Spirito, tanto il Signore è buono.
Questa è impenitenza, peccato contro lo Spirito Santo; invece continuo a tendere alla perfezione senza lasciarmi dominare dalle mie sventure, dai miei insuccessi, dai miei peccati, non mi lascio dominare da questi, continuerò a servire il Signore, nonostante tutte le defezioni o gli sbagli o i peccati ecc., tutto sicuro che dipende dal Signore e non da me; da me dipende solo di lavorare per Lui, con Lui, in Lui; la santità è la sua che viene ad abitare in me.
Avete capito com'è la differenza, perché l'antagonista di Dio che cosa fa?
Egli è l'accusatore dei nostri fratelli dice l'Apocalisse, colui che li accusa di fronte a nostro Dio giorno e notte.
L'accusatore fa quel lavoro lì; vi stupite che faccia quel lavoro?
C'è da stupirsi che un figlio di Dio gli creda, perché a un certo momento o cedi allo Spirito di Dio o credi allo spirito antagonista a Dio.
Lo Spirito di Dio dice: io sono misericordia.
Lo spirito antagonista dice: Dio è giustizia, quindi tu non lo puoi servire.
Però non ti dice: la giustizia di Dio nasce dalla misericordia e quindi cadendo sotto questa tentazione di falsa umiltà e un sottile orgoglio, la persona rimane ferma e dice: ma io non posso, perché non sono degno.
Lo credo che non sei degno! Escluso Maria Santissima chi è degno?
Allora, umile semplicità, semplicità significa mettere a disposizione senza aspettare di essere nella situazione migliore per farlo.
Sono sicuro che molti tra di voi sono stati usati dal Signore, soprattutto in certi momenti in cui tutto faceva pensare il contrario: nei momenti di crisi, di stanchezza, di malattia, di pensieri, di preoccupazioni ecc. ecc. e vi siete stupiti di quelle parole che il Signore metteva sulla vostra bocca per consolare qualcun altro, mentre voi avreste detto, ma Signore io ho bisogno di essere consolato, perché mi dai delle parole per consolare gli altri?
Vedete la verità della parola di Dio quando Paolo dice: quando sono debole è allora che sono forte; vi rendete conto della verità della parola di Dio.
Perché è Lui che si serve di voi, se voi gli date disponibilità.
In fondo quando ci sono dei problemi delle preoccupazioni, la persona è sin troppo presa da quei problemi per domandarsi: sono degno di parlare con il Signore?
Se capita l'occasione, in quel momento tu hai talmente altri pensieri che la tua bocca parla e poi ti stupisci di quello che stai dicendo, anzi stai imparando tu quello che stai dicendo agli altri.
Quando tu pensi troppo vuol dire che tu stai al centro dei tuoi pensieri.
Vuol dire che non è Gesù il centro della tua vita, sei tu, con tutte le obiezioni che razionalmente sembrano autentiche.
Per fortuna noi non siamo guidati dalla razionalità, o no.
Dalla razionalità o dalla Spirito di Dio?
dallo Spirito di Dio, che illumina la nostra razionalità, ma quando al centro c'è solo la razionalità, allora noi non facciamo più niente e per di più non essendo noi onnipotenti e onniscienti se ci lasciamo guidare solo dalla nostra ragione che cosa capiamo di quello che succede intorno a noi? ben poco!
E quindi le azioni che noi svolgiamo sono limitate dalla nostra capacità di intuire le situazioni.
Mentre se la nostra razionalità è illuminata dalla luce dello Spirito Santo, che è eterno, infinito, conosce tutto, è la misericordia, ecc. ecc., allora la nostra razionalità illuminata dalla grazia dello Spirito, opera dei prodigi.
Per es. tu vuoi parlare a quella persona, di Gesù, del suo amore, questo la tua razionalità te lo dice.
Se tu sei guidato solo dalla razionalità la prima volta che la vedi fai una catechesi che sarebbe stupenda, ma quella persona non ha bisogno di quello.
Tu magari sei guidato dallo Spirito Santo, tutte quelle cose tu le sai, perché la tua ragione le ha imparate, le hai fatte tue ecc..
Ma lo Spirito Santo ti fa dire tutt'altro e quella persona cambia all'istante, da così a così, perché lo Spirito Santo sapeva che quella persona non aveva bisogno di una catechesi, ma di una testimonianza di carattere diverso.
Si apre il cuore e quella persona un domani ascolterà anche la tua catechesi razionale, ma prima si è aperto il cuore a causa della grazia dello Spirito Santo.
Se tu ti fai guidare dalla ragione, non ottieni niente, se ti fai guidare dallo Spirito che usa la tua ragione, vedrai i miracoli di Dio.
Questo vuol dire umiltà e semplicità.
Umiltà e semplicità, dice qui, producono la gioia, perché quando tu sei nelle mani di Colui che provvede a te, dentro di te le preoccupazioni non hanno più peso, ossia che cosa succede?
Che ogni preoccupazione diventa semplicemente una "occupazione".
Cos'è una preoccupazione? Lo dice la parola stessa: iper occupazione, cioè una occupazione esagerata, fuori luogo, che non va bene; infatti quando uno è preoccupato sta bene?
No. e' ansioso, agitato.
La preoccupazione non viene da Dio, da Dio viene la occupazione.
Parentesi, state attenti: l'iper attivismo non viene da Dio, da Dio viene l'attività, perché è una esagerazione e Dio non è esagerato Dio è equilibrato.
Se ti chiede di fare delle cose che a te sembrano esagerate, sai da che cosa ti accorgi che viene da Dio?
che tu riesci a fare tutto senza disguidi per te e per il tuo primo prossimo.
Se ci sono delle persone che ad un dato momento per essere attivi nella Chiesa ecc. ecc. trascurano i propri doveri di stato, come può Dio darti una vocazione, per es. matrimoniale o di altro genere e poi dopo non fartela concretizzare?
Se viene da Dio, Dio ti dà la possibilità di svolgere pienamente e perfettamente bene il tuo compito primario, la tua vocazione in più la tua attività, la tua apostolicità, il tuo essere apostolo nel mondo, il tuo condividere con il mondo quelle che sono le necessità dell'evangelizzazione, della condivisione ecc.
Quindi fate un discernimento.
Se mi viene chiesto di fare qualcosa in parrocchia, prima devo capire se riesco a svolgere il mio compito di marito o di moglie o insegnante, la vita di famiglia compreso lo svago il riposo, quello che è necessario perché la vita umana sia equilibrata, allora va bene.
Se c'è uno squilibrio come fa a venire da Dio una cosa squilibrata?
A patto che noi non consideriamo equilibrato o squilibrato secondo il nostro gusto personale.
La gioia è il criterio che ci fa assaporare che la nostra vita è vissuta in modo equilibrato.
Cosa vuol dire la gioia? Vuol dire sentirsi in pace con Dio e con i fratelli.
In una esperienza di comunione, cos'è la gioia?
È la bellezza di poter stare alla presenza di Dio.
Qualunque cosa tu stia facendo, ti accorgi che non c'è più il tempo della preghiera, ma c'è la preghiera nel tempo.
Che significa tutto quello che tu fai, ti senti alla presenza di Dio, lo interpelli, ne condividi con Lui la gioia, basta anche solo un pensiero ogni tanto, ma tu ti accorgi che sei costantemente alla presenza del Signore.
Questo ti produce un senso di serenità che rende facile il tuo apostolato, sia quando lavori sia quando riposi, quando sei in gita, quando sei al mare, quando sei all'ufficio postale, dovunque tu sia diventa un normale esprimere te stesso, non stai assumendo un abito diverso a seconda del, luogo in cui ti trovi.
C'è modo di vivere la serenità, la gioia? Sì.
La gioia è il criterio per discernere se la nostra vita è equilibrata fra il nostro dovere di stato e quello che il Signore si aspetta da ciascuno di noi, visto i pregi che ci ha donato e constatato i limiti che noi abbiamo.
Qui dice, la gioia scaturisce dall'esperienza inaudita della comunione con Dio.
Audire significa ascoltare, quindi esperienza inaudita vuol dire esperienza tua personale, non quella che ti hanno raccontato gli altri, vuol dire che tu hai fatto esperienza della comunione con Dio.
Questo è importante, sapere di essere dei salvati.
Significa la gioia di avere sperimentato il meraviglioso e misericordioso incontro con il Dio che ti cerca, ti vuole, ti ama.
Questa è l'esperienza della salvezza e della misericordia.
Se un catechista meglio un cristiano, non ha fatto l'esperienza della salvezza, che esperienza ha fatto?
Un'esperienza di morale, ossia le leggi: La legge non ha mai salvato nessuno: San Paolo nella lettera ai Romani ci dice: la funzione della legge è quello di far vedere il peccato.
La funzione della grazia invece è quella di faci sperimentare di essere figli di Dio; al cap. 8 parla della meravigliosa esperienza di tutti coloro che sono figli di Dio, sono quelli che hanno ricevuto lo Spirito di Dio.
Questo è quello che ci viene chiesto, passare da una religiosità fatta di leggi e di morale, all'esperienza della presenza viva di Dio in noi, che non ci toglie fuori dalle leggi, ma che ci dà il senso delle leggi.
Per es. qualcuno dice i 10 comandamenti sono dieci leggi costrittive, ma chi ha fatto l'esperienza della salvezza e della grazia non dice che i 10 comandamenti sono leggi costrittive, ma dice che sono dieci protezioni, per difendere ciò che è prezioso nella tua vita.
In primo luogo che cos'è prezioso? Dio: quindi tutto ciò che si riferisce al rapporto con Dio.
Secondo luogo, che cos'è prezioso? La famiglia: quindi tutto ciò che si riferisce alla famiglia.
Terzo luogo che cos'è prezioso in Dio? gli altri: quindi le relazioni sociali, non dire falsa testimonianza ecc..
Quarto luogo il rispetto degli altri: non desiderare ecc. ecc..
Quindi vedete, ci sono delle preziosità che i dieci comandamenti preservano, che i dieci comandamenti proteggono; non sono dieci ordini, sono dieci protezioni, per dirci: vuoi vivere nella gioia?
Allora ricordati ci sono queste protezioni.
Certo che se tu non capisci cos'è importante, cosa ha valore, queste dieci protezioni per te non sono 10 protezioni, ma sono dieci guinzagli.
Certo se uno non ha fatto l'esperienza dell'amore misericordioso di Dio, che cosa vive dei comandamenti?
L'obbligatorietà, ma quando uno ha incontrato Dio allora è diverso, perché ti rendi conto, come diceva santa Teresa d'Avila: hai tutto se hai Dio, allora i dieci comandamenti diventano semplicemente la cornice di un quadro; e poiché Gesù Cristo per me è importante, allora lo metto al primo posto, la famiglia un luogo privilegiato per l'incontro con Dio, rispetto me stesso, rispetto gli altri e le cose degli altri.
Quindi vedete le quattro relazionalità dell'essere umano sono pienamente rispettate nell'ambito dei dieci comandamenti.
L'essere umano ha almeno quattro tipi di relazione:
1° verso Dio,
2° verso se stesso,
3° verso gli altri,
4° verso la creazione
e se voi guardate i dieci comandamenti rispettano queste quattro relazionalità.
Allora Dio sa molto bene come devono vivere gli uomini, per questo si parla del regno di Dio, che vuol dire la regola di Dio, cioè come gli uomini devono vivere; devono vivere tenendo conto di queste quattro relazionalità per essere veramente degli essere umani e sono tutte sottese nei dieci comandamenti.
Relazione con Dio, principale; con gli altri, con se stessi, col mondo.
Vedete come tutto quello che è rivelazione, non è affatto al di fuori di ciò che è ragione.
Certo c'è questa caratteristica importante.
Hai tu incontrato il Signore come tuo personale Salvatore?
Il Signore è veramente il tuo personale salvatore o è il Salvatore?
Gesù Cristo è il tuo signore o è il Signore?
Se è solo il signore, c'è ancora strada da fare, perché deve diventare il mio Signore.
Dominus vobiscum, vi ricordate? Vuol dire il dominatore è con voi.
Dominatore di chi, degli altri? Dominus e dominatore vogliono dire la stessa cosa: Signore. Allora attenzione bene, non posso dire Signore, Signore se poi non è Signore di niente.
È il Signore se io lo rendo Signore, gli lascio essere mio Signore, lo lascio dominare la mia vita.
Vuol dire che Lui mi guida, il Dominatore Gesù Cristo Signore, non è tiranno, è Padre; quindi il dominio di Dio nella nostra vita è l'esperienza della sua paternità provvidente misericordiosa amorevole.
Certo che c'è tutta una visione completamente diversa da quello che la gran maggioranza delle persone ha.
È vero o non è vero? Chi parlerà loro di questo? Chi ne ha fatto esperienza.
Quindi non si può essere dei catechisti o dei cristiani, senza essersi domandati: ma io ho fatto l'esperienza di tutto quello di cui si è parlato al sabato, oppure sono solo degli assensi intellettuali?
Io ho fatto quest'esperienza? Sono veramente umile e semplice, mi sono messo nelle mani del Signore o ho opposto a Lui sempre delle regole delle altri visioni ecc.?
Una continua ricerca, un passo dopo l'altro, di luce in luce, di perfezione in perfezione.
Tutto questo perché voi possiate dire: adesso esco di qui e mi faccio le domande.
Sto facendo questo, come, in che modo, per quale motivazione, con quale fine, che cosa mi aspetto, il Signore si sta servendo di me, metto a disposizione le mie esperienze, le mie capacità, in che modo metto a frutto la mia storia, la mia educazione, la mia cultura al servizio di Dio?
Quanti hanno sfruttato tutta la loro esperienza, anche negativa, anche contraria alla Chiesa, ma folgorati dall'azione di Dio, l'hanno messa a disposizione di Dio per evangelizzare gli altri?
Il Signore non ti chiede mica di dimenticare le tue esperienze, anche quelle negative, perché attraverso quelle esperienze negative tu ora sei al servizio, perché capisci meglio quelli che si trovano nella tua vecchia situazione.
Attenzione bene, ricordatevi che la provvidenza di Dio è ovunque e si serve di chiunque, basta che ci sia qualcuno che dica come Maria: fiat mihi, secundum verbum tuum.
Sia lodato Gesù Cristo.