Spiritualità del catechista
20-11-2004
1) Salvato per collaborare alla salvezza
2) La gioia contraddistingue chi ha fatto l'esperienza della salvezza
3) L'esercizio dell'amore
4) Il catechista è testimone di Cristo salvatore
5) Memoriale eucaristico
6) Il miracolo del memoriale
7) Quando partecipiamo all'Eucaristia ci viene chiesta la testimonianza di Cristo salvatore
8) Aspetto conviviale
9) Ogni volta che partecipi all'Eucaristia stai facendo un'esperienza mistica
10) Non viviamo più per noi stessi, ma per lui
11) Far vedere all'esterno ciò che c'è dentro di te
12) Fiducia e gioia vanno di pari passo
13) Più eserciti la fiducia, più entri in questo stato di affidamento a Dio
14) Fondamentale protrarre la meditazione sul mistero eucaristico
15) Tutta la vita eucaristica è esperienza della salvezza
16) Essere in comunione esige lo stare insieme e dialogo intimo
17) Tutto ciò che Dio sta facendo dentro di noi, sia comunicato agli altri
18) La tua testimonianza non parte dall'io, ma da Dio
19) Far capire la situazione spirituale che stai vivendo, non la situazione materiale
20) Prima di salvare il corpo, Dio salva l'anima
21) Il miracolo serve alla conversione, ma esige la fede
22) Dio da te si aspetta una testimonianza di vita
Nella spiritualità del catechista abbiamo affrontato la volta scorsa, umiltà e semplicità, adesso al cap. 2 : salvato per collaborare alla salvezza.
Un aspetto fondamentale della vita del catechista, è la necessità di fare l'esperienza di essere salvati.
Già vi ho accennato qualcosa la volta precedente.
Effettivamente, uno dei principi fondamentali è questo: non possiamo trasmettere nulla che in prima istanza non stiamo vivendo noi stessi.
Per questo il cammino di vita cristiano e il cammino di approfondimento che stiamo facendo per la catechesi, ci deve mettere in crisi, se non ci mette in crisi vuol dire che o siamo come la Beata Vergine Maria oppure non abbiamo ascoltato nulla.
Forse la seconda è la più giusta. Perché?
La salvezza è la condizione del battezzato, del redento, colui che ha fatto un'esperienza di salvezza.
Cosa contraddistingue una persona che ha fatto l'esperienza della salvezza?
Il primo aspetto, la gioia, per cui è necessario domandarsi se dentro di noi l'esperienza della salvezza ha toccato il profondo del nostro cuore oppure no.
In fondo uno dei criteri per conoscere la vita cristiana autentica, non è la moralità o le esperienze mistiche, ma la gioia.
Ricordatevi che Gesù ha dato un criterio di discernimento quando parlava, se vogliamo, dell'evangelizzazione: da come vi amerete crederanno in me.
Ora l'amore è una componente gratificante, perché l'amore è sicuramente sopportazione nel senso etimologico del termine e in questo stile di sopportazione è contenuta proprio l'idea del portarsi a vicenda; ma l'amore è naturalmente, questa decisione, questo attivarsi nel fare il bene del prossimo.
Da qui scaturisce la tua felicità, perché l'amore ha sempre questa duplice valenza, ossia ti rende felice nella misura in cui tu stai rendendo felice un altro.
Se nell'esercizio dell'amore tu non provi gioia o felicità, probabilmente quello che tu stai facendo non è l'esercizio dell'amore, ma la ricerca di una tua propria gratificazione.
Per questo l'amore diventa anche oblativo, ossia la capacità di donare se stessi in maniera assoluta e totale, perdersi a favore del prossimo, perché?
Perché diventa un itinerario che si percorre guidati dalla luce dello Spirito, non è più solo semplicemente una velleità o un'ostinazione.
Un normale itinerario, per cui una persona giunge a certe determinazioni, non diciamo spontaneamente, ma quasi.
Si è creata una struttura mentale, per cui una persona ragiona in un modo piuttosto che in un altro: la differenza che c'è tra una struttura mentale mondana e una struttura spirituale.
La prima vede l'uomo in un certo modo, la seconda vede l'uomo in un altro modo.
Dunque, il catechista è testimone di Cristo Salvatore; ogni catechista deve sentirsi apparire lui pure un salvato.
Lo troviamo nel documento Rinnovamento della Catechesi n° 185: testimone di Cristo Salvatore.
Testimone in greco si dice martire; la testimonianza significa non solo una che assiste a una scena, ma uno che si lascia coinvolgere da quello che ha visto e prende una posizione: da una parte o dall'altra.
Vedo un incidente stradale, assisto a questa scena, divento testimone quando decido di lasciarmi coinvolgere ed esprimo la verità di quello che ho vissuto.
Ma la testimonianza di cui si parla qui non è semplicemente la testimonianza di colui che assiste, ma di colui che fa parte di quello di cui narra.
Qualcuno potrebbe dire, ma allora i testimoni sono solo gli apostoli, anzi se vogliamo Maria, l'altra Maria di Cleofa e Maria Maddalena e Giovanni il Battista che erano lì sotto la Croce.
Tutti gli altri non sono testimoni.
In questo senso la parola testimone significa colui che sta partecipando a un certo tipo di esperienza; quindi il testimone è quello che sta partecipando a quello che ti sta dicendo.
Testimone di Cristo Salvatore, lui ha partecipato alla salvezza di Cristo.
Ma come, tutto questo è avvenuto 2000 anni fa, io partecipo a questa salvezza per mezzo del Battesimo? Sì è vero.
Ma se ti ricordi nella riflessione in cappella, abbiamo iniziato parlando del memoriale eucaristico, ossia del fatto che l'Eucaristia, ogni Eucaristia, ha in sé questo duplice valore, valore conviviale, ma soprattutto è fondamentale il valore sacrificale.
Questo significa che ogni volta che siamo convocati all'Eucaristia, che è Dio che ci convoca all'Eucaristia, nell'istante stesso in cui inizia questa celebrazione eucaristica, noi siamo trasportati nel memoriale.
Se volete, tanto per intenderci con il primo segno di croce noi siamo trasportati nel memoriale.
Avviene questo straordinario evento, che il tempo si dilata e noi siamo lì, siamo nel cenacolo dove Gesù offre se stesso e siamo ai piedi della croce, dove Gesù muore per la nostra salvezza.
Non ci pensiamo, lo ricordiamo, lo ripresentiamo lo stesso fatto, no! memoriale vuol dire che siamo lì, siamo assolutamente lì.
Questo è se volete un miracolo del memoriale: il miracolo eucaristico, per cui non si sta ripetendo un'altra ultima cena, noi siamo quell'unica ultima cena, noi siamo lì a partecipare di quell'unico sacrificio di Gesù Cristo, dell'unico mistero pasquale: passione morte e risurrezione.
Quindi in ogni Eucaristia cui noi siamo convocati, cui noi partecipiamo ci troviamo in quell'unico evento.
Allora martire, cioè testimone di Cristo Salvatore significa colui che sta partecipando a quel mistero, quindi quello che noi narriamo non è semplicemente per sentito dire, sì la trasmissione della fede è di generazione in generazione, ma la testimonianza è personale.
Cosa vuol dire testimonianza personale? che io sto partecipando a quel mistero lì.
Adesso forse riusciamo a capire come mai in tanti casi la testimonianza cristiana è così debole, così fragile, cosi quasi insignificante, perché?
Perché sono ancora troppo pochi coloro che si rendono conto di questa testimonianza necessaria.
Ossia facciamo pure l'esame di coscienza: noi stessi ogni volta che partecipiamo a un Eucaristia, noi stiamo realmente facendo l'esperienza dell'ultima cena, della passione, della morte e della risurrezione di nostro Signore Gesù Cristo?
Oppure quando siamo all'Eucaristia ci distraiamo per le chitarrate o per il silenzio, che non c'è mai? (domanda di Domenico): Che tipo di testimonianza Pietro ha dato di fronte alla serva nel cortile di Anna di Caifa.
In quel tipo è stata una non testimonianza, ma non si può dire che lui non fosse partecipe del mistero della passione di Gesù.
Quando noi partecipiamo all'eucaristia e ci viene chiesta la testimonianza di Cristo Salvatore, noi idealmente dovremmo ripercorrere ogni volta tutto quello che facciamo in ben 4 giorni, giovedì, venerdì, sabato e domenica nella settimana santa.
In ogni Eucaristia dovrebbe essere contenuto tutta l'esperienza della settimana santa.
Adesso capite perché nei primi secoli l'Eucaristia era celebrata una volta all'anno, poi più frequentemente finché non è diventa dies dominica, il giorno del Signore.
Perché la celebrazione della Pasqua del Signore, è una celebrazione straordinaria: ti trasportava al di fuori del tuo tempo e del tuo spazio, ti scaraventava ai piedi del mistero che si stava celebrando.
Ora siamo talmente tanto abituati alle celebrazioni eucaristiche che devono essere fatte in 50 minuti, perché dopo c'è l'altra messa.
Poi bisogna riempirla di tutti i simboli più stravaganti, il pallone, la corda per saltare ecc. ecc. che non c'entrano niente con l'offertorio.
Per es. ora, con tutto questo, rischiamo di fare delle paraliturgie su quello che è il centro della vita del cristiano.
La testimonianza cristiana, l'Eucaristia è il vivere tutte le volte questi quattro giorni, in pochi minuti: dall'ultima cena, se volete dall'ingresso trionfale di Gesù in Gerusalemme, poi l'ultima cena.
Quindi l'aspetto conviviale; cosa si sottolinea in questo aspetto? La comunione.
Non c'è nessuno che desideri più di Dio di trascorrere la tua vita insieme con Lui, perché la tua vita è più breve e la sua è infinita, ma Lui desidera trascorrere la tua vita insieme con Lui.
"Ti attirerò dal deserto, dice Osea, l'attirerò a me, parlerò al suo cuore".
Tutto questo ci parla di una volontà esplicita di Dio nei nostri confronti, non c'è nessuno più di Dio che desideri vivere la sua vita insieme con te.
Ricordatelo e scolpitelo nell'anima, perché questo è il fondamento della vita cristiana, tutto il resto viene dopo.
Dio desidera stare con te, Dio desidera che tu desideri stare con Lui, Dio desidera che tu desideri di stare con Lui, questo è fondamentale.
Allora questo è l'aspetto conviviale, Giovedì Santo.
Poi inizia l'altro aspetto eucaristico che è quello del Venerdì del Sabato e anche della Domenica.
Venerdì, la Passione, la morte il sabato, la risurrezione la domenica.
Tutto questo è contenuto nel mistero eucaristico, tutto questo è contenuto in queste quattro parole: testimone di Cristo Salvatore, ossia la vita del cristiano e specialmente del catechista è una vita eucaristica, la vita di uno che testimonia ciò che ha vissuto.
Ogni volta che partecipi a un'Eucaristia tu stai facendo un'esperienza mistica, tu stai vedendo, tu stai testimoniando, tu stai condividendo quella che è la tua esperienza di essere salvato: essere salvato significa partecipare della misericordia che Dio ha avuto per ciascuno di noi.
Allora tu sarai efficace, sarai un testimone autentico quando comunicherai al tuo prossimo ciò che tu hai vissuto.
Ma se tu non ti sei mai soffermato a fissare ciò che hai vissuto, che cosa comunichi al tuo prossimo?
Se tu partecipi a tutte le liturgie, a tutte le religiosità, però non ti fermi a dire: ma che sto facendo? Tu che cosa fai?
Fai un magnetofono, ripeti quello che gli altri ti hanno detto non quello che hai vissuto tu.
Il teologo Raner diceva ai suoi tempi, qualche decennio fa, che il cristiano del XX secolo, o sarà un mistico o non sarà un cristiano. Cosa significa?
O tu hai sperimentato ciò di cui stai parlando o se no sei solo un magnetofono che ripeti quello che ti hanno detto gli altri, ma tu di tuo non puoi dire: è proprio vero, l'ho provato sulla mia pelle è così ecc., non significa aver fatto tutte le esperienze più fuorvianti e devianti della vita per poter parlare della salvezza di Dio; significa fare l'esperienza della misericordia di Dio.
Il mistero eucaristico è questa partecipazione dell'infinita misericordia di Dio, che per amore convoca attorno a sé e per amore si offre totalmente per la nostra salvezza.
Da qui in poi tutta la meditazione sul mistero cristiano diventa quotidianità.
Non viviamo più per noi stessi, ma per Lui che è morto per noi, dirà S. Paolo; oppure in altre occasioni: voi che siete morti in Cristo dovete vivere anche in Lui.
Dunque ricordiamoci veramente che essere testimoni della salvezza di Gesù Cristo, ci impegna, esige da noi questa attenzione, questa riflessione, questo soffermarsi, questa meditazione su quello che è il mistero della salvezza.
Dio ti ha preso e ti ha portato a sé. Tu ti sei lasciato prendere e sei entrato nel cuore di Dio.
Qui poi specifica: ogni catechista deve sentirsi e apparire Lui pure un salvato, quindi qui c'è la spiegazione di quello che vi ho accennato.
Ogni catechista deve sentirsi: questo deve non è un obbligo morale, ma è un criterio di discernimento, cioè ogni catechista sente di essere salvato?
Tu senti di essere salvato? Finché io non sento di essere salvato, allora devo ancora fare del cammino; allora non faccio niente finché non lo sento.
Calma, calma. Ho sempre detto il contrario.
Non devi aspettare di essere in Paradiso per fare del bene sulla terra, perché quando sei in Paradiso non lo fai più, è vero?
Qui dice: deve sentirsi e apparire, cosa vuol dire apparire?
Manifestare, cioè far vedere all'esterno ciò che c'è dentro; dentro di te c'è la salvezza di Gesù Cristo?
Si vedrà anche di fuori? Anche quando sei nella sofferenza?
Anche quando sei nella difficoltà? Si, anche in quel momento.
Perché può succedere a tutti che si passino dei momenti difficili, di crisi, di dubbio.
Ma quando Dio dentro di te ti ha salvato, pur essendo tu in un momento difficile, fuori di te non riesci a testimoniare la disperazione, ma la fiducia.
Può darsi che in quei momenti tu non sia la persona più gioiosa del mondo, ma la più fiduciosa sì.
Ecco cosa distingue il testimone della salvezza dalla persona che è solamente emozionale, ossia che anche nei momenti di crisi o di difficoltà, al di fuori sé non si può vedere una gioia, un'allegria sprizzante, si vedrà una grande fiducia, una grande solidità nella fede.
Come diceva Giobbe: io so che questi miei occhi lo vedranno, quando la mia carne sarà consumata io lo vedrò.
Certo lui non era nel momento della gioia e felicità, ma era nel momento della fiducia.
E questo è ciò che si vede all'esterno; fiducia e gioia vanno di pari passo.
Vivere la salvezza con umile semplicità, nella gioia che scaturisce dall'esperienza inaudita della comunione con Dio, esattamente quello che dicevo prima.
Avere incontrato Dio costituisce per noi una gioia? Scrivetelo: aver incontrato Dio ha costituito per me una gioia? Ora lo descrivo.
E quindi la settimana prossima mi farete vedere i vostri scritti.
Perché è importante scrivere questo? Mica perché io lo voglia sapere, mica perché Dio non lo sappia?
Perché noi, individualmente, ognuno di noi lo deve sapere.
Quando io ho incontrato Gesù Cristo è scaturita dentro di me la gioia? Immagino di si.
Me ne sono dimenticato per caso a causa delle difficoltà che devo affrontare in questi mesi, in questi anni ecc. può darsi.
Però io devo ritornare in quel momento, per scoprire ciò che Dio ha già messo dentro di me e se in questo momento non posso esplodere in un alleluia di gioia, però sicuramente posso vivere della situazione di fiducia, che è una gioia più intima, meno esplosiva, ma più solida.
Nessuno è più sereno di colui che vive nella fiducia.
Possiamo incontrare il Signore anche nei momenti di difficoltà e di crisi.
Non è detto che dopo questi momenti la vita si risolva in momenti di felicità, di gioia , che spariscano da noi tutte le difficoltà.
Questo non significa che non ci sia all'interno una pace che ti faccia dire: il Signore mi ha sostenuto fino ad ora continuerà a farlo anche dopo.
Accade spesso in molti casi così. Ma tutto questo si chiama fiducia, ossia so nelle mani di chi mi sono messo.
Poi evidentemente la fiducia è come un granellino di senapa, nasce piccolo, ma diventa grande.
Più eserciti la fiducia, più tu entri in questo stato di affidamento a Dio, per cui dentro di te davvero nasce la pace e la serenità che sconvolge il prossimo che non conosce Gesù Cristo.
Perché dentro di sé dice: come è possibile, questa persona ha queste difficoltà, però io non la vedo disperata?
Certo non la vedo ridere e ballare tutti i momenti, però la vedo tutto sommato serena, da dove gli viene questa serenità?
( Domenico dice di come l'esperienza personale della sofferenza ci faccia comprendere, sotto certi aspetti, il grande amore che Gesù Cristo ha avuto per ciascuno di noi )
Attenzione, questa è una grande verità, è contenuta nel mistero eucaristico, però voi vi rendete conto di quanto le parole siano povere, per esprime re la realtà di quello che si vive nel mistero eucaristico: situazione conviviale, situazione sacrificale, per questo è fondamentale, come dice il S: Padre nelle sue lettere sull'Eucaristia: dalla Mane nobiscum Domine, alla Ecclesia de Eucaristia, ai princìpi enormi di come vivere l'Eucaristia della Congregazione della dottrina della fede.
Tutti e tre i pronunciamenti di quest'anno, ci fanno capire come è fondamentale protrarre la meditazione sul mistero eucaristico anche al di fuori della celebrazione eucaristica; si chiama adorazione eucaristica e si inserisce nel mistero eucaristico dell'aspetto conviviale e sacrificale, in un tempo prolungato di comunione e di partecipazione a quello che è questo mistero eucaristico.
Quindi tutto quello che avete accennato voi adesso, si inserisce in modo egregio a tutto quello che veramente è il cammino del cristiano.
Il cristiano senza l'Eucarstia non è cristiano.
Ma l'Eucaristia non è solo quella comunione che vai a fare la domenica, è tutta la tua vita eucaristica, perché tutta la tua vita esperienziale, cioè tu stai facendo l'esperienza della salvezza.
Quindi vuol dire che tu stai nutrendo dentro di te una relazione intima, viva, efficace con Colui che ti sta salvando adesso, con Colui che ha preso su di sé la tua situazione di adesso, come quella di tutti gli uomini usque ad consumationem saeculorum, fino alla consumazione dei secoli.
È importante capire a livello razionale, ma non è sufficiente, perché la meditazione, l'adorazione la contemplazione del mistero eucaristico è di gran lunga superiore alla capacità che se ne ha di comunicarlo.
Dunque, un catechista o un cristiano che si rispetti non può vivere senza una vita eucaristica e la vita eucaristica non è fare la comunione una volta la settimana, ma è "essere" in comunione con il Gesù Cristo Salvatore.
Quindi l'essere in comunione esige per forza di cose il frequentarsi, lo stare insieme e questo dialogo intimo che fatto sia all'interno della celebrazione eucaristica, sia nel momento dell'adorazione personale, sia liturgica che quella individuale, è chiaro che tutta la vita del cristiano prende di lì il suo culmine e il suo punto di partenza, diversamente che vita di cristiano è?
Noi siamo di Cristo, il momento culminante dell'Eucaristia è nella preghiera eucaristica, la finale della preghiera: per Cristo, con Cristo, in Cristo a te Dio Padre onnipotente nell'unità dello Spirito Santo onore e gloria da sempre e per sempre.
Da sempre come fai a darlo tu, se non sei inserito in Dio che esiste da sempre?
Allora capisci che ci dev'essere un'esperienza di comunione a tutto ciò che è l'azione di Dio nella storia degli uomini e della tua storia personale, morale.
Non si può vivere una vita cristiana senza l'Eucaristia.
Tu non puoi fare l'Eucaristia, perché sei un divorziato risposato?
Nessuno ti impedisce di fare l'adorazione eucaristica, dal mattino alla sera.
Facendo questo nessuno ti può dire che non stai partecipando al mistero eucaristico.
Non assumi dentro di te la comunione, perché ufficialmente non è possibile testimoniare una comunione se essa non c'è, ma tu non puoi dire che non stai facendo l'esperienza di essere salvato, da questo Gesù Cristo, che è morto in croce ed è risorto per la tua salvezza.
Allora voi capite che la questione è molto di più che non andare a fare la comunione; significa essere in comunione o non esserlo.
Testimoniare la salvezza.
Il catechista deve manifestare anche agli altri tutto ciò che Dio compie in Lui.
Dunque la testimonianza ha un aspetto individuale, ma anche un aspetto comunitario.
È esigito da ciascuno di noi, ma soprattutto da Dio che vive in noi, che tutto ciò che Dio sta facendo dentro di noi sia comunicato agli altri.
Dio non esige che tu racconti le tua cose riservate, però la testimonianza esige che tu "magnifichi" il Signore, ossia che tu parli bene di Lui per ciò che Lui è, per ciò che Lui fa.
Non senti questa esigenza? Io mi domando se tu ti senti un salvato o non ti senti un salvato.
Mi vergogno di dire ciò che il Signore sta facendo nella mia vita?
Mi sta dando pace, mi sta illuminando, mi sta insegnando a vivere, ho capito tante cose di Lui, vedo le cose in un altro modo ecc.
Uno si domanda: devo fare la mia testimonianza, ma potrebbero pensare che io sto facendo questa testimonianza per vantarmi; potrebbe essere una tentazione e lo sarebbe se la tua testimonianza comincia col dire "io".
Invece la tua testimonianza non parte mai dall'io, ma parte sempre da Dio, è Lui che ha fatto in me cose grandi.
Maria non dice: Io sono beata, tutte le generazione mi diranno beata, ma dice prima: l'anima mia magnifica il Signore e il mio Spirito esulta in Dio mio Salvatore, perché Lui mi ha beneficato, si è chinato mi ha guardato, mi ha salvato, ha buttato giù i superbi dai troni ecc. ecc.
Leggetevi il magnificat e avrete una testimonianza perfetta, in cui Maria di se stessa dice ben poco, dice tutto ciò che ha fatto Dio.
È vero o non è vero? Poi ci sono dei criteri molto semplici, molto di voi li conoscono, ma ripetere giova: a, b, c .
Testimonianza ad alta voce, perché si capisca, non ti devi vergognare di ciò che Dio ha fatto per te. B, breve.
Gesù dice: il vostro parlare sia sì sì, no no, il resto viene dal maligno.
Quando tu cominci a ricamare, a decorare ecc. allora lì sì che c'è compiacimento, allora sì che lì c'è vanità, allora lì sì che c'è vantarsi.
Non c'è "l'umiltà della sua serva", c'è vanità della sua serva. C, cristocentrica.
Gesù Cristo al centro, quindi vuol dire Lui ha fatto questo per me, ergo se l'ha fatto per me lo può anche per voi; questo è il significato della testimonianza, questo che chiede di testimoniare è la salvezza.
Ha salvato me, perché Lui è buono, poi puoi anche dire: mi trovavo in questa situazione, ma senza ricamare troppo.
Devi far capire la situazione spirituale che stavi vivendo, non la situazione materiale.
Avevo una grande malattia, non interessa sapere quanti esami sono stati fatti, interessa sapere che eri in una situazione grave e che non si poteva fare altro, e hai invocato il Signore, ossia mi sono nascosto nel suo cuore e Lui che è grande, è buono, è misericordioso, ha fatto questo, questo per me.
Ma come il cancro ce l'hai ancora! Sì, ma ho la pace, che è più del cancro.
Sì, io morirò fra un mese, ma io sono sereno.
Allora qual è la testimonianza: della guarigione o di Dio che ti salva?
Il catechista deve manifestare anche agli altri tutto ciò che Dio compie in lui.
Che cosa comunicare agli altri, la soluzione dei problemi materiali o quelli spirituali?
Ricordatevi che la soluzione dei problemi materiali è solo un segno della risoluzione dei problemi spirituali.
Prima di salvare il corpo Dio salva l'anima; la salvezza della tua anima serve alla salvezza di molte anime, non solo della tua.
Quindi è fondamentale che tu salvi la tua anima, affinché molti altri salvino la loro.
Quando Gesù compiva un miracolo non diceva: adesso ci nascondiamo in una catacomba solo noi tre e preghiamo, perché l'Onnipotente faccia risuscitare questo figlio della vedova di Naim, lo fa di fronte a tutti, perché?
Dio ama essere onorato e ammirato, Dio vuole questo? No.
Cosa vuole Dio, perché fa un miracolo? È un segno del fatto che Dio è sempre con noi.
Il miracolo serve alla conversione.
Esige la fede: se c'è un cuore aperto che crede in Lui, Dio opera i miracoli; non solo per beneficare quello che è stato beneficato, ma perché altri giungano alla fede, vedendo che egli è provvidenza e l'Emmanuele, il Dio con noi, Vedendolo, è veramente qui con noi, è intervenuto, dunque io aprirò il mio cuore, perché adesso non sono più cose che ho sentito dire, c'è un testimone che mi dice che Dio è intervenuto nella sua vita.
Tu sei testimone, Dio è intervenuto nella tua vita, in che modo?
Non sei guarito da un cancro, ma sicuramente Dio è intervenuto nella tua vita.
Bene, gli altri che stanno morendo, perché non sanno distinguere la destra dalla sinistra, stanno aspettando che, come diceva Madre Teresa, "il tuo cuore si raffredda, molti fratelli e molte sorelle moriranno di freddo".
Questo vuol dire che Dio da te si aspetta una testimonianza di vita.
Ho incontrato Gesù Cristo, che cosa è cambiato dentro di me da allora?
Devo diventarne consapevole, non posso darlo come scontato.
Cosa è successo che mi ha fatto cambiare?
Se io dovessi dire a qualcuno, se mi apparisse il Sacro Cuore stanotte e dicesse: guarda quello che io ho fatto di te, dillo agli altri.
Cosa direi io agli altri di ciò che Dio ha fatto di me?
Devi diventare consapevole di cosa Dio ha fatto per te, perché tu lo devi dire agli altri.
Dio mi ama perché viene incontro alle mie necessità, se lo ha fatto per me lo fa anche agli altri, perché il pericolo è semplicemente vantarsi: Dio mi ama, ama solo me, perché io lo vedo, io lo sento, io ho delle mozioni spirituali.
Vatti a nascondere sotto una lapide se fai così!
È grave ed è pericoloso, perché la testimonianza non è dire ciò che tu provi, ma ciò che Dio ha fatto per te, lo può fare per me lo può fare anche per te, perciò apri il tuo cuore e lo riceverai. Se non è così non è una testimonianza, è una vanità