Spiritualità del catechista

5-2-2005

Don Mauro Agreste

Indice

1) Che cosa intendiamo quando parliamo del modo di essere del catechista
2) La vocazione
3) Come far capire a un bambino delle elementari: servire Dio?
4) Il servizio di Dio varia per ciascuno di noi
5) Scelte inconsce ben precise: prima io, tutto il resto se ne ho voglia, se posso
6) Qual'è il servizio che si da a Dio come sposi?
7) Il cammino spirituale deve aprire in noi l'orizzonte della verità
8) Devi esercitare il distacco
9) Ciò che va detto al direttore spirituale
10) Presentare Gesù che vive dentro di te
11) Il catechista è una persona che trasmette un'esperienza di vita
12) Per trasmettere Gesù Cristo è necessario essere ripieni del suo Spirito
13) Come fai a essere discepolo di Gesù
14) In che cosa consiste il cambiamento della nostra mentalità?
15) Apri la porta a colui che ti bussa e lui e il Padre verranno a te e ceneranno con te
16) State attenti alla voce dello Spirito

1) Che cosa intendiamo quando parliamo del modo di essere del catechista

Desidero sottolineare che i nostri incontri di spiritualità del catechista, non suggeriscono una tecnica, ma suggeriscono un modo di essere.

Ora che cosa intendiamo dire quando parliamo del modo di essere catechista, della spiritualità del catechista?

Noi diciamo l'ideale del cristiano redento, che si lascia usare dalla guida dello Spirito Santo.

È chiaro dunque che tutto quello che viene suggerito, più che una metodologia, è la proposizione di un atteggiamento interiore che bisogna coltivare, è un aiuto che viene dato a ciascuno per dire: ecco, io ho risposto alla chiamata di Dio, che mi invita a servirlo in qualche modo.

Servo il Signore appoggiandomi alla mia vocazione che è il mio stato di vita, di sposato, non sposato, fidanzato.

Il tuo stato di vita odierna è la tua risposta a Dio che ti chiama, che ti ha chiamato e il tuo sì quotidiano è la tua risposta.

Ora è chiaro che per un cristiano maturo quello che vi dico può sembrare superfluo, è necessario però che tutto questo sia acquisito nel nostro profondo, perché tutta la nostra vita deve essere una testimonianza della presenza di Dio dentro di noi.

2) La vocazione

Allora quando si parla di vocazione, non si parla di un cerchio che si è concluso.

Dio chiama, io rispondo; quando parlo di vocazione non sto dicendo questo, la vocazione è sì una risposta a Dio, ma non una risposta che ti isola da tutto il resto del corpo di Cristo che è la Chiesa.

Tu non sei a posto di fronte a Dio se tu dici semplicemente: io ho risposto alla mia vocazione.

Perché la vocazione del cristiano è la testimonianza di Cristo, vissuta nel tuo stato di vita e lo stato di vita è una vocazione.

Però non ti sei mica dimenticato che prima dello stato di vita c'è la tua vocazione cristiana?

Nella vocazione cristiana o nella vocazione alla vita stessa Dio ti ha chiamato a esistere, c'è un progetto, tu sei chiamato ad amare, conoscere e servire Dio, in quale stato di vita?

Nel tuo stato di vita.

Quando bambino alle elementari, sei chiamato a servire Dio in quel modo, il tuo servire Dio sarà limitato alle capacità umane, che tu hai in quel momento.

I vostri bambini del catechismo sono chiamati a servire Dio?

3) Come far capire a un bambino delle elementari: servire Dio?

Cosa vorrà dire per loro, come si può tradurre per un bambino delle elementari servire Dio?

Si traduce dicendo come Gesù alla tua età, era ubbidiente, servizievole, diligente, ordinato.

Quindi il modo per essere testimone di Gesù significa: fai anche tu quello che faceva Gesù alla tua età.

Fate esempi che un bambino può capire.

Se la mamma ti dice vai a comprare il latte, tu ubbidisci o no?

Se la mamma ti dice tieni in ordine la tua camera, Gesù l'avrebbe fatto o no?

Questo è un modo per capire come in quell'età conoscere amare e servire Dio si concretizza in questo.

Quando un bambino si abitua sin da piccolo a servire Dio, si crea già dentro di lui quella famosa realtà di cui vi accennavo al volta scorsa che si chiama la struttura mentale.

La struttura mentale non è spiritualità è il modo di far funzionare le idee, quindi sono su due piani diversi, però facciamo funzionare le idee con un ideale, un punto a cui fare riferimento.

4) Il servizio di Dio varia per ciascuno di noi

Però il servizio a Dio varia per ciascuno di noi con il variare delle nostre situazioni concrete, allora la cosa comune è: vogliamo servire Dio, quando, come? Quando servire? sempre.

Come?: con le nostre capacità e nella nostra situazione.

Quindi tu puoi servire Dio nel tuo matrimonio, da figlio, da genitore, da nonno, puoi servire Dio da religioso, da sposato, da coppia, da vedovo, in qualunque situazione uno venga a trovarsi.

La verità è che serviamo il Signore, questo è importante, perché questo è ciò che accomuna i cristiani.

Qualcuno dice: ma adesso siamo sposati, tutto il resto, che è esperienza di Chiesa a noi non interessa più: questo testimonia una immaturità nel cammino cristiano.

Allora adesso ti interessa solo più la nostra vita, dobbiamo fare la nostra vita, abbiamo la nostra famiglia, abbiamo i nostri figli, ecco, tutto il mondo è il nostro mondo.

Già, ma tu sei inserito nella Chiesa; a volte si assiste a degli splendidi giovani che sono attivi gioiosi ecc. ecc. poi incontrano il ragazzo o la ragazza e piano piano si chiudono, e poi spariscono proprio.

Si fanno la loro vita, il loro mondo è diventato l'alloggio e poi è diventato l'ufficio dove vanno a trovarsi e tutto quello che era prima dove andato a finire; forse si risveglieranno quando andranno in pensione, per un breve tempo, perché poi ci sono i nipotini da guardare.

Ecco che viene di nuovo tarpata la possibilità di darsi al servizio del Signore.

5) Scelte inconsce ben precise: prima io, tutto il resto se ne ho voglia, se posso

Questo testimonia che sono state fatte delle scelte inconsce ben precise, prima io, tutto il resto se ne ho voglia, se posso farlo.

Voi sapete per esperienza, perché siete stati tutti genitori, il volere è potere.

Vedete come è facile strumentalizzare il tuo piccolo mondo e farlo diventare il centro di tutto.

Ora tutto questo significa una spiritualità che è proposta, non è un sistema, non sono degli artifici psichici, ma è semplicemente l'apertura di orizzonti.

Ossia far vedere nel controluce della volontà di Dio, il nostro esserci o il nostro non esserci.

Se a qualcuno di voi sarà affidato il compito della formazione catechistica dei fidanzati, beh fate presente questo, che la famiglia cristiana non è una monade.

Monade è una parola che ci viene dalla filosofia del XVIII secolo e che ci presenta delle realtà a se stanti, che non hanno relazioni con nient'altro, solo con se stesse.

Quando si dice monade vuol dire una persona isolata che non ha relazione con niente, basta a se stessa.

Allora nella vostra catechesi dovete far presente che il matrimonio cristiano non è un'isola in mezzo all'oceano, esistiamo solo più noi; il matrimonio cristiano è una risposta a Dio nella sua presenza e nella tua presenza a Lui, quindi anche da sposi cristiani ognuno è chiamato a testimoniare un servizio da dare a Dio.

6) Qual'è il servizio che si da a Dio come sposi?

Qual è il servizio che si da a Dio come sposi?

Solamente generare dei figli ed educarli, portarli in palestra di qua e in piscina di là?

Questo è il servizio che tu fai ai figli di Dio, che sono i tuoi figli, non è necessariamente il servizio di Dio.

Potrai avere meno tempo del solito, ma che cosa stai facendo per il Corpo di Cristo che è la Chiesa, che viene individuato territorialmente nella tua parrocchia?

Che cosa tu stai versando sul corpo di Cristo che è la Chiesa?

La Maddalena ruppe il vaso di alabastro e versò tutto quello che conteneva, e l'olio di nardo era costosissimo.

Allora non esiste assolutamente nessuno che sia così impegnato che non possa dare qualche cosa.

Se poi il servizio non ti è stato richiesto e tu lo offri e dicono: mi dispiace non c'è niente, questo non vuol dire: adesso sono a posto.

Posso sempre esercitare le opere di misericordia corporali e spirituali: quello è servizio al corpo di Cristo?

Sì,. Gesù dice amerai il prossimo tuo come te stesso e dice anche beati voi, perché avevo fame e mi avete ecc. ecc.

Poi tu lo fai per quale ragione?

7) Il cammino spirituale deve aprire in noi l'orizzonte della verità

Per dare gloria al tuo nome, allora tu non stai servendo la Chiesa, neanche se tu dovessi organizzare le liturgie della tua parrocchia, darti da fare in sagrestia, metter in ordine questo e quell'altro ecc. ecc, ma non lo fai per il Signore, tu non stai servendo il Signore, lo sapete vero?

Per questo è importante che il cammino spirituale debba aprire in noi l'orizzonte della verità, che ci pone continuamente in uno stato di discernimento, cioè di controllo.

Vediamo un po', per quale motivo io mi do al Signore? Cosa faccio per il Signore?

Allora devo anche vedere: se io faccio catechismo, lo faccio per il Signore o lo faccio per me?

Faccio questo, perché voglio sentirmi importante?

A volte si sente dire. Faccio del volontariato perché mi piace, mi vogliono bene, ecc.tutte cose buone, ma tu fai questo perché ti aspettano, o per amore del Signore?

Allora lo stato di discernimento non vuol dire: dato che ho scoperto che io non facevo questo per il Signore, ma lo facevo per me stesso, allora non lo faccio più! Sbagliato.

Lo fai ancora, però cambi il motivo e stai molto bene attento a non fare le cose da aspettarti l'applauso dagli altri e quando capiterà che qualcuno ti applaude, ti elogia, ti esalta per quel poco che tu hai fatto, che in fondo ti piace fare.

Allora tu ricordati dentro di te continuamente di dire: Signore tutto quello che io sto ricevendo, anche se lo sto ricevendo che mi fa molta gola, io lo dedico a te. Fanno gli applausi a me, ma io voglio che arrivino a te.

8) Devi esercitare il distacco

Quindi devi esercitare il distacco, la non dipendenza dall'approvazione degli altri.

È fondamentale, perché tu, se non fai così, ti appiccichi alle cose del mondo, ti appiccichi alle persone del mondo, poi dopo affondi, come l'armatore del Titanic che diceva questo non affonda e si aggrappò a quella nave ed è in fondo al mare.

Mi sono spiegato? Non ti appiccicare alle cose del mondo, se vuoi attaccati al cuore di Gesù.

Non ti spaventare se gli altri ti elogiano, ma non andarlo a raccontare agli altri; quando tu lo racconti agli altri significa che ci tieni molto.

Fai discernimento, puoi avere un confidente, puoi avere il tuo direttore spirituale, ma il tuo direttore spirituale è lì apposta per aiutarti a capire quello che ti succede dentro e per aiutarti a vedere se tu ti stai attaccando a quelle cose.

9) Ciò che va detto al direttore spirituale

Quindi, il non dire la gioia o il piacere che provi quando gli altri ti fanno gli elogi al tuo direttore spirituale, è grave, che significa nascondergli qualcosa che riguarda il tuo Spirito.

Tu dici: ma per umiltà non glielo dico, a lui. No.

Per umiltà non lo dici alle altre persone, ma a lui glielo devi dire, perché lui lo deve sapere e deve vedere come tu reagisci, come tu glielo dici; se glielo dici con distacco, se lo dici con gioia e per quale motivo.

Allora se il tuo direttore spirituale è una persona "quadrata" ti dirà: sono contento per te, ma attenzione, gioisci pure per le gioie che il Signore ti concede di avere per il servizio che tu fai per Lui, ma non lo raccontare a nessuno; se poi la persona è disubbidiente, allora quella persona non cerca un cammino spirituale, ma cerca la propria vanità.

Dunque attenzione servire il Signore ti pone sicuramente su un piedistallo; essere su un piedistallo ha i suoi pregi e i suoi difetti, perché essere al servizio del Signore significa mettersi tutto sommato come modello.

10) Presentare Gesù che vive dentro di te

Ma con la consapevolezza di non essere tu la perfezione, semplicemente di presentare Gesù che vive dentro di te.

Allora il continuo stato di discernimento consiste in questo esaminarsi.

Quello che io sto facendo, Gesù lo farebbe così? Gesù lo direbbe così?

Quello che io sto dicendo, lo sto dicendo per onore del Signore oppure per farmi grande, bello, importante, che tutti dipendano da me?

Poi si vede se quello che tu dici aderisce alla tua vita, perché la prova del nove è la pratica.

Qualcuno diceva vale più la pratica della grammatica, invece per l'educatore ci vuole sia la grammatica che la pratica.

Se c'è solo la grammatica voi capite che quello che viene detto poi viene smentito dalla vita e allora non viene recepito, perché la vita del cristiano, la vita del catechista è una vita di testimonianza.

Ora se con la bocca dici una cosa e poi con i fatti ne fai un'altra, che fine fa la tua testimonianza?

Diventa il contrario, non diventa solo sterile, diventa una contro testimonianza ed è pericolosa.

Allora un aspetto importante della vita del catechista è prima di tutto essere con i piedi per terra; il secondo aspetto è avere la testa e il cuore nei cieli.

11) Il catechista è una persona che trasmette un'esperienza di vita

Il catechista non è una che ripete la lezione che ha imparato a memoria, ma è una persona che trasmette un'esperienza di vita.

Credo che vi siate resi conto che insieme a tutte le nozioni di cultura e le tecniche che vi vengono offerte in questi corsi, tuttavia le cose più importanti non siano né le tecniche, né il bagaglio culturale che vi viene dato, ma l'aspetto della spiritualità, siete d'accordo su questo?

Perché un catechista che sappia a memoria tutta la teologia, il catechismo della Chiesa cattolica, ma che lo trasmetta così, freddamente, non serve assolutamente a niente.

Posso chiamare uno speaker della Rai, che mi legge alla perfezione tutti gli articoli del Catechismo della Chiesa Cattolica, ma il catechista non è uno che trasmette i suoni, è uno che trasmette la vita.

Ora se il catechista in prima persona non si dà da fare di questa esperienza, ma che cosa trasmette?

12) Per trasmettere Gesù Cristo è necessario essere ripieni del suo Spirito

Allora è importante che il catechista capisca che l'aspetto fondamentale per trasmettere Gesù Cristo è essere ripieni del suo Spirito, essere ripieni dello Spirito di Dio, perché?

Perché Gesù l'ha detto: io andrò via, ma manderò a voi lo Spirito Santo, il quale vi condurrà alla verità tutta intera.

Se una persona deve trasmettere Gesù Cristo, come fa?

Gesù Cristo non è un libro, è una persona; quando il Santo Padre ha scritto il documento Tertio millenium ineunte ha detto questa frase che io ho già richiamato peraltro, non una formula ci salverà, ma una persona.

La formula è a senso unico, la persona invece è interattiva, c'è relazione; in una formula non c'è relazione, è così e basta; allora una cosa è una formula, altra cosa è una persona.

Con la persona tu hai una relazione, ossia tu apri il tuo cuore ed esprimi te stessa, ma anche lui apre il suo cuore ed esprime se stesso.

Il catechista non può, deve assolutamente coltivare dentro di sé questa relazione con Gesù, ora questa relazione con Gesù è possibile viverla senza essere ripieni di Spirito Santo?

No, toglietevelo dalla testa che sia possibile, diventerebbe solo religione.

Vi ricordate che i discepoli e gli apostoli dopo la morte di Gesù lo incontrarono quante volte?

Tante volte, ebbene tutte le volte Gesù spiegava tutto quello che era successo, ma gli apostoli avevano capito tutto?

Quando capirono e quando diventarono come Gesù, quando? A Pentecoste.

13) Come fai a essere discepolo di Gesù

Ora tu sei discepolo di Gesù? Si presume di sì, ma come fai a essere discepolo di Gesù, se ripeti solo le parole di Gesù?

Discepolo di Gesù è molto di più; il discepolo ai tempi di Gesù era uno che viveva con il proprio maestro e assorbiva la vita del proprio maestro, non solo di Gesù, c'erano tanti maestri in Israele.

Il discepolo imparava a vivere; a quei tempi era molto più importante imparare a vivere che vivere, quindi chi voleva veramente mettere in pratica l'alleanza di Dio, sapeva che si cercava un maestro e con lui imparava a vivere.

Dopo un bel po' di tempo che il discepolo stava con il maestro imparava a fare tutto quello che faceva il maestro; camminava come il maestro, parlava come il maestro, le stesse espressioni, gli stessi ragionamenti, cambiava proprio il suo modo di ragionare, perché stava con lui.

14) In che cosa consiste il cambiamento della nostra mentalità?

Significa non ragionare più con la nostra testa, ma ragionare con la Sua; ora questo non è solamente un esercizio psichico che si fa, è un esercizio della volontà e anche un dono della grazia di Dio, insieme; non sono delle tecniche: adesso mi sforzo di pensare come Gesù!

No, è un dono della grazia di Dio, è la volontà di sottomettermi, cioè di dire Lui ha ragione e io devo imparare.

Come faccio a imparare? Sto con Lui; allora qualsiasi discepolo di qualsiasi maestro stava con il proprio maestro, al punto che imparava persino a vestirsi come il maestro.

Chi vedeva un discepolo alla fine della formazione, vedeva il maestro.

Se i cristiani battezzati in teoria dovrebbero essere dei discepoli, cosa significa che chi vede un discepolo vede il maestro!

Allora al servizio di Dio come educatore, non significa fare il maestro che insegna significa che chi vede te, vede Gesù e tutto questo voi lo capite subito, non è possibile mediante un nostro sforzo, se no sarebbe come fare la torre di Babele, raggiungo Dio con le mie forze; oppure sarebbe come fare lo yoga, lo zen, cioè un esercizio fisico, ascetico per plasmare la mia mente diventare simile a lui, no non significa questo; non è neanche uno sforzo ascetico, faccio le penitenze, mortificazioni per piacere a Dio.

15) Apri la porta a colui che ti bussa e lui e il Padre verranno a te e ceneranno con te

No, l'unica cosa che devi fare è quello che c'è scritto in Giovanni 17 e Apocalisse 3,20 : apri la porta a Colui che ti bussa e Lui e il Padre verranno a te e ceneranno con te, che significa: se Lui entra nella tua vita, cambia la tua vita, perché Lui comunica a te quello che tu sei e quello che Lui è e quello che Lui pensa che tu debba essere.

Sono stato chiaro? In questo si realizza quella parola difficile che è metanoia, ossia il cambiamento del nostro modo di ragionare, per questo San Paolo dice: non sono più io che vivo, ma è Cristo che vive in me, perché diventa veramente una comunicazione delle vita di Dio dentro ciascuno di noi.

Allora questo detto come tema di oggi che ci introduce poi nei prossimi incontri: "con cuore aperto all'uomo"; Ci tengo veramente che tutto questo sia fissato nel vostro cuore, perché un catechista che pensi di essere catechista solamente perché gli si richiede una lezioncella, ma non si occupa di domandarsi veramente se sta vivendo questa realtà in prima persona, se ha fatto l'esperienza di Gesù, farà un lavoro, però deve ancora fare una crescita.

Io non dico non fate niente finché non siete perfetti; vi dirò, cominciate a fare quello che siete in grado di fare, però sotto la guida dello Spirito Santo, dicendo allo Spirito Santo guidami, cambiami, che nessuno di noi può dire di essere perfetto; e poi vedrete voi stessi piano piano, se siete stati onesti nella vostra preghiera personale, che cambierete, non di colpo, ma piano piano.

Lo Spirito Santo dentro di voi vi illustra e vi dice: ecco, qui va bene, qui comincia a modificare questo aspetto, non ti accorgi che stai facendo questo perché ti piace essere approvato, applaudito.

Stai attento che questo non l'hai ancora dedicato alla gloria di Gesù?

16) State attenti alla voce dello Spirito

Allora tu comincerai ad esercitare l'umiltà, fate discernimento, siate attenti alla voce dello Spirito, ricordatevi non potete piacere a tutte le persone che conoscete; il vostro carattere può non essere in armonia con gli altri, però potete nello stesso tempo, incarnare la presenza di Gesù, anche quando vi sentite prigioniero di voi stessi, non lasciatevi impressionare da tutto questo, può succedere, siate liberi anche dal giudizio che gli altri hanno su di voi, siate onesti di fronte al Signore e controllate sempre se quello che state facendo lo state facendo per Lui o per voi stessi.