La parola di Dio
5-2-2005
1) Spiegare la parola di Dio non significa fare un'esegesi biblica
2) Omelia è uno spezzare una parola perché sia subito accessibile a tutti
3) Non dimenticare mai che la parola di Dio è ispirata
4) Cosa dicevano gli antichi sulle traduzioni? Traduzioni uguale tradimenti
5) Risposta a domanda: La riforma liturgica è avvenuta dall'oggi al domani
6) La traduzione esige una circonlocuzione
7) Professione di fede. Il simbolo Niceno-Costantinopolitano
8) La preparazione del ministrante doveva prevedere anche la spiegazione delle risposte e dei gesti
9) La regola e la prassi
10) Brutta sarebbe una trasandatezza strutturale
11) La riscoperta del canto gregoriano nella riforma ceciliana nel 1900
12) La riforma ceciliana del canto sacro ha introdotto il popolo ad una partecipazione diversa
13) La riforma liturgica di allora produsse delle personalità di altissimo livello, quali Perosi
14) Risposta a domanda: prende il nome da Santa Cecilia
15) Molta fortuna ebbe la Messa gregoriana degli angeli
Che cosa tratta l'omelia? La spiegazione della parola di Dio, la spiegazione della parola di Dio che cosa significa?
Spezzettare la parola, renderla subito accessibile a tutti.
Quindi spiegare la parola di Dio non significa fare un'esegesi biblica, anche se si può usufruire di qualche cosa dell'esegesi, ma l'omelia, di per sé, non è semplicemente spiegare da dove viene questo concetto, come mai si usa questa parola ecc…
Esegesi significa studiare la struttura del discorso, spiegare storicamente da dove vengono certe idee; come vivevano in quel periodo per cui c'era questo concetto che si sviluppava, o non si sviluppava.
Quindi, potremmo dire, un'analisi scientifica sulla parola di Dio, i generi letterali, le parole che si usano, il significato delle parole, che significato aveva quella parola in quel tempo, per quale motivo quella parola aveva quel significato in quel tempo, quel modo di dire a che cosa si riferiva allora.
È tutto utile, tutto importante, però nell'omelia, dato che non è una lezione di analisi biblica, ma è uno spezzare la parola perché sia subito accessibile a tutti, allora nell'omelia si può partire usufruendo di questi strumenti, che ogni sacerdote dovrebbe avere a propria disposizione, ma non ci si può fermare semplicemente a una traduzione del significato della parola; la traduzione va intesa come attualizzazione ossia che cosa la Parola di Dio che nella storia della Rivelazione ha avuto questi significati, che cosa ci dice oggi.
Qual è lo stimolo che il Signore lascia venire incontro a noi attraverso la Parola che ci è proposta.
Ora per capire il messaggio di Dio che ci vuole comunicare è utile l'esegesi, sono utili gli studi storici e tutto quello che volete, ma l'omelia non è, propriamente, il luogo in cui si deve concludere la comunicazione del messaggio biblico solo su questo livello scientifico.
Ci siamo spiegati?
Bisogna non dimenticare mai che la parola di Dio è ispirata.
Questo vuol dire che è giusto studiare le strutture della lingua, ma non è giusto pensare che tutto quello che è contenuto biblicamente provenga solo dalle strutture della lingua, cioè un significato molto più alto, molto più profondo che passa attraverso le strutture della lingua che venne usata nella composizione del testo sacro.
Il testo sacro fu scritto in lingue diverse dalla nostra, per questo motivo il testo sacro dev'essere continuamente tradotto.
Voi sapete cosa dicevano gli antichi sulle traduzioni? Traduzioni uguale tradimenti.
Effettivamente è così le traduzioni, non sempre, riescono ad esprimere il messaggio completo che viene detto.
Abbiamo alcuni esempi che ci lasciano difficoltà, e che sono allo studio della Dottrina dei sacramenti alla Congregazione sulla Sacra Liturgia.
Per esempio sul "Padre Nostro, non ci indurre in tentazione".
Voi sapete da quanti anni si sta cercando di dare un senso che non sia così strano?
Nella nostra mentalità adesso: non ci indurre in tentazione, la parola indurre vuol dire qualcuno che ti porta dentro, ma è veramente antiteologico pensare che il Padre ti porti dentro la tentazione, in realtà non lasciarci cadere nella tentazione, non lasciare che la tentazione prevalga su di noi.
Insomma vedete che cambia molto il significato: da ne nos inducas in tentationem a non ci indurre in tentazione.
Il suono è quasi uguale, ma il suono non significa niente se il significato è diverso, mi sono spiegato?
Risposta a domanda: le traduzioni vengono riformate un po' per volta.
Ma tu tieni presente che la riforma liturgica è avvenuta dall'oggi al domani, in brevissimo tempo.
Quindi il cambiamento di queste cose fu fin troppo immediato, probabilmente.
Forse una cosa graduale a più ampio respiro, avrebbe permesso di comporre i tempi liturgici con un'esperienza maggiore.
Questi non sono problemi che ci competono, però sono situazioni che ci fanno vedere come in ogni traduzione, in qualche modo, è molto difficile riuscire a esprimere con delle parole che siano immediate, l'esperienza di oggi con quella di ieri.
A titolo di esempio, mi raccontava un missionario che era stato, mi pare, in Lapponia, quindi dove c'è sempre la neve, che i Lapponi hanno, non so se 40 parole diverse, per esprimere il bianco della neve.
Voi sapete, basta guardare, vedi che la neve è bianca, siete d'accordo?
Però ha delle sfumature diverse a seconda della vegetazione che c'è intorno, oppure del colore del cielo, oppure, oppure… per cui quello stesso bianco assume delle sfumature quasi impercettibili, ma che hanno, nella lingua lappone, delle parole specifiche per ogni tipo di bianco Vicino a un lago, a una pianta ecc… ha sempre colori diversi.
Noi diremmo è bianca, ma bianco non significa niente per un lappone.
Allora se tu devi tradurre un testo biblico dove si preveda l'uso della parola bianco, che parola usi per dire bianco?
"Nessun lavandaio avrebbe potuto renderla così bianca" vi ricordate la Trasfigurazione?
Se tu devi tradurre il senso biblico della Trasfigurazione di Gesù, quale parola usi?
Allora un Lappone potrebbe dire: "Ma no, questo bianco qui, non è un bianco: è un bianco-grigio, un bianco-rosa, un bianco-blu.
Ecco tu non puoi dire una parola qualsiasi, perché la traduzione esige una circonlocuzione.
Parola difficile che vuol dire: un insieme di parole che circondano il concetto e che servono per far capire meglio il concetto.
Cos'è una circonlocuzione? Un insieme di parole che circondano.
Ricordate c'è sempre qualche richiamo. Circonlocuzione: loqui, parlare.
Circum loqui quindi le parole che circondano, che girano.
Una circonlocuzione è un giro di parole.
Un insieme di parole che circondano un concetto, che è talmente difficile da esprimere che ha bisogno di tante parole.
Esempio: nostalgia. Se una persona non sa cosa sia la nostalgia, voi gli dite: "la nostalgia è la nostalgia."
Ha capito quella persona? Come fate a insegnargli cos'è la nostalgia?
Dovete usare una circonlocuzione, ossia questa è la nostalgia, ma quello non l'ha mai vista, e tu gliela descrivi: di qua, di là, di su di giù, come se tu stessi guardando un monumento e dicessi: ecco in questo monumento si vede la colonna, il ricciolo e tutto quello che volete, e ci giri intorno, va bene?
Allora nell'omelia bisogna tenere presente tutto questo.
L'attualizzazione del messaggio non può mai far dire alla Bibbia ciò che la Bibbia non dice.
Ci siamo? Quindi l'omelia non è il luogo per fare la politica, non è il luogo per parlare dell'attualità.
La Scrittura deve essere spiegata e attualizzata.
Nell'attualizzazione, certamente, si affrontano anche i problemi umani, ma l'omelia non è il luogo in cui si commentano le notizie dei giornali.
Teniamo presente tutto questo perché ovviamente questo è un aspetto da sottolineare.
Professione di fede. "Il simbolo o professione di fede…."
Il simbolo che usiamo nella nostra liturgia è il simbolo Niceno-Costantinopolitano, quindi 325-381, due Concili che sono confluiti nella professione di fede: trinitaria e che condensasse tutte le verità maggiori del nostro essere cristiani.
Qui c'è scritto: "Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo" ( tutti si inchinano ) ecco, attenzione: tutti si inchinano.
L'inchino cosa vuol dire? Significa adorazione, ma come si fa?
Ci si inginocchia? No, altrimenti sarebbe scritto genuflessione, si china la testa.
Vedete nel testo liturgico si dice: si inchinano.
Nella notte di Natale invece dell'inchinarsi ci si può inginocchiare.
Non di rado succede che, giunti a queste parole: "discese dal cielo" tutti si inchinano, perché è proprio la notte in cui si celebra il ricordo di questo mistero: la nascita di Gesù Cristo; per sottolineare questo fatto si fa più visibilmente un gesto di adorazione.
Mentre nelle domeniche è sufficiente chinare il capo, nella notte di Natale è consigliato inginocchiarsi.
Naturalmente, chi presiede la celebrazione liturgica, detta il tono della celebrazione, giusto?
E quindi sarà il Sacerdote a dire quello che si deve fare o che non si deve fare.
Sono stilati dalla Santa Sede e sono prima in latino, poi vengono tradotti nelle lingue nazionali.
È bene che voi conosciate anche i testi latini.
Vi capita di andare a un pellegrinaggio a Lourdes e facciano la Messa internazionale e cantino la Messa degli Angeli, voi non vi riconoscete più, invece è importante riconoscere.
I documenti della Santa Sede richiamano l'importanza di conoscere i testi latini, richiamano l'importanza di non abbandonare il latino da tutto quello che è la tradizione della Chiesa, in verità in certi momenti si sente proprio la nostalgia.
Quando ci capita di essere fuori dall'Italia e di partecipare a un'Eucaristia, in una lingua non omofonicamente vicina alla nostra, tu non ti riconosci se non per i gesti che vedi compiere.
Risposta alla obiezione che alla Messa in latino non si capiva niente: certo questa è una pecca che chi ti insegnò a servire messa, doveva anche spiegarti quello che si faceva.
La preparazione del ministrante doveva prevedere anche la spiegazione delle risposte e dei gesti che si facevano.
Una volta c'erano libri divulgativi per cui tutto quello che veniva fatto all'altare, aveva la sua scrittura in latino, la traduzione in italiano e la spiegazione di quello che stava avvenendo.
Capisco anch'io che la cura pastorale anche dei ministranti, in alcune parrocchie, veniva data per scontata, piuttosto che spiegata.
La pratica non è la regola, è solo ciò che succede, la regola è tutta un'altra cosa.
Dovremmo tutti sapere molto bene, che ne so, si arriva alla Cresima con certi presupposti, poi la pratica ti costringere, in certe occasioni, a dover ammettere delle persone che tutto sono meno che pronte a ricevere un sacramento di questo genere. Siete d'accordo con me?
Per cui la prassi è una cosa e noi qui non stiamo giudicando la prassi, stiamo dicendo come debbono essere le cose.
Poi è chiaro che concretamente dovremmo fare il meglio che possiamo.
Vi ricordo che il santo Curato d'Ars fu promosso, come dice lui stesso, per il rotto della cuffia.
Perché se avessero dovuto veramente indagare… c'era un'unica cosa che sapeva, e il Vescovo sapeva che lui la sapeva e quindi gli chiese solo quella cosa lì, e gli diede il permesso di confessare.
Ma nessuno di noi può dire che le confessioni che amministrava il santo Curato d'Ars, non fossero straordinarie ed eccezionali.
Andavano da tutta la Francia, i personaggi più illustri, più potenti, più sapienti da lui, perché aveva una grazia di Spirito Santo tale per cui ogni parola che usciva dalla sua bocca era pronunciata da Dio praticamente.
Questo ci fa capire che la regola è una regola, poi dobbiamo anche adattarci.
Io non posso sapere, né voglio sapere in che stato era la prassi dell'insegnamento del ministrante, posso immaginare che fosse più che altro un limitarsi a sapere la risposta che bisognava dire, non a pensare.
Però io so di altre parrocchie in cui, per esempio, lo stesso parroco si occupava non solo dei ministranti ma anche della cantoria, e quindi quando c'erano quelle famose messe cantate, di tutti i generi, la prima cosa era che si pronunciasse bene quello che si diceva e che si sapesse cosa si stava dicendo, in un tempo in cui pochissimi sapevano leggere o scrivere.
Come so invece di tanti posti che il latino veniva storpiato in 3000 modi diversi, perché tanto era la stessa cosa.
Certo la pratica ci presenterà sempre molti modi diversi di attualizzazione di quella che è la regola.
D'altronde voi vedete anche che noi stiamo vedendo le regole di una celebrazione Eucaristica, e scopriamo tanti aspetti, che sul testo liturgico sono consigliati caldamente, però tante volte noi cadiamo giù dalle nuvole, è vero o no?
Quindi teniamo presente queste elasticità e direi anche di usare molta misericordia, perché?
Quello che si vede dall'esterno, non è quello che c'è all'interno.
Molte volte i responsabili sono costretti ad adattarsi o a deglutire qualche cosa di difficile, proprio perché l'uditorio non è maturo, in grado di affrontare un discorso più profondo, più strutturato; e quindi come si fa con i bambini che si accettano delle limitazioni in vista delle progressioni.
Brutta sarebbe una trasandatezza strutturale: "Ma sì va tutto bene, cosa vuoi che sia:" questo non va assolutamente bene.
Uno può trovarsi in ristrettezze, anche economiche, però questo non giustifica la sciatteria.
Tu non hai la possibilità di comperare dei fiori, bene non metti dei fiori, però che il tuo altare sia pulito, ordinato.
Una cosa è la sciatteria che vuole dire noncuranza, l'altra cosa è l'impossibilità di fare una cosa, quindi voi sapete che nelle terre di missione magari la chiesa è una capanna, fatta di fango e di lamiera, però quando si radunano lì dentro per la celebrazione liturgica, magari non c'è il sacerdote, c'è solo il catechista che distribuisce la comunione, c'è ordine, c'è attenzione, molto di più di quella che possiamo osservare in certe nostre assemblee.
Quindi c'è povertà estrema ma quello che si fa, lo si fa con il massimo della dignità.
Magari durante la settimana vanno in giro in costume da bagno, ma alla domenica, con 50°, mettono il vestito solenne e, come ho visto in tante fotografie, poiché è stata regalata loro una giacca a vento, ed è un vestito elegante, nel colmo dell'estate si mette la giacca a vento perché è il giorno del Signore.
Ci fa sorridere, però ci fa capire come il senso delle cose venga concretizzato con atteggiamenti espliciti; quindi meditiamo, questo è un orizzonte importante.
Oltretutto, qui il testo latino, per chi conosce un po' il latino lo orecchia un po', contiene in sé delle sfumature, degli approfondimenti che sono molto ricchi, molto belli, molto profondi.
Una musicalità. Entri realmente in una dimensione diversa e più profonda.
Qui sarebbe improprio approfondire la musicalità del testo latino però, tutto sommato, non sarebbe neanche male che ognuno lo conoscesse.
Il Credo III, che sentite alla televisione quando ci sono le messe del Papa, che viene cantato dalla Scola e dall' assemblea, dovrebbe essere una cosa molto importante.
La riscoperta del canto gregoriano nella Riforma Ceciliana, quindi siamo nel 1900.
Il canto liturgico fino a tutto il 1800 e inizio del 1900, era un canto fortemente influenzato dalle opere teatrali, è un canto che assomigliava moltissimo alle opere di teatro; per cui ci fu la Riforma Ceciliana ad opera del Papa Pio X, e per opera di grandi autori musicisti e liturgisti tipo: Perosi, Orefice e tanti altri, che vollero staccare, sganciare la musica liturgica dalla musica teatrale.
La musica teatrale è molto ridondante, con ripetizioni continue, con tante voci solistiche, in contrapposizione alla Riforma Ceciliana, con la riscoperta delle tematiche gregoriane.
Voi sapete che la musica gregoriana è specialmente monastica, ma portata in mezzo al popolo.
Che il popolo potesse cantare una messa era una cosa da fuori del mondo.
Per noi adesso è una cosa normale, ma ricordatevi che nel 1900 si "assisteva" alla messa, quindi la messa solenne, il pontificale del cardinale in cattedrale, significava che il cardinale stava in cattedra, c'era un sacerdote che celebrava con il diacono, i pivialisti…
C'era tutto un apparato importantissimo e solenne, poi c'era la Schola Cantorum che cantava, e la gente che assisteva.
E poi dopo, dato che il Pontificale era la messa grande, ossia la messa celebrata dopo le 10 generalmente, pochissimi facevano la Comunione.
Il celebrante principale la faceva, forse qualche altro, perché? Perché c'era il digiuno dalla mezzanotte.
Quindi arrivare alle 10, 11 del mattino a digiuno da mezzanotte… e a quei tempi digiuno significava: neanche un goccia d'acqua, solo chi doveva prendere una medicina era giustificato.
Vi ho solo presentato com'era la situazione.
In questo ambito la Riforma Ceciliana del canto sacro ha introdotto il popolo a una partecipazione diversa, con la riscoperta del canto gregoriano e con la scelta dei canti gregoriani che l'assemblea fosse in grado di eseguire.
Per questo nella Riforma Ceciliana troviamo grandi autori, sconosciuti prima, che interpretarono i testi liturgici con delle musicalità più semplici, anche se noi adesso le consideriamo difficili, elaborate ecc… molto più semplici di quelli che erano gli stili operistici delle messe che si facevano una volta.
Nel 1800 spesso si prendevano brani di opera, gli si cambiavano le parole, e li usavano durante la messa.
Se qualcuno di voi ha visto il film "Il Gattopardo", qualcuno l'ha visto?
Allora ricorderai quando il principe di Salina entra in chiesa.
Quando il principe di Salina entra in chiesa, che cosa succede?
Che l'organista sta suonando una marcia molto importante, sapete cosa sta suonando?
"Amami Alfredo" della Traviata, perché era solenne, era importante.
Cioè questo era proprio lo sfasamento della concezione liturgica.
Si con l'organo puoi fare una cosa roboante, piena e anche emozionalmente avvincente, ma che non ha nulla a che vedere con la liturgia.
Andavano molto in voga, in quegli anni, le composizioni di autori che venivano chiamati, con disprezzo da quelli che si sentivano più colti: i fracassoni; i quali usavano l'organo come se fosse una specie di banda musicale.
In realtà i costruttori di organi nel 1800, dopo il 1830, dotarono gli organi di un insieme di elementi che non erano più l'organo cinquecentesco, seicentesco o settecentesco, ma era già un organo che assomigliava molto a una banda musicale.
C'era la grancassa, c'era il triangolo, c'erano un insieme di altri elementi che facevano parte delle bande musicali.
Famose erano le composizioni del padre Davide da Bergamo, molto belle, molto ridondanti, molto difficili, molto di effetto.
In qualche concerto di organo, voi sicuramente potreste incontrare, padre Davide da Bergamo: ingresso oppure uscita solenne ecc…voi sentirete un qualche cosa di esplosivo di avvincente, che mi sta tanto bene per una marcia di ingresso o di uscita, ma se lo stesso stile viene utilizzato per un testo liturgico, allora qui diventa un pochino più difficile sistematizzare le due cose.
La riforma liturgica di allora produsse delle personalità di altissimo livello, quali quella di Perosi; che è un po' misconosciuto qui in Italia, per quale motivo?
Perché Perosi è vissuto nel tempo del Ventennio, per cui tutte le sue composizioni venivano considerate adatte a quel tempo.
Vi ricordo che Mascagni fece i complimenti e anche Toscanini.
Toscanini e Perosi erano sullo stesso livello, però dato che Perosi era in Vaticano, e si opponeva al Regime, fu eclissato dalla cultura del tempo.
I suoi oratori sono un qualche cosa di stratosferico; delle opere enormi, possenti, solide.
Le sue messe sono liturgiche, difficilmente ci sono delle ripetizioni, anche quando viene cantato il Credo.
Tutto il Credo cantato, e poi i temi che vengono utilizzati, in molte sue composizioni, sono presi da brani gregoriani.
Quindi c'è questo atteggiamento di sintetizzare la polifonia classica di Monteverdi o di altri, con il canto gregoriano.
La Riforma Ceciliana procurò l'ingresso del canto gregoriano e la partecipazione dell'assemblea non solo più con i canti devozionali, come si faceva prima, ma anche con i canti liturgici, i testi liturgici.
Quindi il Magnificat alternato come non si faceva più. Cose di questo genere.
Non vorrei dilungarmi molto però la Riforma Ceciliana ha dato splendore, rinascita a tutto quello che è il canto gregoriano, famosa è la "Messa degli Angeli" che è la più conosciuta.
Risposta a domanda: prende il nome da santa Cecilia, che secondo la tradizione era colei che cantava al Signore, quindi si è preso lei come punto di riferimento per dire: la lode al Signore.
La riforma che vuole lodare il Signore.
Non la riforma che vuole esaltare la capacità di scrivere della musica. Mi sono spiegato?
Molta fortuna ebbe la messa gregoriana degli angeli, la messa reale, un pochino di meno, anche se ebbe la sua fortuna, perché avevano il pregio di essere sintetiche e precise, il testo veniva detto una sola volta, e comprensibile.
Poi c'era anche la missa lux et origo.
Più alcuni tomi delle messe classiche come "Il Credo III ", che non fa parte della messa degli angeli ma è il terzo Credo del libro dei Credi.
Messa degli angeli in realtà sarebbe: "Missa de anglicis" che poi è traslitterata in angelis, ma non era degli angeli era degli anglofoni, e non è una vera messa gregoriana perché è stata scritta, probabilmente, intorno al 1400 quando l'epoca gregoriana era già conclusa.
Però è talmente orecchiabile, talmente facile, che tutti la imparavano facilmente.
Poi aveva la facilità di essere alternata tra assemblea e coro.
C'era questa alternanza che favoriva la partecipazione dell'assemblea.
Tutto questo ha prodotto poi una necessità di rendere, la partecipazione ai testi liturgici, sempre più diffusa.