Essere autenticamente cristiani
9-4-2005
1) La spiritualità del catechista è essere autenticamente cristiani
2) L'autentica esperienza cristiana è un'esperienza mistica
3) Il posto di Dio è stato occupato da uno dei loro cari defunti?
4) Se voglio comunicare con qualcuno che fa parte del corpo di Cristo, passo attraverso Gesù Cristo
5) Lo stato di comunione è l'essenza della vita cristiana
6) Diventare sempre più autentico
7) Tu ami me, io amo te
8) Bisogna fare un distinguo sulla mistica
9) Quando Dio ha pensato agli uomini, li ha pensati come esseri spirituali e corporei
10) La preghiera è uno stato di presenza, lui c'è, mi guarda e io lo vedo
11) La vita cristiana è una normale conseguenza di una persona che ha incontrato Gesù Cristo
12) La differenza sostanziale tra il cristianesimo e le altre religioni
13) Non c'è niente che ti impedisce di chiacchierare con Dio
14) Dio si espande nella mia anima, pienamente al centro della mia vita
15) Il centro dell'attenzione è Gesù, non ciò che succede intorno
16) State attenti a sottolineare la cornice del quadro, dimenticando il dipinto
17) La forma e la sostanza sono due cose esclusive
18) In passato abbiamo assistito a liturgie sciatte e poco curate
19) Perché vivere i gesti liturgici in un modo ineccepibile
20) I gesti esterni non sono altro che una conseguenza di quello che c'è dentro di te
21) Dobbiamo avere grande attenzione alla comunione, sia nella preghiera personale che in quella liturgica
22) La modestia
23) Il vuoto esistenziale dei giovani, perché c'è questo vuoto?
Mi piace sottolineare che la spiritualità del catechista qualcuno pensa che debba essere qualche cosa di estraneo o di strano o di diverso.
State rendendovi conto che tutto sommato la spiritualità del catechista non è nient'altro che essere autenticamente cristiani?
La spiritualità del catechista come abbiamo visto e ci stiamo rendendo conto, non è qualche cosa di estraneo alla spiritualità cristiana.
Probabilmente in alcuni casi non facciamo abbastanza attenzione alla bellezza di quella che è la spiritualità cristiana.
La spiritualità cristiana è un'esperienza vitale, un'esperienza dialogica, un'esperienza di incontro, un'esperienza di vita vissuta insieme.
Forse con la curiosità di fare sempre nuove esperienze non si è abbastanza valorizzata quella che è l'autentica esperienza cristiana che è un'esperienza mistica.
Allora vorrei dire questa cosa molto semplice, magari qualcuno resterà un po' colpito, magari un po' spaventato, però voglio dire questo: per un'autentica esperienza di vita cristiana in cui si inserisce anche l'apostolato cristiano, di cui la catechesi è parte fondamentale non integrante, è necessario coltivare un'esperienza mistica.
E quando dico esperienza mistica non sto dicendo manifestazioni straordinarie, ma sto dicendo uno stato di continuo dialogo con il Signore.
Perché l'esperienza mistica nasce da un legame forte con il Signore che diventa uno stato di vita.
Allora talvolta mi capita di incontrare nella mia parrocchia delle persone che hanno perduto uno dei loro cari e sento che dicono: ah! io gli parlo sempre, gli chiede delle cose ecc.
Ma noi non stiamo facendo una religione dei morti, la nostra è la fede nel Dio vivente.
Allora voi capite che quando un'esperienza di fede è introdotta, ma non è ancora matura è ancora adolescenziale, è guidata solo dal sentimento.
Però voi sapete il rischio del sentimento, è molto coinvolgente, ma è anche molto rapido ed evanescente.
Sull'onda delle emozioni si fanno delle cose più grandi, ma anche le più avventate.
Invece in base al ragionamento, illuminato dallo Spirito, magari anche aiutato dal sentimento, ma non sostituito dal sentimento, si compiono delle scelte concrete.
Ora se queste persone parlano continuamente con i loro cari defunti, mi domando: che cosa è successo nella loro vita spirituale, dal momento che il posto di Dio è stato occupato da uno dei loro cari defunti?
Che cosa è mancato nel cammino spirituale di approfondimento della vita cristiana di queste persone?
Non c'è niente di male rivolgerci ai nostri cari defunti perché sappiamo che sono nella luce di Dio, ma quando essi occupano il posto di Dio, ci rendiamo conto che c'è qualcosa che non funziona nel modo giusto?
Oltretutto manca anche una certa forma di catechesi autentica.
Ora quando una persona ha una certa età, puoi spiegare queste cose tante volte, ma non è detto che entrino nel profondo come una realtà veramente acquisita.
Manca una catechesi, un insegnamento concreto su quello che è l'aldilà.
Dice il libro della Sapienza al cap. 3: le anime dei giusti sono nelle mani di Dio, nessun tormento le toccherà.
Questo vuol dire che i nostri cari che sono nello splendore di Dio, di noi conoscono ciò che Dio permette loro di conoscere.
Questo vuol dire che se tu vuoi salutare uno dei tuoi cari che è nell'aldilà, passi attraverso Gesù Cristo, perché è Lui il capo del corpo che è la Chiesa.
Se questo ci può aiutare anche visivamente, come è fatto un capo? Avete mai visto un corpo?
In alto c'è il capo, e non mi pare che le orecchie siano sulla spalla!
E non mi pare di avere una mano con la bocca insieme! Vero?
Questo vuol dire che se io voglio comunicare con qualcuno che fa parte del corpo di Cristo che è la Chiesa, ma nello stato trionfante o purgante, da dove passo dal ginocchio? Dalla testa.
Quando io ricevo una telefonata non appoggio la cornetta sulla spalla, perché non sento niente lì! allora questo per quanto possa sembrare ridicolo o banale, è solo un esempio che ci dà un'intuizione.
Per comunicare con i nostri cari che sono o in purgatorio o in paradiso ovviamente il passaggio è sempre e solo attraverso Gesù Cristo.
Allora che cosa non funziona nella vita spirituale di alcune persone, le quali preferiscono essere in comunione con i loro cari, piuttosto che parlare continuamente con il Signore?
Credo che anche voi vi siate resi conto, se ci sono i funerali di qualcuno le chiese si riempiono.
Allora si riempiono per quale motivo? Per un atto di fede o per un atto psicologico emotivo sentimentale?
Che potrebbe essere la paura, oggi a te domani a me!
Potrebbe essere un tentativo di esorcizzare questa paura, mettiamoci sotto la protezione di Dio che non fa male.
Quando il sacerdote va a benedire le case si sente dire: si, si una benedizione porta bene!
Il bene te lo porta se tu dai il tuo cuore a Dio.
Allora la spiritualità cristiana è fatta di una esperienza mistica, esperienza mistica vuol dire esperienza di unione con Dio.
Lo stato di comunione vedete oggi tutta la catechesi è incentrata su questo tema della comunione, perché questa è l'essenza della vita cristiana.
Voi lo sapete, il momento culminante dell'Eucaristia è la preghiera sacerdotale che si conclude con il per Cristo, con Cristo, in Cristo a te Dio padre onnipotente nell'unità dello Spirito Santo ogni onore e gloria per tutti i secoli dei secoli.
Quindi c'è il riassumere il significato della nostra vita; qual'è il significato della vita del battezzato?
Quello: per, con, in Cristo a te Dio Padre ecc. quindi il fine della vita è un'unione con Gesù Cristo per essere figli di Dio Padre e dare con la potenza e l'amore dello Spirito Santo onore e gloria alla divina Trinità.
Non significa evaporare nel nulla il mio essere per Cristo, con Cristo in Cristo, non è una spersonalizzazione, non ci perdiamo nella nebbia di un mistero pazzesco, ma siamo interpellati individualmente.
Essere per Cristo, con Cristo e in Cristo non è che io perda la mia personalità, perché Gesù Cristo assorbe la mia e io non ci sono più.
Io divento sempre più io, sempre più presente a me stesso, sempre più autentico proprio perché ho qualcuno con cui dialogare, io divento sempre più me stesso quando c'è Dio che mi dice: ecco penso a te.
Allora le persone spiritualmente più forti sono le persone che più frequentemente parlano con il Signore e magari non è che dicano chissà quali cose spaventose!
Qui siamo all'Unione Catechisti, fra Leopoldo parla con il crocifisso, il crocifisso gli dice: tu ami me, io amo te.
Ma è pazzesco sentirsi dire da Dio: io amo te!
E se ci pensiamo bene è ancora più pazzesco che una creatura fragile, debole, limitata come noi tutti constatiamo oggigiorno su noi stessi, osiamo dire io amo Te; eppure questo è il segreto della vita di comunione.
Da questo punto in poi questa è la vita mistica; cos'è la vita mistica? Una vita di comunione con Dio.
Distinguiamo la vita mistica dalle manifestazioni straordinarie della presenza di Dio nella vita delle persone; quelli che vanno in cerca delle manifestazioni straordinarie non stanno cercando Dio, stanno cercando sé stessi.
Se si sente dire che c'è un'apparizione, tutti corrono lì, per quale motivo?
Tanto non vedrai niente; vai a vedere l'apparizione per cosa?
Per pregare, per avere una spinta nella fede, va bene, ma se vai solo per la curiosità, che cosa serve?
Così pure questa facilità nel buttarsi su ritualità estranee al cristianesimo: new age e tutte le religioni orientali, yoga, buddismo ecc. ecc. dove tutto sommato ci sono esperienze mistiche, ma sono diverse da quelle cristiane.
Perché in quelle concezioni l'individuo non conta, anzi , la vera esperienza di Dio si ha quando l'individuo si dissolve in Dio.
Vedete come è estremamente diversa, quella concezione che viene chiamata mistica, ma non lo è: è una ricerca di sensazioni psichiche, spiritualistiche.
La concezione cristiana della mistica è una vita di comunione con Dio, ossia sediamoci a tavola, parliamoci insieme.
Già nel profeta Isaia cap.2: vieni popolo mio, discutiamo insieme, se anche il tuo peccato fosse come scarlatto, diventerà candido come la lana. Sediamoci insieme, parliamo, discutiamo; questa è l'essenza della vita cristiana.
Voi provate a esaminare qualunque vita di qualunque grande santo che conosciate e vi renderete conto che il segreto non era penitenza ecc., no!
Era soltanto un grande desiderio di stare con il Signore; queste persone non si sono mai sentite sole, mai, perché la loro vita era completamente assorbita in Dio; ora assorbita in Dio non significa incapaci di vivere la realtà umana, è proprio il contrario.
Più una persona è realmente inserita in Dio e più la vita umana diventa concreta, perché la vita spirituale è una cosa concreta.
Quando Dio ha pensato agli uomini, li ha pensati come esseri spirituali e corporei insieme, quindi l'uomo può essere veramente uomo nella misura in cui è profondamente spirituale.
Come essere umano l'uomo, la donna, sono autenticamente uomini e donne secondo il progetto di Dio nella misura in cui la loro individualità è continuamente in comunione con Lui: parlare, ascoltare.
Non sto dicendo cose nuove, tutta la Scrittura ci porta a questa consapevolezza.
Nella rivelazione al popolo ebraico Dio insegna la preghiera che è fondamentale, lo shemà Israel, ascolta Israele; questo vuol dire che per ascoltare ci deve essere un tempo da dedicare insieme.
Ascoltare vuol dire esserci e noi possiamo benissimo esserci in qualunque istante della nostra giornata.
Gesù dirà anche: è necessario che preghiate continuamente senza stancarvi mai, è impossibile, come si fa a pregare continuamente?
Ma allora bisogna distinguere: la preghiera sono le preghiere o la preghiera è uno stato?
È uno stato di presenza, Lui c'è, Lui mi guarda io lo guardo e lo vedo, perché c'è.
Questa è l'esperienza mistica cristiana.
Ogni volta che avete fatto queste cose ai più piccoli, le avete fatte a me.
Allora l'esperienza mistica è quella che da il tono alla autentica esperienza cristiana.
O una persona ha incontrato Gesù Cristo o non l'ha incontrato; se non ha incontrato Gesù Cristo, la sua esperienza sarà buona, sarà tutto quello che vuoi, ma sarà anche molto faticosa, perché tutto verrà fatto per dovere.
Ma quando una persona ha incontrato Gesù Cristo il dovere lascia il passo al volere e quindi tutto quello che si compie dopo non è più un'imposizione, non è una legge è Spirito, come dice San Paolo nella lettera ai Romani: tutti coloro che hanno lo Spirito di Dio costoro sono figli di Dio, e voi non avete ricevuto uno Spirito di schiavitù per ricadere nella paura, ma uno Spirito da figli adottivi per mezzo del quale gridiamo Abbà Padre.
Allora la vita cristiana non è più un insieme di compiti che dobbiamo svolgere, ma è una normale conseguenza di una persona che ha incontrato Gesù Cristo.
Quando uno ha incontrato Gesù Cristo in maniera autentica, tutto quello che vive non è se non una conseguenza naturale di quello che egli è.
Se tu ha studiato per diventare medico, c'è da stupirsi che faccia il medico? No.
Se tu hai accettato il matrimonio come sacramento, c'è da stupirsi se ti comporti da marito, da moglie, da madre o padre?
Invece c'è da stupirsi per il fatto che questo troppo spesso non accade.
Ma allora queste persone si sono incontrate o hanno cercato se stesse?
L'accettare una maternità o una paternità è un incidente o è una normale conseguenza di un incontro di amore?
E se viene considerato un incidente, allora questo amore c'era?
Questa era una esperienza comunionale o era semplicemente una ricerca di se stessi?
Vedete come nella vita naturale queste evidenze sottolineate in un certo modo diventano chiare, così è per la vita spirituale.
La vita spirituale è la manifestazione di un incontro che c'è o che non c'è.
In questi giorni avete potuto sentire molte testimonianze su quelle che sono le esperienze che molte persone hanno potuto fare vivendo a stretto contatto con il Santo Padre, che ora non c'è più, e tante di queste persone hanno testimoniato di come lui fosse continuamente in uno stato di preghiera questo non vuol dire necessariamente.
Continuamente recitando delle preghiere, anche questo se volete, ma continuamente in contatto con il Signore, nella sua vita concreta.
Ora questo non è impedito a nessuno, perché Dio si è fatto carne.
Ecco la differenza sostanziale tra il cristianesimo e tutte le altre religioni.
Nelle altre religioni dobbiamo placare un Dio che è lontano e che esige da noi l'annullamento di noi stessi.
Nell'esperienza cristiana, non abbiamo bisogno di placare nessuno, ma semplicemente di cenare insieme.
Ora quando qualcuno mi dice: vieni, vieni a casa mia facciamo festa insieme, io sono contento, voi siete contenti quando vi nvitano?
L'esperienza cristiana è la stessa cosa, è Dio che ci invita a far parte della sua vita, quindi l'esperienza cristiana dovrebbe essere questa esperienza.
Adesso prescindiamo dalle forme pratiche e concrete, ma vi dico anche questo: se voi come catechisti o meglio ancora come cristiani non siete convinti della bellezza di questo incontro con Dio, non riuscirete mai a comunicarlo agli altri.
Per questo la spiritualità nel catechista deve essere molto attenta alla cura individuale di quello che è l'incontro personale con Dio, incontro personale con Dio che ti rende attento all'incontro comunitario.
Mara dice che si meravigliava del Papa che nella sua lunga giornata di lavoro, non poteva fare a meno dell'incontro quotidiano con il Signore.
Esatto, ora tutto questo è chiaramente la testimonianza di un cammino proposto a tutti, non un cammino riservato a pochi eletti. L'esperienza cristiana è un'esperienza di comunione con Dio, allora tu puoi sicuramente, seguendo l'esempio di quelli che ci hanno preceduto, vivere il medesimo stile, non le medesime cose, ma il medesimo stile sì.
Non c'è proprio niente che ti impedisca di chiacchierare con il tuo Dio nel tuo cuore; c'è qualcosa che te lo impedisce?
Ci può essere qualcosa che ti distrae, però niente ti impedisce di raccontare a Lui le cose che sono nel tuo cuore e nella tua mente.
Ma non importa dire se Lui le sa già o non le sa, ma se anche le sapesse già e le sa già tutte, non è importante comunicargliele?
Quando i vostri bambini piccoli vi raccontavano quello che avevano fatto, voi lo sapevate già, vero? Ma non vi piaceva sentirlo raccontare?
E magari lo raccontavano in modi diversi ecc. ecc..
Bene, Dio fa la stessa cosa, sa già tutto di noi, ma gli interessa vedere e a noi è importante sapere se Lui è il nostro confidente, cioè se Lui è colui a cui facciamo riferimento.
Io non sopporto quando una persona dice: ah! Ma tanto il Signore lo sa.
Non m i interessa che il Signore lo sappia; il nostro Dio non è lontano nei cieli e non h a nulla a che fare con noi, si è fatto carne!
Questo vuol dire che il nostro Dio ha fatto di tutto per vivere la nostra vita insieme con Lui, perché quando noi passeremo da questo mondo all'altro possiamo vivere la sua vita insieme con Lui, questo è il mistero dell'incarnazione.
C'è anche l'esempio di Suor Faustina quando Dio le chiedeva: che cosa hai fatto oggi? e lei rispondeva: ma tu sai già tutto.
Non importa a me piace sentirmelo dire da te. questo è importante come spiritualità cristiana, perché questo è quello che dà il tono dell'esperienza mistica.
Dell'esperienza mistica qualcuno pensa a penitenza ecc. no! Non è così, le penitenze se ci sono non devono necessariamente essere ricercate, perché devono essere valutate caso per caso, da un saggio ed equilibrato direttore spirituale.
Ma l'autentica esperienza mistica è far parte a Dio della tua vita, come dicevo stamattina.
Magnificat anima mea dominum. Dio si espande, si estende nella mia anima, fa parte della mia vita, entra a pieno titolo, pienamente al centro della mia vita; Lui è il punto di riferimento, Lui mi parla io ascolto, io gli parlo Lui mi ascolta.
È il dialogo, più semplice di così non saprei che cosa dire.
Da questo punto scaturiscono centinaia di altre conseguenze, se proprio vi interessa saperlo, scaturiscono anche le esperienze straordinarie.
Conosco un sacerdote che vive nella comunità dei salesiani a Ivrea, il quale quando era molto giovane, aveva conosciuto uno dei ragazzini che era stato all'oratorio di don Bosco, che si chiamava Palestrina.
E racconta, perché parlò con questo ragazzino che lui ebbe delle esperienze mistiche, ma che erano vissute in una maniera estremamente normale, senza enfatizzare, senza stupore, perché ciò rovina la vita spirituale di chiunque.
Quando, nell'esperienza della presenza di Dio, si enfatizza l'aspetto emozionale, si toglie il centro dell'attenzione: il centro è Gesù Cristo non ciò che succede intorno.
E questo ragazzino aveva evidentemente una inclinazione spirituale molto forte, un'apertura verso Dio molto grande.
Ma ai tempi di don Bosco vi ricordate San Domenico Savio, che stava 8 ore in adorazione e gli sembravano 2 minuti!
Sono cose che quando l'intimità con il Signore diventa autentica, il tempo non esiste più.
Ebbene lui si era innalzato da terra per andare a salutare la Madonna che è lì nel quadro dell'Ausiliatrice, anche se allora non era così in alto come adesso e don Bosco entrando nella chiesa, vide il ragazzino che era vicino al viso della Madonna.
Don Bosco non si e scomposto minimamente, perché da grande pedagogo spirituale, da grande educatore alla santità, sapeva molto bene che non si enfatizza gli aspetti esteriori, ma solo quello interiore.
E lo ha chiamato: vieni giù e piano piano il bambino è venuto giù; cosa facevi lassù? Sono andato a salutare la Madonna.
Va bene, va bene, adesso vai pure a giocare.
Grande saggezza, aspetto sconvolgente nel quale non si enfatizza l'aspetto esteriore, ma solo quello interiore.
Siate anche voi così accorti, nella vostra opera educativa.
Se vi accorgete che c'è un'esperienza spirituale forte, state molto attenti a non sottolineare la cornice del quadro dimenticando il dipinto che c'è dentro.
Molta attenzione alla sostanza, la forma è meno importante, perché il nemico fa molta più attenzione alla forma che alla sostanza; ti spingerà ad avere una forma esteriore ineccepibile, purché il centro non ci sia, tutto attento a una forma esteriore indiscutibile, così tu la tua spiritualità non è nella preghiera autentica, ma è solo nella forma della preghiera.
Un esempio può aiutare. Tu vai in chiesa e la prima cosa che fai è un bel segno di croce, una bella genuflessione, vai nel tuo banco ti inginocchi due minuti ecc.; lo fai per farlo bene o lo fai per amore del Signore?
Allora il nemico di Dio ti dirà: lo devi fare bene perché tutti ti guardano!
Lo Spirito di Dio ti dice: anche se sei tutto traballante, mi interessa che tu lo faccia per amore mio.
La forma e la sostanza non due cose esclusive, perché se noi cediamo alla tentazione che qualche anno fa era molto in voga ossia non conta la forma, conta solo la sostanza e abbiamo visto dei sacerdoti che celebravano la messa sulla spiaggia ( il don ha detto: in costume da bagno! ) allora noi capiamo bene che non è così.
Ma sì, va tutto bene, possiamo fare tutto ciò che ci viene in mente, tanto è fatto con amore. No, un attimo.
Potrebbe essere accettabile un discorso di questo genere se noi fossimo composti di sola intelligenza, ma noi siamo composti anche di sentimento, di valori artistici, di estetica, di psicologia e anche di corpo oltre che di Spirito. Giusto?
E tutti questi aspetti sono essere umano.
Ora tutti questi aspetti devono convergere in un punto unificatore che è Gesù Cristo, il quale è vero uomo senza smettere di essere vero Dio.
Come vero uomo ci sono tutte le caratteristiche che fanno parte della nostra umanità: l'intelligenza, il gusto estetico ecc. ecc. e tutto questo deve confluire in un incontro dove Lui è al centro, non estraneo.
Se in passato abbiamo potuto assistere a liturgie sciatte e poco curate, in luoghi liturgici che sembravano più dei garage che delle chiese, era perché c'era stata un'esagerazione ossia l'enfatizzazione dell'aspetto psicologico-spiritualistico della persona a dispetto di quello che la persona è nella sua totalità.
Nello stesso modo l'attenzione ai gesti liturgici e alla preghiera, come catechista se ho i bambini con me, mi devo occupare di dare una retta testimonianza.
Ossia se io porto i bambini in chiesa, vivrò i gesti liturgici o sacramentali che compio in un modo egregio.
Domanda: ed ecco qui dove può entrare la tentazione.
Perché vivo questi gesti liturgici in un modo ineccepibile?
Vivo questi atteggiamenti perché mi faccio vedere o perché sto trasmettendo dei valori spirituali?
Perché se lo faccio per farmi vedere, tutti si accorgeranno semplicemente di un'esperienza estetica non di un'esperienza mistica.
Chiunque abbia visto il Santo Padre pregare ha fatto un'esperienza sconvolgente che non dimenticherà mai più.
Allora questo significa che il manifestare quello che c'è dentro è male o è bene? Dipende cosa c'è dentro!
Non solo l'intenzione, perché l'intenzione deve essere corroborata anche dall'azione.
I gesti liturgici che noi facciamo devono essere compiuti con eleganza, con solennità, con intimità, con amore ecc.; se tutto questo c'è dentro, ricordatevi che le persone intorno a voi non vedranno un'esperienza estetica, ma un'esperienza mistica.
Se invece c'è solo la preoccupazione di fare un gesto perfetto, ineccepibile tutte le persone intorno a voi vedranno solo una danza, formalismo, ritualismo non esperienza spirituale.
Qualcuno faceva rilevare, ma l'esempio che noi dobbiamo dare, pubblicamente allora ricade sotto l'esteriorità o sotto l'interiorità?
I gesti esterni non sono altro che una conseguenza di quello che c'è dentro.
Gesù stesso dice: la bocca parla dall'abbondanza del cuore, ossia il corpo agisce a secondo di quello che c'è dentro; quello che tu hai dentro si vede fuori; l'occhio è lo specchio dell'anima.
Allora qual è l'atteggiamento religioso da tenere?
È nient'altro che la manifestazione di quello che c'è dentro di te.
Se la tua vita spirituale è arida, allora anche i tuoi gesti saranno ridondanti, ampollosi, ma vuoti; gli stessi gesti ridondanti e se vuoi anche ampollosi, maestosi ecc. se sono vissuti da un animo ricco di spiritualità, diventano solenni, non arzigogolati.
È chiaro? Questo è un po' il criterio che in un certo modo guidare l'esperienza cristiana.
Sia nella preghiera personale che in quella liturgica, dobbiamo avere una grande attenzione alla comunione che è l'anima di tutto quello che viviamo.
Noi siamo degli "io" solamente perché c'è Dio che ci rivolge la parola; Dio ci dice: tu sei mio figlio e appena Dio dice questo dentro di noi, io riconosco che sono un individuo, mi accorgo di esistere e di essere importante.
Da quel momento tutto quello che fai è diverso anche se fai le stesse cose di prima e non sto parlando semplicemente dell'aspetto di preghiera ecc. sto parlando di ogni aspetto della vita umana, quindi l'aspetto professionale, la vita quotidiana, il divertimento, lo svago, il riposo, la famiglia, tutto.
Tutto quello che è presente nella tua vita, perfino il modo di arredare casa tua, il modo di vestire.
La modestia non è una regola moralistica imposta; certo c'è il buon senso e il buon gusto che ti ispirano ad avere un certo tipo di atteggiamento.
Però è raro vedere dei giovani che sono riempiti della potenza di Dio, essere vestiti nello stesso modo in cui sono vestiti tanti giovani che non lo sono.
È vero? Non mi pare di avere visto in questi giorni per televisione, tanti ombelichi al vento come si vedono in giro, è vero?
Allora la modestia è un'imposizione o il frutto di una comunione?
Quando una persona ha qualche cosa da dimostrare, si mette in mostra; quando uno non ha nulla da dimostrare, perché è già tutto dimostrato dentro di sé, non ha bisogno di mettersi sotto i riflettori, non fa la gara per andare al "grande fratello" e farsi riconoscere che esiste.
Non abbiamo bisogno di sentirci controllati dalle telecamere, perché sappiamo che Dio ci guarda e non abbiamo bisogno di sentirci importanti perché una telecamera ci guarda, sappiamo già che c'è Qualcuno che è più importante di tutte le telecamere del mondo che ci guarda e che non è nostro fratello, è molto di più.
Guardate che queste cose che vediamo in televisione, la dicono lunga su quello che è il vuoto esistenziale dei giovani della nostra generazione.
Perché c'è questo vuoto? Perché chi doveva portare a loro Gesù Cristo non l'ha fatto, non è stato capace, non era in grado, non ha fatto un'esperienza personale da portare agli altri.
Sta di fatto che ora ci sono migliaia di persone che si sentono orfane e vogliono fare a tutti i costi qualcosa per farsi notare, anche se devono svestirsi, lo fanno, così almeno qualcuno si accorgerà che esistono.
È una critica caustica, vero? Ma io non faccio la critica alle persone beninteso, sto facendo la critica al sistema di vita che produce queste conseguenze; questo è grave, sono persone che soffrono, perché la presenza di Gesù Cristo non è così forte o non c'è stata.
Questo è il compito del credente, il quale con la sua presenza di Gesù Cristo, trasmette la presenza di Dio agli altri i quali diventano persone, si sentono persone.