Antropologia cristiana
14-5-2005
1) Brevi accenni sull'antropologia cristiana
2) La comunicazione del mistero di Dio non può essere una comunicazione solo intellettuale
3) La persona ha relazione con tutto ciò che esiste, di carattere fisico, intellettuale, spirituale
4) Ma lo spazio tempo ha anche una relazione spirituale
5) Il catechista deve coinvolgere i tre aspetti della persona
6) A livello fisico cosa vuol dire?
7) È necessario servire il corpo la mente e l'anima di una persona
8) Tu poni il tuo atto di volontariato su un altro piano e gli dai un significato
9) Molte persone saranno attaccate interiormente per le tentazioni
10) Le persone che fanno le cose per interesse, desiderano essere osannate e ringraziate
11) Superare la tentazione di orgoglio è sempre una grande impresa
12) Il peccato di orgoglio ti spinge all'autonomia totale: Lucifero
13) Il Signore non manda le sofferenze, ma lascia che tocchino la vita delle persone
14) Che cos'è la morte?
15) Questo maremoto è stato davvero un disastro
16) Ma quei bambini innocenti?
La volta scorsa abbiamo introdotto l'argomento che si riferisce al compito del catechista come una persona che ha il cuore aperto nei confronti dell'uomo, ossia ha una attenzione del tutto particolare a quella che è la spiritualità cristiana, che tiene in grande conto la persona umana nella sua integralità e nella sua totalità.
Quindi era per questo motivo che la volta scorsa vi suggerivo di non dimenticare quei brevi accenni che abbiamo fatto sull'antropologia cristiana, sull'intuizione dell'essere umano in una forma tripartita, in cui non si vede una dualità dell'anima, come giustamente dice il CCC, ma si individua una tripartizione in Spirito anima e corpo, un'unica realtà.
E per questo motivo il catechista dovrebbe essere una persona che, tenendo conto di come è l'essere umano in se stesso, si rende conto che per parlare all'essere umano abbiamo bisogno di coinvolgere tutti questi livelli.
Diversamente il discorso che verrebbe esposto sarebbe un discorso che non risponde a tutte le necessità della persona umana.
Per spiegarsi: noi siamo corpo, noi siamo mente, noi siamo Spirito.
La comunicazione del mistero di Dio non può essere una comunicazione solo intellettuale, siete d'accordo con me?
Perché diversamente sarebbe sufficiente dire: ecco prendete questo testo, ve lo leggete e avete capito che cos'è il Cristianesimo.
Il cristianesimo non è un'esperienza da capire, ma è un'esperienza da vivere, perché non è una dottrina.
In questa esperienza c'è una dottrina, ma voi capite che la dottrina è un po' come l'ossatura, da sola non ha senso.
In tutti gli studi di biologia all'Università c'è sicuramente uno scheletro esposto, ma uno scheletro non è una persona, è solo uno scheletro.
Certo senza lo scheletro la persona non sussiste, però anche solo con lo scheletro la persona non sussiste; perché ci sia una persona ci deve essere uno scheletro, ci deve essere la carne e ci deve essere anche la vita.
Infatti quando una persona muore, quello che rimane è persona o no? No, è solo un corpo, una cosa.
Perché ci sia una persona è necessario che ci sia uno scheletro? È necessario la carne? È sufficiente perché sia persona?
No, perché se non c'è l'anima quella non è una persona, è un cadavere cioè una cosa.
La persona è costituita dall'insieme di queste cose: corpo, mente e anima o spirito.
Perché la persona è un essere di relazione, ora una cosa che relazione ha con le altre?
Solo una relazione fisica, nel senso che se io faccio cadere questo corpo, c'è una relazione tra cose, ma è solo una relazione fisica.
È una relazione di tipo intellettuale? No. È una relazione di tipo spirituale? No.
Mentre la persona ha relazione con tutto ciò che esiste, di carattere fisico, di carattere intellettuale e di carattere spirituale.
Di carattere fisico, perché noi occupiamo lo spazio e il nostro occupare questo spazio modifica anche noi; c'è anche una relazione di tipo razionale con lo spazio e il tempo che noi occupiamo, perché lo spazio che noi occupiamo ci pone delle domande: quanto spazio, quanto tempo, quindi misurazioni di vario genere, collocazioni, che temperatura, ecc. è una relazione, se vogliamo, intellettuale, razionale.
Ma lo spazio tempo che occupiamo ha anche una relazione spirituale?
Sì, perché in quello spazio, in quel tempo, in quel luogo, in quella situazione io incontro Dio.
Allora quello spazio, quel tempo, quella situazione sono inutili per noi o hanno significato?
Contribuiscono a questo incontro; quindi il nostro essere qui sulla terra ha un significato fisico? Sì.
Ha un significato razionale? Sì. Ha un significato spirituale? Sì, perché quello è "il teatro" del nostro incontro con Dio e quindi questo costituisce sicuramente il motivo per l'instaurarsi di una relazione; relazione triplice: fisica, razionale spirituale, perché la persona è fisica, razionale e spiri-tuale.
Allora il catechista deve sapere tutte queste cose e deve rivolgersi all'uomo, in un modo tale da poter coinvolgere quelli che sono tutti gli aspetti della persona umana: aspetto fisico, aspetto razionale, aspetto spirituale.
Il catechista non riesce a comunicare il messaggio di Dio se si rivolge agli allievi semplicemente dal punto di vista razionale, perché dal punto di vista razionale io comunico delle verità, non comunico delle esperienze, allora il catechista deve in qualche modo industriarsi per trovare il sistema di una comunicazione globale.
Io desidero che questa persona faccia un'esperienza di Dio a livello fisico, a livello razionale, a livello spirituale.
A livello fisico cosa vuol dire? Come faccio a incontrare la presenza di Dio a livello fisico? La comunità.
Gesù dice: guardate come si amano. "Ogni volta che avete fatto queste cose a uno di questi piccoli, l'avete fatto a me."
Quindi le opere di misericordia corporali e spirituali, sono due ambiti in cui si sperimenta, se volete lasciatemelo dire in modo poetico, la carezza di Dio, ed è un modo di sperimentare la presenza di Dio.
Si può sperimentare Dio a livello razionale? No, però si può riflettere sulla rivelazione di Dio, ora questa riflessione è l'esperienza di Dio? No.
Invece come dice la Scrittura, bisogna saper dar conto della speranza che è in noi, cioè darne ragione, in qualche modo comunicare il perché io credo, ricordando però che il credere non è il frutto di una evidenza, ma è una decisione, una "assenso" della ragione.
Io dico: non credo perché è giusto credere ecc., credo perché accetto quello che Dio ha detto di se stesso.
Con questi due livelli io posso dire di aver parlato concretamente a un allievo di Dio? no, perché manca l'esperienza spirituale.
Attenzione bene quando si compiono degli atti di volontariato, sono cose meritorie, stupende, il Signore ricompenserà grandemente tutte queste persone, però facciamo atti di volontariato che siano completi, non incompleti.
Non possiamo semplicemente servire il corpo e la mente di una persona senza servire l'anima.
È come dire che certi genitori si occupano dello sport del bambino, piscina, equitazione, calcio poi si occupano della scuola, ecc. ecc. e basta: hanno pensato solamente alla materialità e non allo spirito.
Allora il volontariato deve considerare, per es. tutti e tre questi elementi, nel senso che se ti metti al servizio di imboccare gli ammalati oppure di andare a fare il 730 per le persone anziane che altrimenti dovrebbero pagare un commercialista, bene, fallo, ma fallo con amore, perché l'atto di volontariato non si deve concludere semplicemente con l'esecuzione materiale dell'opera che stai compiendo, deve essere anche la comunicazione dell'amore di Dio, ossia in ogni occasione possibile, tu puoi comunicare, senza diventare pedante, senza diventare opprimente, puoi comunicare, io faccio questo servizio non per essere pagato, ma perché il Signore mi spinge ad amare il prossimo in questo modo
Quindi tu poni il tuo atto di volontariato su un alto piano, che non è quello di ripetere o di eseguire semplicemente delle cose che una persona non sarebbe in grado di fare da se stessa, ma gli dai un significato e gli comunichi il significato perché tu stai facendo queste cose.
Se tu vai a fare la spesa alla tua vicina che si è rotto la gamba, puoi ben dire che siamo tutti figli di Dio, il Signore ci ama tutti e allora ben volentieri puoi aiutare lei che è impedita.
Allora quello che si fa non viene frainteso, perché si fa per amor di Dio non per altri fini.
In questo mondo dove tutte le persone si danno da fare per degli altri fini, che non sono il disinteressato amore di Dio, allora l'atto di volontariato deve essere un atto completo, concreto, razionale, spirituale.
Ciascun uomo e l'insieme degli uomini vengono visti come rivelazione di Dio che è il suo culmine nell'uomo Gesù Cristo.
Se tutto nel creato è cosa molto buona, buono è soprattutto l'uomo creato a immagine e somiglianza di Dio, quindi questo aspetto va sicuramente fatto come caposaldo del nostro agire nel mondo.
Perché stiamo facendo questo? Perché Dio è presente in quella persona, io sto servendo Gesù Cristo.
Se in questo momento entrasse nella classe Gesù Cristo, con la sua tunica ecc. che cosa faremmo per servirlo? Tutto, perché è Gesù Cristo.
Ora ricordatevi che nel fare questo molte persone saranno attaccate interiormente e non vi dovete stupire.
C'è da stupirsi invece se una persona non ha tentazioni.
Sapete già che il nemico di Dio fa il suo lavoro, voi fate il vostro.
Il figlio del re sa molto bene che al di fuori dei confini del suo regno ci sono dei nemici, ma non per questo smette di fare il figlio del re!
Quindi voi siete i figli del re e sappiamo bene che al di fuori dei confini di casa nostra ci sono i lupi che non vedono l'ora di divorarci, ma fin tanto che stiamo in casa possiamo dedicarci alla cura di casa nostra o dobbiamo pensare che fuori ci sono i lupi?
Intanto lo sai già che ci sono opposizioni, bisogna sempre che tu sappia a che cosa vuoi dare retta.
In seguito a una domanda don Mauro risponde così: vedete le persone che fanno le cose per interesse, lo fanno con il desiderio di essere osannate, ringraziate, riconosciute ecc.; quando invece è una risposta a una chiamata di Dio, ma a te non interessa proprio niente se l'altro ti dice grazie oppure no.
Beninteso, se ti dice grazie non ti dà fastidio, anzi ti fa piacere e ti incoraggia ad andare avanti così, ma non è che tu attacchi il tuo cuore a quello ossia faccio solo se quello riconosce la mia situazione che dipende da me ecc. perché facendo così significherebbe dire lo faccio per interesse non per amore di Dio.
Superare la tentazione di orgoglio è sempre una grande impresa, perché la tentazione di orgoglio attanaglia facilmente quelle persone che non vogliono lasciarsi guidare, perché di per sé la guida esige l'umiltà e voi sapete che l'umiltà e l'orgoglio sono agli opposti.
Allora una persona orgogliosa non accetta né i consigli, né il suggerimento, né l'ammonimento di nessuno.
Una persona orgogliosa non ammette mai di dover revisionare la propria vita e il proprio modo di fare; una persona umile, anche molto competente è sempre disposta ad ascoltare gli altri e a trarre l'insegnamento necessario; la persona orgogliosa non ascolta fa finta di ascoltare, ma poi mantiene la propria posizione.
Certo quando una persona è nel peccato di orgoglio è in una delle situazioni più pericolose e vi ricorderete bene di san Paolo quando a proposito di una grande tentazione che lui chiama "spina nella carne", ha sentito la voce dello Spirito che gli diceva: ti basta la mia grazia.
E san Paolo aggiunge: allora ho capito che il Signore mi ha lasciato questa difficoltà perché non cadessi nell'orgoglio, che è un peccato molto, molto più grave di tutti gli altri peccati.
Perché il peccato di orgoglio ti spinge all'autonomia totale: io non dipendo da nessuno.
Lucifero non ha ragionato così? Lucifero ha detto: io non dipendo da Dio, non me ne frega niente, costi quello che costi.
Non dipendo da te, Dio e allora mi distacco da te, e lui si è formato il suo Inferno, che lontani da Dio si sta male.
Superare la tentazione d'orgoglio è proprio un atto della grazia di Dio, perché se la persona è già orgogliosa, allora è difficile che ascolti il suggerimento di qualcun altro; se la persona invece conserva in sé una rettitudine, una onestà almeno intellettuale, dà ancora una possibilità all'umiltà di lasciare che lo Spirito Santo intervenga.
Una persona umile è capace di ascoltare, ma se la persona ha chiuso le porte all'umiltà non c'è che una situazione di difficoltà che può spingere la persona a rendersi conto della situazione.
Per es. il figliol prodigo, che finché era in una situazione florida, bastava a se stesso; quando poi è venuto a mancare tutto e si è trovato nella fame, allora si è messo a ragionare e ha buttato per terra la sua corona di latta, tanto per dire: l'orgoglio è solo appariscenza e niente di più, e si mette a magiare le carrube destinate ai porci.
Allora l'atto di grazia è avvenuto in un momento di difficoltà.
Voi sapete che i pensatori spirituali dicono che se la sofferenza non esistesse bisognerebbe inventarla, non perché Dio voglia far soffrire le persone, ma perché a volte le persone nella loro arroganza diventano stolte nel ricercare la loro colpa e detestarla.
L'uomo nella prosperità non intende, dicono i salmi.
Allora a volte il Signore non manda le sofferenze, lascia che le sofferenze tocchino la vita delle persone.
Dio non è sadico e voi che siete genitori per far capire le cose ai vostri figli non gli avete augurato il male e non gli avete procurato il male, giusto?
E voi non siete Dio! volete mica pensare che Dio faccia una cosa di questo genere?
Allora Dio che è Padre, da cui ogni paternità sulla terra prende il nome, sicuramente è molto di più.
Certo qualcuno potrebbe dire: ah! se Dio fosse buono…. perché non impedisce queste disavventure?
Perché Lui sa che se impedisse queste disavventure provocherebbe la rovina dei suoi figli.
Anche il padre del figliol prodigo, poteva impedire al figlio di andare via, poteva mandargli dei servi dietro a cercarlo dov'era? Certo!
Invece da padre cosciente ha detto: hai fatto le tue scelte? Sei nelle mani di Dio.
Certo questa tua scelta mi fa soffrire, ma è bene per te che tu sbatta il naso, perché poi ti renderai conto dell'errore.
Non hai voluto ascoltare i miei insegnamenti, allora raccogli quello che hai seminato, che rendendoti conto di quanto è dura la fame, forse rientrerai in te stesso e ti renderai conto di tutto quello che avevi in casa tua.
Ed era un padre saggio, perché lui poteva risolvere la situazione, ma se avesse risolto la situazione il figlio si sarebbe convertito o avrebbe continuato a fare ciò che voleva?
Allora Dio fa la stessa cosa, non manda le sventure, lascia che accadano, perché attraverso la sventura, la sofferenza, c'è sempre la purificazione che nessuno possa dire: uh! la sventura, purché non ci sia la morte.
Che cos'è la morte? Ditemi un po' che cos'è la morte?
Se tu fossi Dio, la morte per te sarebbe così importante da dire: uh! purché non muoia.
Tu sai che quando una persona muore non è che svanisce nel nulla, ma viene a casa, e se attraverso questa sventura quella persona si converte, tanto di guadagnato che se muore in quell'istante viene a casa, non va a finire all'Inferno.
Io vi faccio questi discorsi, estremizzandoli perché vi rendiate conto che la realtà è molto più ampia di quello che riusciamo a intuire, a immaginare.
Quando Dio interviene per la salvezza delle persone non vuol dire che intervenga perché noi restiamo vivi sulla terra, vuol dire che Dio interviene per la salvezza e la salvezza che intende Dio non è quella di vivere 97 anni qui sulla terra poi basta, la salvezza di Dio è di vivere per sempre con Lui, per sempre.
Questo vuol dire che qui sulla terra è importante, ma non è definitivo, non è fondamentale.
Uno dice: eh! Questo maremoto è stato davvero un disastro, però allora Dio non c'è?
Ma chi sei tu per sapere quello che succedeva in quelle persone che stavano sapendo che erano gli ultimi attimi della loro vita.
Naturalmente io parlo da un punto di vista spirituale, non dico mica che quello non sia stato un disastro, ma mi oppongo a quelli che si rifiutano di vedere che Dio è misericordioso per questi fatti.
Cosa sai tu che cosa è successo negli ultimi istanti della vita di quelle persone?
Lo sappiamo tutti che tipo di turismo è presente in quelle zone, giusto?
E cosa ne sappiamo se la paura non abbia spinto le persone a ravvedersi.
Cosa ne sai tu se negli ultimi 3 secondi di vita si sono convertite?
Cosa ne sai tu, che se non ci fosse stato un momento di difficoltà quelle persone si sarebbero convertite ugualmente?
Può darsi che non si sarebbero mai convertite, può darsi che non si sarebbero mai salvate, può darsi che sarebbero finite tutte all'Inferno?
Cosa ne sappiamo noi? Ma l'opera della grazia è molto diversa.
Eh! Ma quei bambini innocenti, ecc. ecc.
Quei bambini innocenti, nella situazione disastrosa che hanno affrontato saranno andati a finire direttamente in Paradiso, perché non mi vorrai mica dire che i 50 di bambini innocenti che vengono uccisi tutti gli anni nel grembo della loro madre, allora questi invece non hanno sofferto?
Avvelenati, o triturati, o risucchiati, quelli non hanno sofferto?
Allora chi ti dà il diritto di dire chi è innocente e chi non lo è, chi merita la misericordia di Dio e chi non se la merita?È Dio che agisce.
Con questo vi auguro una serena domenica, vivete bene la pentecoste, invocate abbondantemente il dono dello Spirito Santo su voi stessi, sulle vostre famiglie, sulle vostre parrocchie, su tutta la Chiesa, perché il Signore mandando l'abbondanza del suo Spirito possa rinnovare la faccia della terra. Sia lodato Gesù Cristo.