La pagina dell'Istituto Arti e Mestieri

B40-A5

Torino - Via delle Rosine, 14

Siamo lieti di pubblicare il seguente articolo di un valoroso nostro collaboratore pur se si allontana un po' dal carattere strettamente religioso del nostro Bollettino.

Certamente però farà comprendere agli amanti di Gesù Crocifisso e benefattori dell'Istituto, che in esso, se la vita religiosa è intensa, viene pure curata dai benemeriti, Fratelli delle S. C. con massimo impegno la parte tecnico professionale.

Così ci onoriamo di riportare dal « Momento » del 27 marzo 1029 l'articolo sulla visita fatta all'Istituto da S. E. il Conte De-Vecchi.

N. d. R.

La vita nell'Istituto Arti e Mestieri

Per l'opera intelligente dei Professori e dei Capi Officina, nonché per la frequenza e docilità dei giovani dell'avviamento al lavoro, questo Istituto è andato sempre meglio perfezionandosi nella teoria congiunta alla pratica, convinti appieno che, nuove menti e nuovo sangue conviene dare alle scuole professionali, col diuturno avvicendamento della teoria e della pratica, con prevalenza di questa su quella.

E Direttore e Professori hanno ben fisso in mente che in ogni arte, per materiale che sia, sentimento dell'arte ci vuole, che ravvivi e caratterizzi il lavoro, contraddistinguendolo ed elevandolo verso l'ideale; sentimento che non s'impara solo sui libri-manuali illustrati da figure: esso si esplica, si concreta, e, vorrei dire, si vivifica, anima e nobilita all'atto pratico, sotto la guida e sotto l'occhio perspicace e industre di chi, vissuta la vita dell'arte e del lavoro cosciente, ha il segreto di saperla comunicare, trasfondendola in altri.

Si valorizzano perciò tutti i tesori - molti ancora nascosti - dell'artigianato e dell'apprendistato italiano, con una educazione culturale religiosa e tecnica dei nostri giovani, eredi dei grandi avi, i quali recarono alla Patria nostra luce nuova di ogni ben inteso progresso, e la resero in tutto maestra alle altre nazioni.

Il giovane alunno dell'Istituto Arti e Mestieri, compiuto il corso elementare, viene messo al banco e procede, a poco a poco, con metodo ciclico, al maneggio franco e spedito della lima, e, dopo un triennio; a quello delle macchine-utensili, osservando e scoprendo il bello che è, anche nell'arte sua incipiente, lo splendore del vero.

Specificatosi così, nel secondo triennio, sostiene un esame dinanzi a una Commissione di Ingegneri, rappresentanti l'industria nelle varie sue ramificazioni moderne, e, se raggiunge l'idoneità, gli si rilascia un Diploma, col quale può eventualmente essere ricevuto in impieghi o lavori, a seconda delle sue attitudini.

Oh!, se ci fosse mai dato di sprigionare dall'anima italiana tutto il genio artistico dell'indole nostra!

E c'è nel nostro sangue questo profondo e nobile sentimento, tanto che nei secoli delle nostre floride e belle repubbliche e terrestri e marinare non godeva dei diritti del cittadino, chi non appartenesse a una delle corporazioni di Arti e Mestieri.

Ma una questione ci preoccupa, come preoccupa chiunque davvero desideri una restaurazione sociale, in merito all'industria nella crisi desolante che tanto affligge il nostro popolo.

Dobbiamo noi stimolare e addestrare il giovane apprendista alla molta e celere produzione, oppure alla meno, ma più perfetta?

È certo che il minimo tempo impiegato al compimento di un lavoro dev'essere computato, perché il tempo è sempre un capitale preziossimo a disposizione di tutti, anzi "time is money", dicono gli Inglesi; ma, se mal non ci apponiamo, dovremmo rivolgere le giovani energie, più che al minimo tempo, alla legge del minimo mezzo, cosi concepita: « L'essere intelligente, mirando a un determinato effetto, sceglie per produrlo la minima quantità di azione ».

Ciò vuol dire che l'azione impiegata a produrre un effetto, dev'essere tanta, quanto è necessario e sufficiente a ottenerlo, né più né meno, quando chi opera è una intelligenza, qual è l'uomo.

Se l'azione impiegata a produrre l'effetto fosse maggiore del necessario sufficiente, quel tanto di cui eccedesse, sarebbe inutile, irragionevolmente perduto.

Donde deriva che ogni effetto, nell'operare dell'uomo savio, è massimo rispetto all'azione producente; e, viceversa, la causa dev'essere minima; perché, qualora non fosse tale, una porzione eccederebbe l'effetto e tale porzione non avrebbe un perché.

Questa legge della divina Sapienza troviamo nella natura fisica: il pendolo, la luce, l'elettricità; negli istinti degli animali: gli organi del loro corpo, il nido degli uccelli, le cellette delle api; nelle produzioni dell'intelligenza umana: le macchine, la cui perfezione stà nell'ottenere il massimo effetto con l'azione minima.

Inoltre, da questa legge del minimo mezzo tutte le altre derivano, secondo le quali la Divina Provvidenza regna e governa il creato, quali le leggi dell'esclusa superfluità, dell'esclusa uguaglianza, dell'antagonismo, è la legge del germe da cui origina lo svolgimento, donde l'omnes ex ovo del celebre Luigi Pasteur contro gli eterogenisti del suo tempo.

In conclusione, questo Istituto di Arti e Mestieri, alla luce dei suaccennati principi fondamentali, avvalorato dalla sensibile protezione del Cielo, che mosse in nostro aiuto tanti generosi Industriali, auspice la F.I.A.T. e filiali, come già visse più di un settennio di vita fattiva di teorica e pratica intelligente a educazione della cara gioventù, cosi speriamo abbia a procedere sempre nel suo cammino ascensionale principiato « con l'animo che vince ogni battaglia », fidando nella bontà della sua causa, che è quella di un lavoro più scientifico e più razionale, non che nel concorso e contributo di coloro a cui sta a cuore il progresso industriale ed economico della Italia Nuova.