L'anno santo e la Madonna Addolorata

B54-A2

Il paradiso terrestre e Adamo non possono essere concepiti da noi disgiunti da Eva, che dell'incantevole giardino fu il fiore più leggiadro e del primo uomo la gioia più soave; le grandi meraviglie da Dio create per giocondare sulla terra la vita dell'uomo sotto la dolcezza purissima degli sguardi di lei irradiavano più attraente la loro bellezza e offrivano in quel luogo d'incanto un gaudio inesprimibile per ogni palpito del cuore, un sorriso per ogni pensiero dello Spirito.

Purtroppo a rattristare quel provvidenziale soggiorno entrò il genio del male, la seduzione e la tentazione, entrò la temibile colpa con tutte le sue enormi e dolorose conseguenze; venne il castigo del lagrimevole bando accompagnato da altri pur gravissimi castighi e anche qui emerse in tutta la sua grande responsabilità la persona di eva col volto dimesso, con gli occhi bagnati di lacrime, col cuore dai battiti strazianti.

Eva cominciò la sua esistenza terrena nella gioia più viva e la finì nel pianto più doloroso.

Ma vi ha un altro giardino i cui pallidi ulivi chiusi sopra il divino Pregante che suda sangue, hanno fremiti di stupore e di tenerezza, vi ha un monte che ascose il cranio del primo peccatore, su cui campeggia con le braccia largamente distese carne per astringere a sé il mondo una grande croce con un Dio appeso; e sulla vetta insanguinata vi è pure una donna, anzi la Benedetta fra le donne, la piena di grazia, la Madre del divino Redentore, Maria, la nuova Eva.

Noi non possiamo ricordare il Getsemani, il grande strettoio che spremè olio di forza e di soavità, e il Golgota con il suo grand'albero sfrondato, ma ricco di vita e di speranza, senza pensare alla Vergine SS., Madre dei dolori, Regina dei Martiri.

Eva nel colmo della felicità e della gioia non resiste all'incanto d'un piacere vietato, agl'incitamenti della superbia e, peccando, piombò l'umanità in un abisso di mali; Maria, la grande Corredentrice del genere umano La vedremo sempre in tutta, la sua vita immersa nella profonda contemplazione dei misteri più dolorosi che si siano presentati alla mente dell'uomo; essa condivise sempre nel modo più perfetto tutte le sorti del suo Figlio divino che sulla terra soffrì tutte le amarezze e patì il peso di tutti i dolori.

Il Suo cuore miracoloso per sensibilità squisita e amore vide Gesù, suo amabilissimo Figlio, in preda agli strazi più inauditi, grondante sangue da mille ferite, lo vide ludibrio dei potenti e della plebaglia, Lo vide spasimare e morire

Stabat Mater dolorosa Juxta crucem lacrimosa Dum pendebat Filium.

Il dolore è l'amore contrastato; non si può riuscire a soffrire per una persona che non si ama, perché i casi di lei lasciano indifferenti; ma sulla terra non vi furono mai due cuori cosi uniti da corrispondenza di amorosi sensi quanto quelli di Gesù e di Maria.

No, dai dolori del Figlio non possiamo dissociare la Madre, nel cuore della quale si ripercosse come eco fedele, ogni attimo della vita di Lui; nell'animo di Maria passò minuto per minuto e nel modo più vivo quanto avvenne nella Persona del divin Salvatore in trentatre anni; non un pensiero, non un sentimento, non un atto di Gesù che non mandasse riverberi luminosi nell'augusta sua Genitrice.

Se Gesù è chiamato l'uomo dei dolori, Maria poté dire per bocca del profeta: O voi che passate, mirate se vi ha dolore simile al mio dolore!

Con giusto titolo dunque Maria SS. deve essere detta: Mater dolorosa - Regina Martyrum.

L'Anno Santo, il grande e caldo rievocatore di tutta l'infinita sofferenza, prezzo dell'umano riscatto, oltre che alla Croce ci chiama al Cuore materno della Madonna, ferito da sette spade, e ci chiama per destare nel nostro sentimenti di amore e di riconoscenza e per convincerci sempre maggiormente che amore e dolore si ispirano a vicenda e sono sempre inseparabili.

L'Anno Santo con il Figlio divino sotto i colpi di tutti i flagelli, ci presenta la Madre il cui amore e il cui dolore sono grandi quanto .il mare e ce La presenta come nostra speranza, come nostro aiuto nel fare del bene e nel pregare per noi e per i nostri fratelli di lacrime.

O gran. Madre, che immota vedesti
Un tal Figlio morir sulla croce,
Per noi prega, e Regina dei mesti,
Che Il possiamo in sua gloria veder;

Che i dolori onde il secolo atroce
Fa dei buoni più triste l'esiglio
Misti al santo patir di tuo Figlio
Ci sian pegno di eterno goder.