Ing. Giustino Nicoara, Catechista

B60-A12

Romania, 1899 - 1926

Nacque a Luna Aries nella Romenia, da genitori ferventemente cattolici.

D'indole buona si rivestì di tutte le virtù dei suoi cari.

Era ancora fanciullo e già sognava di essere un araldo della Croce.

Le scuole elementari le frequentò, a Turdo, piccola città Romena e il ginnasio a Blaj.

In questa piccola Roma dei cattolici romeni, Giustino arricchì la sua mente di utilissime cognizioni, ma specialmente nobilitò la sua anima nutrendola di carità, di purezza, di pietà sincera.

Nel 1917 lo troviamo al fronte a compiere il suo dovere come soldato della grande guerra.

Una lettera del Cappellano militare dice: « Durante il servizio militare Giustino visse fra noi come un santo: era il soldato più edificante ».

Terminata la guerra, ritornò ai suoi studi prediletti, per i quali aveva disposizioni straordinarie.

Nel 1919 sovvenzionato dal governo romeno, viene in Italia e si fa inscrivere al R. Politecnico di Torino, e nel 1925 è laureato in ingegneria industriale.

Durante questo periodo fu consigliato da un sacerdote della Parrocchia dei Ss. Pietro e Paolo a dare il nome all'Unione Catechisti del SS. Crocifisso e di Maria SS. Immacolata dei Fratelli delle Scuole Cristiane.

E così l'Unione nostra si arricchì di un'anima grande.

Fatto il suo regolare tirocinio con una pietà e una fede altissima, si offerse, con slancio, ad esser impiegato nell'apostolato catechistico.

Il suo campo di lavoro fu la Parrocchia di S. Croce e Mons. Assom ebbe a dire di Lui che fu sempre meraviglioso per l'assiduità, la pietà e la bontà verso i ragazzi.

La « Divozione a Gesù Crocifisso » ebbe in Lui un propagatore eccezionale; per espanderla con profitto, aveva stabilito una specie di sapiente campo d'azione, e se molti oggi conoscono la nostra carissima « Divozione » e ne ritraggono copiose grazie, lo debbono a Lui.

Al politecnico manifestava con coraggio le sue idee religiose senza nessun rispetto umano.

Compiuti i suoi studi preferiti, ritornò al suo paese natale dove fu assunto come ingegnere nelle ferrovie di Stato.

Il nuovo lavoro, le intense sue occupazioni professionali, non lo distolsero di condurre il ritmo abituale di vita di un Socio dell'Unione Catechisti; lontano dai suoi compagni di congregazione, era però unitissimo a loro di anima; quindi i suoi esercizi spirituali al mattino e alla sera, la diffusione della « Divozione alle Sacratissime Piaghe di Gesù » e quando gli era possibile, l'apostolato catechistico, dicevano il fervore della sua fede.

Dirigeva l'officina di riparazione delle ferrovie ad Apatrida, quando lo sorprese un incidente fatale.

Scorgeva un giorno un operaio che stava per esser schiacciato fra i respingenti di due carrozze, egli si gettò in mezzo per salvare l'infelice; l'operaio uscì infatti incolume, ma il nostro indimenticabile Giustino rimaneva vittima del suo eroismo.

Egli fu gravemente ferito.

Riavutosi si fece dare il suo Crocifisso, l'emblema della sua « Unione Catechisti » e volle essere subito portato in chiesa.

- Se guarisco - disse alla sorella - la mia vita sarà tutta per la santificazione mia e degli altri; se morrò, di lassù sarò l'amico degli uomini.

Sublimi parole che chiusero un'esistenza tanto nobile.

Il suo sepolcro è oggi visitato dai molti che lo conobbero, e che ora attendono da lui segnalati favori.