La Pasqua delle tre encicliche

B78-A3

Il Comunismo ateo

( Continuazione )

E Dio già interviene.

Il grande Esiliato rimpatria, il grande Negato si afferma, il Dio della Verità e dell'Amore sgomina la menzogna e l'odio brutale.

Vi dirò io che interviene coi fallimenti dei piani economici preconizzati da Mosca? con la creazione d'un nuovo terribile militarismo, d'una nuova burocrazia capitalista, di un despotismo peggiore di quello degli Czar, ossia con la contraddizione in cui cadono i suoi nemici, restaurando per loro conto ciò che pretendevano di aver abbattuto?

Vi dirò che Dio si fa sentire con i dissidi intestini dei capi del bolscevismo, che si dilaniano a vicenda e si fanno giustizia gli uni cogli altri mediante congiure ed esecuzioni ferali?

Preferisco sentire l'intervento di Dio nella grazia vittoriosa che egli conferisce ai suoi martiri, i quali combattono con le sole armi della preghiera e dell'eroismo.

Dopo diciotto anni di persecuzione sussistono in Russia alcuni preti cattolici, ai quali è stato concesso - per salvare le apparenze d'una pretesa libertà di culto - la officiatura delle pochissime chiese ancora aperte.

Ma per officiare queste chiese sono necessarie le firme di venti laici i quali garantiscano il pagamento di enormi imposte.

Mettere questa firma sulla domanda di apertura delle chiese significa esporsi al sospetto, alle angherie, alla perdita della tessera che dà diritto al pane per sé e per i figli; significa forse essere domani denunciati come nemici del regime e venir deportati in Siberia.

Ebbene, in molti villaggi cattolici della Russia si sono trovati questi venti laici che si sono presentati a mettere la loro firma, a garantire le imposte, a subire vessazioni, a venir trattati - essi e i loro cari - come gente stupida, superstiziosa, vigilata dalla polizia, perché Cristo restasse presente nel tabernacolo del loro villaggio e avessero almeno la consolazione di assistere al Divin Sacrificio.

Onore a questi umili confessori della fede!

Dio è con loro per assisterli e farli strumenti d'una vittoria immancabile.

4 - La dottrina cristiana sociale

Non mai si apprezza così bene il vantaggio della sanità che quando si è colpiti dalla malattia.

Il Comunismo è un fierissimo morbo sociale di cui abbiamo fatta la diagnosi sotto la guida dell' Enciclica « Divini Redemptoris ».

Chi realizzerà la speranza della guarigione?

La dottrina e l'opera della Chiesa Cattolica in cui vive il Redentore dei popoli.

Essa non si contenta di stigmatizzare gli errori e i traviamenti del Comunismo, ma ha tutto un piano di possibile e felice ricostruzione, in cui sono dati ragionevoli appagamenti ai bisogni ed alle aspirazioni delle classi lavoratrici.

Il Comunismo seduce le masse esaltando tre cose: la dignità del lavoro in sé stesso - la necessità del lavoro per tutti - la solidarietà degli operai di tutto il mondo.

Ebbene quanto vi è di giusto, di plausibile, di affascinante in queste rivendicazioni è stato condensato e sublimato dal Cristianesimo nella sua dottrina; è stato in parte attuato nella sua storia.

Il Cristianesimo insegna che Dio è l'operaio indefesso, poiché continuamente vigila sul creato, ne alimenta le energie, ne sostiene le leggi, ogni cosa guidando soavemente e fortemente al suo fine.

Dio si fece uomo nel sublime mistero dell'Incarnazione, e consacrò la sua vita al lavoro, all'umile lavoro manuale.

La vita di Cristo trascorse quasi interamente nell'officina del fabbro.

Gli ultimi tre anni muta genere di lavoro, ma Egli resta il più tenace e sacrificato dei lavoratori, perché, non otto ore, ma il giorno intero consacra all'istruzione ed elevazione spirituale delle masse operaie.

Nella dottrina cristiana il lavoro è opera divina, e nessun'altra teoria può magnificarlo né di più, né altrettanto.

Riguardo alla necessita del lavoro per tutti la prima pagina della Bibbia ci ricorda che di già il primo uomo fu dispensato dal lavoro, perché Dio gli ingiunse di custodire e coltivare il giardino dove l'aveva creato. ( Gen 2,15 )

Quanto più, dopo la caduta, il lavoro divenne per tutti una legge di vita e di riabilitazione.

Credono i Comunisti d'aver lanciato per i primi il grande assioma - Chi non lavora non mangia - Ma l'aveva già proclamato diciotto secoli prima di loro, S. Paolo.

Lo si legge testualmente nella 2a Lettera ai Tessalonicesi ( 2 Ts 3,10 ). « Qui non vult operari neque manducet ».

Il Codice di Gesù e della Chiesa ha terribili minacce contro i ricchi avari e parassitari, e il non pagare puntualmente la mercede dovuta agli operai è un peccato qualificato dalla teologia come uno di quelli che gridano vendetta al cospetto di Dio.

Certamente la carità conserva la sua missione altissima, ma - come dice l'Enciclica - la carità deve sempre tener conto della giustizia … una carità che privi l'operaio del salario a cui ha stretto diritto, non è carità, ma un vano nome è una vana apparenza di carità ».

Il terzo ideale del Comunismo: la solidarietà degli operai di tutto il mondo, può essere inteso in senso giusto.

Il diritto di associazione è sempre stato sostenuto dalla Chiesa come un diritto innato, sempre che l'associazione sia diretta a un bene verace e collettivo che non offenda i diritti di nessuno.

Unirsi per rinforzare la rivolta di una classe contro l'altra, non sarebbe più unione di bene e di pace, ma trama e congiura.

Guai se si fomenta l'illusione che su questa terra possa realizzarsi, coi piaceri della carne e dell'orgoglio, la perfetta beatitudine!

Tutto il mondo sarà in guerra per questa fata morgana.

La Chiesa dunque vuol collaborare con tutti gli Stati, per fare di tutti i popoli la grande famiglia di Dio.

Essa chiede per l'operaio il pane onorato, la protezione della sua famiglia, il rispetto alla sua dignità, la tutela della sua vecchiaia, la libertà di adempiere i suoi doveri religiosi e di educare i propri figli; ma al tempo stesso vuole che l'operaio rispetti ogni legittima autorità e non si valga che di mezzi onesti per il miglioramento delle proprie condizioni.

Anche la Storia dimostra che la Chiesa ha attuato in gran parte il programma evangelico della dignità del lavoro umano.

Si deve alla sua azione se lo schiavo, poco alla volta, vide cadere le sue catene dopo aver imparato a esercitare la libertà morale e la disciplina su se stesso.

La patrizia pagana che trafiggeva con gli spilloni l'ancella pettinatrice, è divenuta la serva del povero, l'infermiera delle sue piaghe.

Il monachismo di S. Benedetto non faceva distinzione tra i novizi provenienti dalla schiavitù e quelli che uscivano dal patriziato e dalle stesse case reali.

Per impulso della Chiesa sorsero e fiorirono nel Medio Evo le Corporazioni che davano al lavoratore protezione e privilegi.

Scoppiata la crisi della questione sociale nello scorso secolo, il grande Papa Leone XIII, offriva agli operai la più bella prova dell'interesse della Chiesa per la loro sorte, con la celebre Enciclica « Rerum novarum ».

Padroni veramente cattolici di mente e di cuore come Leone Harmel, non tardarono a prendere provvedimenti di grande equità e generosità verso i lavoratori cattolici.

Oh se tutti li avessero imitati!

In questa recente Enciclica vi è la condanna esplicita del Comunismo ateo, come essenzialmente inconciliabile con la Chiesa.

« Procurate, Venerabili Fratelli - dice il Papa ai Vescovi - che i fedeli non si lascino ingannare! Il Comunismo è intrinsecamente perverso e non si può ammettere in nessun campo la collaborazione con esso da parte di chiunque voglia salvare la civilizzazione cristiana ».

Qualcuno però ha osservato: La Chiesa non collabora essa con altri partiti, la cui dottrina è, per un altro verso, aliena dallo spirito cristiano?

Per esempio, in Francia, la S. Sede tiene il suo Nunzio accreditato presso un Regime repubblicano e socialista.

Il programma politico di Blum, non è quello di N. S. Gesù Cristo.

In Germania la Chiesa ha fatto il concordato con lo Stato nazista, i cui principi morali sono agli antipodi di quelli del Cristianesimo.

Ma io vi rispondo che altro è collaborare nel piano dell'azione, altro è approvare una dottrina.

La S. Sede è pronta a trattare con tutti i regimi che riconoscono la sua esistenza e i suoi diritti essenziali.

Essa da parte sua riconosce le autorità costituite di fatto e ordina ai cattolici di comportarsi da leali e obbedienti cittadini in tutti gli ordinamenti che non feriscono la legge di Dio.

Con questo la Chiesa non fa per nulla propria la dottrina di quel partito, tanto più se questo partito pretendesse di fondare una nuova religione; si riserva anzi di condannare tutte le proposizioni eretiche o erronee che comparissero in qualunque campo.

Ma il Comunismo ateo, non ammettendo religioni di sorta, non riconoscerà mai la Chiesa, mai i diritti delle coscienze verso Dio, e quindi sarà sempre impossibile collaborare con esso, se non si vuole tradire Dio e la coscienza.

Una furba tattica potrà suggerire al Comunismo - quando è in minoranza - di far silenzio per qualche tempo sulla questione religiosa, per attirare nelle sue reti gli operai cristiani.

Ma guai se essi faranno il suo gioco! Il Comunismo, divenuto maggioranza, divenuto governo, eseguirà in pieno il suo programma che porta sul frontespizio: « Né Dio, né padrone ».

« Se taluni, indotti in errore, coopereranno alla vittoria del Comunismo nel loro paese - aggiunge il Papa - cadranno per primi come vittime del loro errore, e quanto più le regioni dove il comunismo riesce a penetrare si distinguono per l'antichità e la grandezza della loro civiltà cristiana, tanto più devastatore si manifesta l'odio dei « senza Dio ».

L'allusione alla Spagna è evidente.

Persuasi di questa verità gli spagnoli fedeli alla religione cattolica, non hanno voluto nessuna cooperazione con i massacratori dei religiosi, delle suore, coi devastatori delle chiese e dei conventi e, pur desiderando la pace e la concordia fraterna nella loro nazione, hanno lasciato le case e i campi, e sono partiti; con la fede e l'ardore dei crociati.

Un padre di famiglia partito volontario, a chi gli faceva osservare che egli poteva restare a casa avendo otto figli, egli rispondeva: « È meglio che i miei figli restino orfani, anziché rimanere senza catechismo.

È meglio che perdano il padre che hanno sulla terra, anziché perdere Dio, il Padre che è nei cieli ».

Risposta degna dei primi eroi del Cristianesimo e che suggella l'inconciliabilità assoluta della coscienza cristiana con la tirannide dell'ateismo comunista.

( Continua ).

Can. Attilio Vaudagnotti