Messa del Povero  

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Alcune Domeniche or sono nella improvvisata cappella di Via Moncrivello, nel Ricovero Municipale « A. Mussolini », si presenziava alla celebrazione della « Messa del Povero » resa quel giorno più solenne per la ricorrenza della festa di San Vincenzo de' Paoli.

Nelle primissime file uno stuolo di bimbi, innocenti creature che portano sovente su di sé il peso di errori o di colpe altrui, e sui quali i Catechisti del SS. Crocifisso stanno in modo particolare posando la loro attenzione.

Un buon numero di essi infatti, poche Domeniche innanzi aveva avuto la gioia di poter fare la Prima Comunione, per iniziativa appunto dei Catechisti, efficacemente coadiuvati dalle instancabili Figlie della Carità, sempre presenti ove siavi una miseria da sollevare, una lacrima da asciugare, un dolore da santificare.

E quei fanciulli, amorevolmente preparati ed assistiti, avevano dimostrato di essere ben meritevoli di quel grande dono.

Ora erano lì inginocchiati a pregare per sé, per i loro cari, per i loro Benefattori.

Accanto e dietro ad essi gli adulti: quegli adulti per i quali ben maggiori difficoltà presenta l'opera di redenzione.

Vittime talvolta di sé stessi e delle loro debolezze, vittime più spesso degli egoismi e delle malvagità del mondo; miseri relitti; per lo più anime prive di fede, vite prive di speranza, cuori privi di amore, resi quasi insensibili a tutto, tesi soltanto in una continua spasimante ricerca di un mezzo di sostentamento, in una cruda lotta più che per vivere per non morire.

È nella Messa del Povero che costoro riescono ancora a ritrovare la sorgente di un raggio di luce, ad udire una parola di speranza, ad osservare un gesto di amore che colla vita e cogli uomini, li riconciliano.

È con una paziente e lungimirante opera che si riesce a disseppellire dal più profondo recesso delle loro anime quei sentimenti che vi giacciono, sepolti da una valanga di delusioni, di amarezze, di sconforti, di sconfitte; e riaffiorano questi sentimenti nel nome di un Dio che era stato ormai dimenticato,nel nome di una Provvidenza a cui più non si credeva, nel nome di un Redentore verso cui forse più che preghiere si elevavano imprecazioni e bestemmie.

E con una carità che non conosce limitazioni se non nelle dure leggi delle possibilità umane - ( fortunatamente mitigate dalla generosità della Provvidenza ) - con una carità che non indaga e tanto meno giudica, si giunge a fare nuovamente di questi derelitti degli esseri umani.

In quella Domenica appunto abbiamo potuto misurare l'efficacia di questa opera.

Quante Comunioni! Qual fervore di preghiere! Quale rinascita di spiriti!

Ma quanta strada ancora da percorrere!

A tentar di misurarla ci sarebbe da rabbrividire.

Non cerchiamo di anticipare sia pur soltanto con l'espressione di un desiderio o di una speranza o con la descrizione di una qualche fantasiosa visione di quello che è nelle imperscrutabili disposizioni della Provvidenza.

Proseguiamo piuttosto nella nostra fatica, guidati e retti sempre da quel sentimento di carità che solo nella gioia di un donare senza nulla chiedere trova la sua più alta manifestazione, paghi soltanto se al calar di ogni sera potremo offrire a Dio un nuovo frutto, al Cuor Santo di Gesù un novello adoratore.

E. B.

Alla Direzione dell'Opera « La Messa del Povero »,

Nel nome caro e venerato di Pier Giorgio Frassati, che nella sua breve, ma feconda vita terrena fu amico dei poveri, nelquali vedeva il nostro Divino Salvatore, unisco mia modesta offerta per la Vostra benemerita Opera « La Messa del Povero » e mi raccomando alla generosità, delle Vostre preghiere.

14 Giugno 1942.

A. B.