Le armonie della Croce

B106-A7

Pensieri di S. Alberto Magno maestro di S. Tommaso d'Aquino

Insieme coi pensieri del Discepolo vediamo alcuni Pensieri del Maestro.

Questi sono tratti dal Sermone XXX, nella seconda Domenica di Quaresima, Alberto Magno di Colonia, che fu maestro di S. Tommaso di Aquino.

Sotto un ingegnoso confronto fra la Croce e la cetra, S. Alberto procede testualmente così:

1. - La prima voce di questa cetra furono le parole del Signore: Lc 23,34: Padre perdona loro, ecc.

Quest'armonia scaccia il demonio dell'ira: poiché l'ira non perdona l'ingiuria, ma chiede la vendetta.

Questa cetra dunque ci avverte di rinunziare di tutto cuore ad ogni ira e di perdonare ai nostri debitori.

Onde S. Mt 6,15: Se voi non perdonate agli uomini … nemmeno il Padre celeste perdonerà a voi …

2. - La seconda voce di questa cetra fu la parola di Dio: ( Lc 23,43 ) In verità ti dico che oggi sarai meco in Paradiso.

Quest'armonia scaccia il demonio dell'invidia, poiché l'invidia a niuno comunica le proprie cose.

Onde il Signore donando il Paradiso al ladrone, ci avverte di scacciare l'invidia dal nido del nostro cuore; poiché tutte le opere buone per l'invidia marciscono.

Pr 16,30: l'invidia è il tarlo delle ossa.

3. - La terza voce della cetra furono le parole del Signore, Gv 19,26: Donna, ecco il tuo Figliuolo. Di poi disse al discepolo: ecco la Madre tua.

Questa voce scaccia il demonio dell'impurità, perché casta fu la Vergine che sentì queste parole: ecco il tuo Figliuolo: Casto fu il Discepolo, cui fu detto: Ecco la madre tua … Cristo abita nelle anime e nei corpi casti e per il contrario il demonio abita nei corpi e nelle anime immonde.

Come la Madre ama il Figlio, così i casti e i mondi amano Cristo e tengono sempre dinanzi agli occhi il sanguinolento suo corpo.

Il Figlio di Dio assicura che la Madre sua è la Madre dei continenti e dei casti.

4. - La quarta voce di questa cetra è in S. Mt 27,46: Eli, Eli, lamma sabacthani? che vuol dire: Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?

Quest'armonia scaccia il demonio dell'avarizia; poiché gli avari tengono per Dio il denaro, la moneta e gli altri beni.

Onde l'Apostolo li chiama idolatri.

Cercando il Figlio di Dio l'aiuto di Dio ci avverte di non sperare nei cumuli di danaro, ma nel Dio vivente.

Poiché i beni ammassati con avarizia non possono soccorrere l'anima nell'estrema necessità, ma solo Dio Padre che è Dio nostro per la creazione e per la redenzione.

5. - La quinta voce di questa cetra fu la parola: Ho sete. ( Gv 19,28 ).

Quest'armonia scaccia il demonio della gola, perché la gola ha sempre sete e stimola l'uomo al soverchio bere, e attende a tracannare i bicchieri.

Ma il Signore per estinguere in noi la sete della gola, ci avverte colla sua sete, di sospirare il fonte dell'eterna consolazione, del quale chi berrà non avrà sete giammai.

6. - La sesta voce della cetra, s'ha in San Gv 19,30; è compIto.

Con questa armonia scacciasi il demonio dell'accidia, che finisce col rendere tardi e pigri quelli che nel principio erano fervorosi nel servizio del Signore.

Per espellere da noi l'accidia ed eccitarci al fervore delle opere buone, dice il Signore di avere bene compita ogni cosa.

7. - La settima voce di questa cetra furono le parole che il Signore gridò sulla croce: Lc 23,46: Padre, nelle mani tue raccomando il mio spirito.

Questa armonia esclude il demonio della superbia; poiché Gesù per ammaestrarci a raccomandare sempre con umiltà il nostro spirito e l'anima nostra nelle mani del Signore, dopo avere pronunciate le predette parole « Chinato il capo, rende lo spirito ».

I superbi non si sottomettono nelle mani del Signore, anzi con alta cervice si rivolgono contro di lui e l'impugnano quanto possono.

Pregate dunque, o carissimi, il Signore affinché colla cetra del suo Corpo, scacci via da noi ogni demonio, per modo che riempiti solo dello Spirito di Dio, meritiamo di essere ricevuti nel suo Regno.

La cetra che scaccia il demonio allude all'arpa di Davide che scacciava il demonio da Saul.

In questo tratto non si sa se più ammirare il profondo pensiero del Maestro di S. Tommaso o la tenera pietà del fervido cenobita: ma non fa meraviglia che fossero profondamente cristiani i tempi di simili luminari della Chiesa.