La Madonna e la Russia

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La costruzione di Mosca, fino all'epoca contemporanea, era disposta a fasce concentriche intorno al Cremlino.

Cosicché il Cremlino è al centro di Mosca.

E sapete che cosa c'è al centro del Cremlino, tra il grande ed il piccolo palazzo, tra il palazzo antico dei patriarchi e la piazzetta prospiciente la chiesa dell'Annunciata dove si sposavano gli Zar, e quella di S. Michele Arcangelo, dov'essi venivano sepolti?

In mezzo a tutto cedeste complesso di edifici imponenti che si chiama il Cremlino, c'è la cattedrale dell'Assunta che tutto sovrasta, con le sue cinque cupole dorate, rappresentanti i cinque patriarcati di Roma, Costantinopoli, Alessandria, Antiochia, Gerusalemme, ed avente a fianco, dalla parte del piccolo palazzo, la gran torre di Ivàn Velìkij, Ivàn il Grande, la quale ospita l'immobile regina delle campane, di 200 tonnellate.

Come intorno a Mosca gravitano tutte le Russie, così tutte le loro moltitudini si prostrarono ai piedi di Maria Assunta, da quando S. Vladimiro, tornato dal Chersoneso nella sua capitale di Kiev, nell'estate del 990 d. C., fece battezzare il suo popolo nel fiume Dnièper e nel 991 fece costruire la prima chiesa della Russia battezzata, la madre delle chiese russe, dedicandola alla Beata Vergine gloriosamente Assunta in Cielo.

Chi volesse saperne di più sul culto mariano in Russia, può leggere il numero di maggio 1950 di Marie ( donde queste notizie sono tratte ), la grande rivista del Canadà, portavoce degli studi mariani nel mondo, diretta dal nostro amico Roger Brien dell'Accademia Canadese.

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Molti sono ancora in Russia che conservano la fede avita.

Ne è testimonianza, tra l'altro, la petizione del pellegrinaggio russo a Roma, in occasione della definizione dogmatica dell'Assunzione.

Essa fa rivolta allora al Santo Padre per supplicare che dalla sua augusta autorità venisse consacrato il popolo russo al Cuore Immacolato di Maria, e fu firmata da vescovi cattolici, sacerdoti e laici russi, come pure dal seminario Russicum di Roma.

Nella petizione umilmente presentata alla paterna attenzione della Santità del Romano Pontefice, i firmatari richiamano al fatto che « la guerra condotta contro Dio e contro la Chiesa, non è opera delle sole forze umane; la lotta, sempre più dura, è diretta da Satana stesso; la forza materiale è incapace, da sola, a resistere ad un intervento diabolico.

Occorrono forze soprannaturali.

Occorrono forze, occorre un sostegno che soltanto può concedere Maria, la Santissima Madre di Dio, la Vergine potente ».

Occorre dunque che la Russia sia consacrata al Cuore Immacolato di Maria e che la consacrazione « sia fatta dal Vicario del Cristo in terra, dal Successore di San Pietro, capo supremo della Chiesa universale, dal Papa di Roma ».

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Ad un così accorato grido d'angoscia non poteva non rispondere la sempre sollecita cura del Papa, sempre ansiosa del bene dei figli, sempre trepidante per quelli sopra tutto che vivono nel pericolo e nella solitudine, nella sofferenza e nel martirio.

Ed ecco che nell'ora ispirata dallo Spirito di Dio, ecco che la mano diafana ed infaticabile del Vicario di Cristo, del Successore di San Pietro, del Papa di Roma, nella gravita dolorante dell'immenso affanno di un popolo a lui tanto caro, dalla suprema preminenza della Cattedra apostolica, quella mano di pace e di benedizione si muove a scrivere ai popoli della Russia una lettera, il 7 luglio di quest'anno, nel giorno festivo che onora i SS. Cirillo e Metodio, patroni.

Scrive per impulso di cuore, dove si ripercuotono sanguinanti le ferite inferte al cuore, alla mente, alla pietà dei figli.

Scrive in tono pacato, ma fermissimo.

Se quelle parole avessero voce, risuonerebbero della solennità di campana da civica torre di Comune.

Se quelle parole avessero colore, sarebbero iride d'arcobaleno cingente ad aureola la terra ed il tempo, che sorge e declina, s'arrossa e s'inazzurra, e tingendosi di viola s'accende di speranza.

Parole di prosperità libera, salvaguardante la dignità umana nella conoscenza degl'insegnamenti della vera religione, nella prestazione del debito culto, non soltanto nell'intimo della propria coscienza.

Parole che valicano a ritroso i secoli, dai tempi di Cirillo e Metodio, apostoli degli Slavi Occidentali ed apportatori di religione e di civiltà insieme, a quelli in cui Jaropolk chiese a San Gregorio VII d'immortale memoria il regno di Russia « come un dono di San Pietro ».

Parole di misura imparziale, di pace, di concordia, di vita laboriosa, dalla quale i cittadini possono procurarsi il necessario al vitto, all'abitazione, al sostentamento, al governo della propria famiglia.

Parole di condanna dell'errore e di carità per gli erranti.

E da quella gravita pensosa ed accorata, da quel solenne rintocco di campana, da quell'iride luminosa che si sovrappone cerchiando il fosco dell'arruffata nuvolaglia, s'innalza in auspicio di bene e di ritorno la preghiera e la consacrazione a Maria.

Come nel Memoriale di San Bernardo: « … e mai si è udito al mondo che alcuno abbia fatto ricorso supplichevole a Te senza averne sperimentato la validissima intercessione ».

Come nell'invocazione, familiare ai russi, nella festa del Patrocinio materno della Madonna: « … a Te soltanto è stato concesso, o santissima e purissima Madre di Dio, di essere sempre esaudita ».

Come l'8 dicembre del 1942, che con la consacrazione del mondo al Cuore Immacolato di Maria mosse il passo del « gran ritorno » dei popoli a Dio.

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Muova questa speciale consacrazione della Russia il passo del suo ritorno d'amore alla Cattedra augusta di Pietro.

Con questa intenzione affettuosa, invece di fare ressa anzi tempo alla porta delle chiese all' « ite, Missa est ! », si uniscano tutti quanti i fedeli, in un solo slancio, con un solo cuore, alla recita delle preghiere dopo l'ultimo Vangelo, le quali per ordine del Papa Pio XI debbono essere dette ad affrettare il ritorno auspicato del popolo russo alla Chiesa di Roma.

Per la sempre esaudita intercessione della Mat' Russkoi Semlì, della Madre della Terra Russa Maria, ritorni ad echeggiare alle Pasque moscovite nella cattedrale dell'Assunta il rituale Kristòs vaskriès!, Cristo è risorto!, sotto la gran cupola centrale di Dio Padre, in armonia coi cori allelujanti sotto le michelangiolesche apostoliche volte Vaticane.

G. Gaetano di Sales